Lisbona (1º parte)

Primo giorno

Due estati fa siamo stati una settimana a Lisbona, tempo sufficiente per godersi questa preziosa città con tranquillità. Affittammo un appartamento, un prezioso due-piani con 3 stanze da letto nel cuore del quartiere di Alfama. Due camere erano al piano di sopra, con il tetto mansardato e rivestito di travi in legno. Decorato con mobili chiari di pino e tappeti, giocando con le tende e i cuscini.

Avevamo un balconcino, dal quale vedavamo le grandi crociere che attraccavano al porto. Era munito di tutto il necessario: asciugamani, lenzuola, arredamento da cucina, inclusi caffè, tè, zucchero, olio, sale, aceto, salviette, carta igienica e molto altro. In cucina c'era la macchinetta del caffè, il tostapane, il microonde, la pentola a pressione, etc. L'unico problema erano le scale, molto ripide e strette ed era un terzo pieno senza ascensore. La strada era pedonale e non potevamo arrivare fino al portone con la macchina. Però è molto vicina alla stazione dei treni di Santa Apolonia e vi è un parcheggio in zona.

Vi racconto un po' la storia di Lisbona.

Breve storia di Lisbona

Nell'arco della storia di Lisbona, si sono alternati momenti di grande splendore e momenti nei quali si stava per arrivare alla rovina. Ma poi tutto risorgeva. È stata, inoltre, la sede dell'esposizione universale del 1998, dedicata all'oceano.

Nella sua storia non mancano leggende; si narra che fu Ulisse colui che la fondò quando tornò a casa, in seguito alla guerra di Troia. La chiamò Olissipo. In realtà fu fondata dai Fenici nel XII secolo a. C.

La sua situazione privilegiata alla foce del fiume Tajo, favoreggiava il commercio marittimo e faceva sì che la città fosse contesa fra Fenici, Carteginesi e Greci. I Romani la conquistarono nel 205 a. C. e la chiamarono Felicitas Julia, visto che era la città principale della penisola iberica ai tempi di Giulio Cesare. Con la caduta dell'Impero Romano, venne occupata da tribù barbare.

Nell'anno 711 della nostra epoca, gli Arabi la rubarono ai Visigoti e come segno musulmano ci lasciarono il castello di San Giorgio e il quartiere di Alfama. Nell'anno 1147 Alfonso I espelse i Musulmani. Ordinò di costruire la cattedrale "La Sè", dove riposavano i resti di San Vincenzo che fu martire, scontrandosi con gli Arabi, e patrono della città. Nel 1256 fu nominata capitale del Portogallo, essendo il re Alfonso III. E così ebbe luogo una grande espansione commerciale e culturale. Don Dinis, secondogenito del re, fondò nel 1290 l'Università di Lisbona e successivamente, quella di Coimbra.

Nel 1373, Lisbona fu saccheggiata da Enrico II di Castiglia e Fernando I la fortificò per evitare ulteriori saccheggi. Con la peste, che rase al suolo la città, arrivò un'epoca di decadenza. Iniziò a recuperare durante l'epoca delle scoperte. Illuso dalla scoperta di Cristoforo Colombo, Vasco de Gama iniziò la sua navigazione nel 1497 e, circumnavigando l'Africa, tracciò il percorso per le Indie. Passa così ad essere una città arricchita grazie al commercio e alle ricchezze procedenti dal Brasile. Nel 1531 subirono un terremoto. In quest'epoca, il regno di Manuel I, si costruì il monastero Due Geronimi e la Torre di Belem, in gratitudine a tanta prosperità. A partire dal XVI secolo, erano il quartiere alto e la piazza del commercio, con una grande affluenza di commercianti. Con l'Inquisizione arriva il terrore ed era proprio in questa piazza dove venivano fatte le esecuzioni.

Nel 1580 morì Sebastiano I, senza lasciare discendenze e gli Spagnoli ne approfittarono per prendersi il Portogallo, fino all'anno 1640, nel quale fu nominato re Joâo V. Ordinò a sua volta di costruire l'acquedotto che trasportava l'acqua fino alla valla dell'Alcantara. Il caso volle che nel 1755 un terremoto la distrusse completamente. Venne incaricato della ricostruzione il marchese di Pombal. Venne però interrotta dell'invasione di Napoleone. Il re Giuseppe I trasferisce la corte a Rio de Janeiro. Fino a cent'anni dopo non venne costruito l'Arco di Trionfo.

