Il ghetto e Castel Sant'Angelo

Pubblicato da flag- Giulia Bonsignore — 6 anni fa

Blog: Roma Romae
Tags: flag-it Blog Erasmus Roma, Roma, Italia

Dopo la visita di Roma che ho raccontato in precedenza, sono tornata più volte a trovare la città e il mio ragazzo. Una di queste volte siamo andati a completare, almeno parzialmente, il giro che avevamo iniziato passeggiando sul lungotevere durante l'Estate Romana. Abbiamo infatti visitato il ghetto, e poi attraversato parte del centro per arrivare e visitare anche Castel Sant'Angelo. Oggi voglio raccontarvi questa uscita per descrivervi un po' l'atmosfera che si respira camminando, nelle giornate di bel tempo, per le vie della città. Essendo il fine settimana, abbiamo attentato un arrivo in macchina, comunque fermandoci nei pressi del Circo Massimo. In Piazza Bocca della Verità, un nuovo cantiere era appena stato aperto, mostrando qualche altra rovina romana. Il rapporto tra i Romani e le rovine, ho appreso in fretta, è abbastanza complicato: molti dicono di non poterne più di cantieri che tolgono spazio alla vita quotidiana, alle necessità degli abitanti, per scoperchiare solamente l'ennesima casa costruita 2000 anni fa, che però i turisti molto probabilmente ignoreranno, dato che saranno attratti da cose più importanti come il Foro e il Colosseo. Lorenzo stesso racconta di come, a casa sua, il giardino abbia sottoterra un'antica cisterna, e di quanto questo abbia causato problemi nel momento in cui una parte della collina su cui vive è crollata per il maltempo e loro hanno dovuto, a loro spese, chiamare gli archeologi perchè constatassero gli eventuali danni subiti dal "patrimonio culturale". Poi, ovviamente, la cisterna rimarrà sempre sepolta li sotto, ma intanto è una magagna e un costo in più. In ogni caso, da turista e profana non riesco a non apprezzare la quantità di rovine, di spazi dedicati all'eepoca romana, che circondano i turisti ogni giorno. Credo la loro tutela sia essenziale non tanto in quanto monumenti da vedere, o visitare, quanto come elementi necessari di una più ampia atmosfera storica, che altrimenti ne risentirebbe. Comunque, abbiamo proseguito a piedi e siamo arrivati fino alla moschea di Roma. Al momento, e da molti anni, questo edificio è controllato a vista da carabinieri e militari, a causa di un attentato subito nel recente passato. Le camionette stazionano di fronte alle porte e all'ingresso si deve passare attraverso un controllo personale. Comunque, quel giorno non avevamo voglia di visitarla, quindi abbiamo proseguito verso il Portico di Ottavia.

Il ghetto è una zona unica di Roma, anche a detta dei Romani, perchè grazie alla protezione di cui gode è riuscito a mantenere un carattere di convivialità sconosciuto a molte altre aree, soprattutto in centro: le signore anziane si seggono ancora alla finestra e sulle panchine a discorrere tra loro, i bambini giocano per strada, e tra i ristoranti che offrono carciofi alla giudaica i turisti sono accompagnati dai passi di chi si concede un po' di aria, abitando nelle case vicine. Per godere di questa atmosfera familiare ci siamo seduti anche noi su una panchina. Lorenzo si è poi alzato ed è entrato in un negozio ad angolo della strada, per uscirne con un pacchetto. Il negozio è un forno ebraico, che cucina e inforna dolci, pane, vettovaglie tipiche della cucina israeliana. Lorenzo aveva preso una fetta di torta alla frutta, e mi ha offerto un dolce particolare, fatto di uvette, mandorle, frutta secca e altre squisitezze: una
vera bomba calorica! Per chi pensa di visitare il ghetto, fermatevi nel negozietto all'angolo, che non ha un'insegna, ma in cui il viavai è sempre molto intenso, e concedetevi una pausa, dolce o salata che sia, che faccia la gioia delle vostre papille!
Ripresici dal pasto, ci siamo alzati e abbiamo continuato la passeggiata, costeggiando il corso del fiume ma passando sempre all'interno, tra le viuzze che si diramavano in mille direzioni differenti. Siamo arrivati allora a Campo dei fiori, dove il mercato giornaliero si ammassava su bancarelle che però sembravano offrire, principalmente, pasta di formato "turistico" e altre vettovaglie a portar via. Comunque, tra gli stand c'era anche qualche frutteria e qualcuno che vendeva verdure, tra cui le celebri puntarelle da fare alla romana. Al centro della piazza, la statua di Giordano Bruno campeggiava con fare quasi minaccioso, consapevole alfine della propria ragione nei confronti della Chiesa che l'aveva condannato, e ricordato lì dopo che le fiamme non ne avevano saputo minacciare di spegnerne le idee eretiche.
Al lato di questa piazza si trova anche un'osteria, chiamata Osteria da Fortunata,

