La "matriciana" di Roma”
Dopo l'amatriciana, ho avuto la possibilità di assaggiare la matriciana, una ricetta originale della nonna del mio ragazzo, a Roma.
Dato che il mio ragazzo, Lorenzo, è nato e cresciuto a Roma, vado spesso a trovarlo e mi trovo a contatto con la realtà della Capitale. Tra le attrazioni turistiche e gite fuori porta, a Roma non ci si dimentica mai che la prima cosa che va nutrita è lo stomaco, perchè tutto il resto possa felicemente seguire la gioia delle proprie papille.
Per questo, la nonna di Lorenzo ha sempre qualche ricetta nella manica, e mi ha parlato del sugo un po' speciale, un po' atipico, che cucina per viziare il parentame. è una amatriciana non ortodossa, per cui la "a" della ricetta originale sparisce e rimane una "matriciana", sugosa come non mai, buona altrettanto. Tra l'altro, un' ottima ricetta per quando si viaggia, dato che è relativamente semplice da replicare, e poco costosa.
Gli ingredienti sono semplici: per quattro persone (e porzioni Romane)
- 500 grammi di spaghetti grossi (devono tenere il sugo!)
- 1000 ml di passata di pomodoro
- mezza cipolla grossa
- 2 Salsicce
- 250/300 grammi di pancetta
- Olio
- Un bicchiere di vino rosso o bianco
- Sale
- un pizzico di peperoncino.
Per prima cosa, la cipolla va frullata (ebbene si, cosi non si sentono i pezzi e pur rimanendo il sapore non ci sono problemi di consistenze contrastanti). Poi, in una pentola, va messo l'olio e, una volta a temperatura, aggiunta la cipolla frullata in modo che soffriga a fuoco basso.
Nel frattempo, bisogna togliere la pelle alle salsicce e farle a pezzi piccoli con le mani (alternativamente, esiste il pesto di salsiccia che rende la cosa ancora più semplice :) ), e preparare la pancetta.
Quando la cipolla si è soffritta, si devono aggiungere le salsicce e la pancetta alzando la fiamma, in modo che si cuociano all esterno rapidamente. Dopo un minuto a fuoco medio alto, si aggiunge il vino perchè la carne acquisti un sapore più deciso. La scelta del vino dipende dai gusti personali (io preferisco il rosso perchè è meno dolce), e quello che avanza va rigorosamente bevuto. La nonna non transige su questo punto della ricetta.
Lasciato sfumare il vino, la fiamma può essere un poco abbassata per aggiungere la passata, assieme a un poco d'acqua.
Quindi si può coprire la padella o la pentola con un coperchio e lasciare a fuoco medio il sugo, mentre si prepara l'acqua della pasta.
L'acqua non va assolutamente salata prima che cominci a bollire: questa è forse la più importante delle regole inderogabili, che mi ha fatto rischiare il posto in famiglia.
Messa l'acqua sul fuoco, si può aggiungere il pizzico di peperoncino al sugo, o quanto basta perchè il sapore risalti quel tanto che basta a soddisfare il vostro palato studentesco. Poi, ricoprire il sugo nuovamente, girando di tanto in tanto.
Quando l'acqua comincia a bollire, si aggiunga il sale al sugo e alla pentola in cui si butteranno gli spaghetti.
Quindi, continuare a girare, buttare la pasta, e verificare di tanto in tanto la cottura, fino a che la pasta non risulti al dente (la nonna la cucina scotta, che più scotta non si può, ma questa è una licenza poetica che non mi sento di consigliarvi).
Quindi scolare, e rovesciare la pasta nella padella del sugo, mescolando e saltandola (se ne siete capaci) in modo da mescolare bene il tutto.
Servire con una montagna di parmigiano (non pecorino, perche questa non è amatriciana!).
Spero che vi piaccia tanto quanto è piaciuta a me, nei prossimo giorni tornerò sull'argomento per parlarvi, forse, anche dell'amatriciana, quella vera!
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