Già nel XIX secolo si fecero strade, linee ferroviarie, iniziarono a circolare i tram e una diga per il contenimento del fiume, che straripava frequentemente. Il re Carlo e suo figlio furono assassinati nel 1908, ciò che trascina via la monarchia e da via ad una dittatura durata 42 anni. Si costruì il ponte di Salazar, oggi chiamato il ponte del 25 Aprile, in commemorazione alla fine della dittatura nel 1974 con la Rivoluzione dei Garofani.

Nel 1986 entra a far parte dell'Unione Europea. Un orribile incendio distrusse Chiado nel 1988, con una perdita irriparabile del patrimonio. La sua ricostruzione fu incaricata all'architetto Alvaro Siza Vieira. È stata capitale europea nel 1994 e città universale nel 1998, quando si rese omaggio alla sua storia marittima.

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I quartieri

Pranzammo con pesce alla piastra, buonissimo, in un baretto di Alfama e ci dirigemmo a vedere dei monumenti. Il luogo era perfetto per camminare fino alla cattedrale della Sè. E ci immergemmo nel cuore della Lisbona medievale. Passeggiamo per Alfama e ci rendemmo conto che gli stivaletti erano le migliori scarpe per camminare, visto che le strade erano di ciotoli e porcellana, con pendii e scale.

Lisbona è divisa in 5 quartieri: la Baixa, Alfama, Belem, Chiado e il quartiere alto ed il Parco delle Nazioni.

Alfama è un quartiere molto umile, in origine era un paesino di pescatori. Si trova ai piedi del castello di San Giorgio. È la zona più antica ed è di origine araba. Non è cambiato molto, visto che il terremoto non le arrecò danni gravi. Il suo nome significa al-hama (Fonte di Primavera). Si sa che era già abitato in epoca romana. È piacevole camminare per le sue vie in pendenza, lastricate e strette, pedonali in gran parte; trovammo anche stradine con le scale. Ci sono dei piccoli negozietti che vendono tutto il necessario. La via principale di Alfama è la Rua Sâo Miguel (via San Michele), con la Chiesa di Santo Michele. È piena di macellerie, pescherie e baretti, tutto molto fresco. Al tramonto, sono tanti i ristoranti che posizionano i tavoli fuori, adornandoli di tovaglie, che sono solite essere a quadratini bianchi e rossi. Un cantante di Fado si siede sulla porta, accompagnato solo da una chitarra per intonare canzoni che sempre sembrano tristi.

Cenammo nell'appartamento per risparmiare un po' e perchè eravamo molto stanchi, però prima facemmo una spesetta nel supermercato della stazione di Santa Apolonia: Pingo Doce. È una catena di supermercati portoghesi valida ed economica, avendo anche piatti pronti, pesce cotto, pollo ai ferri. E questo fu quello che mangiammo, pollo al limone. Aggiungiamoci poi, che qui in stazione c'è anche un McDonald's.

Facemmo colazione in appartamento e ci addentrammo a Lisbona con scarpe comode; certo...come no!

La mattina presto ci dirigemmo a vedere il mercato del pesce che viene collocato in via Sâo Pedro ogni mattina. Era pieno di posti con moltissimo pesco fresco, i pescivendoli gridavano le offerte dei propri prodotti. Poi, ci recammo alla cattedrale, la Sè.

La cattedrale della Sè

Nel 714, Lisbona apparteneva agli Arabi che costruirono le moschee. Nel 1147 fu conquistata da Alfonso Henriquez, re di Portogallo, che nomina arcivescovo Gilbert Hasting. Nel 1150 ordinano di costruire una cattedrale sopra la moschea, che fosse anche una fortezza. Di fatto, durante gli scavi realizzati nel chiostro della Sè (sede episcopale), sono stati rinvenuti dei resti. Sopportò terremoti ed incendi. Al principio era la chiesa di Santa Maria la Maggiore e non fu cattedrale fino al 1393, essendo re Joao I.

Nella facciata si vedono due grandi torri ed, al centro, un rosone di stile romano. L'interno è molto scuro, notiamo Cappelle di stile gotico e l'altare, che si aggiunse dopo il terremoto. Si sa per certo che nel XVIII secolo gli interni erano decorati, ma fu tutto distrutto dal terremoto. Le ultime opere recuperavano lo stile medievale. Vedemmo anche le tombe del re Alfonso IV e della sua sposa Beatrice e di un militare amico: Lopo Fernandes Pacheco e sua moglie, con delle sculture loro e dei loro cani, poste sopra le tombe.

