dialogo nel buio
DIALOGO NEL BUIO
L'esperienza che vorrei condividere oggi con voi è veramente qualcosa che non avevo mai pensato prima che potesse esistere.
Si tratta di un percorso organizzato dall'istituto per ciechi di Milano, ed ospitato presso la sede della stessa associazione, in via Vivaio. La particolarità di questo percorso è qualcosa che vi lasceraà esterrefatti. Si tratta infatti di un percorso, in senso lato, che si svolge totalmente al buio.
Quello che l'istituto per ciechi vorrebbe proporre è infatti una esperienza multisensoriale, che permetta di esplorare tutte le possibili percezioni che si possono sperimentare con udito, tatto, olfatto, gusto, ma assolutamente non la vista. Si tratta di abbattere le barriere che ci separano, nella nostra vita di tutti i giorni, dalle persone non vedenti.
L'idea a mio avviso è geniale. Non potrei trovare parole che meglio possano descrivere la brillantissima intuizione che hanno avuto i curatori di questo happening.
Il significato più profondo di questa esperienza, a mio avviso, vuole essere quello della scoperta di tutte le possibili forme della bellezza. La domanda che probabilmente mai nessuno di noi si era fatto, ma che adesso ho scoperto in tutta la sua intelligenza, è come percepiscono la bellezza le persone non vedenti?
Vogliamo veramente credere che per il solo fatto di non poter vedere, non sanno cosa sia bello e cosa no?
E allora come fanno a capire cosa lo è e cosa no? Questa esperienza ti insegna a comprendere come il “bello” sia dietro un'infinità di cose. E ti insegna a risvegliare i sensi, potenziandoli in una maniera che mai avresti potuto immaginare fino ad allora.
Il percorso si sviluppa attraverso una serie di stanze, ognuna delle quali va a stimolare un diverso senso di cui è dotato l'essere umano. Vi sono poi stanze in cui i sensi si mischiano e vengono utilizzati contemporaneamente, ricreando quella che viene definita una esperienza sinestetica.
La visita delle stanze è agevolata dalla presenza di una guida, ed avviene per gruppi.
Questo non è un fattore da ignorare, ma anzi va assolutamente preso in considerazione perché una delle cose più interessanti che offre il percorso è la possibilità di fare nuove conoscenze e con queste di scambiarsi le impressioni che via via si vanno provando.
Terminato questo percorso, molto spesso è possibile sostare nel bar dell'istituto milanese per le persone non vedenti, nel quale prosegue la conoscenza di altre persone e molto spesso ne nasce una amabile conversazione.
Si tratta di un esperimento sociale forse prima ancora che individuale. Si tratta, detto in altre parole, di imparare a conoscere le persone, e non più solo le cose, per quello che sono e non solo per quello che appaiono.
Quante volte infatti siamo portati ad attribuire alle persone determinate caratteristiche, positive o negative, solo perché nella nostra conoscenza stereotipata della realtà, le associamo ad un determinato aspetto fisico?
La grandissima lezione che a mio avviso si può trarre da questa esperienza, è probabilmente che la vista, ossia il nostro principale per leggere e conoscere la realta che ci circonda, è molto spesso uno strumento fallace ed ingannevole. Imparare a prescindere da questa, o comunque a mitigarla con l'uso degli altri sensi di cui disponiamo e i quali molto spesso sottovalutiamo. O, ancora, e forse meglio, ad affidarci all'uso della ragione.
Alla fine, questo meccanismo che ho appena descritto, ossia quello di associare caratteristiche ipotetiche all'aspetto fisico percepito con la vista, è qualcosa che, nella direzione inversa, abbiamo probabilmente molto spesso già provato.
Quante volte abbiamo detto, nella nostra vita, la fatidica frase: “me lo immaginavo diverso”?
