Low cost trip: day 1 ¾ and 2 - Verona
Da Mantova abbiamo impiegato poco più di un’ora per arrivare a Verona tramite le strade secondarie.
Una volta giunti a destinazione ci siamo sistemati nel nostro Airbnb, un appartamento condiviso con il proprietario, un ragazzo un po’ strambo, e una coppia giovane dell’est Europa. La casa stava un po’ fuori centro, ma era davvero figa e spaziosa, con tanto di angolino dedicato alla meditazione yoga. Il tizio, a quanto ci ha riferito, era un appassionato di Thailandia e paesi orientali.
Abbiamo cenato sul terrazzo preparandoci una spaghettata buonissima (ci eravamo portati pasta e sughi da casa e ce li siamo preparati in cucina) e concludendo la cena con due fette di mantovana, un dolce tipico di Mantova preparato con burro e mandorle.
Ci siamo incamminati verso il centro di Verona facendoci la bellezza di tre km e mezzo all’andata (e altrettanti al ritorno) in piena notte. Le zone circostanti non erano il massimo, ma accelerando il passo abbiamo fatto abbastanza alla svelta. Volevamo solo farci una passeggiata notturna per la città, senza tornare troppo tardi a casa.
Non era la prima volta che vedevo l’arena, ma appena siamo entrati in piazza Bra e ci è apparsa tutta illuminata, mi ha messa subito di buon umore. Ero contenta di rivedere questo luogo dopo tanto tempo. Verona è sempre Verona, c’è poco da fare.
Per il mio amico era la prima volta ed essendo appassionato di storia antica, siamo rimasti qualcosa come dieci minuti a fissare l’arena, discutendo su come fosse possibile che una costruzione del genere stesse ancora lì dopo tutti quei secoli. Non è ben chiaro in che periodo venne edificata, ma si pensa tra il I e III secolo d.C., il che significa quasi 2000 anni. Ed è sempre bellissima.
Volevamo fare una bevuta, ma i bar e ristoranti di piazza Bra ci sembravano troppo chic e costosi, perciò ci siamo avventurati tra le strade, ancora una volta completamente a casaccio.
Guardando le recensioni su Trip Advisor abbiamo individuato un’enoteca che in molti consigliavano. Il posto si chiama Osteria a la Carega ed è situata in vicolo Cadrega; si tratta di un locale piccolo, ma accogliente. Il vino è veramente buono, soprattutto il rosé che ci hanno consigliato. Ne abbiamo dovuti prendere almeno due bicchieri a testa perché era davvero speciale. Inoltre, durante la stagione estiva è possibile sedersi ai tavolini fuori, in una piccola corte dove di tanto in tanto vengono fatti dei mini concerti.
Al ritorno abbiamo avuto qualche problema con gli autobus notturni, in quanto non riuscivamo a capire nè che numero dovevamo prendere (di notte i numeri cambiano) nè quali fossero esattamente gli orari.
Il giorno dopo abbiamo cercato di organizzarci meglio da questo punto di vista. Siamo entrati in un bar vicino casa - gestito da cinesi ma frequentato da anziani tifosi dell’Hellas Verona che bevevano alcolici già alle 10 di mattina - e ci siamo fatti spiegare meglio quali mezzi pubblici prendere per raggiungere il centro.
L’autobus ci ha lasciati nei pressi di Castelvecchio, una delle più importanti basi militari della signoria scaligera, oggi adibita a museo. Non siamo entrati a visitarlo, anche perché c’era una fila enorme. Abbiamo percorso il ponte di Castelvecchio, sempre facente parte della stessa struttura e interamente costruito in mattoni. Era una bella giornata e dal ponte si poteva accedere a diverse scalette, situate in vari punti, che conducevano a rialzi da cui si poteva osservare la vista sul fiume Adige e sulla città.
Una volta attraversato il ponte abbiamo deciso di tornare in piazza Bra per ammirare di nuovo l’arena, stavolta alla luce del sole. Da lì abbiamo imboccato una strada lastricata (via Mazzini) piena di negozi e catene commerciali, ma anche di palazzi antichi. In dieci minuti eravamo in Piazza delle Erbe (a quanto pare un nome diffuso nel nord Italia).
L’ho trovata stupenda, anche se risultava impossibile vederla nella sua interezza per via delle bancarelle che vi vendevano frutta fresca. Al centro della piazza si trova una fontana sormontata da una statua in marmo bianco, mentre ai lati ci sono diversi edifici storici, come il Palazzo del Comune, la Torre Lamberti, la Banca Popolare di Verona, il Palazzo Maffei e le splendide case dei Mazzanti, decorate con affreschi cinquecenteschi.
Le restanti case presentano una facciata più comune, ma fanno senz’altro figura con i loro terrazzini ornati da piante di vario tipo.
Siamo saliti su Torre Lamberti (otto euro il biglietto intero, ma ne vale la pena). Gli scalini per salire fino in cima sono tantissimi quindi, a differenza di come ha voluto fare il mio amico, consiglio spassionatamente di utilizzare l’ascensore. La vista da lassù è imperdibile. Si può veramente osservare tutta Verona dall’alto.
Abbiamo fatto anche una puntata veloce alla casa di Giulietta, che però era affollatissima. È incredibile vedere che sorta di leggenda sia diventato quel balcone: era impossibile trovare un istante in cui non vi si affacciasse qualche turista, pronto a mettersi in posa per una foto ricordo. È divertente anche leggere le migliaia di scritte sull’arcata che porta alla corte interna. Nonostante sia espressamente vietato imbrattare i muri, non si trova un singolo spazio libero.
Dopo un gelato veloce, ci siamo rimessi subito in cammino, costeggiando un pezzo di Adige. Doveva aver piovuto parecchio il giorno prima perché l’acqua del fiume scorreva a una velocità incredibile, portandosi via interi rami di alberi. Abbiamo attraversato un quartiere molto carino e pieno di giovani, chiamato la Veronetta. Da lì, tramite il Ponte Pietra, è possibile giungere dall’altra parte del fiume e salire fino al punto panoramico di Piazzale Castel San Pietro.
Il posto mi ha ricordato un po’ il Piazzale Michelangelo di Firenze, da brava toscanaccia quale sono. Il cielo si stava annuvolando, ma la vista sulla città continuava a mantenere intatto tutto il suo fascino.
Nel frattempo si erano già fatte le 17. Siamo scesi a valle, abbiamo preso un caffè in un bar sul lungofiume, dopodiché ci siamo concessi un ultimo giro tra le vie dei negozi, in modo da avvicinarci di nuovo alla fermata dell’autobus. Era ora di fare ritorno all’appartamento, riprendere i bagagli e partire per il lago di Garda.
Anche l’avventura di Verona stava per concludersi ed ero contenta di esserci tornata e di averla vista con occhi diversi (l’ultima volta avevo appena diciotto anni). Mancavano ancora alcuni monumenti da visitare, ma credo che in due giorni interi si riesca benissimo a vedere tutto il necessario, spostandosi tranquillamente a piedi per il centro.
Ad ora Verona continua a restare una delle città del nord Italia che preferisco in assoluto.
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