Direzione lago Inle
Primo giorno a Yangon e arrivo al lago Inle
La mattina, prima ancora di smaltire i postumi del viaggio, riprendemmo subito un piccolo aereo locale per dirigersi verso Heho. L'aereo turboelica era talmente piccolo che fummo costretti a lasciare una parte del bagaglio per non superare il carico massimo ammesso. Nonostante tutto il viaggio risultò tranquillo, rapido e senza intoppi. Il paese di Heho, posto a pochi chilometri dall'aeroporto, ci deliziò con uno spaccato di vita locale: gran parte della popolazione si concentrava in un vivacissimo mercato, e di turisti neanche l’ombra.
Infatti, a differenza di quanto avevo osservato nella capitale Yangon, il resto del Myanmar era all’epoca praticamente sconosciuto ai turisti. Questo perché, come ci raccontò Bobo, il Paese era stato una dittatura fino a pochi anni prima ed i suoi confini erano stati aperti al turismo solo nel 2012.
Al mercato ci divertimmo a fotografare persone intente alla vendita dei propri beni, all'esecuzione di lavori artigianali, al riposo e al divertimento. Fotografammo uomini e donne che si rilassavano fumando un sigaro, ragazzi che giocavano a biliardo e a dadi, donne che vendevano prodotti artigianali e dell'agricoltura e molto altro. Dopo un paio d'ore volate via, riprendemmo il pulmino per proseguire verso la meta più importante della giornata, il Lago Inle, il secondo lago più grande del Myanmar, situato a 900 metri sul livello del mare.
Questo è senza dubbio uno dei miei luoghi preferiti al mondo.
L'arrivo al lago Inle
All'arrivo, a bordo di un motoscafo, facemmo un giro turistico per ammirare le bellezze del lago. Ci imbattemmo subito in alcuni pescatori, famosi per il modo unico di condurre le proprie piccole imbarcazioni in piedi utilizzando una gamba per muovere il remo. Tra le prime tappe visitammo il Monastero Ngaphechaung, un tempo noto come il tempio dove i monaci addestrano i gatti a saltare. Durante il viaggio facemmo una sosta anche al villaggio di Nam Pan famoso per la filatura del cotone e del fiore di loto, pregiatissimo e costosissimo. Dopo ci fermammo nelle case dove si producono i sigari, fumati in tutto il paese. Rimanemmo affascinati oltre che dalla bellezza dei luoghi anche dalla vita tradizionale del popolo Intha.
Non a caso, al di là della bellezza dei luoghi, alla quale nessuna foto può rendere giustizia, ciò che mi ha veramente colpito del Myanmar è il suo popolo e le sue tradizioni. Innanzitutto, in Myanmar ci si sente sempre al sicuro. La gente è estremamente ospitale, sorridente, allegra: il fatto di non aver mai visto prima un turista rende gli abitanti di ogni villaggio curiosi da una parte, ma dall’altra desiderosi di mostrare quello che hanno di tipico e tradizionale. In ogni villaggio in cui facemmo sosta in quelle settimane gli abitanti ci prendevano per mano e ci mostravano con fierezza le loro case, ci invitavano a sedere insieme a loro per il pranzo, ed erano molto attratte dalle nostre macchine fotografiche. Per questo motivo, in questo blog vedrete più che altro foto di persone, piuttosto che foto di paesaggi.
Quello stesso giorno, avvicinandosi l'ora del tramontoci dirigemmo verso l'hotel. Durante il percorso ci imbattemmo in un pescatore intento a ritirare le proprie reti alla luce del tramonto, quando i colori iniziavano ad accendersi di rosa e rosso.
Poco dopo raggiungemmo l'hotel "Treasure Myanmar Resort" che si dimostrò ancora una volta ben al di sopra delle mie aspettative, formato da una struttura centrale e varie palafitte costruite sopra le limpide acque del lago.
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