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La cacio e pepe più buona della mia vita? Forse sì! Fonte: https://www.tripadvisor.it/LocationPhotoDirectLink-g187791-d3185400-i50004824-Osteria_da_Fortunata-Rome_Lazio.html

che si propone, in pieno stile tradizionale, di nutrire anima e corpo con pasta fatta in casa e ricette della cultura cittadina: coda alla vaccinare, le puntarelle già citate, frattaglia, ma anche amatriciana, carbonara, e una delle paste cacio e pepe più buone che io abbia mai mangiato. Non ci siamo fermati quel giorno, ma fa sempre piacere passare e vedere le "padrone di casa" preparare la pasta per i clienti, di ogni possibile tipo e con una consistenza che da la più grande soddisfazione sotto i denti.
Comunque, abbiamo continuato la passeggiata arrivando in Via Vittorio Emanuele, appunto per prendere qualcosa per pranzo. Siamo entrati in un posto che Lorenzo conosceva, e che è da qualche tempo nelle top ten di tripadvisor per quanto riguarda un pasto gustoso a prezzi contenuti: si chiama Likeat, è gestito da alcuni ragazzi, e fa panini "gourmet", farciti, tra gli altri, con cinta senese, porchetta, tartufo, pomodorini secchi, e quanto si può desiderare. Si può scegliere un panino dal menù oppure ordinarne uno con gli ingredienti che si preferiscono; in tutti i casi, i ragazzi dietro al bancone, gentilissimi, sono disponibili per consigli e assaggi tentatori. Siamo usciti soddisfatti, avendo mangiato due bei panini a 6 euro l'uno. Non avrei più avuto fame per tutto il pomeriggio. La via scorreva sotto i nostri piedi, fino a portarci nuovamente nei pressi del fiume e a Ponte Sant'Angelo, punto di collegamento col castello,
contornato di angeli e turisti che fotografano gli angeli, più spesso avendoli visti dentro ai film tratti dai libri di Dan Brown piuttosto che per curiosità personale. In basso, sulla sinistra, la statua di una barca rovesciata sporgeva dalle acque del Tevere. Internet non ha aiutato la mia ricerca successiva, e ad oggi non sono sicura del perchè quello scheletro giaccia proprio lì, forse a monito, forse a ricordo di quando per attraversare le sponde dovevano usarsi, appunto, delle imbarcazioni.

Castel Sant'Angelo conserva tutt'oggi l'imponenza delle epoche passate: nessuno di noi due c'era mai stato dentro, e con sorpresa abbiamo scoperto la bellezza di questo monumento labirintico che tanta parte della storia di Roma ha costituito, come bastione difensivo, simbolo o semplicemente rifugio. Dall'esterno, la sua mole rossiccia ci schiacciava mentre vi camminavamo incontro; in alto, l'angelo sormontava la costruzione con fare ammonitore. La costruzione di Castel Sant'Angelo risale al quinto secolo dopo Cristo, ed era inizialmente stata voluta dall'allora imperatore Adriano perchè l'edificio fungesse come sepolcro. La storia degli anni successivi ha voluto che la sua posizione si rivelasse adatta a scopo di difesa nel momento dell'allargamento della città, e, ancora dopo, che si trovasse nella posizione più adatta per essere il riparo dei pontefici in caso di bisogno. Il passetto di Borgo, che collega il Castello a San Pietro lungo un percorso sopraelevato e parzialmente accessibile (si ferma al confine con il Vaticano) è appunto la linea di collegamento tra i due mondi di Roma e dello Stato Papale. Dall'ingresso (il biglietto viene 10 euro, 5 euro invece se come noi siete residenti europei tra i 18 e i 25 anni, oppure gratuito se siete minorenni) si accede alla prima parte della visita, la base del Castello, che è dunque la sezione più antica, risalente all'antica Roma. Una lunghissima rampa circolare ascendente collega l'ingresso, in cui si ergono delle teste mastodontiche, e in cui si scorgono alcune tracce ancora dell'opera romana, con le parti interne soprastanti. In un punto si notava anche lo spazio per un ascensore, probabilmente costruito più tardi, forse in epoca medioevale; ad oggi non rimane nessuna traccia, tolto un solco parallelepipedico, di tale artefatto. Dalla rampa si accede ad una parte in cui, abbiamo letto, sempre in epoca medioevale e in quelle successive, venivano tenuti dei prigionieri. Questo punto era esattamente dove si trovava il sepolcro voluto da Adriano, simboleggiato da un incisione recitante la poesia "animula vagula blandula", con cui Adriano si preparava a congedarsi dalla vita terrena. Interessante è stato constatare il contrasto tra l'originale destinazione d'uso e la pratica storica successiva, segnata invece da segni sul muro: vaghi ricordi di croci sparse, lunghi graffi nella pietra. Da un lato la serenità, dall'altro la disperazione. Il ponte di legno che attraversava questa parte del Castello era anch'esso interessante: una volta tolto, in situazione di evidente necessità, sarebbe stato letteralmente impossibile arrivare dall'altra parte del passaggio. Le parti superiori del Castello sarebbero così risultate quasi inespugnabili, nel momento in cui quell'ingresso fosse stato tutelato.
Usciti all'esterno, abbiamo camminato lungo le mura inferiori, la cosiddetta "marcia ronda". Su un bastione stavano accumulati cannoni e altre armi che descrivevano l'armamentario modello volto alla difesa in caso di bisogno. Dal Bastione San Matteo, orientato verso il fiume, abbiamo goduto di una prima vista della città, e di San Pietro che si stagliava nel sole meridiano.

