Il Colosseo

Pubblicato da flag- Giulia Bonsignore — 6 anni fa

Blog: Roma Romae
Tags: flag-it Blog Erasmus Roma, Roma, Italia

Finalmente parliamo del punto principale di interesse a Roma. Forse non ha nemmeno molto senso che io stia qui a descriverlo, dato che il Colosseo è di per sé un punto obbligato di tutte le visite turistiche alla Città, però ho deciso ugualmente di parlarne, perchè l'esperienza che lascia la visita a questo monumento è qualcosa che consiglierei a tutti di provare,


Ho deciso di andare al Colosseo una mattina di Domenica, la prima del mese, in modo da poter sfruttare la gratuità mensile dei biglietti. Questo significa che, per evitare il costo (che per me era di 7,50 euro, nel caso di un biglietto intero è invece di 12 euro) mi sono svegliata alle 6 e sono uscita alle 7, per arrivare di fronte all'Arco di Costantino attorno alle 8 del mattino. Consiglierei a chiunque non voglia spendere di fare lo stesso; altrimenti, durante la settimana le file non sono tanto lunghe quanto piuttosto snervanti per la lentezza con cui vengono smaltite.
La fila era già lunga un centinaio di metri, che però sapevo sarebbero stati smaltiti velocemente, dal momento che non ci sarebbero state lungaggini economico-amministrative, ma solamente i controlli di sicurezza di routine.


Comunque, l'attesa mi ha permesso di ammirare l'Arco di Costantino nella mattina incipiente, dorato dal sole. L'Arco racconta una buona parte della storia Romana: i suoi vari rilievi sono infatti ascrivibili a diversi imperatori, e non al solo Costantino, nonostante da questo il monumento prenda il nome. Si contano infatti parti dovute a Traiano, Adriano e Marco Aurelio.
Non essendo mai entrata nel merito delle iscrizioni, fa comunque effetto pensare alla storia che racconta questa grande mole, sotto cui popoli interi, piegati dalla forza dei Romani, e imperatori si sono succeduti raccontando una gloria ormai trascorsa. Le necessità di preservazione fanno sì che non si possa camminare sotto l'Arco stesso, il che è un peccato, per quanto sia comprensibile date le anche recenti vandalizzazioni subite dal vicino Colosseo.

Tornando appunto a questo, sono entrata in preda ad una strana soggezione, avendo sempre guardato e ammirato il Colosseo (Anfiteatro Flavio, per chi ne domandi il nome ufficiale) solamente dall'esterno: finalmente ero dentro, e non sapevo veramente cosa aspettarmi.
Rampe di scale percorrono l'edificio per tutta la sua lunghezza, e nelle direzioni più disparate: alcune sono di fattura medioevale, altre di mano più recente, altre ancora risalgono alla stessa epoca romana, e alcune di queste sono chiuse al pubblico per motivi d'ordine e gestione degli spazi. L'interno del Colosseo si snoda in maniera abbastanza lineare, con le scalinate che salgono verso l'interno e seguono a salire tornando all'esterno per raggiungere i vari terrazzi, dove le Gentes e il popolo si accalcavano egualmente (ma in settori rigorosamente separati, si intende) per assistere al massacro dei Cristiani.
Davvero? Non proprio, dal momento che nessuna fonte storica conferma che sia stato ucciso anche un solo Cristiano con intento religioso all'interno della struttura. La prima voce che si aggira dunque nei riguardi del Colosseo si rivelò infondata qualche metro dopo l'ingresso, grazie all'aiuto di un utile cartello esplicativo. La Via Crucis, che ogni anno termina all'intenro dell'Anfiteatro in maniera simbolica, non ha dunque alcuna base storica su cui basare tale scelta.

