Insegnare inglese in una scuola elementare italiana: la mia esperienza
Da ormai cinque settimane sto lavorando come assistente di un insegnante di inglese in una scuola elementare in Italia e mi piace tantissimo! Non avrei mai pensato di amare l'insegnamento, ma ogni giorno sento di non veder l'ora di andare in classe perché mi sembra di imparare sempre qualcosa di nuovo. In questo articolo vi spiegherò tutto ciò che avete bisogno di sapere, dal dress code allo stipendio. Spero di rispondere alle eventuali domande che avete su questo tipo di tirocinio e invogliarvi a fare un'esperienza del genere!
Cosa faccio?
Lavoro come madrelingua in quattro diverse scuole a Rovato e dintorni (ho caricato la foto di quella più importante). Tutti gli insegnanti di lingua qui sono italiani... in fondo c'è da aspettarselo in un paese così piccolo! Per questo motivo, ogni anno, vengono "invitati" studenti anglofoni come aiuto-insegnante per qualche mese. Noi siamo qui per insegnare ai bambini, nel mio caso tra i 10 e i 12 anni, come pronunciare le parole inglesi correttamente, raccontare loro aspetti della nostra cultura che non sono presenti sui libri di testo e infondere in loro la passione per le lingue.
In teoria non dovrei essere la maestra ufficiale, ma nella pratica lo sono spesso. È capitato che mi trovassi in classe a svolgere entrambi i ruoli: a volte mi sedevo in disparte a fare nulla per l'intera ora, altre volte invece, ero io a tenere la lezione e la maestra ufficiale restava in silenzio (al massimo intimava gli alunni di stare in silenzio). I bambini fanno un sacco di cose durante la mia ora: giochi educativi, "lap-books" ( libro a strati) e giochi di ruolo.
Alcune lezioni sono molto più piacevoli di altre e spesso il mio divertimento è direttamente proporzionale a quello dei miei alunni. Per questo motivo preferisco farli giocare piuttosto che far fare loro degli esercizi dal libro di testo. Tra l'altro credo che questo sia il modo migliore per imparare. Quando entra in gioco la competizione i bambini apprendono molto più rapidamente per questo spesso facciamo dei giochi il cui scopo è sfidarsi gli uni contro gli altri per tradurre il maggior numero di parole. Una delle maestre lavora allo stesso modo, infatti durante le sue lezioni mi sono trovata a fare i pop corn per imparare il lessico della cucina o giocare a bingo per imparare i numeri.
Come ho trovato questo lavoro e come ho fatto domanda?
Sono venuta a conoscenza di questo lavoro grazie ad un e-mail del mio professore di italiano. Sono stata fortunatissima perché di solito ci vuole un sacco di tempo, e soprattutto impegno, per leggere tutte le offerte di lavoro all'estero presenti sulla pagina dell'università. Fare domanda è stato abbastanza semplice: ho dovuto inviare il mio curriculum e una piccola lettera di presentazione e poi preparare due lezioni da cinque minuti da esporre durante il colloquio, una sulla grammatica inglese e l'altra sulla cultura del mio paese. Il responsabile del programma è venuto dall'Italia appositamente per rispondere ad eventuali domande. Credo che il candidato americano abbia fatto il colloquio per telefono. Quasi tutte le persone che avevano fatto richiesta sono state accettate. Questa è la cosa positiva dell'insegnare inglese: ci sono sempre dei lavori disponibili e se siete sicuri ed empatici vi assumeranno sicuramente!
Questo lavoro ha degli aspetti negativi?
Ci sono sempre dei giorni peggiori di altri. A volte i bambini non hanno voglia di fare nulla e quando esco dalla classe mi chiedo se riuscirò mai a tornarci la settimana successiva. C'è un gruppo di bambini particolarmente complicati da gestire, tanto che la maestra ufficiale dice sempre di rimanere" senza parole" ogni volta che fa lezione con loro. Per quanto riguarda me, invece, credo che gli aspetti negativi vengano annullati del tutto da quelli positivi. La cosa che non sopporto? Dovermi svegliare presto la mattina, il che risulta davvero difficile per me che sono un animale notturno! A fine giornata sono sempre esausta ed ecco qui la prova...
Qual è l'orario lavorativo?
Io lavoro venti ore a settimana (vedi foto sottostante). Alcuni dei miei colleghi lavorano 24 ore a settimana mentre altri solo 16. Dipende dalla scuola e dal numero di classe che seguite.
C'è molto lavoro da fare "dietro le quinte"?
Non c'è molto da fare oltre che preparare le lezione. Io seguo otto classi di quarta elementare e otto di quinta per questo molto spesso faccio le stesse lezioni o al massimo le modifico un po'. In ogni caso, quando mi organizzo una lezione da casa non impiego più di un'ora: do un'occhiata ai libri di testo per cercare degli esercizi fattibili oppure preparo un PowerPoint sull'argomento studiato durante la settimana. La cosa che mi piace di più di questo lavoro è che una volta tornata a casa posso non pensarci più e godermi i miei pomeriggi e fine settimana, in santa pace.
C'è un dresscode?
