Shock Culturale a Karlstad
Confusione, ansia e disorientamento sono solo alcune delle emozioni e degli stati d'animo che potremmo provare quando viviamo all'interno di un'ambiente a noi poco familiare, quando dobbiamo per questo confrontarci con una cultura diversa dalla nostra e con ciò che ne consegue. Questo è quello che potremmo definire a tutti gli effetti uno "shock culturale".
Mi domando se riuscirò mai ad avere un'identità biculturale e se il tempo che trascorrerò all'estero sarà sufficiente perché ciò accada.
Si dice che i sintomi iniziali di questo shock culturale potrebbero tardare a manifestarsi, perchè inizialmente si vive nel cosiddetto periodo di "luna di miele". Si tratta di un breve intervallo di tempo durante il quale tutto sembra essere stupendo semplicemente perchè nuovo.
I paesaggi sono mozzafiato, le fredde temperature sono una novità (almeno lo sono state per me!), la gente del posto è interessante ed è lo strumento principale per immergersi e scoprire una nuova realtà con la sua cultura.
È soltanto una questione di tempo ma presto capirai che: "basse temperature " si traduce in strati di vestiti che dovrai puntualmente togliere all'interno degli edifici con riscaldamento, o che con molta probabilità già a dicembre smetterà di nevicare. Ti renderai conto che i paesaggi non sono altro che "paesaggi", il più delle volte inaccessibili, e che i laghi non fanno altro che susseguirsi. Devi un attimo scuoterti per non dimenticarti che stai vivendo in una paese stupefacente. Spesso, mentre viaggio in treno o in autobus, faccio uno grande sforzo per evitare di fiondarmi sul telefono ogni volta che lascio uno di questi paesaggi alle mie spalle
Foto: i passeggeri preferiscono viaggiare in piedi piuttosto che occupare i posti liberi.
Sono solita salutare chiunque o chiedere alla gente come vada pur di iniziare una conversazione. Non a caso, se mi venisse chiesto di descrivermi lo farei presentandomi come una persona socievole e aperta, che ama parlare con tutti e che per questo crede che anche gli altri vogliano farlo. Non cambierei per nulla al mondo, eppure ci sono giorni in cui mi domando se valga la pena sforzarsi così tanto. Sono arrivata qui completamente sola, senza alcuna conoscenza sulla cultura e sulle abitudini locali, ma soprattutto senza preoccuparmi su come avrei dovuto comportarmi o addirittura su come la gente si aspettasse che mi comportassi. Generalmente non mi tiro mai indietro quando si tratta di socializzare, per sentirmi a mio agio mi bastano solo qualche sorriso e una tazza di tè!
Ma qui in Svezia la vita è differente. Ci sono delle regole sociali non-scritte che io infrango spesso, e non capisco il perchè dato che difficilmente ne traggo dei vantaggi. Per esempio:
- Non sedersi accanto ad un passeggero quando il posto è libero. Io mi guardo bene dal farlo continuamente.
- Non avviare conversazioni con sconosciuti. Lo faccio tutte le volte che posso.
- Non salutare le persone dall'auto o dall'autobus. Io lo faccio ma raramente capita che qualcuno ricambi.
Foto: l'attesa alla fermata dell'autobus. A volte puoi trovare dalle sette alle otto persone in questa posizione. Generalmente non parlano, non accennano sorrisi e usano gli auricolari.
Il sito web "Expat Arrivals" descrive gli svedesi come delle persone a metà tra l'essere seri e l'essere riservati, introversi fino al punto da sembrare scortesi e reticenti. Ai nostri occhi appaiono invece "freddi" e asociali. È impensabile improvvisare piccole chiacchierate o grandi risate con loro! Ci sono infatti dei giorni in cui rientro a casa esausta da questa angoscia sociale.
