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Tirta Empul


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Il tempio di Tirta Empul

Pubblicato da flag-it Chiara Menghetti — 5 anni fa

Durante la mia permanenza in Bali ho visitato moltissimi templi, alcuni più antichi ed altri più moderni, sparsi in varie zone dell’isola. Ad essere sincera, tuttavia, nessuno di quelli che avevo visto fino a quel momento mi aveva colpito particolarmente. Non posso negare che fossero esteticamente belli, ma al di là di questo erano tutti molto simili gli uni agli altri. Erano caratterizzati da uno stile architettonico molto particolare, finemente scolpiti, spesso decorati con ornamenti dorati e sempre ricolmi di doni dei devoti, prevalentemente fiori colorati e profumatissimi. Per i non indu accedere alla maggior parte dei templi era impossibile, e l’unica cosa che potevamo fare era ammirarli dall’esterno.

Questo non fu il caso di Tirta Empul. Questo tempio, tra i più importanti in assoluto per l’induismo balinese, si trova non lontano da Ubud (circa 15 chilometri), e quindi anche relativamente vicino alla nostra abitazione a Kerobokan. Quando decidemmo di andare formammo un gruppo piuttosto nutrito, comprendente una notevole varietà di nazionalità diverse: oltre a me c’era la messicana Maria, Jacquie direttamente da Boston, Tereza dalla Slovacchia, Lena dalla Germania ed Ester con il fidanzato Agung, entrambi balinesi e nostre guide fidate.

Furono loro stessi ad avvisarci che, se non fossimo arrivati al tempio prima dell’undici di mattina, probabilmente l'avremmo trovato così pieno di fedeli e di turisti da essere quasi inagibile. Per questo decidemmo di partire la mattina piuttosto presto, in modo da giungere a Tirta Empul non più tardi delle 9:30.

Una volta arrivati presso il parcheggio del tempio, all’ingresso dovemmo pagare un biglietto da 150. 000 rupie (poco meno di nove euro). Una volta pagato, fummo condotti verso un piccolo spogliatoio, dove potemmo indossare una sorta di lungo pezzo di stoffa verde acceso a mo’ di tunica, stretta in vita da uno spesso nastro arancione.

Una volta tutti pronti, indossato l’abito adatto, ci dirigemmo verso l’ingresso del tempio vero e proprio.

Attraverso un magnifico giardino pieno di piante fiorite e statue raggiungemmo il portale di accesso, il cosiddetto Candi Bentar, il tipico e finemente decorato portale d’ingresso a due battenti, che avevamo visto centinaia di volte a Bali.

Il tempio di Tirta Empul

Il tempio risale al 962, quando il capostipite della dinastia Warmadewa che regnava al tempo, Sri Kesari Warmadewa, decise che era necessaria la costruzione di un tempio per la purificazione dei devoti nella regione Ganjar.

Il tempio principale si sviluppa intorno a tre ambienti distinti: il primo ambiente che si incontra dopo l’ingresso è il cosiddetto Jaba Pisan, o cortile frontale; il secondo è il Jaba Tengah, il cortile centrale, ed infine si arriva al cortile interno, che in lingua balinese si chiama Jeroan. All’interno del cortile centrale è collocata la piscina destinata ai fedeli, la piscina per le abluzioni, distinta in due sezioni.

Quando arrivammo in questa zona del tempio i fedeli si affollavano intorno ad un altare a mani giunte per pregare, per poi immergersi con tutto il corpo nell’acqua limpidissima della piscina.

La piscina più grande, piena di grossi pesci bianchi, rossi e arancioni e sulla quale galleggiavano i fiori, era letteralmente invasa dai fedeli. Il rito qui vuole che ognuno di essi percorra la vasca da ovest verso est, soffermandosi alcuni secondi con il capo sotto il getto delle fontane. Questa procedura, che deve essere ripetuta con tutte e tredici le fontane della vasca, ha la funzione di purificare l’anima dei fedeli, ed è un rito veramente molto sentito in Indonesia e a Bali.

Tutta la cerimonia aveva veramente qualcosa di magico: era uno spettacolo da guardare e sembrava davvero di trovarsi dentro ad un magnifico documentario. C’erano anziani, donne e bambini che si chinavano sotto alle fontane finemente scolpite con teste di drago a mani giunte, l’acqua era scura per il fondale di ciottoli, ma pulitissima, e questi grossi pesci nuotavano sinuosi fra le gambe delle persone, senza curarsene minimamente. C’era un’atmosfera quasi mistica, accentuata dal profumo intenso dell’incenso, posizionato ad ogni angolo del tempio.