No. Devo ammettere che ero davvero preoccupata prima di partire, infatti ho messo in valigia solo cose che non fossero "inappropriate". Quando sono arrivata ho capito subito che, a meno che non andassi in minigonna e ciabatte, a nessuno importava di come mi vestissi. Il mio consiglio è quello di indossare indumenti casual che vi facciano sentire fisicamente e mentalmente comodi. Ecco una foto di uno dei miei outfit scolastici (stavo facendo finta di girare un pancake... ecco spiegato il motivo della padella).
Mi pagano?
Sì! Ricevo 800 € al mese, oltre alla borsa di studio che ricevo dal Regno Unito e dall'Erasmus. Mi bastano per vivere comodamente anche perché sono ospite di una famiglia del posto.
Le scuole italiane sono diverse da quelle inglesi?
Le scuole italiane e quelle inglesi sono abbastanza simili. Ci sono, certamente, delle differenze. In Italia gli studenti sono un po' più chiacchieroni e indisciplinati rispetto a quelli inglesi, sia per un fattore culturale sia per i metodi di studio che vengono impartiti che sono meno severi. Inoltre, mentre in Inghilterra il contatto fisico tra maestri e alunni è praticamente proibito, in Italia è accettato. Ogni volta che entro a scuola, infatti, un'orda di bambini mi corre incontro per abbracciarmi. All'inizio mi sentivo un po' a disagio, considerando le leggi del mio paese, ma ora mi sembra una cosa molto tenera ed affettuosa. Alcuni bambini mi scrivono addirittura delle letterine così dolci!
Ho incontrato altri madrelingua?
Certo e anche parecchi! Conosco un paio di persone del mio stesso progetto, dato che anche loro vanno ad Oxford. Ho incontrato anche tanti studenti di Athens, negli Stati Uniti, New York, Durham, Nottingham e York, in Inghilterra. Anche un'altra ragazza, Maggie, vive a Rovato ma insegna alla scuola media. Grazie a lei ho conosciuto altre persone con le quali ho trascorso qualche giorno ad Iseo. Eccoci tutti insieme durante la nostra gita a Brescia!
Cosa ho imparato da questa esperienza?
Vivere e insegnare in Italia, mi ha insegnato tanto. Adesso so molto di più su:
- i bambini e su come funziona la loro mente (mi sono ricordata di me alla loro età) cosa li rende entusiasti; cosa li incuriosisce; cosa li annoia o li rende tristi (perdere ad un gioco è la cosa che più di tutte li fa scoppiare in lacrime) e come ottenere la loro approvazione e il loro rispetto.
- l'insegnamento: come improvvisare quando le cose non vanno come dovrebbero; come raggiungere un equilibrio tra l'essere troppo severi o troppo clementi; come spiegare le cose in modo chiaro; come gestire i bambini più complicati e rendere le lezioni più produttive e divertenti; come mantenere alta l'attenzione degli alunni per un'ora intera o correggerli senza far perdere loro la sicurezza in sé stessi; come fare in modo di rendere partecipi tutti e come fare in modo che capiscano e metabolizzino tutto quello che insegno loro.
- la cultura italiana: quanto è importante la famiglia; come vengono educati i bambini; come vedono il mondo; com'è organizzato il sistema scolastico; quanta storia c'è in questo paese e le differenze tra le persone delle varie regioni; cosa li fa ridere; cosa è considerato scortese per loro mentre per noi è sintomo di gentilezza (o viceversa); come usare le varie espressioni, per esempio "mamma mia! " o "dai! "; quali sono i gesti da usare per ogni esclamazione; cosa mangiano; quanto amano guardare la TV e quanto importante sia il calcio per loro. Pensate che la prima cosa che mi hanno chiesto in classe è stata "che squadra tifi? "
- la cultura inglese: quanto siamo sarcastici e di conseguenza quanto sia difficile per gli stranieri capire quando siamo seri e quando no; quanto siamo super educati (pensate che i miei host trovavano esilarante i miei atteggiamenti!
- me stessa: il limite massimo della mia pazienza, quali lati della mia personalità mi piacciono e quali sono quelli su cui devo ancora lavorare; cosa voglio dalla vita; cosa mi fa sentire soddisfatta, cosa voglio per il futuro della mia carriera e cosa sono capace di fare se mi ci impegno.
Per concludere... consiglierei di fare questa esperienza?
Certo! Al 100 %. All'inizio avevo accettato questo lavoro solo perché avevo bisogno di fare qualcosa durante i miei ultimi mesi di Erasmus. Avevo delle aspettative molto basse e prima di arrivare pensavo che sarebbe stato solo qualcosa da fare il più velocemente possibile. Ma guardatemi ora, vorrei non andarmene più! Mi è piaciuto qualsiasi aspetto di questa esperienza, dall'insegnare al vivere con una famiglia locale, all'incontrare studenti internazionali, a visitare città bellissime. Se qualcuno di voi sta pensando di fare un lavoro del genere, ve lo consiglio! Sarà difficile ma ne varrà la pena!
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Contenuto disponibile in altre lingue
- English: My experience teaching English in an Italian primary school!
- Español: Mi experiencia enseñando inglés en una escuela primaria de Italia.
- Español: Mi experiencia enseñando inglés en una escuela primaria de Italia
- Polski: Moje doświadczenie w nauczaniu języka angielskiego we włoskiej szkole podstawowej!
- Français: Enseigner l'anglais dans une école primaire en Italie : mon expérience !
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