I resti di San Vincenzo, patrono di Lisbona, furono trasferiti qui dal sud nel 1173. La leggenda racconta che furono due corvi a proteggere la bara durante il viaggio, per questo ci sono dei corvi nello scudo del Portogallo. Dietro l'altare c'è uno spazio chiamato "deambulatorio", per il quale passavano molti pellegrini che venivano a pregare davanti alla reliquia.

In quest'esposizione, vedemmo oggetti sacri e vesti religiose e passammo al chiostro di stile gotico-romano, con volteggi ed archi nel soffitto. Al centro, al posto del giardino che ci aspettavamo, trovammo degli scavi archeologici, dove venne scoperta tutta la storia di Lisbona. Li vedemmo da una passerella che accerchiava gli scavi. Trovarono delle mura romane, una stradina con le scale, resti di edifici medievali e un pozzo, altrettanto medievale.

  • Il prezzo dell'entrata è economico.

Da qui ci dirigemmo alla chiesa di Sant'Antonio, lungo Sant'Antonio.

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Chiesa e museo di Sant'Antonio

Sant'Antonio di Padova non è il patrono, ma è molto amato visto che nacque a Lisbona nel 1190. Si stava dirigendo in Marocco quando la sua imbarcazione naufragò e quindi, si trasferì a Padova. Morì nel 1231 ed è seppellito lì, essendo la sua tomba un luogo di pellegrinaggio. Nacque nel luogo dove si innalza la chiesa-museo. Come qualsiasi cosa a Lisbona, la chiesa fu distrutta la prima volta e quella che vediamo noi oggi risale all'anno 1787, costruita in stile barocco.

Il 12 Giugno di ogni anno, si sposano sedici coppie alla volta, nel vespro di Sant'Antonio. Il giorno successivo c'è una processione fino alla cattedrale per le stradine di Alfama e a partire dalla sera, si grigliano sardine e si beve moltissimo vino. Nel museo vedemmo dipinti, sculture e documenti biografici che ci aiutano a conoscere meglio il Santo.

  • L'entrata è economica.

Salimmo per via dell'Elettrico, dalla Sè e ci dirigemmo verso la Porta del Sole e ci fermammo nell'incantevole osservatorio Miradouro di Santa Lucia, dove avevamo una vista spettacolare. Affianco, vedevamo la Chiesa di Santa Lucia, che da il nome anche all'osservatorio, completamente decorata da piastrelle azzurre del XVIII secolo. Continuammo verso sinistra della Chiesa, lungo le Porte del Sole, dove incontrammo il museo-scuola delle Arti Decorative.

Museo-scuola delle Arti Decorative

Lo si trova ubicato nel palazzo Azurara, costruito nel XVII secolo. Osservammo una collezione molto bella di mobili, porcellane e quadri. Le stanze in cui vedemmo queste collezioni erano decorate nello stesso modo in cui erano decorate le case di quell'epoca della gente ricca. Questo museo appartiene all'anno 1947, anno in cui il Palazzo fu acquisito da Riccardo dello Spirito Santo da Silva, grande amante dei mobili del XVII e XVIII secolo.

È decorato scrupolosamente con tutti i dettagli, come se fosse abitato veramente. Alcuni anni dopo si costruì la scuola, una scuola di formazione dove si insegnava e s'insegna (visto che tuttavia è in servizio) tutti i rami dell'arte. Nei laboratori si realizzavano incarichi per tutto il mondo. Nel vestibolo si osservano delle scale decorate con piastrelle. Al salire, arrivammo in tre stanze dal soffitto molto basso, arredate dettagliatamente e, sul pavimento, tappeti cuciti a mano ad Arraiolo, fabbrica che si può visitare nell' "alentejo" portoghese.

Le decorazioni cinesi appartengono alla dinastia Tang, fatte espressamente per il Portogallo. Salimmo un piano in più ed arivammo ai saloni dall'altro soffitto, i saloni principali che hanno i pavimenti in legno e preziosi dipinti affissi sulle pareti. Nella sala principale, molto grande, c'è una piccola cappella. In un'altra sala vi è un importante arazzo che rappresenta l'arrivo dei Portoghesi in India ed appartiene al XVII secolo.