Ma non bisogna giudicare troppo in fretta, io per esempio ho imparato delle piccole cose. Gli svedesi preferiscono "farsi i fatti loro" distaccandosi emotivamente dagli altri. Contrariamente a quanto potremmo pensare non lo fanno perchè rudi bensì per rispettare i nostri spazi personali. Se riesci a capire la loro mentalità e ad accettarla senza prendere sul personale il loro comportamento, diventerà tutto più semplice anche per te.
Foto: a volte è come se la persona accanto a te sia rude e disinteressata, ma non è così!
È stato il mio caro amico Nguse a farmi da "guida", è arrivato dall'Eritrea 5 anni fa e presto riceverà la cittadinanza svedese.
È stato proprio lui spiegarmi e insegnarmi ad andare su queste montagne russe perchè, anche se potrebbe apparire come un clichè, è di questo che si tratta. A volte mi sento soddisfatta di me stessa perchè ce l'ho messa tutta per riuscire a fare amicizia in un paese in cui il concetto di spazio personale è rispettato fino ai limiti dell'assurdo. Altre mi sento invece giù, soprattutto quando alla mensa dell'università, frequentata da 16.000 studenti, non ho con chi condividere il pranzo se Nguse non c'è.
Sinceramente mi domando in che modo i più introversi possano affrontare ciò quando io, che non lo sono e al contrario so essere molto decisa quando voglio coinvolgere qualcuno, ho incontrato non poche difficoltà. Nguse mi ha detto che anche loro hanno attraversato queste montagne russe fra alti e bassi.
Ho deciso di intervistare alcuni dei miei nuovi amici per offrire diversi punti di vista sul tema dello "shock culturale".
Interviste
1. Annamalai dall'India
D:Dimmi due cose che ami della Svezia. R: Sono da poco diventato papà e i benefici per i neogenitori e le vacanze qui sono eccezionali. In India non sarebbe stato possibile avere tutto questo tempo libero. Inoltre, credo che qui ci sia un ottimo equilibrio tra vita personale e lavoro, non vengono richiesti troppi straordinari sul posto di lavoro.
D: Se potessi cambiare qualcosa della cultura svedese, quale sarebbe? R: Credo che in Svezia la gente dia troppa importanza alle cose materiali dimenticandosi di ciò che conta. Se fossero in grado di bilanciare la cosa la Svezia sarebbe un paese perfetto.
D: Quale consiglio daresti, per prevenire lo shock culturale, a chi dovesse decidere di trasferirsi qui dall'India? R: Li preparerei sul fatto che qui anche i più piccoli possiedono smartphones costosi.
2. Khaled dalla Siria
D: In cosa differisce il comportamento dei giovani siriani da quello degli svedesi? R: In Svezia le scuole non sono circondate da muri alti ed i bambini hanno la possibilità di essere tali giocando e consumando le loro energie. Al contrario in Siria sono molto più controllati. Qui i più giovani possono vivere liberamente le loro vite e possono prendere decisioni grazie alle quali costruire il loro futuro; d'altra parte in Siria puoi godere di una vita sociale spontanea che purtroppo non sembra esserci qui. Nel mio paese non devi organizzare i tuoi incontri, ti basta uscire e unirti ad un amico seduto al bar per bere un caffè o fare una passeggiata con un altro appena incontrato. Mi manca tutto ciò.
D: Cos'è che più ti piace e ammiri della cultura svedese?
R: La libertà e la democrazia, due pilastri della società svedese non apprezzati come dovrebbero secondo me. Io provengo da un Paese che ne è praticamente privo e a volte devo darmi un pizzicotto per ricordarmi che vivo in un Paese retto da questi due grandi valori.
D: Hai vissuto il problema dello shock culturale in Svezia? R: Credo che la possibilità di poter girovagare liberamente senza preoccuparsi di essere osservati sia stato per me lo shock più grande. A questo si aggiungono poi anche i supermercati pieni di articoli di ogni genere, così tanti da dimenticare il motivo per il quale ci sei andato, e il tempo libero disponibile.
