Sidi Bou Said, la città blu

Pubblicato da flag- Giulia Bonsignore — 7 anni fa

Blog: Tunisia
Tags: flag-tn Blog Erasmus Tunisia, Tunisia, Tunisia


Durante il racconto della mia esperienza in Tunisia, non posso non parlare di quella volta in cui siamo andati a Sidi Bou Saidla città blu, meta di pellegrinaggio turistico per Tunisini e stranieri alike, dato il fascino indiscutibile che i suoi colori esercitano su chiunque vi si rechi. Ci sono stata per due volte durante il viaggio, ma per comodità racconterò l'esperienza come un'unica giornata che va dal mattino alla sera, dato che una volta sono stata durrante il giorno e l'altra quando era oramai scesa la sera. Sidi Bou Said si trova a poca distanza dalla capitale Tunisi, ed è facilmente collegata grazie agli autobus e alla rete ferroviaria che qui arriva. Non è una città molto grande, per cui consiglierei si di passarci una giornata, ma non più tempo, a meno che ovviamente non si voglia sperimentare una full-immersion nella cultura locale. Siamo arrivati in città al mattino, 
in tempo per sentire la chiamata alla preghiera dalla moschea nel centro della città

Sidi Bou Said, la città blu

La Moschea di Sidi Bou Said. Fonte: https://peters365photos.wordpress.com/category/tunisia/

Questa, come tutti o quasi gli edifici della città, è dipinta di bianco e blu, e rievoca il cielo e il mare, le nuvole che passano veloci sulle teste degli abitanti. Nella stessa piazza della Moschea ci siamo fermati in un negozio, attratti dal fatto che vendesse dolci tipici. Non ricordo il nome, ma è sicuramente riconoscibile perchè si vantava di avere una storia già decennale e descriveva per filo e per segno i dolci che potevano sperimentarsi al suo interno, la maggior parte dei quali aveva tra gli ingredienti miele, zucchero e pistacchio. Consiglio fortemente di fermarsi qui se si vuole sperimentare, anche solo per un boccone (dato che i dolci tunisini non sono di certo ipocalorici!), la tradizione dolciaria della città. Partendo poi da questo punto, abbiamo cominciato a risalire la strada antistante, che conduceva ad un mercato turistico: qui i souvenir da due soldi, forse nemmeno prodotti da mani tunisine, si affiancavano ad oggetti della più antica tradizione, attirando quindi indubbiamente sguardi incuriositi, respingendo ed attraendo a moti alterni a seconda della bancarella di fronte alla quale ci si trovasse. Comprare un braccialetto o qualche paio di orecchini in ferro battuto è quasi un obbligo, se non per la bellezza, che a mio parere è giustificazione sufficiente, almeno per ricordo del luogo. La sera quello stesso posto si sarebbe svuotato in fretta, tutto sarebbe stato chiuso, e pervasi da un'altra atmosfera i luoghi ci avrebbero accolti, un'atmosfera tuttavia non meno coinvolgente. Dato il caldo, ci siamo subito fermati vicino al mercato per riprendere fiato e rinfrescarci in una piazzetta coperta di pergole vegetali, con al centro una fontanella. Poi abbiamo ripreso il nostro cammino, sempre verso l'alto. Continuo a sottolineare il movimento ascendente perchè Sidi Bou Said, pur essendo relativamente piccola, si trova sulle pendici di un'altura, per cui il centro si svolge a partire da questa cima e scende verso il mare e verso l'entroterra mano a mano che ci si allontana dalle arterie turistiche principali. Comunque, a quest'ora del giorno tutti i negozi erano aperti, ed ognuno offriva qualcosa di differente, benché tutti poi fossero accomunati anche della vendita dei souvenir tipici: qui lampade che si contorcevano creativamente, lì vestiti sinuosi (e tuttavia non discinti), da un'altra parte ancora del vasellame fatto a mano, o delle casette costruite con la ceramica, che attiravano gli sguardi e le mani dei curiosi di ogni sorta. Sono stata sorpresa di notare che i proprietari dei negozi parlavano praticamente tutte le lingue che servivano alla compravendita dei loro oggetti, in maniera bastante da arringare i possibili clienti, e comunque anche per scherzare con noi che parlavamo un poco tutte le lingue passeggiando nel nostro composito gruppo. Le porte blu, i muri bianchi, erano interrotti qui e li dai vasi da cui pendevano fiori di vario genere. Un ragazzo, molto piu giovane di noi, girava con mazzolini di gelsomino ed è riuscito a rifilarcene almeno tre o quattro. Grandi poco meno di un pugno, li si poteva odorare durante il cammino, ricevendo un'impressione ancora più forte dell'unicità della città: per me Sidi Bou Said odora tutt'oggi di gelsomino, e il mazzetto è ancora da qualche parte in casa mia, con un pizzico odore da spendere, forse coperto di un sottile strato di polvere. Lo scopo originale dei mazzetti doveva essere, evidentemente, quello di schermare le narici dai vari odori che potevano provenire dalle strade in cui l'accalcarsi delle persone, delle cose, degli animali, potevano creare nausee ed odori spiacevoli. Poco resta oggi di una tale motivazione, e quel gesto quasi "nobiliare", direi, è ora null'altro che un elemento tipico, un souvenir floreale da turisti. Giunti in cima alla salita, percorrendo la strada lastricata di pietre rozzamente definite, un poco come quelle dell'antica Roma che si possono tutt'oggi vedere a Pompei, o lungo alcuni tratti dell'appia antica, siamo giunti ad un ristorante che diceva di aver ospitato Paul Klee durante la sua visita alla città. Ed è infatti questo un altro elemento tipico di Sidi Bou Said, cioè che la città si possa vantare di aver visto passare lungo le sue strade numerosi artisti, soprattutto nel 1900 e negli anni seguenti, e ne abbia anche ospitati alcuni, come Paul Klee. Da qualche parte ci fu detto allora che doveva esserci anche la casa in cui l'artista aveva vissuto, ma non siamo riusciti a trovarla. Se siete interessati, vi consiglio di provare a cercarla, non si sa mai possiate trarre da un luogo tale qualche ispirazione artistica! Era ormai ora di pranzo, e dopo qualche esitazione, qualche vaglio di posti che non parevano ispirarci troppo, ci siamo fermati di fronte ad un negozietto che vendeva, da una parte, ciambelle ed altre cose fritte, mentre dall'altra cucinava una delizia sconosciuta. Su una piastra di metallo bombata cuoceva un impasto di pane o pizza, che si gonfiava un poco e si riempiva d'aria. Molto simile alla "man ouche" libanese, questa sorta di piadina era poi coperta di spezie, oppure riempita con farciture varie. La tentazione si è fatta largo tra noi senza particolare difficoltà, e ci siamo trovati a mangiarne tutti insieme. Del resto, era tanto buona quanto sembrava.