Le porcellane cinesi hanno incisi gli scudi e le armi portoghesi; i mobili hanno intarsi di palissandro ed avorio che raffigurano scene di caccia. Ci dirigemmo poi nella "Stanza delle Finestre", con piastrelle alle pareti. Continuammo per il corridoio e scorgemmo un divano-letto dell'epoca e all'alzare i cuscini, lo spazio nel divano si allarga. Nella sala successiva, "Dom Josè", vedemmo un bel tavolo da gioco ricoperto di velluto che, al chiudersi, diventava un normale tavolo. Veniva usato per giocare a carte, dama o scacchi con le pedine in avorio ed altri giochi ancora. Nella sala della musica le pareti erano decorate con motivi musicali e tiene un'ottima acustica per la sua forma ellittica. Nel piano successivo vi sono la sala da pranzo, arricchita con decorazioni incavate di piastrelle e oro. Vi erano delle posate, in un cofanetto, fatte in Cina nel XVII secolo, con smalti dorati, verdi, rossi e azzurro cobalto.

  • Il prezzo dell'entrata è moderato.

Facemmo merenda in una caffetteria lungo la Porta del Sole e proseguimmo fino al Castello.

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Castello di San Giorgio

Logicamente, s'innalza nella collina più alta di Lisbona. Si vede da qualsiasi parte della città. È risaputo che già nel periodo romano esistevano in questo luogo già delle mura difensive. I Romani lasciarono Lisbona nel 409 e per trecento anni il potere lo detennero i Visigoti, fino all'arrivo degli Arabi nel 714. Questi ultimi crearono la loro propria fortezza nel luogo dove vi erano i resti romani. Il suo centro era, palazzo che si può visitare.

Dopo quattrocento anni in cui Cristiani ed Arabi convivevano in armonia, arrivò Alfonso Henriques nel 1147 ed ebbe luogo una battaglia terribile con distruzione, violenze, saccheggi e crimini. Il palazzo arabo funse da palazzo per i Re Cristiani fino a che nel 1511 si spostarono nel palazzo di Ribeira.

Le mura esterne sono romane e sono le più antiche e racchiudevano il castello e un villaggio. Attraverso l'arco di San Giorgio arrivammo a quel paesino dalle vie strette, dove sono molte ambite le abitazioni.

A nordest vi era la chiesa di Santa Croce del castello, costruita sopra la moschea; avanzammo un poco ed entrammo nel castello donde visitammo una piazza molto grande con una statua di Alfonso Henriques e una serie di cannoni. Da qui, godemmo della vista della Baixa. Passegiammo per le mura e i giardini così curati. Salimmo alla torre che aveva una camera oscura, molto curiosa; questa camera oscura possiede delle lenti che fungono da binocolo.

Vedemmo i pochi resti della Alcaçova, troppo restaurati. La Olisiponia è un'esposizione che ci racconta la storia di Lisbona in maniera multimediale. Scendemmo per le scale fino alla torre di San Lorenzo. Vi era un chiosco dove comprammo delle lattine fresche, perchè il caldo ci stava uccidendo.

  • Il Castello è gratis e la Olisiponia a prezzo moderato.

Continuammo fino alla Chiesa della Grazia.

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Chiesa della Grazia

Situata su una spianata con osservatorio, questa chiesa fu ricostruita dopo il terremoto. Nel XIII secolo vi erano un monastero ed una chiesa. Nel 1834 si abbandonò il convento e si mantenne solo la chiesa. Durante la quaresima, il Signore dei Passi segue una processione per tutto il paese. L'architetto incaricato della ricostruzione fu Tomás Caetano de Sousa, in stile barocco. Ha una pianta a croce e a volta. Le pareti presentano mattonelle e le cappelle sono dorate, tutto in stile Rococò.

Pranzammo nella spianata della Chiesa della Grazia. Un saporito pollo al piri-piri. Salimmo ancora per la via Damasceno Monteiro e per la Calçada del Monte, ci fermammo un momentino e ne approfittammo di quella vista dall'osservatorio di Nostra Signora del Monte. E continuammo la visita verso il Pantheon Nazionale di Santa Engràcia, in campo Santa Chiara.

Pantheon Nazionale di Santa Engràcia

Dal 1916 è il pantheon degli eroi portoghesi. Ha una grande cupola. La chiesa appartiene all'anno 1683, imitando quella di San Pietro a Roma, però la cupola è posteriore a questo periodo, visto che venne terminata nel 1966. La chiesa originale venne demolita nel 1630, dovuto all'accusa di un ebreo per averla profanata, rubandoci dentro. L'ebreo disse che era un'accusa falsa e come maledizione, previde che la nuova chiesa non sarebbe mai stata terminata. Gli interni hanno marmi policromati. Qui è anche seppellita la cantante di fado Amalia Rodrigues. Vedemmo anche i monumenti dedicati a Enrico il Navigatore e Vasco de Gama.

  • Il prezzo dell'entrata è economico.

Uscendo, prendemmo il tram numero 28 per andare a visitare San Vincenzo di Fora.

