24 ore a Valencia

A chiunque piace andare via in vacanza o semplicemente viaggiare per un po’ di tempo, ma una casistica che sto riscontrando più frequentemente nell’ultimo periodo è la gita “toccata e fuga”. Ciò che ho riscontrato in queste brevi permanenze è il fatto di conservare ricordi più vividi, più concentrati rispetto a un periodo più esteso, in cui si prende l'esperienza con molta più calma. In un tempo limitato, il nostro animo è avido di conoscenze e di panorami.Se si tratta di un viaggio premeditato a lungo, con un programma ben definito in tutti i più minuziosi dettagli, all'arrivo della meta prestabilita, si ha  probabilmente la garanzia di rimanere soddisfatti al 100%. Nella mia casistica, è già tanto che mi metta a consultare la guida turistica sul volo aereo prima di giungere a destinazione. Farsi guidare dal caso non è una buona opzione, salvo voi non siate dei nasi da tartufo per gli scorci succulenti di una determinata città. La mia prima toccata e fuga, che da il via alla mia tendenza del viaggio disorganizzato e dettata dal richiamo delle offerte di compagnie aeree, ha luogo a Valencia, proponendosi come parentesi nel mio periodo di scambio a Mallorca. Partendo con gli altri tre studenti italiani della mio istituto superiore italiano e un insegnante del "bachillerato" che invece frequentavo in Spagna, ho dovuto attenermi ad alcune direttive su cosa vedere, scegliendo una certa attrazione piuttosto che un'altra. Stando ai racconti di altri studenti e docenti, i ragazzi in scambio ogni anno erano soliti a recarsi a Barcellona, come se fosse una sorta di tradizione, perciò chiunque stava sognando ad occhi aperti un giro presso la Sagrada Familia o una passeggiata sulla sabbia della Barceloneta, nonostante l'autunno. Pertanto, qualche giorno prima di partire ci è stato comunicato questo cambio di programma, ovvero il capoluogo della regione autonoma della “Comunidad Valenciana”, con la bellezza di un soggiorno di una sola notte. 

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Una volta arrivati in aeroporto, verso sera, mangiamo frugalmente e ci rechiamo verso la città, compiendo un tragitto molto semplice tramite metropolitana, ben organizzata e collegata a questa meravigliosa città. Giunti a destinazione, ci avviamo subito andando all’hotel per depositare le valige, tale “Lotelito rooms&bar”, traducibile come il piccolo hotel. Trattasi di una struttura situata in una zona centrale della città, ma comunque abbastanza nascosta all’occhio comune del visitatore. Avendo la fortuna di essere in un paese che chiude i negozi dopo rispetto agli orari registrati in madrepatria, ci addentriamo nella zona commerciale della città, precisamente Calle Colón, grande via che vanta dei più noti negozi d’abbigliamento fast fashion. Aspettando fino alla chiusura verso le 9 di sera, abbiamo il tempo di fare qualche acquisto e successivamente ci avviamo per fare un semplice giro nei dintorni, per poi ritornare all’hotel. Sveglia alle nove, colazione tattica nel bar di quest’ultimo e ci avviamo a piedi per andare verso il “Mercado Central”, il più importante della località, ma prima di entrare in questo posto ci fermiamo a fare qualche foto e a osservare le bancarelle d’antiquariato presenti all’esterno.

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Nelle sue zone, inoltre, ricordavo di avere visto lo store ufficiale del team di calcio, tappa obbligatoria e degna di nota, soprattutto se siete fanatici sfegatati pronti a perdere fino all’ultimo risparmio pur di comprarsi qualcosa a edizione limitata. Il mercato si propone agli occhi del qualunque turista con la sua imponenza per dimensioni e il suoi squisito profumo, benché ci siano poche eccezioni che non hanno il banco gastronomia per vendere altro. In una delle tante bancarelle ho avuto l’opportunità di provare una delle delizie tipiche della città, ovvero l’horchata, bevanda simil granita fresca e dissetante a base di mandorla”, spesso e volentieri accompagnati da questo lievitato dolce chiamato “farton”, panini allungati a base di latte, zucchero e uova. Nel capoluogo della Comunità Valenciana è anche possibile incontrare per strada dei negozi specializzati nella vendita di questa combo deliziosa. Girovagando qua e là nei vari reparti della struttura, trattasi di un mercato al chiuso, non di piazza come siamo soliti a vedere in Italia, mi sono imbattuta anche in bancarelle di cucina etnica di varie parti d’Europa e del mondo. Pertanto ho approfittato dell’occasione per portarmi via della “Spanakopita” dallo stand della cucina greca per mangiarla in un secondo momento. Ad ogni modo trattasi di una torta salata con una base di pasta fillo e un ripieno di spinaci e formaggio feta. Finito il giro in questo mirabolante luogo, ci avviamo a prendere il pullman per dirigerci verso la “Città delle scienze e delle arti”, ove si trova il complesso del museo delle scienze “Principe Felipe” e l’oceanografico. 

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Il primo si struttura su più piani e si tratta di un edificio che ricorda una balena, ingegnato da Santiago Calatrava, nonché artefice del “Ponte della Costituzione” a Venezia, odiato da chiunque abbia mai vissuto nella Serenissima o ci abbia avuto a che fare per motivi di lavoro o di studio, anche se ai tempi costituiva per me una figura degna di ammirazione. Il museo vanta di molte riduzioni per associazioni, comitive e studenti, ma ai tempi avendo smarrito la tessera vitale “Iostudio”, ho pagato il prezzo intero, ossia 8 euro. L’ho trovato un luogo molto interattivo e le parti cheto apprezzato di più in assoluto riguardano dei test sulle abilità, nella sezione fisica, ove ho scoperto tramite un marchingegno di aver decisamente poca forza nelle braccia, e il viaggio del nautilus, compiuto dal capitano William Anderson, dove vengono riportate su diapositive e tramite istallazioni ricerche circa le interazioni con i popoli del polo nord e le specie scoperte.  

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Il suo vicino, l’Oceanografico ospita l’acquario più grande d’Europa, e presenta varie sezioni inerenti i mari e gli oceani del pianeta terra. All’ingresso troverete il negozio dei souvenir, a parer mio un furto in piena regola per il pessimo rapporto qualità-prezzo che propone. Per il resto vale decisamente la pena visitarlo, specialmente la parte del delfinario, che ospita tutti i giorni spettacoli con i delfini con la partecipazione del pubblico, ovviamente trattasi di bambini dai 10 anni in giù che “aiutano” l’addestratrice. Nonostante la mia età, non nascondo un senso d’invidia. Un altro luogo che ho particolarmente gradito è la voliera, che ospita al suo interno pennuti di ogni genere. Oltre a ciò vi potrete sbizzarrire con giganteschi acquari dove sguazzano specie rarissime. Rimanendo al suo interno quasi fino all’orario di chiusura, ovvero le 6 del pomeriggio in quanto bassa stagione, ci rechiamo successivamente di nuovo in hotel a recuperare i bagagli e ci dirigiamo in aeroporto per ritornare alla base, Mallorca.

Senza ombra di dubbio alcuno questa città ha molto di più da offrire, ma qualora siate vincolati a un soggiorno così breve e improvvisato, queste solo le tappe fondamentali presenti nella località, considerando che l’insegnante che ci ha accompagnati era originaria di Valencia, perciò ci siamo fidati delle sue scelte di itinerario. Per le sue misere 24 ore, Valencia mi ha dato tanto e non nego il desiderio di volerci ritornare in un futuro, spero al più presto possibile.


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