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Bruxelles, Art Nouveau pt.4 - Il meglio di Paul Hankar


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Paul Hankar e l'Hôtel Ciamberlani

Pubblicato da flag-it Elisa Cecchini — 5 anni fa

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Personalmente, credo che questa sia tra le più belle facciate Art Nouveau di Bruxelles ed è per questo che ho voluto dedicarle un’intero articolo (ed anche perchè la guida ci ha raccontato di tutto e di più). Questo prospetto accoglie le opere di ben tre grandi personaggi: in primis l’architetto Paul Hankar, il decoratore Adolphe Crespin ed il pittore Albert Ciamberlani che ha giocato in questo caso il ruolo di mecenate. Questa è stata ristrutturata nel 2006 grazie a dei fondi erogati dalla regione di Bruxelles e da una società che ha ricevuto il premio Caius proprio per aver preso parte a questa iniziativa, incoraggiando inoltre altri attori economici e sponsor per sostenere questa missione di recupero del patrimonio architettonico della città.

Il repertorio formale è davvero innovativo e si consoliderà poco più tardi in tutta la città e poi in tutto il resto d’Europa così come i vari materiali quali: mattoni, pietra, metallo, legno verniciato, vetro e decorazioni policrome .La struttura risulta molto sobria e quasi rigorosa ma è caratterizzata da una particolare opposizione tra simmetria e asimmetria, che troviamo sia nella facciata vista nel suo complesso sia nella suddivisione delle finestre.Bruxelles sperimentò una notevole espansione alla fine del diciannovesimo secolo. Tra le grandi opere troviamo innanzitutto l'asse di Avenue Louise ed è nei suoi dintorni che si sviluppano le residenze di un'élite borghese e benestante di cui il progettista amerà esprimere l’individualità e il loro gusto personale per l'arte attraverso la sua architettura.
Hankar era un architetto che non si interessava alla committenza altolocata piuttosto amava costruire per artisti ed amici con cui condivideva gli stessi ideali artistici: l’hotel accanto, fu infatti realizzato per il suo amico e pittore, René Janssens. Hankar, insieme ad Horta, ha scelto di applicare lo stile Art Nouveau nelle decorazioni esterne, creando  al contempo una profonda rottura con la tradizione. Per essi la decorazione nelle città deve cambiare volto e linguaggio. Il loro lavoro non è solo quello di architetto ma si estende anche al design e all'arredamento che partecipano all’opera enfatizzando i diversi elementi architettonici. Iil mobilio della sala da pranzo dell'Hotel Ciamberlani è stato disegnato interamente da Hankar, così come il camino e tutte le opere di falegnameria mentre Ciamberlani si prende cura della parte superiore delle pareti.
Hankar non cerca effetti monumentali ma piuttosto ama giocare sul rapporto di pieno e vuoto così come sulla policromia dei materiali. Si oppone al movimento l’Art dans la rue di cui condanna il conformismo e la superficialità, il banale scopo di essere alla moda. Oltre al suo rigore di pensiero e ai suoi requisiti formali, Hankar si distingue per le sue qualità di leader; è infatti lui ad orchestrare l'intervento a più mani in favore di una logica globale di progetto. 
Hankar integra perfettamente l'ampia superficie decorata da Ciamberlani con componente architettonico. Il pannello superiore copre l'intera larghezza della facciata, dalle finestre del secondo piano fino alla cornice. Nell'asse di ciascuna delle sette finestre sono inseriti dei medaglioni decorativi con una composizione punteggiata da vasi pieni di girasoli stilizzati. Il tema del cerchio, che si trova nei medaglioni, è ripetuto in parallelo più in basso, inseriti nel carattere giapponese della ringhiera in ferro battuto. Il cerchio viene riutilizzato anche nella aperture a ferro di cavallo nel primo piano contornate da due cornici. Intorno alle vetrate, Ciamberlani crea un'allegoria decorativa a metà tra simbolismo ed idealismo.L’aspetto pittorico ed architettonico sembrano inseparabile rendendo quella di Hankar un’ arte totale.

