Il Natale a Napoli
Salve a tutti ragazzi. Oggi è il 25 dicembre e desidero tanto raccontarvi delle tradizioni tipiche natalizie del mio paese. Vi racconterò, quindi, di come gli italiani, e nello specifico i napoletani, festeggiano il Natale.
In Italia, soprattutto, a Napoli vengono rispettate antichissime tradizioni, culinarie e non; una tradizione estremamente antica che viene mantenuta e rispettata da ogni generazione è il presepe. Nel centro storico di Napoli abbiamo una strada, Via San Gregorio Armeno, chiamata anche “strada dei presepi”, interamente dedicata alla tradizione presepiale.
Qui gli artigiani più bravi della città espongono le loro creazioni nelle loro botteghe. É una strada estremamente affascinante dove sembra quasi di fare un salto indietro nel tempo, lontano dal XXI secolo. Vi consiglio vivamente di visitarla poiché è uno dei luoghi di Napoli più famosi al mondo che ogni anno, specialmente a Natale, attira migliaia di turisti, italiani e stranieri. Non so bene in che data specifica si prepari il presepe; presumo l’8 dicembre, lo stesso giorno in cui in tutta Italia è tradizione addobbare l’albero di Natale con tutta la famiglia; tuttavia, per le persone che amano realizzare dei presepi grandi e ben dettagliati, è necessario anche più di un giorno per realizzarlo. Mia madre lo prepara ogni anno e le ci vogliono almeno due giorni per realizzarlo, ma, per un napoletano realmente appassionato e fedele, non è mai una grande fatica: si è letteralmente rapiti dal fascino senza tempo del presepe e realizzarlo è sempre una grande gioia. Questo è quello che mia madre ha realizzato quest’anno.
Una volta che i due simboli principali del Natale, presepe e albero, sono stati realizzati, a questo punto, a Napoli, alle nonne, zie e mamme non resta che dedicarsi anima e corpo al menù di Natale. A Napoli le tradizioni culinarie sono quasi sacre, pertanto, ogni anno vengono rigorosamente rispettate. Abbiamo tantissime pietanze tipiche natalizie, ma, in particolare, abbiamo molti rustici e dolci che vengono solitamente preparati nei giorni che precedono il Natale. Per esempio, è tradizione a Napoli preparare dei rustici chiamati “tortano” e “casatiello”; contenenti formaggi, uova, pepe e salumi tipici locali; mentre, tra i dolci tipici, abbiamo gli struffoli, i roccocò, la pastiera o la cassata. Gli struffoli sono sicuramente i miei preferiti, per sapore, ma anche perchè, come potete vedere in foto, sono coloratissimi!
Questi sono delle torte di palline di pasta fritta, ricoperte di miele e zuccherini colorati, ma per mangiarli bisogna avere denti forti, perché sono davvero molto duri! Oppure abbiamo diversi biscotti come mustaccioli e roccocò: i primi sono a forma di rombo, ricoperti di cioccolato con un ripieno di cannella, noce moscata, mandorle e cacao; i roccocò, invece, sono biscotti con il buco, fatti di pasta di mandorle e ricoperti di cioccolato. Ogni casa napoletana, già prima di Natale, si riempie di odori deliziosi ed è sicuramente molto difficile resistere!
Ed ecco che arriva il giorno della Vigilia di Natale. A Napoli, i festeggiamenti iniziano esattamente la mattina del 24 dicembre... Ebbene si, noi napoletani ci alziamo il 24 dicembre e diamo inizio ai festeggiamenti. Solitamente si passeggia nel cento storico o in riva al mare e si fa una bella colazione. Quella tipica del 24 mattina è quella fatta al bar con un bel caffè e un dolce, come un cornetto, una graffa o una fetta di caprese. Insomma una colazione dolce e per niente leggerina.
In questo giorno è tradizione, a Napoli, pranzare fuori casa; è un modo per stare con gli amici o con la propria dolce metà. Molti direbbero che sono stati costretti dalle proprie madri o nonne per non essere d’intralcio nel mentre loro stanno preparando il gran cenone... ma questa è un’altra storia. Solitamente, si va in pizzeria per mangiare una margherita o una pizza fritta, ma le nuove generazioni, si accontentano anche dei fast food o di un panino veloce nella più famosa paninoteca del centro storico di Napoli.
Un momento estremamente importante è l’aperitivo pomeridiano. Qui a Napoli, ma credo ormai in tutta Italia, alle ore 17 del pomeriggio usciamo con gli amici per le vie del centro storico per fare l’aperitivo. La nostra destinazione preferita è Piazza Bellini; qui prendiamo una birra o il tanto famoso Aperol Spritz e si comincia a cantare, ballare, scherzare con i nostri amici, per poi scambiarci gli auguri di Natale.