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Una parte del bastione difensivo, da cui si sparava o si lanciavano le frecce. 

Dal momento che era Domenica, il Castello pullulava di vita e di turisti. Ci siamo avvicinati al Passetto di Borgo, ma abbiamo scoperto allora che per accedervi serve un'estensione del biglietto che è disponibile, solitamente, solo su prenotazione. A chiunque voglia visitare il monumento consiglierei quindi di premunirsi di biglietti appositi, per non arrivare e rimanere delusi, e ancora più per calcare le orme dei Papi che qui passeggiavano o fuggivano dal sacco della città.
Salendo le scale, si giunge quindi ad una prima terrazza interna, che permette l'accesso alle stanze papali, ma non solo: prima di queste si trovano infatti alcuni locali adibiti a mostra temporanea, o che spiegano parzialmente il percorso storico di Castel Sant-Angelo come visto dagli artisti. Presenza fissa dei quadri immortalanti Roma, forse anche più di San Pietro, data la sua anteriore data di "nascita", il Castello compare in moltissimi quadri lungo la storia dell'arte; un motivo ricorrente è anche quello della "girandola", lo spettacolo pirotecnico che avviene ogni anno nel giorno della festa dei Santi patroni della città, Pietro e Paolo. Simile ad un'eruzione viene vista dagli occhi dei pittori che visitano Roma, con le girandole di fuochi artificiali che si alzano fino al punto più alto del cielo e illuminano la notte. Oggi, per quanto so, gli spettacoli sono stati stati spostati sul Pincio, di fronte a Piazza del Popolo, e lo spettacolo opera di Michelangelo(ebbene si, proprio lui, che evidentemente si dilettava anche in queste cose) non può più vedersi al Castello. Comunque, abbiamo continuato la nostra salita e siamo arrivati al livello delle stanze papali: qui una libreria i cui affreschi campeggiavano lungo tutti i soffitti, lì i bagni, dotati di ogni comfort, e la "stufetta" di Clemente VII, che più che un bagno personale pare una galleria d'arte in miniatura. Le pareti brulicano di colori e di vita, evidentemente restaurate di fresco e mantenute in uno stato di conservazione molto buono. Tutto attorno alle stanze, un lungo porticato di pietra sorretto da colonne permette una visione privilegiata sulla città.

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La vista dal porticato.

Dopo qualche giro, abbiamo infine deciso di salire fino alla cima, di raggiungere l'angelo che domina la città. La vista è abbacinante, e l'arcangelo Michele, rinfoderante una spada dall'esigua lunghezza, la domina completamente.
Verso destra, si poteva anche scorgere la terrazza del giardino degli aranci, in cui eravamo stati qualche tempo prima. Il nome del Castello viene proprio dall'angelo che lo corona: in un periodo di grave pestilenza e rovina di Roma, si dice un angelo sia apparso durante una processione guidata dal Papa per scongiurare altre sventure, e da allora quello che era stato il mausoleo di Adriano, una prigione, un forte, è divenuto il Castello dell'Angelo, e quindi Castel Sant'Angelo.
Tra una cosa e l'altra si erano fatte le cinque, e come ultima terrazza allora abbiamo visitato il piano in cui si trova anche il bar dell'Angelo. Nonostante lo scetticismo, un cornetto pieno zeppo di Nutella è stato poco più di un euro, e un cappuccino altrettanto. Abbandonati sotto un arco in pietra, gustavamo la merenda seguendo il percorso del passetto di Borgo, guardando i turisti fare avanti e indietro, col fiume che serpeggiava in lontananza verso l'occidente.

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La vista dal piano del bar. 

Poi, essendo ormai sera, siamo ritornati verso casa.

Il giudizio complessivo del giro è iper positivo: pranzo e sfizi a meno di dieci euro nel corso della giornata, (per chi vuole d'estate c'è anche un banchetto di frutta, subito fuori il Castello) visita a buon prezzo e definitivamente da consigliare, camminata piacevole. Non perdete l'occasione di visitare Castel Sant'Angelo e il ghetto a Roma, non ve ne pentirete!


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