Parlando di mille cose, può esserci capitato di dirlo: magari riguardo ad un fiore, di cui conoscevamo il profumo, o di un frutto di cui conosciamo il sapore, o magari molto spesso, quando conosciamo la voce di una persona senza averla mai vista in faccia. Immaginate, come esempio di questa ultima situazione, la voce del doppiatore di uno dei vostri personaggi preferiti dei cartoni animati. O ancora meglio, la voce di un conduttore radiofonico. E' una voce che conoscete e riconoscete perfettamente, senza nessun problema di sorta. Magari, con il tempo avete creato, sulla base di questa voce, addirittura un viso ed un corpo. E lo avete fatto abbandonando il senso dell'udito e affidandovi, indirettamente, a quello della vista.
Ecco, a questo punto immaginatevi la sensazione che provate quando lo vedete ospite in uno show televisivo. Come reagite quando lo vedete per la prima volta con i vostri occhi? Non è forse la classica situazione in cui potreste dire, appunto: “me lo immaginavo diverso”.
Questo in sostanza è quello che ho potuto apprendere dall'esperienza offerta da questo interessantissimo percorso. Imparare a ridimensionare il valore che diamo al senso della vista ci aiuta sicuramente a ottenere un miglior feedback della realtà circostante, ed a utilizzare maggiormente la ragione. Alla fine, non è forse quello che la saggezza popolare ha voluto insegnarci con i mille detti che invitano a diffidare dalle apparenze?
Tutto questo l'ho potuto capire solo prendendo parte all'iniziativa.
Ed assolutamente mi sento in dovere di riconoscere all'associazione il grandissimo merito dell'idea e dello sforzo di promozione della stessa.
L'iniziativa, infatti, ha riscosso davvero un ottimo successo tanto tra la critica quanto tra il pubblico.
Altra opportunità, offerta dall'istituto dei non vedenti, e cosa che probabilmente ha contribuito notevolmente a veicolare e diffondere la popolarità dell'iniziativa principale, è quella di partecipare alle cosiddette “cene nell'oscurità”. Di cosa si tratti è abbastanza facile da capire. In sostanza sono delle cene che si svolgono in un ristorante completamente buio. Inoltre molto spesso viene organizzato un aperitivo, anch'esso ovviamente al buio, con musica dal vivo, per il più totale coinvolgimento dei sensi......
Purtroppo non ho mai partecipato di persona ad uno di questi interessantissimi eventi, ma la persona che mi ha parlato del percorso al buio, mi ha spiegato, avendovi egli partecipato, di cosa si tratta e mi ha dato un suo personale giudizio. Non mi spingo oltre nella descrizione perché non mi sembra corretto scrivere affidandomi solo al sentito dire, ma mi limito (questo si) a suggerire a chi ne avesse la possibilità, di riservare un tavolo nei periodi in cui questo fosse possibile. Unire le due esperienze non potrà che potenziare esponenzialmente l'effetto di apertura della vostra mente.
Se questa possibilità invece non ci fosse, vi invito ugualmente a prendere parte all'iniziativa, perché questa è sicuramente già di per sé più che sufficiente ad aprirvi la mente in una misura che non avete mai sperimentato in precedenza.
Per le informazioni pratiche su come raggiungere la mostra, sulle iniziative, le cene e gli invitati vi lascio qui sotto una serie di link utili...
A presto!!!
Questi sono gli orari e i prezzi della visita (in realtà la realizzazione del semplice percorso è gratuita, previa prenotazione... almeno così era quando lo visitai io..)
http://www.dialogonelbuio.org/index.php?option=com_content&view=section&layout=blog&id=12&Itemid=27
Questa è la pagina istituzionale dell'organizzazione
http://www.dialogonelbuio.org/
Qui trovate il programma degli ospiti invitati alle varie serate organizzate dall'istituto
http://www.dialogonelbuio.org/index.php?option=com_content&view=section&layout=blog&id=2&Itemid=11
Questo infine è il sempre utilissimo sistema di localizzazione permesso da google maps. Ricordo che l'indirizzo è via Vivaio 7 a Milano.
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