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La facciata monumentale è larga dodici metri, il doppio di una casa tradizionale e si sviluppa su tre livelli. L’edificio è costruito in mattoni bianchi provenienti dalla Slesia, alternati con fasce di pietra  bianca di Euville, e decorato sui pavimenti con un meraviglioso disegno di ispirazione orientale. La facciata, asimmetrica, rivela una grande libertà nella distribuzione delle finestre: quattro finestre al piano terra, due al primo piano e sette all'ultimo.Il seminterrato è stato forato a destra da due finestre basse, a sinistra dalla porta di accesso al garage costruito nel 1927 da Adrien Blomme in sostituzione della seconda porta. Il secondo livello è illuminato da due grandi finestre ad arco, ispirate all'architettura cinese  con cornici in legno. Il balcone continuo è sostenuto da cinque mensole in pietra. L'eccezionale ringhiera in ferro battuto, con motivi floreali ripetuti, partecipa pienamente alla decorazione e all'animazione della facciata. Il piano superiore è forato da sette finestre rettangolari a strisce, separate da un trumeau di pietra rivestito da due colonne in ghisa.

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La fascia superiore è decorata con una successione di medaglioni, riprendendo il ritmo delle aperture,e raffigurante le fatiche di Ercole. Al centro, appare un pero che attraversa il ciclo delle quattro stagioni mentre i personaggi compiono il loro ciclo della vita. Sul lato primaverile, a destra, una coppia attorno ad un bambino che si protrae verso un ramo fiorito. A sinistra, l'inverno è personificato da un vecchio con la barba. Al centro,vi è l'estate. E’ possibile inoltre una lettura verticale: un bambino raccoglie dei fiori ai piedi di un uomo che accende una torcia con l'altra in simbolo della trasmissione della civiltà. Ci sono inoltre due pavoni a simboleggiare la durabilità. L'uomo è evocato nel suo aspetto eterno, così come la natura con i suoi infiniti cicli. Sullo sfondo spiccano invece un alveare e delle spighe di grano.

Ciamberlani sogna " un paese in cui l'uomo vive in una dolce malinconia, senza forti passioni, su una terra cosparsa di fiumi e legna, libero da ogni preoccupazione, lontano da tutte le conquiste dell'industria moderna e che trova direttamente nella terra e nell’acqua ciò che gli è sufficiente per sopravvivere."
E’ ancora Paul Hankar che disegna: la scala monumentale in stile Art Nouveau in mogano e abete rosso del nord, gli eleganti mobili in rovere per la sala da pranzo e la camera da letto, diversi camini in marmo, pannelli e soffitti in legno. La sala da pranzo al piano terra è impreziosita da una cornice con il tema della fauna e flora .Nel 1927 l'hotel è stato fortemente rimaneggiato dall'architetto Adrien Blomme che trasforma il piano terra e la facciata posteriore, modifica l'interno e ingrandisce edificio. Molti elementi di falegnameria in stile Art Nouveau andorono perduti.
Lo spazio delle scale, che conserva il suo volume originale, ebbe una nuova e più massiccia scala barocca alla fiamminga. Al piano terra il camino viene portato all'altezza del rivestimento e la sua forma viene semplificata. Il rivestimento originale in legno progettato da P. Hankar rimane al piano terra; mentre quelli del primo piano sono scomparsi. Le modanature dei soffitti sono state rinnovate  in stile Art Deco di Adrien Blomme. Alcuni dei mobili disegnati da Paul Hankar sono ora conservati nel Ghent Design Museum.

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Credo sia inoltre opportuno spendere qualche riga sulla famiglia Ciamberlani che come suggerisce il nome, ha origine italiane; in particolare di Ancona, all'epoca, provincia dello Stato Pontificio. Mi sembra importante presentare la famiglia perchè credo sia stata una buona collaborazione, tra soggetti affini che si sono stimolati a vicenda.Ciò che lega Ciamberlani a Hankar sono soprattutto gli interessi comuni:sono stati entrambi degli artisti intellettuali e colti, interessati all'arte antica, ed entrambi molto deditit al loro lavoro. Nonostante ciò troviamo un’esplicita e interessante opposizione: l’uno si inoltra verso una nuova architettura, l’altro resta fedele ai riferimenti del mondo antico.

