Cosa sapere prima di iniziare un Erasmus alla Sorbona

Pubblicato da flag-it Francesca Cavallo — 4 anni fa

Blog: La France
Tags: flag-fr Blog Erasmus UP3, UP3, Francia

Oggi voglio affrontare un capitolo della mia vita parigina, e cioè il mio Erasmus alla Sorbonne. Chiunque sia interessato alla letteratura francese riconoscerà sicuramente il nome, e lo associerà al prestigioso istituto nel quale studiarono, fra gli altri, Honoré de Balzac, Jean Paul Sarte, Simone de Beauvoir. Anche dal punto di vista storico la Sorbona giocò un ruolo molto importante durente il ‘68, quando gli studenti si assemblavano nei cortili del Pantheon ed occupavano le aule, ribellandosi contro il rigido sistema sociale ed universitario. Effettivamente anche solo una sbirciata al cortile dell’edificio principale richiama alla memoria le foto della rivoluzione studentesca e comunica ancora tutta la sua grandeur. Peccato però, che molti corsi e facoltà siano ora spostati ad altri edifici.

Cosa sapere prima di iniziare un Erasmus alla Sorbona

Il palazzo del dipartimento di Lingue Straniere Applicate (LEA) ha un aspetto piuttosto anonimo e grigio, sia all’interno che all’esterno. Le aule sono molto vecchio stile, con banchi da scuola e a volte lavagne con gessetti. La migliore parte dell’università è la caffetteria, dove i vari cornetti, pans au chocolat e pans aux raisins hanno dei prezzi stracciati e un ottimo sapore. Ma veniamo alle tematiche Erasmus, e in particolare al posto che gli studenti Erasmus più temono durante tutto il loro soggiorno: l’ufficio Erasmus dell’università. Ora, il livello di timore è inversamente proporzionale al grado di efficienza dell’ufficio, e per l’ufficio della Sorbona va ahimé detto che il grado di efficienza tocca (nella mia esperienza) il fondo massimo. Perciò, primo consiglio:

Consiglio 1: armatevi di tanta, tanta pazienza.

Il corridio davanti alla porta della responsabile Erasmus è forse il luogo dove passerete più tempo a Parigi. Se si vuole trovare del positivo, posso dirvi di aver visto formarsi grandi amicizie, dato che le persone hanno il tempo di raccontarsi tutta la loro vita ed escono da quel corridoio amici per la vita. Anche la vista sulla città non è male! Scherzi a parte, le code centenarie sono dovute un po’ a pratiche burocratiche alle quali nessuno può scampare, ma anche e soprattutto alla ben discutibile decisione dell’ufficio di non voler discutere di quasi nessuna questione via email. Ai tempi era il 2015, può darsi che nel 2018 si siano un po’ più rimessi ai passi con i tempi moderni (ve lo auguro! ). Un secondo consiglio, che deriva un po’ da questa situazione, è:

Consiglio 2: cercate di cambiare il vostro learning agreement il meno possibile.

L’università permette all’inizio del semestre di provare vari corsi per la prima settimana, e di poi decidere quale frequentare definitivamente. Se provenite da un’università inglese come la mia, dove vi è lasciato parecchio potere di decisione sui corsi da seguire, avete ancora più possibilità. Tutto ciò sembra bellissimo, ma attenzione perché può rivelrasi un’arma a doppio taglio: più corsi decidete di cambiare rispetto a quelli già elencati nel learning agreement, più visite dovrete fare al famigerato ufficio Erasmus. Senza contare i vari problemi riguardanti crediti, conferme e riconferme delle università, posti esauriti e cosi’ via. Alla fine dei conti, onde evitare queste perdite di tempo e grandi malumori, un altro consiglio si presta, legato al secondo:

Consiglio 3: se vi piace un corso ma siete già iscritti ad altri, frequentatelo senza iscrizione.

Questo consiglio è valido per i corsi che si tengono in aule magne con decine e decine di studenti: nel mio caso si trattava di un corso di storia del teatro, che formalmente non potevo seguire perché avevo già superato il numero di crediti disponibili. Ai professori di questi corsi generalmente non interessa se tu sia iscritto o meno, basta che tu faccia silenzio durante le lezioni. Il consiglio non è valido per corsi piccoli o seminari dove la partecipazione è registrata e sareste subito individuati ed invitati ad uscire.

Consiglio 4: preparatevi a studiare. Tanto.

Se gli edifici e le classi della Sorbona possono non essere all’altezza della grande reputazione dell’Università, i corsi offerti (sempre limitatamente alla mia esperienza) lo sono eccome. Avendo scelto per la maggior parte corsi in letteratura francese e teatro, ho avuto il privilegio di avere come insegnante uno dei maggiori esperti della bibliografia di Rousseau e un affermato regista teatrale parigino. Gente piuttosto preparata sulle loro materie, insomma. E che si aspetta attenzione, studio e partecipazione. Perciò rimboccatevi le maniche, ripassate un po’ il francese, e studiate. Inoltre, le mie classi erano sempre molto limitate, il che permetteva all’insegnante di seguirci uno ad uno. Parlando con altri studenti Erasmus che hanno partecipato a corsi più ampli, la loro esperienza è stata ben diversa: classi sovraffollate, poche possibilità di parlare al professore, molte distrazioni. Perciò un mio altro consiglio è

Consiglio 5: scegliete corsi con pochi altri studenti, e tanti seminari.

I seminari sono organizzati a gruppi, nei quale si può discutere ed è anche più facile capire la lingua. Se da una parte può essere un po’ più arduo all’idea che probabilmente ti toccherà prendere parte alle discussioni, dall’altra è sicuramente utile per migliorare la lingua e la conoscenza in materia.

Consiglio 6: frequentate corsi per studenti starnieri riguardo ad uso della lingua e argomentazione di testi.

Gli insegnanti possono essere più o meno condiscendenti con gli studenti stranieri: alcuni chiuderanno un occhio sull’accento sbagliato o il verbo mal coniugato, altri non vi tratteranno diversamente dagli studenti locali. E’ perciò una buona idea essere preparati al peggio e fare un corso di ripasso della lingua per studenti stranieri, dato che sappiamo che il francese può essere molto subdolo. Un altro importante aspetto, soprattutto per chi si iscrive a corsi di letteratura, è la capacità di sapere argomentare in forma scritta secondo un chiaro schema argomentativo di tesi, controtesi e sintesi. Lo schema può suonare famigliare a chi ha già scritto testi o saggi all’università, ma il metodo francese ha caratteristiche peculiari e richiede molti dettagli. Perciò, anche in questo caso, meglio esserne a conoscenza prima di ottenere una brutta ‘note’: l’università dovrebbe offrire dei corsi apposta.

Veniamo all’ultimo, importante consiglio:

Consiglio 7: ricordatevi di esplorare e godervi Parigi perché anche questo fa parte dell’Erasmus!

I primi tempi possono essere duri, dal trovare una casa, ad orientarsi nell’università, al capire come sono e cosa vogliono i professori, e l’idea di esami in un’altra lingua con altri sistemi può preoccupare, ma fra tutto ciò non vi dimenticate che l’esperienza Erasmus non consiste solo nello studiare in una nuova università ma anche nel conoscere una cultura ed una società diversa dalla propria, e questo non lo si fa solo sui libri ma nei bar, cinema, mostre e tutto ciò che la città ha da offrire.


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