Cultura catalana: questione di indipendenza (2)

Pubblicato da flag-it Emanuele Benetti — 10 anni fa

Blog: Crema Catalana
Tags: flag-es Blog Erasmus Spagna, Spagna, Spagna

Se nella parte precedente del post ho provato a riassumere la situazione attuale in Catalogna, non mi resta ora che intraprendere un tentativo di analisi delle possibili ragioni a favore dell'indipendenza (e dei possibili scenari che essa potrebbe implicare).

E' innegabile il fatto che la Catalogna non sia pressoché mai stata uno stato indipendente nel corso della sua storia. Dopo la caduta dell'Impero Romano, infatti, Barcellona e l'area limitrofa passarono brevemente sotto il controllo degli Arabi, a cui subentrarono ben presto i Franchi. Tuttavia, trattandosi di una piccola contea abbastanza lontana dal centro del Sacro Romano Impero, la Catalogna guadagnò, lentamente ma inesorabilmente, un certo grado di indipendenza, finché nell'anno 878 uno dei signori locali, Goffredo il Villoso, riuscì a riunire i territori catalani in un piccolo contado che vantava una certa autonomia (per quanto non fosse certo da considerarsi uno stato indipendente). I conti di Barcellona, eredi di Goffredo, riuscirono ad estendere i propri domini finché, nel 1137, Raimondo Berengario IV sposò la principessa d'Aragona. In questo modo, il contado catalano fu annesso al vicino regno di Aragona: pur mantenendo una certa autonomia ed espandendo in un certo senso la propria influenza (in questo periodo Barcellona diventò una delle città più potenti del mar Mediterraneo), la Catalogna rinunciò quindi all'indipendenza politica.

A partire da quel giorno, infatti, Barcellona e le terre circostanti hanno sempre fatto parte di un'organizzazione politica più ampia (in un primo momento il regno di Aragona, poi quello di Castiglia che diventò in seguito la Spagna). Tuttavia, è indubbiamente vero che le genti catalane sono riuscite senza dubbio a preservare intatte la maggior parte delle proprie tradizioni: un linguaggio, che pur essendo parlato da appena 3 milioni di persone è ancora vivo e vegeto, una tradizione letteraria che ha assistito ad una rinascita negli ultimi due secoli, e una serie di costumi popolari che sono di innegabile interesse e meritano di essere salvaguardati. In verità, non è sempre stato così: durante la dittatura de Primo de Ribera (negli Anni Venti) e di Francisco Franco (dal 1939 al 1975), infatti, fu messo in pratica il tentativo di distruggere le autonomie locali, soprattutto in Catalogna e nei Paesi Baschi. La lingua catalana non poteva essere usata nei documenti né ovviamente nelle trasmissioni, mentre le celebrazioni tradizionali erano severamente vietate. Questa è probabilmente una delle ragioni per cui la richiesta di indipendenza si è manifestata in modo tanto forte. Ciò nonostante, l'elemento culturale sembra oggigiorno essere di importanza assai marginale nel dibattito per l'indipendenza. Come ho già accennato, le ragioni politiche ed economiche sembrano farla da padrone.

Su quali basi le genti catalane potranno sperare di ottenere la propria indipendenza? Naturalmente, essi indicano il principio di autodeterminazione (secondo il quale ogni popolazione ha il diritto di decidere riguardo all'appartenenza ad uno stato o ad un sistema politico) come il punto di partenza per la propria rivendicazione. Su questo punto sono abbastanza incline a concordare con coloro che affermano che questa decisione riguardo al futuro della Catalogna debba essere presa dai catalani stessi. Tuttavia, questo verdetto dovrà necessariamente essere il risultato di un voto democratico effettuato secondo le regole dello stato spagnolo, al quale appartiene ancora la Catalogna. In più, tale voto deve essere senza condizionamenti da ogni punto di vista, il che significa che sui votanti non vi dovrà essere nessun tipo di pressione politica. Allo stesso tempo, questa condizione implica anche il fatto che i votanti debbano essere informati delle possibili conseguenze della loro decisione (e a volte sono assai incline a pensare che alcuni politici catalani non abbiano idea di tali conseguenze, o perlomeno non le espongano chiaramente alla gente). Una di esse, per esempio, potrebbe essere la possibile esclusione della Catalogna dall'Unione Europea (che è infatti uno degli argomenti principali di coloro che si oppongono all'indipendenza). Al momento del voto, dunque, la gente dovrebbe essere consapevole del possibile destino di una Catalogna fuori dalla Spagna e, forse, dall'Unione Europea.

Fin qui ho cercato di descrivere lo scenario che penso possa tramutarsi in realtà nei prossimi anni (se non nei prossimi mesi). Tuttavia, sono convinto personalmente che tale soluzione non sarebbe affatto la migliore. Almeno dal mio punto di vista, infatti, il proporsi da sola di fronte ad un mondo che sta rapidamente diventando sempre più globalizzato potrebbe essere un passo indietro per la Catalogna, almeno a livello economico e politico. Inoltre, questo fatto potrebbe implicare una reazione a catena con conseguenze potenzialmente devastanti per lo stato spagnolo: se verrà dato il via libera alla Catalogna per una decisione riguardo alla propria indipendenza, perché i Paesi Baschi non dovrebbero fare lo stesso? E se così, perché una simile rivendicazione non potrebbe nascere, per dire, nelle Asturie o in Galizia?. Uno scenario politico di questo tipo porterebbe la Spagna, temo, sempre più sull'orlo del collasso, sotto tutti i punti di vista. Esiste dunque una soluzione alternativa?

Almeno dal mio punto di vista, sì (ma ovviamente ho vissuto qui solamente per pochi mesi, per cui non posso affermare di avere una visione completa della questione. Per come la vedo io, la risposta perfetta alla rivendicazione sarebbe un miglioramento considerevole dello statuto di autonomia che lo stato spagnolo è obbligato a concedere alla Catalogna. Se entrambe le parti fossero disponibili e aperte alla negoziazione (cosa che non si è verificata negli ultimi anni, almeno da parte del governo centrale), un accordo proficuo potrebbe essere finalmente raggiunto. Tuttavia, come direbbero gli inglesi (sebbene il proverbio sarebbe più adeguato agli argentini che non agli spagnoli (o ai catalani)...it always takes two to tango (che suona più o meno come "bisogna essere in due per ballare il tango").


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