E’ difficile da categorizzare come evento, dato che la food week, che si tiene durante la prima settimana di maggio ogni anno, non è solo da gustare, bensì da vedere e da vivere, scoprendo lati inediti del Bel Paese, che da italiana ne ignori completamente l’esistenza. Questo è grazie alla varietà infinita che vantiamo di avere nel nostro panorama culinario, ma che ahimè, non ne siamo dei profondi conoscitori. E non solo si trovano meraviglie nazionali, ma anche quelle continentali, sotto ogni profilo di gusto.
Principalmente si concentra nella zona circostante il castello Sforzesco, almeno fino all’anno scorso, ove incontriamo bancarelle di prodotti fatti in casa, camioncini ristorante, bar improvvisati e rivendita di prodotti a km zero. Oltre a ciò in concomitanza viene organizzato il mercato della Coldiretti, che cambia spesso posizione e ai tempi in cui andai lo trovai nei pressi di Corso Venezia.
Se siete alla ricerca di un posto per fare la spesa in maniera controllata, con un buon rapporto qualità-prezzo, siete nel luogo che fa per voi. Vi consiglio di partire dal mattino, in modo da poter fare lì tutti i pasti della giornata e replicare nei giorni seguenti, perchè c’è davvero di tutto e per tutti i gusti.
Con poco, stando sul singolo euro, potete gustarvi varie tipologie di snack, tra cui i cupolotti di cocco nella foto, adatti anche a chi ha delle regole ferree nel proprio schema d’alimentazione. Salendo un po’ di prezzo ho avuto l’occasione di mangiare e condividere il kürtőskalács, dolce tipico ungherese molto zuccheroso e grazioso dal punto di vista estetico, che si cuoce attorno a un fusto e che al momento della degustazione dentro risulta vuoto. Ovviamente immancabili prodotti della panetteria nostrana, dal pane di Altamura, alle svariate focacce liguri, tra cui quella di Recco. Per quanto riguarda la questione pasticceria classica, tutti i pezzi forti di quella siciliana e sarda, benché quest’ultima sia sottovalutata il più delle volte. Chicca che vi consiglio con tutto il cuore sono le “Sebadas”, ravioloni fritti con un ripieno di caciocavallo e sopra lo spargimento di un po’ di miele oppure le “Pardulas”, pasticcini con un ripieno di ricotta e zafferano, che illumineranno le vostre giornate con tutti questi colori caldi, con quel giallo “sfumature varie di emoji del tramonto di Whatsapp”.
Se tutto ciò sembra far ingrassare solo al parlarne o al sentirlo dire, è soltanto l’inizio. Dalla prospettiva salumeria e formaggi, si ha l’imbarazzo della scelta, con prodotti provenienti dalle cascine e le fattorie di ogni regione dello Stivale, e la possibilità di assaggiare il tutto gratuitamente, permettendo al caimano che c’è in voi di uscire allo scoperto senza giudizi negativi. La carne dell’insaccato può essere comune maiale, ma a farla da padrone sono i salamini di cavallo e la bresaola a base di oca. Oltre alle solite proposte ordinarie, ma più fresche e con più varietà nella scelta grazie ai differenti gradi di stagionatura. Dal lato caseario, vi sembrerà di passeggiare nel paese dei balocchi, nonostante noi tutti siamo abituati alla controparte del formaggio di mucca, ossia quello di capra, ma tanto di cappello al gelato a base di latte di capra, più forte, più saporito e altrettanto buono. Noi tutti abbiamo un’ampia scelta nei grandi supermercati se dobbiamo fare questo tipo di acquisto, ma non c’è competizione quando in fiere del genere ti ritrovi davanti a forme chiamate “strega delle erbe” e decorate con delle violette edibili. Qualunque piatto con un ingrediente del genere saprà di bosco a prescindere, dando quel tocco di selvatico in più nei vostri piatti, specie se trattasi di ricette montanare. Oltre alla stravaganza di forme ultra stagionate e ricoperte di fieno o scarti del mosto del vino, troverete i classici, che son impossibili da porre a paragone con quelli dei supermercati, benché vi servano direttamente dalla forma, ma i formaggi qui trasudano artigianalità e bontà da ogni singolo boccone. Lo stesso discorso non vale per le altre nazioni, o meglio la Gran Bretagna due anni fa esponeva in vendita dei formaggi, ma ispiravano molto una natura industriale con tutti gli ingredienti elencati e i sapori strani segnalati dall’immagine principale. D’altro canto, come paese, offre un numero esorbitante di marmellate e conserve, sia dolci che salate, ma un occhio di riguardo per la “lemon curd”, qualcosa di prezioso. In maniera anonima definisco le bancarelle che vendono cupcake e torte pompose, non offrendo mai niente di innovativo, son piuttosto banali. Malgrado ciò, lasciate perdere le finanze per un momento e godetevi la vita. A non mancare all’appello ci sono anche quei banchetti che vendono quel qualcosa di davvero peculiare, come i confetti o la varietà di mieli. In più se siete a caccia di spezie, tè e tisane particolari, prestate molta attenzione perchè potreste incontrare l’occasione della vostra vita. Da molteplici varietà di curry a misti erbe aromatiche per la pasta a formule in filtro prima di andare a dormire, che però non hanno nulla di magico sul metabolismo, se avete lo stile di vita alimentare di uno studente fuori sede, ma bisogna seguire questo trend assolutamente, no?