Siamo nel 1790, quando il Monsignor Alouis Ciamberlani arrivò in Belgio. Egli diventerà una delle figure più importanti della storia ecclesiastica del Belgio e dell’Olanda nonchè responsabile dell'educazione del nipote Vincenzo Ciamberlani che diventerà a sua volta il segretario privato di suo zio e poi diplomatico pontificio. Quest’ultimo fu segretario di Pio VII, prese parte alle trattative con Guglielmo I dei Paesi Bassi e, piccola curiosità, fu presente all'incoronazione di Napoleone! Vincenzo Si sposa nel 1861con Célénie Peleman, figlia di una nobile famiglia del Beveren-Waas, nei pressi di Anversa. Ed eccoci qui! Célénie una volta divenuta vedova Ciamberlani ordinò ad Hankar, cinque anni dopo la morte di suo marito, l'Hotel Ciamberlani per il figlio Albert. Il patrizio italiano arriva dunque in Belgio, dove acquisisce il titolo di nobile imprenditore immobiliare e dove inizia ad amare la campagna di Beveren, la terra della nonna paterna. Questa duplice faccia, una che vive l’altà società ed una che ama la vita di campagna si rifletterà più tardi nelle sue opere di pittore. Albert Ciambelani si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles per effettuare dei corsi di disegno secondo l'antico programma accademico ed ama disegnare e dipingere la natura seguendo gli insegnamenti di Lacroix, Portaels e Stallaert ed altri noti personaggi artistici. Ciamberlani inizierà al circolo Essor e sarà il co-fondatore del circolo Per L’Arte di cui sarà uno dei maggiori rappresentanti prendendo parte ai salotti dediti all'arte idealista. Egli dipinse numerosi mondi idilliaci ed utopici. La sua arte si incentra su tre temi fondamentali: bellezza spirituale, bellezza tecnica e bellezza plastica. Venne invitato a partecipare al salone della Rose-Croix a Parigi dove si incoraggiano misticismo e spiritualità ; questo fu infatti il luogo di incontro della maggior parte dei simbolisti dai quali si allontana un pò solo dopo aver compiuto il suo primo viaggio in Italia. 
A soli trentatré anni, Albert Ciamberlani era già un artista molto noto ma la sua situazione economica agiata e l’affetto e gelosia che provava per le sue opere non lo hanno portato a conclutere molte vendite. Si associa con l’architetto Paul Hankar poichè grazie al suo laboratorio a la Cambre costruisce nuovi edifici, potendo mettergli così a disposizione grandi superfici murali, cosa che il pittore apprezza particolarmente essendo un amante delle opere monumentali. Non aveva molte pretese per compiere il suo lavoro, secondo lui un laboratorio aveva bisogno soltanto di quattro mura e di una porta, un luogo dove sfogare la sua arte. Ma, come possiamo notare, Hankar non si è accontanto di realizzare un’opera del genere anche perchè avrebbe ospistato delle opere tutto fuorchè modeste. Così realizzò un doppio ingresso, separando l’ufficio dal piccolo laboratorio. All’interno di quest’ultimo, alto diciassette metri, si fa costruire una particolare cavalletto meccanico che solo lui aveva la forza di azionare attraverso una manovella ( veniva infatti chiamato “il gigante barbuto” ). Questo cavalletto gli permetteva di non aver bisogno di salire su una scala per poter dipengere bensì poteva calare sino a terra e risollevare le sue enormi tele ogni volta che lo desiderava. Egli studiava minuziosamente i suoi personaggi facendo numerosi schizzi e disegni preparatori.
Il laboratorio era illuminato da una copertura di vetro ed il riscaldamento erano forniti attraverso semplici stufe in ghisa dove Ciamberlani accendere le numerose sigarette che fumava.Questo atelier, purtroppo, fu trasformato dopo la morte di Ciamberlani per poi restare in stato di abbandono per poi essere distrutto nel 1989. Fu realizzato in seguito un giardino.

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