Come abbiamo deciso di andare in Tanzania

Ogni primavera, quando arriva il momento di decidere dove andare d'estate, nella mia famiglia si finisce per discutere. Da una parte c'è mia madre, oggettivamente negata per i viaggi, che ha paura dell'aereo, di provare cose diverse dalla pasta in bianco, e soprattutto delle persone. Dall'altra ci siamo io e mio padre, decisamente più flessibili ed avventurosi. In mezzo si ritrova sempre mia sorella che, avendo dodici anni, è un po' costretta a uniformarsi alle decisioni degli altri. 

Io e mio padre volevamo andare in Africa, fare magari un safari, dal momento che era una parte del mondo che non avevamo ancora mai visitato; mia madre, invece, non era affatto convinta.

Il compromesso finale, che lasciò solo mia sorella un po' (molto) scontenta, fu che saremmo partiti solo mio e mio padre, e che saremmo rimasti dieci giorni in Tanzania isieme ad alcuni amici. 

Mio padre è appassionato di fotografia, anzi ha una vera e propria fissazione. Anche a me piace molto andare in giro con la mia macchina fotografica, ma devo dire che preferisco vedere direttamente i posti in cui viaggio, senza il filtro dell'obiettivo. 

Anche gli amici con cui saremmo partiti erano e sono tutt'ora degli appassionati di fotografia, quindi tutto il viaggio venne organizzato in funzione delle loro esigenze fotografiche, in modo da fare tappa in tutti i luoghi più caratteristici ed affascinanti. 

Il programma era intenso e vario, sviluppato attraverso i parchi del Tarangire, Manyara, Ngorongoro, Serengeti, Mara e Natron, ed includeva anche la possibilità di conoscere la vita nei villaggi e le più antiche culture locali come quela dei Masai.

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