Le isole Gili
Era finalmente arrivato il momento di prenotare il nostro soggiorno alle isole Gili, delle quali mi ero innamorata mesi prima curiosando su instagram. Si tratta di tre piccole isolette collocate poco lontano dalla più grande isola di Lombok.
La più vicina a Bali si chiama Gili Trawangan, paradiso dei backpakers, la più caotica ed affollata delle tre, piena di giovani, locali e discoteche; la seconda è Gili Meno, destinazione ideale per una luna di miele, con spiagge deserte dall'acqua chiara e musica rilassante che si difonde dai ristoranti essenziali ed eleganti; l'ultima è Gili Air, una sorta di via di mezzo fra le altre due, dove si trovano ristoranti ed ostelli (fondamentali), ma anche quiete e relax.
Avevo visto foto di acque cristalline, di tramonti mozzafiato, di spiagge bianche e coperte di conchiglie, di altalene sull'acqua, e di opere d'arte sommerse. Tuttavia, ad Agosto c'era stato un violentissimo terremoto a Lombok, a pochissimi chilometri dalle Gili, quindi mi era sembrato opportuno informarmi bene prima di partire. Non conoscevo nessuno che fosse stato alle Gili di recente, quindi mi basai esclusivamente su quello che potei leggere su internet.
Insieme a Maria, prenotai due notti in un ostello di Gili Trawangan e una notte in un ostello di Gili Air. Volevamo approfittare di tutto quello che queste isole avevano da offrire, dalle discoteche alle spiagge da cartolina.
Ancora una volta, come era accaduto nel caso di Nusa Penida, decidemmo di saltare un giorno di scuola e di partire il giovedì pomeriggio.
Il nostro driver ci prelevò da Pondok Cintya e, dopo circa un'ora di viaggio, ci lasciò al porto dal quale saremmo partite, nella regione centro orientale di Bali. Da qui ci imbarcammo verso le isole Gili, ed in particolare verso Gili Trawangan, che era la nostra prima tappa. In un paio d'ore, un po' stordite dal mare mosso, giungemmo a Gili T.
Nella zona dove attraccano le navi (non la definirei infatti un vero e proprio porto) l'isola brulicava di persone, e credo che l'età media non superasse i 30 anni. A pochi metri dalla spiaggia si trovavano moltissimi bar, piccoli caffè, e ristoranti dai quali si diffondeva odore di pesce alla brace.
Alle isole Gili non esistono mezzi di trasporto a motore, nemmeno motorini. Ovviamente, abituate a Bali, questa fu una delle prime cose che ci colpì. Tutti si spostavano a piedi, senza fretta, o a bordo di carretti di legno trainati da esili cavalli.
Ci dirigemmo subito al nostro ostello, il Gili la Boheme, in una stradina secondaria più silenziosa. Liberammo frettolosamente i nostri zaini dalle cose inutili e corremmo verso una delle spiagge sull'altro lato dell'isola, meno affollato dai turisti. Verso le cinque del pomeriggio trovammo il nostro posto ideale: un piccolo bar sulla spiaggia che trasmetteva musica reggae e serviva cocktail dolcissimi a base di frutta tropicale.
Davanti a noi e alle nostre pina colada, il mare ed il cielo diventavano rosa, e all'orizzonte si scorgevano Bali ed il monte Agung. Ci facemmo centinaia di foto su una delle innumerevoli altalene montate sull'acqua e, dopo aver cenato, tornammo verso l'ostello per preparaci alla serata.
Andammo al Jungle Bar, uno dei locali più affollati delle isole Gili, con musica commerciale e ragazzi provenienti da ogni parte del mondo.
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