Come ho deciso di andare a Komodo e Flores
Ero ormai vicina al giorno in cui sarei dovuta tornare in Italia.
L’ultima settimana avevo deciso che non sarei andata a scuola e che avrei viaggiato verso una destinazione un po’ più lontana del solito, e che fino all’ultimo non avevo individuato. Tra l’altro, questa volta avrei viaggiato da sola, senza la compagnia immancabile di Maria o di altri amici, tutti ancora impegnati.
Per giungere alla decisione finale mi furono indispensabili i consigli dei miei vicini, gli inquilini della stanza compresa fra la mia e quella di Maria. Si trattava di una coppia separata con due figli: lei era balinese mentre lui era inglese e viveva a Bali da quasi trent’anni. Lui, in particolare, era un tipo a dir poco anticonvenzionale: si era recato a Bali nell’estate del 1990, senza avere alcuna idea di cosa lo aspettasse, si era innamorato ed aveva deciso di rimanere. Aveva trovato il suo paradiso, ma aveva avuto anche modo di sperimentare i lati negativi dell’Indonesia, dei quali non aveva affatto intenzione di tenerci all’oscuro. Quasi quotidianamente ci terrorizzava con i suoi racconti su turisti arrestati perchè fermati senza casco, su quelli lasciati a morire al pronto soccorso perché la sanità a Bali non funziona, e quelli rimasti bloccati senza soldi perché avevano avuto problemi con il visto.
Non stupisce quindi che fossi un po’ preoccupata all’idea di chiedergli un consiglio.
Avevo già in mente la possibilità di andare a Komodo, ma lui mi disse che sarebbe stato meglio andare a Raja Ampat.
Conoscevo già quel luogo, e avevo sognato di poterci andare per settimane: purtroppo però mi resi subito conto che sarebbe stato decisamente troppo complicato, se non proprio impossibile. Avrei dovuto viaggiare per quindici ore, per poi ritrovarmi da sola in un arcipelago di isole deserte: sarebbe stata senza dubbio un’esperienza indimenticabile, ma pensai che fosse meglio riservarla per il mio prossimo viaggio in Indonesia.
La moglie invece era di tutt’altro avviso. Era stata a Komodo alcuni anni prima, e ancora le brillavano gli occhi quando parlava di quello che aveva visto. Rincuorata dalle sue parole cercai subito il modo di organizzare rapidamente il tour: infatti il mio problema è che, come al solito, mi ero ridotta all’ultimo minuto e quasi tutti i tour erano già stati prenotati. Era già mercoledì e sarei dovuta partire il venerdì, quindi il tempo stringeva. Inoltre, l’unico modo per visitare il parco nazionale di Komodo è aggregarsi a dei tour organizzati, quindi non c’erano altre possibilità. Su instagram incappai in Anjanitrip, e senza aspettare scrissi alla ragazza che si occupava della pagina. Un incredibile colpo di fortuna fece sì che la ragazza si trovasse in quel momento in una delle spiagge di Kuta, non troppo lontana da dove abitavo.
Prelevai le 400.000 rupie necessarie per il pagamento e, in sella al mio motorino, sfrecciai verso Kuta.
Una volta in spiaggia le consegnai il denaro e mi aggregai alla sua comitiva per una birra al tramonto e, soddisfatta, aspettai che i miei amici mi raggiungessero per la cena.
Avrei preso un aereo il venerdì dopo pranzo, che in circa un’ora mi avrebbe condotto nella cittadina di Labuan Bajo, sull’isola di Flores.
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