Barcellona ed esperienze col bilinguismo

C’era una volta, in un periodo buio della mia vita, ossia la mia (pre)adolescenza, una parte piena di spensieratezza dovuta ai miei frequenti viaggi a Barcellona. Non che me li finanziassi da sola, tuttora non ho introiti personali figuriamoci a quell’età, ma mia zia materna aveva questa fissa di recarsi frequentemente in Spagna. Devo a lei il mio ultimo viaggio ad Amsterdam, grazie al suo fiuto da tartufo per le offerte e i buoni sconto su ogni cosa, tra cui anche i viaggi aerei. 

Nel giro di due anni, ci sono stata per 3 volte per qualche giorno in genere, e automaticamente viene da pensare che io conosca come le mie tasche la città, ma, ahimè, non è così. Mia zia è la tipica persona che si fissa con una città, ma non si spinge mai al di là dei posti che vuole visitare lei. Ergo, conosco come le mie tasche il Park Güell in ogni minimo dettaglio, come anche la Sagrada Familia, ma non mi sono mai avventurata nel visitare altri complessi architettonici di Antoni Gaudí, come ad esempio la Casa Battló. Questa minuziosa conoscenza rappresenta soltanto il sapersi muovere nel posto in questione, sapendo dove si trova un certo angolo particolare e via discorrendo, non una spiegazione né degna di un critico d’arte e neppure di una guida turistica alle prime armi. Ovviamente una ragazza di 15 anni, non può pretendere di spassarsela in giro per la città ad ogni orario della giornata. Con tutto il rispetto, è una località meravigliosa, una delle più belle mai visitate, ma “vanta” anche di un tasso considerevole di criminalità verso il quale il turista in erba della città deve fare attenzione.

barcellona-ed-esperienze-col-bilinguismo

Ad ogni modo, le attrazioni essenziali le ho visitate e vissute, pertanto il rimorso da viaggiatrice non è così profondo, specialmente perchè l’obiettivo di ogni mia gita all’estero è sempre praticare una lingua straniera che sto studiando o che ho studiato. Barcellona, secondo tutte le cartine e secondo l’immaginario comune di persona non appartenente alla penisola iberica, è una delle più importanti città spagnole, ma tale affermazione è da prendere con le pinze. Per chi venisse da un altro pianeta, oppure per chi avesse una lacuna significativa circa la cultura della nazione, mai, e poi mai, equiparare la città, o la regione, alla Spagna. La questione dell’indipendenza della Catalogna costituisce da moltissimi anni un tasto dolente, sia dal punto di vista storico, sia politico, fino ad abbracciare il risvolto economico e compagnia cantante. Finché vi trovate in città, non abbiate paura a tentare un approccio linguistico castigliano, per chi non lo sapesse, la definizione precisa della lingua spagnola che si insegna nelle aule di scuola dei paesi europei, si parla in America Latina e che su carta risulta come ufficiale in questo Stato. In questa determinata regione è molto evidente il fenomeno del bilinguismo, sempre perchè sono i documenti a dimostrarlo formalmente, ma nella sostanza c’è solo spazio per il catalano. Nelle aule di scuola, dalla caduta di Francisco Franco avvenuta nel 1977, si insegna quasi tutto prettamente in catalano e il castigliano costituisce una materia qualunque insegnata al pari di scienze o matematica. Avendo sperimentato sulla mia pelle una situazione simile nel periodo in cui ho vissuto a Maiorca, isola che assieme alle sue colleghe Minorca, Formentera ed Ibiza, si definisce a stampo catalano e autoctono, posso dire che qui la questione è decisamente amplificata. Per logica lo è, ma lo realizzai ai tempi quando in un paesino di provincia, Molins de Rei, dove avevamo l’hotel, ordinai al cameriere un caffè con un cornetto formulando la frase in “castigliano”. La situazione pareva l’equivalente di una bestemmia davanti a un prete. Dopo aver ripetuto la semplice frase per la bellezza di cinque volte, mi arresi e ordinai in italiano, evitando di tirarla per le lunghe o per lo meno fino all’ora di pranzo. Per la cronaca, in posti del genere funziona qualunque altra lingua appartenente al ceppo linguistico latino che non sia quella adoperata da me. Non sono nessuno per sindacare questa problematica, ma giusto per completezza, può capitare di incontrare gente fin troppo patriottica e poco flessibile, anche se si è stranieri. Senza ombra di dubbio, esiste anche il rovescio della medaglia, chi è comprensibilissimo ed è al corrente che la gente al di fuori non riesce a capire l’importanza della questione. Un’imposizione linguistica simile attuata dalla dittatura è senz’altro un’atrocità, volta a minare le proprie radici culturali, per questo non voglio orientare nessun giudizio. D’altro canto, in queste zone di periferia, c’è anche chi attua concretamente questo bilinguismo. Una delle ragioni che spinge mia zia a recarsi a Barcellona, è la presenza della sua migliore amica che ha conosciuto da ragazzina a un matrimonio. La sorella di questa, nata in pieno regime, alla sua caduta, si è trovata impreparata al ritorno del catalano, inoltre, avendo vissuto per decenni in altre zone della Spagna, e stabilendosi poi in Catalogna, all’età di 40/50 anni si è dovuta iscrivere a un corso per apprenderlo.