Nella parte interna delle terrazze si trovano vari cartelli il cui compito è spiegare, a grandi linee, il valore simbolico del Colosseo quando fu costruito, il suo ruolo all'interno della società Romana e il suo funzionamento.
Innanzitutto, un Anfiteatro tanto imponente era sinonimo di potenza: il cantiere durò 8 anni di intensi lavori, finanziati dalla guerra giudaica e dal sacco di Gerusalemme. Una volta inaugurato, la festa imperiale si protrasse per cento giorni, perchè non solo Roma, ma l'intero mondo conosciuto sapesse dei fasti in cui poteva vivere e prosperare l'Impero.
Il ruolo del Colosseo all'interno della società non era unico, ma rispondeva tendenzialmente a una necessità intrattenitiva in ogni caso: che vi fossero battaglie navali, scontri o altri eventi, lo scopo era appunto divertire la popolazione, tanto che risale a questi anni il detto "panem et circenses" con cui si indicava l'uso dei governanti di saziare i bassi appetiti delle folle donando pane e permettendo di assistere ai combattimenti gladiatori. Per quanto riguarda il funzionamento del Colosseo, è stato impressionante constatate la quantità di ascensori presenti negli strati inferiori ( e non accessibili se non mediante apposite visite guidate), il cui scopo era trasportare gladiatori, belve feroci o addiruttura
"parti della scenografia" in modo da creare un'atmosfera esotica o eroica alla bisogna. Non si può dire che non si facessero le cose in grande.
E allora qui mi sono lasciata prendere, ed ho ricordato anche le scene del Gladiatore che nell'arena vengono tratteggiate, quella romanticizzazione (eccessiva, ma a chi importa) degli scontri tra guerrieri che lasciavano uno solo, soltanto il vincitore, in piedi.
In verità, molto più spesso di quanto si possa pensare i gladiatori venivano risparmiati, e il pollice verso non è che, appunto, una narrazione romantica; del resto, non sarebbe stato forse controproducente uccidere tutti quei guerrieri validi dopo averli formati tanto duramente? Il comnbattimento gladiatorio era forse, e il paragone è forse azzardato, abbastanza simile al Wrestling, in cui lo spettacolo la fa da padrone ma la tutela degli atleti è altrettanto importante.

Questo raccontavano le rovine: scontri, feste, Imperi. Dove era finito tutto questo? Facile a dirsi: dopo un primo momento di splendore, il Colosseo cadde in rovina, dal momento che il suo mantenimento era indubbiamente troppo costoso (soprattutto considerando che il crollo dell'Impero si avvicinava!). Il resto della storia, come tutti la conosciamo, è che le sue bellezze furono saccheggiate in anni e anni, un po' da tutti: locali che usavano il travertino, invasori che trafugavano statue, famiglie che costruivano abitazioni (visibili tutt'ora) all'interno delle mura del grande Anfiteatro di Roma. Così, del grande Colosseo non rimangono oggi che le rovine, ed effettivamente a questo viene messo di fronte il turista che, uscendo dai corridoi, si avventuri nel circolo interno che affaccia su quella che era l'arena:
molti scalini sono stati erosi dal tempo e dalle intemperie; altri sono stati rovinati, e la maggior parte dell'antico splendore permane solamente nell'immaginazione di chi visita quel posto. Inutile negare che il fascino del Colosseo sia anche un poco questo, ossia provare ad indovinare come potesse essere stato, una volta, quel monumento grandioso, quasi megalitico, di fronte agli occhi di un uomo qualunque. Tuttavia, ammetto che per più di un momento ho desiderato che vi fosse un angolo, uno spazio solo magari, appositamente dedicato ad una virtuale ricostruzione dell'arena così com'era. Vi lascio solo fantasticare sulla mole esterna ricoperta di statue, il circolo protetto da tendaggi purpurei e un'arena brulicante di fumi, spettacoli, spettatori entusiasti. Tra una spiegazione e l'altra ho capito che andare al Colosseo era un evento completo, che mi ricordava le immagini delle braciolate all'americana all'esterno dei grandi stadi di football o baseball: in effetti, al Colosseo le persone mangiavano, scherzavano, si ubriacavano e facevano pace, il tutto passando intere giornate sui gradoni, solo per il gusto del vivere comune.


Continuando il giro, sono arrivata nella parte prospicente l'Arco di Costantino e il Palatino, e assieme a qualche altro turista mi sono soffermata a godere del primo sole guardando la città che si svegliava in una domenica qualunque. Da questo punto si vede anche ciò che rimane del Tempio di Venere, ossia una parte absidale e lo scheletro della struttura sacra. Tutto pareva spirare magnificenza, una magnificenza però passata e destinata forse a non tornare più.
Quindi sono scesa ed ho trovato un'interessante lapide, sulla quale un'incisione promette assoluzione completa dei peccati in caso di un bacio. Nonostante l'apparenza potesse non invitare, ho visto più persone chinarsi e baciare l'iscrizione, collegando il proprio Credo a una tradizione centenaria, e ammetto che la cosa mi abbia colpito. Per sicurezza, un bacio alla pietra l'ho dato anche io.
Poi sono finalmente uscita, soddisfatta di aver finalmente reso omaggio ad una parte di Roma tanto importante, con uno strano senso di irrealtà che mi seguiva, perchè mentre passavo tra la quotidianità del 2017 mi era rimasto, forse, un poco di sentimento per quella grandezza perduta che pareva poter superare ogni normalità, ogni abitudine, e squillava di gloria e di ardore pur essendo poco più di un complesso ammasso di massi.


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