3. Fareza dal Canada
D: Il detto dice "paese che vai usanza che trovi". Cosa ha significato questo per te? R: Sono sicuramente diventata più riservata da quando mi sono trasferita qui. Non invito più la gente appena conosciuta perchè la risposta sarebbe un bel "no". All'inizio ero molto più estroversa ma ho capito che qui non andava bene.
D: Se potessi scegliere, quali sono i tre aspetti della cultura svedese che ti piacerebbe mettere in una "capsula del tempo" per le generazioni future, affinchè guardandosi indietro possano trarne un insegnamento? R: A) La tradizione di Fika, la trovo assolutamente fantastica. Per gli gli svedesi è davvero importante, soprattutto quando sono al lavoro. B)Fare la fila. Inizialmente questa cosa mi faceva ridere ma adesso l'apprezzo molto. Adesso per me è impensabile andare da qualche parte (che si tratti di un negozio o dell'ospedale) e farne a meno. C) Essere un'amante dell'aria aperta. Apprezzo davvero questo aspetto degli svedesi. Loro amano stare in contatto con la natura e svolgere attività all'aperto, come il campeggio o le escursioni. Credo si tratti di un fattore culturale. Per esempio in Canada vivevo in periferia e non era facile trovare questo tipo di persone.
D: Cosa ti piace di più dell'essere una straniera in Svezia? R: Non riesco a pensare a nulla di positivo nell'essero uno straniero in questo paese, ciononostante amo vivere qui. La gente del luogo è davvero gentile quando scopre che provieni da un altro paese. Sono incuriositi da ciò ed è per questo che ti fanno molte domande per sapere di te e della tua vita.
Fare queste interviste mi ha ricordato che ci sono altri due aspetto della cultura locale che ho trovato bizzarri e ai quali mi sono adattata quasi senza rendermene conto (anche se ammetto di non essere contenta di ciò). Il primo è il programmare le uscite con gli amici, proprio per sottolineare l'assenza di quella "spontaneità sociale" di cui parlava Khaled. Non ho mai improvvisato una visita in casa di amici per una tazza di tè. Mi sono ritrovata talmente impegnata con l'università che senza rendermene conto programmavo già i miei appuntamenti!
Il secondo è il voler separare la vita privata da quella professionale. Sai a volte è spontaneo chiedere ad un collega con il quale vai d'accordo di andare a cena insieme o sperare di essere invitati, soprattutto se sei nuovo in città e non conosci nessuno. Questo in Svezia non succede mai. Incontri un collega in centro? Un rapido saluto sarà più che sufficiente. Ne incontri un altro con il quale ti trovi davvero bene? Un semplice "ciao" andrà benissimo.
Concludo dicendo che, nonostante gli svedesi abbiano delle cose incredibili come la raccolta di funghi e bacche, il concetto di "seconda mano", la libertà e la democrazie, devi rispettare le regole generali e quindi: abbassare il tono di voce, non parlare troppo, essere invisibile e...confonderti con la massa!
Alla luce di ciò, il consiglio che vorrei darvi è di non preoccuparvi se la gente non vi parla, sta solo rispettando il tuo spazio personale. Non preoccuparti se non ti sorridono, è normale! Io comunque non mi arrendo!
P. S. È davvero difficile avere delle foto su questo tempo per cui visita di nuovo la pagina per vedere come va!
Consigli per gli studenti Erasmus:
- Pagina facebook per chi è alla ricerca di una stanza in affitto a Karlstad: Lediga lägenheter i Karlstad
- Tre libri sulla cultura svedese che vale la pena leggere prima del vostro arrivo:
1. Culture Smart! The Essential Guide to Customs & Culture
2. Scandinavians: In Search of the Soul of the North
3. The Almost Nearly Perfect People
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Contenuto disponibile in altre lingue
- English: Culture Shock in Karlstad
- Español: Choque cultural en Karlstad
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