Isola di Padar, spiaggia rosa, Manta point, Takka Makassar, Gili Lawa

Pubblicato da flag-it Chiara Menghetti — 5 anni fa

Blog: Komodo e Flores
Tags: flag-id Blog Erasmus Bali, Bali, Indonesia

Come mi aveva assicurato Erwin, la seconda giornata (la prima per me) fu epica. Il giorno precedente mi ero persa i draghi di komodo, ma nulla mi avrebbe potuto preparare a sufficienza alle meraviglie che ammirammo il sabato.

La barca ripartì alla volta dell’isola di Padar intorno alle cinque di mattina: Erwin ci aveva consigliato di svegliarci verso le sette, ma non resistetti. Avevo dormito poco, ma non vedevo l’ora di iniziare quella giornata: così mi alzai quando la nostra barca iniziò a muoversi sull’acqua, salii sulla prua e da lì ammirai il sorgere del sole e le centinaia di isole dell’arcipelago sfrecciarmi accanto. Quando eravamo ormai quasi arrivati a Padar si svegliarono gli altri membri del tour, che vedevo per la prima volta. C’era una famiglia tedesca, tre ragazze messicane che, come me, facevano volontariato a Bali, e diversi ragazzi, tutti tedeschi in exchange all’università udayana di Bali. 

Tutti insieme iniziammo a salire la scalinata che, dalla spiaggia, conduce verso il belvedere dal quale si possono ammirare tutte e tre le spiagge dell’isola di Padar. La prima impressione che ebbi una volta arrivata in cima, molto prima della stanchezza, fu la meraviglia. Era uno spettacolo che non avevo mai visto prima: l’isola era modellata in maniera unica e l’acqua che lambiva le tre spiagge aveva un colore tra il blu profondo e il verde. Erwin si divertì a fotografarci, individualmente ed in gruppo e, una volta concluso il servizio fotografico, ci invitò a tornare verso la barca.

Isola di Padar, spiaggia rosa, Manta point, Takka Makassar, Gili Lawa

La seconda tappa era la famosissima spiaggia rosa di Komodo. In realtà, come ci spiegò Erwin, di spiagge rosa ce ne sono molte nel parco, quindi si trattava semplicemente di trovare quella meno affollata. La trovammo senza grossi problemi e, dopo un’abbondantissima colazione in barca, decidemmo di trattenerci sulla spiaggia per goderci un po’ di relax. 

Isola di Padar, spiaggia rosa, Manta point, Takka Makassar, Gili Lawa

Prima di arrivare temevo che il colore della spiaggia fosse poco più che una leggenda; avevo visto innumerevoli foto, ma sapevo anche che photoshop è facile da usare per aggiungere un po’ di saturazione. Invece, non rimasi affatto delusa: la sabbia era veramente rosa, di un rosa elegante e delicato, dovuto ai minuscoli frammenti di corallo che la ricoprono. 

Anche qui feci centinaia di foto e camminai fino al fondo della spiaggia, allontanandomi dal resto del gruppo, per godermi ancora meglio quello spettacolo che sapevo essere unico al mondo. 

Isola di Padar, spiaggia rosa, Manta point, Takka Makassar, Gili Lawa

Conclusa la sosta alla spiaggia rosa tornammo sulla barca. Fu in quel momento che, cullata dalle onde e dal rumore profondo del mare, mi resi conto di quanto fossi stanca. Credo di essermi persa circa un paio d’ore di viaggio, ma quando riaprii gli occhi ero più sveglia che mai. 

Il colore dell’acqua sulla quale stavamo navigando era letteralmente surreale: eravamo arrivati a Takka Makassar, una minuscola lingua di sabbia in mezzo al mare. Tutto intorno, il paesaggio non ha assolutamente nulla da invidiare alle Maldive. Né le foto né tantomeno le parole possono rendere giustizia alla bellezza di quel posto, ed in particolare al colore dell’acqua. 

Non ho dubbi che Takka Makassar sia in assoluto il luogo dove ho visto il mare più bello della mia vita. Erwin ci lasciò liberi di passeggiare alcuni minuti lungo la lingua di sabbia e di ammirare la magnifica varietà di conchiglie di tutte le dimensioni che la ricoprivano. 

Isola di Padar, spiaggia rosa, Manta point, Takka Makassar, Gili Lawa

Ancora sbalorditi ci spostammo verso Manta Point. Dopo la delusione a Nusa Penida non volevo farmi aspettative troppo alte, e lo stesso Erwin ci aveva avvisati che avvistare le mante è sì un’emozione unica, ma anche una grande fortuna. Appena ci fermammo, invece, iniziammo subito a notare alcune mante nuotare in circolo sotto di noi. Indossata l’attrezzatura, senza esitare, ci gettammo tutti in acqua. Le mante, con la loro stazza e le loro movenze eleganti, incutono un po’ di timore. Finchè non gli si nuota accanto è impossibile immaginare quanto siano grandi e quanto piccoli ci si possa sentire in acqua, circondati da decine di loro. Fu un’esperienza mozzafiato, che mi emoziona solo a ricordarla. Le mante rimasero a nuotare con noi quasi mezz’ora, durante la quale facemmo a gara a chi riusciva ad avvicinarsi di più. 

Quando stava per tramontare il sole salutammo le nostre amiche mante e ci dirigemmo verso Gili Lawa, da cui vedemmo il tramonto. A Gili Lawa si trova una colonia di decine di migliaia di pipistrelli che, ogni sera al tramonto, si alzano in volo oscurando il cielo.

Come aveva detto Erwin, quella giornata non mi aveva deluso. Dal bar in Italia da cui sto scrivendo adesso, mi rendo conto di quanto sia stata fortunata ad avere la possibilità di vivere un’esperienza del genere, ma allo stesso tempo mi convinco sempre di più che voglio fare altre mille esperienze come questa.


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