Alicante si (ti) muove dentro
È un sentimento strano da descrivere, si muove e ti muove dentro quando rientri nel paese di nascita, dove sei cresciuto o dove hai vissuto per molto tempo.
Non tornavo ad Alicante da giugno. Non sembra molto tempo, sono solo sei mesi, però già la strada di rientro ti scuote. Menomale che presi Blablacar in modo che il viaggio fosse meno noioso. Le conversazioni con Ana e Nerea mi distraevano. Attraversai Beniel, Crevillente, Elche...senza accorgermi di nulla, fino a che restai a bocca aperta davanti il cartello che indicava l'uscita verso l'"Universitat de Alicant/San Vicente del Raspeig". Si intravedeva già l'aula magna 1 dall'autostrada, con i suoi raggi beige e color salmone. Pioveva, sembrava che il tempo si era commosso come stava succedendo a me.
Lasciai la macchina nel parcheggio dell'aula magna 2, vicino al Colegio mayor, posto che attraversai diverse volte durante i primi due anni di università mentre andavo o rientravo dalla residencia Mediterráneo, e dove tante volte ho pranzato con il panino e tortillas di patate negli ultimi anni universitari. Mi diressi verso la segreteria di Scienze economiche e delle imprese, cioè la mia facoltà, nonostante io abbia studiato pubblicità e relazioni pubbliche. Dovetti provvedere da sola alla restituzione delle tasse per il pagamento del titolo (può essere per merito accademico, o perché te ne vai o perché hai pagato di più ti restituiscono i soldi). Un sorriso inquieto che non andava via mentre avanzavo sulle selci giallognole del campus. Gli alberi autunnali si spogliavano delle foglie, il prato sempre tagliato alla perfezione, i carrelli che sembrano usciti da un campo da golf attraversavano le corsie dei viandanti di continuo. Nulla era cambiato, addirittura sembrava che nemmeno io ero cambiata, la mia figura continuava ad incastonarsi perfettamente con quello stampo.
La fortuna mi accompagnò quella mattina, sicuro, perché mi accolse il segretario più simpatico di tutti (ci promise un caffè! ). Uscendo dalla porta proprio all'uscita restai un'altra volta a bocca aperta, questa volta era la mia amica Lydia. Che grata sorpresa!
- "Ma che ci fai qui? "
- "No, che ci fai tu qui? " (Lei grida sempre un po' più di me).
Ci abbracciammo e riabbracciammo. La accompagnai a fare le sue cose, poi cercammo la sala Aifos, ci inviarono al Paraninfo, e poi da un'altra segretaria e tornando al luogo di partenza ci informarono che i posti per le sedute di laurea non erano ancora disponibili. Beh, almeno abbiamo passeggiato, quando si è con gli amici il bicchiere si vede sempre pieno, non so perché.
Non potevo andarmene senza passare prima dal ufficio di Daniel Rodrígues, il mio professore di Disegno Grafico II (2º anno), Disegno pubblicitario e Metodi delle imprese (entrambe fatte al 4º anno). Mi ha sempre interessata per la passione che mette nelle cose che fa, per il fatto di non mollare nonostante tutte le avversità e per cercare di reinventarsi di continuo. Era l'ultimo giorno di lezioni del primo trimestre, il campus era quasi un deserto ed erano circa le due del pomeriggio. Non avevo dubbi che stesse ancora lavorando nella sua tana. Come già successe precedentemente, un "avanti" arrivò da dietro la porta, in risposta al mio toc-toc. Era lì, era contento di vedermi, lo notai e anche lui immagino, visto che andai a fargli visita. Ci salutammo con due baci (non era mai successo) ed esclamai al nostro distacco:
- "E questa barba? "
Chiacchierammo per alcuni minuti, non volevo rubargli troppo tempo, ed io avevo comunque un impegno a pranzo con Marina. Gli domandai (indirettamente) di venire alla seduta di laurea, per me significherebbe molto averlo lì (anche se questo io non lo confessai).
Una volta fuori dall'edificio di scienze sociali andai in macchina e mi dirigei verso Campello, facendo le ultime foto e facendo video per la posterità.
Che bella era Marina e quanto ero contenta di vederla. È la prima amica che ancora ho dall'inizio della carriera universitaria. Ricordo di averla vista arrivare sulla sua C13 con i suoi capelli rossi alla Milla Jovovich nel "Quinto Elemento" e la permanente da chiocciola appena fatta. Adesso vive in Germania, partì in Erasmus e non è più tornata (solo per le vacanze). Non smettemmo di parlare nemmeno per respirare. Ridemmo, ci viziammo, ci ammirammo e scambiammo le nostre opinioni (quasi identiche) sull'avere un fidanzato straniero e sulla situazione personale, di lavoro ed emozionale, la quale ci troviamo ad affrontare a fine carriera.
Non ci fu tempo più per nulla, se no saremmo rimaste per tutto il pomeriggio, chiedendo per una ed un'altra ananas con crema catalana e sciroppo di cioccolato. Dovevo andar via perché un altro passeggero m'aspettava alle 15. 45 nella rotonda della Villa Universitaria. Ci abbracciammo sinceramente, come poche volte accade. Realmente non so quando potrò rivederla. Con lei mi capita come con Sandra, è un'amica alle quale dici a domani e possono passare settimane, mesi o anni per rivedersi, però quando ci si rivede è come se ci fosse realmente visti il giorno prima. Che fortunata sono.
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