Pasta fresca, panini, pizze, piadine e secondi di ogni genere vi attireranno per i vostri pasti, lasciandovi nell’indecisione più assoluta, e non solo per tutte le possibilità che la nostra nazione offre, ma considerando anche la fazione europea. Irrinunciabile la Germania con salamelle, würstel, ecc.. con crauti e birre artigianali spettacolari, che gareggiano con dignità con quelle che noi offriamo. Se il morbo dei beveroni è dilagato ovunque, non può non esserci pure in questo contesto. Le verdure e la frutta che comprate generalmente al mercato di paese a quantità industriali arriveranno a circa 5€ e alla stessa modica cifra avrete un frullato con una carotina, un cetriolino e metà mela. Tenete i cellulari in tasca e non permettetevi di fare foto a scempi del genere, visto che il web è già un posto triste di suo e peggiorereste soltanto le cose, fomentando con scatti simili condivisi sui vari social.
Avendola già citata, colgo l’occasione per parlare anche della Coldiretti, ossia confederazione nazionale di coltivatori diretti, che espongono la loro mercanzia in stand dal colore giallo, di un giallo “canarino felice e cinguettante”. Il repertorio non è così differente da quello sopra elencato, ma hanno anche loro i punti forti su cui differenziarsi. Basti pensare al coltivatore di zafferano che non solo vende il suo prodotto a sé in pistilli e non in diversi packaging, ma ne fa anche dei biscotti, del pane, delle torte, e via discorrendo. Cambiando colore, uno degli acquisti sorprendenti fatti presso uno di questi stand è la marmellata di rose, con quel sapore dolce e delicato di fiore che nemmeno la pasticceria francese LaDurée riesce a raggiungere col suo cioccolato rosa alla rosa. Oltre alla miriade di gusti classici e non, e su questa scia ho provato a comprare anche un intruglio (so che suona negativo, ma deve esserlo), di zucca, amaretto e cacao, dal gusto stomachevole. Dalla confezione mi son sentita molto ispirata, ma indipendentemente da ciò, ho sorvolato sulla possibilità di poter assaggiare prima dell’acquisto, perciò “mea culpa”.
Se non volete essere stravaganti con le vostre compere, non disperatevi, perchè vendono anche della semplice frutta e verdura a km zero e del pane e delle torte dall’aspetto molto comune, ma con un sapore che marcherà senza dubbio la differenza con gli insipidi concorrenti delle varie catene. Le prelibatezze dei propri orti, tra cui anche odori per condire i vostri piatti, sono indispensabili tra questi stand e hanno una fragranza inconfondibile, a tal punto da trasportarvi in mezzo a quelle piante. Dietro a tutto questo ben di dio, non ci sono soltanto i soliti processi di lavorazione o coltivazione, bensì la dedizione e l’affetto che rappresenta i coltivatori stessi e le loro storie. Molti di loro vi consegneranno ingenuamente un foglio inerente il loro percorso all’interno del campo di cui sono competente, ma piuttosto fermatevi, conservate quel pezzo di carta che vi viene dato, o se non volete tornare a casa con ulteriori impicci chiedete loro direttamente, poiché saranno ben lieti di raccontare ciò che hanno da dire.
Oltre ad essere delle brave e belle persone, sono molto all’avanguardia, perchè se il mercato del bio è in continua crescita, loro ne sono dentro da quando ancora non era così popolare. In aggiunta, tutta quella varietà di cereali che cercate, loro la hanno e vi faranno scoprire tipologie che nemmeno immaginavate. E se trasportiamo questo discorso sugli alcolici, si fa festa fino a domani, tra liquori fruttati o dolci, grappe e vini. Anche tra queste bancarelle si aggirano i venditori di birra artigianale, quindi chiunque potrà essere accontentato senza problemi.
In sintesi, il primo è un evento da tenere assolutamente d’occhio, almeno a Milano, dato che cade solo in un’occasione all’anno, ma c’è anche la probabilità che si verifichi prima o dopo presso altre grandi città italiane. Quando io ci andai, due anni fa, colsi anche l’opportunità di fare un giro nei dintorni della città, perchè davvero merita. Oltre ad essere la città italiana più visitata dell’anno scorso, le statistiche la piazzano anche al secondo posto tra le migliori di Europa. Approfittate di tutto! Il secondo, ovvero il mercatino della Coldiretti, che talvolta assume dimensioni gigantesche, in base al luogo di esposizioni, si presenta spesso. Anche nel mio paesino d’origine c’è qualche domenica, ma si tratta di tre bancarelle di numero purtroppo, ergo vi consiglio di rifarvi gli occhi nelle grandi città. Su internet è facilmente reperibile il loro calendario di appuntamenti e vi consiglio vivamente di andarci, poiché con i tempi che corrono, sempre più veloci e sempre più inclini al cambiamento, occupazioni del genere son destinate a scomparire col tempo e già da decenni le piccole imprese vivono in una condizione di svantaggio e penso che ognuno di noi nel proprio piccolo possa fare qualcosa, contribuendo anche con un qualunque acquisto.