barcellona-ed-esperienze-col-bilinguismo

Tornando al capoluogo, un modo molto comodo e pure un po’ dispendioso, è il classico bus turistico rosso presente in ogni città grande d’europa, che costa circa 25€ al giorno e che fa tappa nei luoghi più caratteristici della località. Col senno di adesso, mi reputo decisamente contro questa opzione, essendo diventata una ragazza più propensa a vedere anche i luoghi più atipici del turista e non sfidando la stanchezza e l’eventualità delle fiacche. Proprio in questo frangente del passato, se si può definire così, ho incominciato a covare questo sentimento di astio nei confronti di questi agi perlopiù inutili. Non ho passato tutti questi giorni seduta sul sedile di un pullman, assieme ai miei familiari abbiamo sfruttato anche una delle nostre abilità primarie: camminare. Sarebbe sconcertante visitare la lunghissima via de La Rambla a bordo di un veicolo. In primis, perchè la via centrale è pedonale e fare slalom tra gli artisti di strada con esso implicherebbe un reato e secondo perchè ognuno di loro ha la sua particolarità e vederli con calma passeggiando merita. Se provenite dal cuore della città e attraversate questa lunga strada vi ritroverete a faccia a faccia col mare e direttamente di fronte al Maremagnum, uno dei centri commerciali più famosi della città, aperto 365 giorni l’anno con ogni sorta di negozio e servizio. Talvolta lì nei dintorni organizzano dei mercatini e ai tempi incappai in quello dell’antiquariato e del vintage, molto rifornito devo dire. Sulla sinistra c’è la famosissima spiaggia de la Barceloneta, molto affollata se vi recate da maggio in poi, chiamata come il quartiere in cui è calata, con un retrogusto storico, ma comunque fresco e vivace.

barcellona-ed-esperienze-col-bilinguismo

Un’attrazione che mi ha colpito in particolare modo è il Jardins Palau Reial Pedralbes, uno dei giardini più importanti della città, che si trova un bel pò distante rispetto all'area principale e che io ho raggiunto col fatidico autobus turistico. L’atmosfera in questo luogo è molto rilassante e si può godere un meraviglioso panorama camminando tra gli alberi centenari che lo caratterizzano.

barcellona-ed-esperienze-col-bilinguismo

Se dovessi scegliere una piazza, senza pensarci due volte, Plaça de Catalunya, imponente con la sua grandezza e magnificenza e talvolta ospitante manifestazioni e proteste, collocata nella zona del Barri Gòtic. Cuore pulsante della città, attorno ad essa sorgono alti palazzi, sia uffici delle più importanti istituzioni che luoghi per fare shopping.

Per quanto concerne il fattore movida, Barcellona possiede una miriade di locali, dal pub alla discoteca, ma a causa della mia tenera età ai tempi, non ho consigli da dispensare a riguardo, ma son solo testimone di una località che letteralmente non dorme mai.


Galleria foto



Contenuto disponibile in altre lingue

Commenti (0 commenti)


Vorresti avere il tuo proprio blog Erasmus?

Se stai vivendo un'esperienza all'estero, sei un viaggiatore incallito o semplicemente ti piacerebbe promuovere la città in cui vivi... crea un tuo proprio blog e condividi la tua esperienza!

Voglio creare un mio blog Erasmus! →

Non hai un account? Registrati.

Aspetta un attimo, per favore

Girando la manovella!