Rimanemmo alcuni minuti incantati ad ammirare quel rito così poetico, e poi decidemmo che sarebbe stato bello prendervi parte. Così anche noi, una dopo l’altra, ci immergemmo nell’acqua tiepida con le nostre tuniche verdi, e ci bagnammo i capelli sotto al getto d’acqua rinfrescante delle fontane.

Una volta concluso il rito, attraversate tutte e tredici le fontane, uscimmo dall’acqua e ci dirigemmo verso l’ambiente successivo del tempio.

Raggiungemmo quindi il cortile interno, decisamente meno affollato. Pur senza la suggestione provocata del rito nell’ambiente precedente, che già di per sé gli conferiva fascino, questo ambiente era bello ed elegante nella sua semplicità. L’ambiente era caratterizzato dalla presenza di altre due piscine, una più grande, con l’acqua scura ed immobile, l’altra più piccola, con l’acqua che si muoveva leggermente. La prima delle due piscine era popolata da centinaia di pesci, gli stessi che avevamo visto anche nella vasca del cortile centrale. Solo che in questo caso erano davvero moltissimi, e delle dimensioni e dei colori più vari. Seppure fosse vietato dargli da mangiare, se provavamo ad avvicinarci alla superficie dell’acqua questi pesci si avvicinavano incuriositi, sollevando la testa. Alcuni erano di un arancione acceso con la pancia bianca, altri di un bianco sporco con macchie su dorso, altri di un rosso scuro. Tutti questi pesci nuotavano in un’acqua decisamente più torbida di quella della piscina dove avevamo appena fatto il bagno, e si confondevano con le alghe sul fondo.

Nella terza e ultima piscina, quella più piccola, notammo l’acqua affiorare direttamente dal suolo, emettendo strani gorgheggi e creando piccoli mulinelli quasi ipnotizzanti. Tra l‘altro esiste una curiosa leggenda intorno a questa terza vasca.

Si narra che uno dei sovrani che regnarono su Bali, Mayadenawa, si rifiutò di seguire i precetti dell’induismo, provocando in questo modo l’ira degli dei. In particolare il dio della folgore Idra decise che avrebbe inviato un esercito per catturarlo ed ucciderlo

Il sovrano a quel punto, per cercare di sfuggire all’impeto della divinità, avvelenò lo specchio d’acqua dove si abbeveravano i cavalli e gli uomini dell’esercito di Idra. Il dio a sua volta fece sgorgare dal suolo acqua dal potere curativo, curando le sue truppe e i loro animali e potendo così portare a termine la sua missione.

Secondo la leggenda Tirta Empul è stato costruito proprio sopra a questa sorgente e che la terza vasca ne sia la dimostrazione.

Una volta conclusa la visita al tempio lasciammo i nostri abiti e tornammo a recuperare i nostri motorini.

Purtroppo, come succede quasi sempre a Bali in corrispondenza di un luogo molto frequentato, all’esterno è stato creato una specie di piccolo centro commerciale all’aria aperta, fatto da un labirinto di capannine dove si possono acquistare souvenir e prodotti di ogni genere.

Il problema è che in questo tipo di posti, diversamente dai mercati (dove si possono fare dei veri affari, soprattutto se si sa contrattare! ), è quasi impossibile trovare qualcosa di veramente originale, ed i prodotti sono quasi sempre cianfrusaglie di scarsa qualità. In più i venditori sono sempre molto insistenti, ma solo con i turisti, cosa che può diventare alla lunga molto fastidiosa. Il trucco in questo caso è imparare qualche termine di base in bahasa (la lingua nazionale dell’Indonesia), lascerete sicuramente tutti di sasso!

Al di là del fastidio che può essere causato dall’insistenza, ma che di fatto è veramente solo un fastidio, secondo me queste strutture immediatamente al di fuori di un tempio così suggestivo ne rovinano non poco l’atmosfera, che dovrebbe essere esclusivamente improntata sulla spiritualità.

Ad ogni modo il piccolo centro commerciale, seppure non ne appoggi affatto la presenza (a Tirta Empul come in moltissimi altri posti, in primis a Tana Loth, dove è stato costruito una specie di parco divertimenti), non basta ad intaccare la bellezza del luogo, che rimane veramente magico.

Se avete voglia di comprare qualcosa di carino, caratteristico ed economico, non fatevi convincere dagli abilissimi venditori di questi posti, ma prendetevi una giornata per curiosare nell’immenso mercato di Ubud: lì sì che potete fare dei veri affari!

PS: il consiglio che vi dò è lo stesso che ci hanno dato i nostri amici balinesi: arrivate la mattina presto!

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