Sidi Bou Said, la città blu

La man ouche libanese, a cui il piatto che abbiamo provato tanto somigliava, pur avendo qualche ingrediente differente. Non sono riuscito a trovare il vero nome di questa pietanza in Tunisino. Fonte: https://www.dreamstime.com/stock-photo-zaatar-bread-lebanon-oregano-made-traditional-way-convex-style-oven-called-saj-image30758990


Dopo esserci abbondantemente rifocillati, abbiamo preso a discendere dalla parte opposta da cui eravamo venuti. Alla nostra destra un cancello chiuso dava già sul mare, che avremmo di li a poco potuto guardare dall'ampia terrazza che si sporge sulla distesa d'acqua, mentre alla nostra sinistra, se non ricordo male, si trovava un cimitero di tombe bianche come i muri della città, sormontate da alcuni fiori sgargianti, e unite quanto solitarie nella calura estiva che aveva bruciato il prato che circondava le lapidi. Siamo finalmente arrivati alla terrazza, e ci si è aperta la visione del mare in tutta la sua bellezza, a una decina di chilometri, anche meno, in linea d'aria. Qui abbiamo fatto qualche foto, come si conveniva ad ogni turista che si rispetti. Ritornati la sera, ci saremmo resi conto che la vista non manteneva il suio splendore, perchè il mare era tanto buio e tanto spoglio di luci e barche di qualsiasi
tipo, che non si poteva distinguere dove terminasse, e dove cominciasse invece il cielo. Ritornati sui nostri passi abbiamo deciso di fermarci in quello che è il punto forse più conosciuto della cittadella, ossia il café des delices, da cui si può godere una vista del mare mentre si sorseggia un'aranciata o meglio, più tradizionalmente, un bel tè. Il caffè si snoda lungo il declivio dell'altura con scalette e terrazzamenti vari, ed è anche popolato da qualche gatto marpione che segue gli avventori quando i camerieri non sono nei paraggi.

Sidi Bou Said, la città blu

Il Cafè des delices al tramonto. Fonte: https://www.flickr.com/photos/tahitipix/6817505972

Abbiamo passato qui i minuti peggiori del pomeriggio, qualli in cui la cappa di caldo non ci avrebbe altrimenti dato scampo. Tra un sorso e l'altro di tè, sono anche comparse delle donne che proponevano di fare un tatuaggio all hennè, e una ragazza del gruppo ha ceduto alla tentazione di comprare un ricordo su pelle di quella esperienza. Non la biasimo di certo, tant'è che io un tatuaggio all'hennè l'avevo già fatto qualche giorno prima. Essendo il punto turistico per eccellenza, il caffè è anche abbastanza costoso, quindi fate attenzione se non volete spendere più di quanto non sia nelle vostre intenzioni; i prezzi rimangono in ogni caso, a mio parere, facilmente affrontabili da chi venga dall'europa, e quindi con il cambio euro-dinaro molto conveniente. 
Qui la nostra esperienza del giorno si conclude. La sera, quando siamo tornati, ci siamo ritrovati a fare il medesimo giro, ma molti meno erano i turisti e molti più i locali. Nello stesso posto in cui avevamo mangiato la sorta di piadina che ho descritto precedentemente, due ragazzi si erano messi a suonare la chitarra, e una parte del nostro gruppo, capace di cantare in arabo, si è messa a cantare. Siamo cosi diventati presto l'attrazione della serata, e i padroni dei negozi ci guardavano bonariamente mentre i turisti si soffermavano interessati a capire cosa succedesse, e ad ascoltare quelle melodie straniere che sciorinavano delle bocche delle nostre amiche. 
La città di sera ha preso dei colori diversi: se di giorno dominavano il giallo e il blu, durante la notte le luci elettriche la indoravano completamente.

Sidi Bou Said, la città blu

La città di sera. In primo piano, un nostro amico (Fares) che mangia qualche leccornia.

Alcuni angoli, certe strade, hanno acquistato così un alone ancor più misterioso ed esoterico. Alla fine siamo discesi nuovamente lungo la strada che avevamo imboccato la prima mattina, e, passato il mercato vuoto, siamo tornati verso l'autobus che ci avrebbe ricondotti a casa.

Nel complesso direi che visitare Sidi Bou Said, nel momento in cui siate a Tunisi, è quasi un'obbligo! Insieme ai resti di Cartagine qui si trovano i panorami, le esperienze, i cibi più tipici della Tunisia. Sebbene sia turistica, e nel senso più esteso del termine, dato che centinaia di persone passano di qui ogni giorno, la città non perde il proprio fascino, e merita dunque una visita di tutto rispetto. Quattro stelle su cinque!


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