Workaway, nuova frontiera del viaggiatore o covo di maniaci? pt.1
Molto spesso alla fine di un viaggio si torna a casa con la sensazione di non esserselo vissuto appieno; magari hai visitato molte città, andando a vedere i luoghi che la LonelyPlanet consigliava e condividendo quello spazio con altri turisti come te. Ma alla fine hai veramente capito un luogo? L’hai sentito? Hai percepito com’è la vita al di là delle attrazioni turistiche? Hai visto cose che nessun altro aveva visto? Un anno fa mi giravano per la testa queste domade e non ero soddisfatta di come avevo vissuto i miei viaggi fino a quel momento, volevo di più.
Così ho trovato Workaway.
Che cos’è Workaway?
Workaway si presenta come un sito web per viaggiatori, in cui trovare vitto e alloggio gratuito in qualunque parte del mondo, in cambio di un servizio lavorativo offerto dal viaggiatore alla struttura ospitante.
Mi spiego meglio: questa piattaforma è divisa in “Host”, ovvero chi ospita e “Workawayers”, cioè i viaggiatori. Ogni “Host” pubblica una descrizione della propria struttura ospitante (casa/ostello/fattoria) e descrive il quantitativo di ore ed il tipo di lavoro richiesto, che molto spesso riguarda il giardinaggio, il fai da te o la pulizia di camere/bagni, a seconda della struttura: niente per cui serva una licenza o un’istruzione precisa insomma, ma più un aiuto per la vita di tutti i giorni.
Ci sono moltissimi tipi diversi di strutture e diversi tipi di lavoro; tra i più particolari ho trovato aiutare in allevamenti di Husky in Finlandia, seguire un fotografo alla ricerca delle aurore boreali in Norvegia e ristrutturare case d’epoca nella campagna francese.
La vera forza di questa piattaforma è che, una volta trovato un “Host”, si viene a creare un contatto diretto coi nativi del luogo e questo credo insegni molto di più di quanto una guida turistica o un viaggio organizzato possano fare. Essere a contatto diretto con persone che aprono la propria casa e le proprie abitudini ad uno sconosciuto è prova di grande coraggio e voglia di condividere con lui/lei tutto ciò che fa parte di quella vita.
Pro e Contro di Workaway
Pro:
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È una piattaforma che fa veramente il giro del mondo e il viaggiatore non deve far altro che inserire la zona geografica/Paese che gli interessa e trovare le offerte.
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Le uniche cose da pagare sono l’iscrizione al sito e il viaggio.
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La comunità di Workaway è molto ampia e fitta di recensioni, per cui la scelta della struttura non è fatta al buio.
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Le ore di lavoro richieste dalle strutture ospitanti solitamente non sono tante e il viaggiatore ha la libertà di scegliere quando lavorare e con che ritmo.
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Il sito è molto colorato e intuitivo.
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Chi ospita è solitamente una persona aperta che mette a disposizione il proprio tempo per dare al viaggiatore uno scorcio della vera vita in quel luogo, mostrandogli posti poco turistici e poco conosciuti, raccontando storie o semplicemente insegnando ricette tipiche. In pratica la parola chiave è condivisione.
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Spesso gli “Host” hanno più di un workawayer, così che si venga a formare un gruppo (grande o piccolo) di persone da varie parti del mondo che vivono e lavorano insieme.
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Si può viaggiare in posti in cui la vita costa molto, perché vitto e alloggio sono già coperti e questo costituisce un grosso risparmio per il viaggiatore.
Contro:
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Il pagamento dell’iscrizione è l’unica cosa richiesta per entrare nel sito. Questo significa che è molto semplice per tutti farne parte, sia come “Host" che come viaggiatore, ma non viene fatto su nessuno un controllo approfondito da parte del sito. Sostanzialmente non ci sono garanzie, se non le recensioni lasciate dagli altri.
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La maggior parte degli “Host”, è disposto a ospitare soltanto per lunghi periodi di tempo, diciamo dai 3 ai 6 mesi.
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Il sito non è aggiornato come dovrebbe. Spesso le strutture ospitanti attive sono al completo e non lo scrivono o non cercano neanche più workawayers. A me è successo per questi motivi di ricevere tanti no e tanti nemmeno hanno risposto.
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Nonostante ci siano poche ore di lavoro e giorni liberi, il viaggiatore deve comunque adempiere alle proprie mansioni e passare la maggior parte del tempo nella propria struttura ospitante, anche perchè gli stessi viaggiatori sono recensiti dalle strutture che li hanno ospitati e non è bello fare brutta figura.
Detto ciò, io ed una mia amica abbiamo fatto il profilo in comune e sebbene avessimo poco più di due settimane da poter passare all'estero, abbiamo cominciato la nostra ricerca, focalizzandoci su luoghi poco comuni.
Avremmo mandato qualcosa come 60 email e alla fine soltanto un ostello a Malta ci aveva risposto che erano disposti ad ospitarci. Ci hanno fatto un’intervista informale via Skype, così, giusto per conoscerci. In realtà però, noi non volevamo andare a Malta, volevamo fare qualcosa di più particolare, che è proprio il punto di Workaway e improvvisamente arrivò una richiesta da parte di un “Host” che ci convinse a lasciar perdere Malta, per andare decisamente più a nord:
in Norvegia.
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