San Vincenzo di Fora

Questa chiesa si costruì in onore a San Vincenzo, patrono di Lisbona, per commemorare la espulsione dei musulmani. Venne costruita nel 1147, fuori dalle mura della città e da qui deriva il suo nome. La cupola crollò nel terremoto del 1755 e morirono moltissime persone. Venne restaurata in stile barocco da architetti molto importanti. Possiede una grande scalinata all'entrata, molto apprezzata da tutta Lisbona e molto imitata, incluso in Brasile. La pianta è a croce greca. Le pareti sono decorate con piastrelle, ha una grande navata centrale e si scorge un altare dorato. Visitammo anche il Chiostro e i due cortili. La Sacrestia invece presenta anch'essa marmi policromati. Il Refettorio corrisponde al Pantheon dei Re Portoghesi della Casa di Bragança dal 1885. Una scala di mattonelle ci portò al piano superiore. Qui, sempre attraverso delle piastrelle, vi erano raffigurate le fiabe di La Fontaine.

Era martedi e ne approfittammo per visitare il mercato della Feria de Ladra (mercato dei ladri) che si imbandiva il sabato e il martedi in campo Santa Chiara. Fin dalle prime ore del mattino i commercianti si situano lì e collocano la loro mercanzia per terra o nei banchetti e vendono di tutto, nuovo e usato, tutto quello che di solito si trova in un mercatino. Si trovano cose molto belle. Comprammo dei mosaici e dei libri antichi.

Si imbastisce anche un mercato gastronomico vicino a quello precedente, però non trovammo il tempo di vederlo; si chiama mercato di Santa Chiara.

Scendemmo al fiume e visitammo la casa del fado lungo Chafariz de Dentro.

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La casa del Fado

Venne inaugurata nel 2000 ed in questo museo insegnano tutto ciò che c'è da sapere circa il Fado. Incontrammo registrazioni, poster, esposizioni e modellini. Vi è anche una bottega dove si costruiscono le tipiche chitarre portoghesi e una casa del fado antica. Il fado è un canto tradizionale del XIX secolo.

  • Orario: da martedì a domenica - 10, 00 - 17, 30. Economico.

Prendemmo un autobus per raggiungere il Museo Nazionaledi di Azulejo in via Madre di Dio. Non ricordo il numero, però lo prendemmo alle spalle della Casa del Fado. L'entrata è parecchio cara, ma vi sono sconti per studenti.

Museo Nazionale di Azulejo

Si trova dove vi erano il convento e la sua chiesa. Fu un convento francescano, Madre di Dio, fondato dalla regina Eleonora nel 1509 e continuò ad appartenere alla sua famiglia fino a quando si eliminarono gli ordini religiosi nel 1834. Con le ricchezze provenienti dal Brasile, la Chiesa cambiò e si ricoperse di oro, marmi, dipinti e mosaici. Nel 1971 si optò per convertirla nel museo che vediamo oggi. "Azulejo" deriva da due parole: azraq (azzurro celeste) e zalayja (terracotta pulita) o all'equivalente "terracotta pulita dipinta di azzurro".

Assistemmo a come venivano fabbricati questi tipici azulejos di Lisbona. Apparirono al principio del XVI secolo, prima importati da Siviglia e, una volta appresa la tecnica, fabbricati nel luogo. Ne trovammo uno di 23 metri che mostrava 14 km della costa della città al completo, prima del terremoto. Fatto nell'anno 1700, rappresenta le colline, le torri della chiesa e il castelo. Anche nel chiostro ne vedemmo di belli.

Qui facemmo delle foto molto graziose, mettendo le nostre facce in una tavola che simulava gli azulejos con personaggi del XVI secolo. Da qui, passammo alla chiesa che ci lasciò a bocca aperta. C'erano per tutto il museo, dei gruppi di ragazzi francesi divisi fra sale e chiesa, che stavano copiando i disegni di queste mattonelle e facevano un po' di invidia, vista la loro bravura. C'era un negozio molto affascinanti, dove comprammo una cassetta di azulejos ed in un giardinetto interno bevemmo una coca-cola.

  • Orario: martedì 14, 00 - 18, 00 e da mercoledì a domenica 10, 00 - 18, 00. Il prezzo dell'entrata è moderato.

Per quel giorno non visitammo altro, andammo a fare una passeggiata al porto e all'Alfama e cenammo nel nostro appartamento così carino di Beco da Lapa. Beco è la via dalla quale non potevamo passare in macchina, quindi, avevamo le scale.

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