Ed ecco che quando ci si congeda dagli amici, il buon senso suggerirebbe di smettere di mangiare. Ed invece no, arriva l’attesissimo momento: il cenone della vigilia. Oggi, a seconda del gusto personale, in ogni famiglia si prepara un menù differente, ma la regola vuole, qui a Napoli, che la vigilia di Natale sia a base di pesce, mentre il pranzo di natale sia a base di carne. Il cenone a base di pesce è abbastanza ricco di antipasti di mare, primi piatti e secondi piatti a base di carne. Tra le portate possiamo trovare polipo con patate, insalata russa, spaghetti con frutti di mare, frittura di pesce, fritturina di alghe di mare, orata al forno, impepata di cozze...insomma di tutto e di più. Ma le portate di pesce preferite dai napoletani sono il fritto di baccalà o di capitone, quest’ultimo molto simile all’anguilla. Solitamente, la notte tra il 23 e il 24 è tradizione andare al mercato del pesce, aperto per l’occasione, a comprare queste prelibatezze: in foto vedete baccalà, sogliole, lupini di mare, vongole e, immancabile, il capitone.
Inoltre, mangiare il capitone ha un valore estremamente simbolico in quanto starebbe a rappresentare il serpente che, secondo la Bibbia, rappresenta il demonio; per cui mangiare il capitone vorrebbe dire distuggere e allontanare il male. Tra l’altro, se siete a Napoli nel periodo natalizio, vi consiglio di fare un giro per i mercati del pesce dove troverete vasconi pieni di anguille e capitoni, molti dei quali, desiderosi di scappare, scivolando via dalle vasche facendo spaventare i passanti e offrendovi così una divertente esperienza di vita reale napoletana.
Quando arriva la mezzanotte è tradizione stappare una bottiglia di spumante e servire i dolci. La tavola a questo punto si riempirà di dolci natalizi e, cosa che a Napoli non può mai mancare, la frutta secca: noccioline, castagne, nocciole e poi datteri, frutta secca e taralli con le mandorle. La frutta secca, secondo la tradizione napoletana, è l’unico cibo che i morti possono mangiare; di conseguenza, metterli a tavola sarebbe un invito a festeggiare il Natale anche con i cari scomparsi.
Il pranzo natalizio del 25 dicembre è un pranzo specialmente a base di carne. A casa mia si usa fare la pasta fatta in casa, da condire con sugo, mentre come secondo un polpettone, delle patate e, immancabile, l’insalata di contorno. Anche il pranzo si conclude con una ricca carrellata di dolci natalizi e frutta secca.
Dopo aver mangiato, sia alla Vigilia che a Natale, è tradizione giocare ad un gioco tipico napoletano: la tombola. Questo è molto simile al bingo, ma molto, ma molto più antico e, secondo me, anche più divertente. Esiste un piccolo recipiente, chiamato “o panaro”, da dove vengono pescati dei numeri. Ad ogni giocatore, solitamente più si è più è divertente, vengono date delle cartelle con dieci numeri differenti da 1 a 90. Lo scopo dei giocatori è quello di possedere sulle proprie cartelle quanti più numeri vengono pescati dal panaro. É quindi un gioco a cui ci si affida totalmente alla fortuna e al caso e, già solo per questo, è estremamente divertente. Per renderlo ancora più divertente e avvincente, spesso il premio è qualche manciata di euro, offerti dai giocatori stessi con la speranza di riguadagnarli vincendo. Inoltre, ad ogni numero viene associata una figura o un significato ben preciso, ad esempio i più famosi sono il 22 “o pazz”, il 23 “o scem”, il 48 “o muort che parla”, il 90 “a paur”, il 3 “o gatt” e così via. La persona che estrae i numeri può far divertire i concorrenti raccontando strane e bizzarre storie in funzione dei numeri uscenti
In Italia si festeggia anche Santo Stefano, il 26 dicembre, con un pranzo, decisamente meno abbondante rispetto quello del giorno prima. Un piatto tipico di Santo Stefano è la “menestra maretata” o minestra maritata, una minestra di carne e verdura, solitamente verza.
Un’altra festa legata al periodo natalizio è quella del 6 gennaio, festa della befana in cui si celebra l’arrivo dei Re Magi nella grotta di Gesù bambino. Dopo Natale, secondo la tradizione napoletana, al presepio vengono aggiunti i tre Magi solitamente piccolini e posizionati molto lontano dalla casetta. Man mano che il 6 gennaio si avvicina, i Re Magi piccolini vengono sostituiti da statuine via vi più grandi e posizionate sempre più vicino alla grotta. Il 6 gennaio è il giorno dell’arrivo dei Re Magi che vengono posizionati intorno alla capanna. Questo però è anche il giorno in cui la Befana porta doni e riempie le calze dei bambini di dolcetti, se sono stati buoni, o di carbone per quelli che sono stati cattivi. E questa qui di seguito è la mia calza, nella speranza che la befana mi porti più dolcetti che carbone!
Questo è il Natale nel nostro paese, una festa da passare in compagnia e anche se oggi, aimhè, il Natale è diventata ormai, nella stra maggioranza dei paesi occidentali, una festa a carattere consumista, dove il sedersi a tavola e lo scambiarsi i regali sembrerebbe essere l’unico ormai scopo possibile, quello che più mi piace del Natale a Napoli è il rispetto di antiche tradizioni che da sempre riempiono il cuore di noi napoletani.
E com’è il Natale nel vostro paese?
Buon Natale a tutti!
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