Pindaya

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Dopo la colazione ci dedicammo alla visita del paese di Pindaya dove erano in corso i preparativi per la celebrazione di una festa locale. Anche in questo caso Bobo ci lasciò almeno un’ora per gironzolare per le abitazioni e fare amicizia con i loro abitanti. Avvicinammo anche molte persone molto disponibili a farsi fotografare, ed un padre mi chiese di insegnare alcune parole in inglese a suo figlio.

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La tappa successiva era una piccola fabbrica dove venivano prodotti i tipici  ombrelli in carta Shan, realizzata con corteccia di gelso, che vengono utilizzati dai monaci in tutto il paese. Ammirammo tutto il procedimento fatto di più fasi, tutte portate a termine con grande maestria e manualità. Quasi tutti gli artigiani erano in realtà ragazzine minute, che con le mani esili attaccavano delicatamente la sottile carta dipinta alla struttura di legno chiaro.

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Subito dopo ci dirigemmo a visitare l'incredibile grotta calcarea di Pindaya, con il suo labirinto di camere che contengono più di 8.000 statue di Buddha. Ci soffermammo poi prima di pranzo lungo la sponda del piccolo lago dove, mentre le donne zappavano la terra per creare posto alle acque, gli uomini controllavano un nutrito gruppo di vacche portate ad abbeverarsi.

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Dopo pranzo, a bordo del nostro pulmino, facemmo rotta verso Heho per riprendere l'aereo che ci doveva portare a Bagan. Il trasferimento fu tranquillo e già a metà pomeriggio giungemmo a destinazione e avemmo la possibilità di rilassarci nello spettacolare hotel dove avremmo dormito per le successive tre notti, il Tharabar Gate.


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