4 recensioni World Food Edition: Venezia
E se parlare di cibo è ciò che mi rende più felice al mondo, direi di continuare su questa lunghezza d’onda, ma non andrò molto lontano dal luogo preciso in cui sto scrivendo, soltanto di pochi km, oltre il Ponte della Libertà per inaugurare questa nuova puntata della rubrica “4 recensioni World Food Edition: Venezia”. La parola “mondo” rende il tutto più serio, perchè edizione fuori sede senza speranza suonava male.
Venezia, se la si conosce bene, offre un sacco di opportunità per tutte le tasche, a discapito dei turisti o di chi non ha dimestichezza con la città. In quest’ultima casistica basta chiedere a gente del luogo, non necessariamente i veneziani DOC, bensì giovani studenti e lavoratori stabili nella Serenissima, pronti a dispensare meravigliosi consigli per voi. Questo ragionamento è applicabile in qualunque città, guardate, scrutate intensamente e imitate le scelte di queste persone, per assaporare qualcosa di autentico o comunque con un ottimo rapporto qualità-prezzo, a meno che siate ricchi sfondati con un desiderio irrefrenabile di dilapidare i vostri soldi. Quasi ogni locale di piazza San Marco e dintorni soddisferà questo vostro desiderio. Non necessariamente intendo cifre a due zeri, ma anche rimanendo sotto ai 100€, certe trattorie per quelle blasfemia che propongono non ne meritano nemmeno 5. Tutto a danno del visitatore. Ma spero che qualcuno legga tutto ciò e che si rechi a Venezia con qualche dritta in più, grazie alla categoria “Pranzi e cene senza troppe pretese”. Premetto che non sarà un’analisi di cicchetterie e di posti sprizzano venezianità(?) da tutti i pori, ma mi esprimo da semplice studentessa, nel bene e nel male, con un budget con un tetto massimo che difficilmente supera i 20€ e che in media ammonta a cinque.
Bigoi
Come potrei non iniziare con il cibo da strada di Venezia per eccellenza, aperto poi anche in altre città del Veneto. Non c’è storia con altre catene sostenitrici della pasta da mangiare in una coppa grande di cartone. Localizzata vicino a molte sedi universitarie di Ca’ Foscari nella zona di Dorsoduro, pranzo e cena attira un’ innumerevole quantità di studenti e turisti molto scaltri che si fanno affascinare dalla calca. La tipica pasta regionale, che descriverei come spaghetti grossi con delle striature, in questo posto si gusta in tantissime salse: pomodoro, ragù (per gli amici stranieri “bolognese”), pesto, frutti di mare e via discorrendo. In maniera gratuita si può aggiungere del formaggio e di prassi i soliti condimenti, ma non vendono assolutamente bevande. La prima volta in cui mangiai lì, rimasi un po’ scioccata, ma mio padre, che era lì con me, mi spiegò che effettivamente se qualcuno si vuole proporre come artigiano della pasta, o in ambito gastronomico in generale, la vendita delle bibite non è di sua competenza, se ciò che ha è di qualità ed è ciò che lo rappresenta. E vi confermo, che il negozietto, ci riesce con classe. Sfortunatamente è un buco per consumare i pasti, salvo orari inconsueti, perciò consiglio di andare nei dintorni a cercare un posto più comodo. All’interno del locale dei Bigoi, c’è soltanto una mensola che funge da tavolino, però vi toccherà stare in piedi. Quindi, sfruttate in massa le sedi della mia Università, come Ca’ Dolfin, ove è possibile sedersi su delle panchine in un allegro giardinetto vicino a Ponte Foscari. Sempre dall’altra parte di questo l’atrio gigante di sede centrale è cosa buona e giusta. Oppure raggiungete Campo Santa Margherita e bazzicate lì, mentre vi rimpinzate di succulentissimi bigoi. Non è abbastanza chic per voi? Sappiate che poco tempo fa c’è stato Álvaro Soler, che vi basti e avanzi come garanzia.
Cambusa
Quando avete bisogno di uno di quei bar per fare incontri all’ultimo momento o siete stremati dalle aule di San Basilio che hanno ospitato le vostre lezioni, appena poco dopo il ponticello che attraverserete da questa sede per andare verso Santa Marta, vi imbatterete in questo fantomatico posto, che propone cucina ignorantissima tra hamburger e patatine fritte (che sono la fine del mondo), e cucina italiana semplice che definirei “onesta”. Circondati dalle facciate delle case tipiche veneziane e talvolta da combriccole enormi di neolaureati con amici e parenti che festeggiano, l’atmosfera mette molto a proprio agio. Unica pecca è l’esiguo posto al chiuso vicino alla cassa, perchè si mangia principalmente fuori. Con la modica cifra di cinque euro è possibile comprarsi il menù con hamburger, patatine e bibita e anche se l’aspetto non è degno di una presentazione da cucina stellata, la soddisfazione cresce all’aumentare dei morsi al panino. Anche qui servono la pasta in una coppa stile Bigoi, ma purtroppo questo posto non è in grado di reggere il confronto con il re indiscusso. Il tasso della gente è incredibilmente alto in certi orari, pertanto potete prendere la vostra ordinazione e andare via da un’altra parte per consumarla, perchè dovrete fare a botte. Un motivo imprescindibile? La salsa rosa. Non credo sia loro, ma un applauso per la scelta dell’industria che la produce. Per il resto questo locale può fungere da bar per colazioni o merende, però in particolar modo come tana post-esame o rifugio generico che non sia la biblioteca. Se siete indecisi se saltare la lezione e siete nei dintorni, radunatevi con i colleghi stile cavalieri della tavola rotonda attorno a un tavolino di metallo quadrato per decidere il da farsi. Riflettete con calma, prendete e perdete tempo, vi accorgete che è tardi per presentarsi dal docente. Ecco, il destino vi ha portato la risposta su un piatto bianco e del cibo, più che d’argento.
Orient Experience
Ne avevo sentito parlare prima di venir qui, da amiche fidate che avevano mangiato deliziosamente come se non ci fosse un domani a tali prezzi che ti spiace addirittura spendere poco. Ho sempre provato a cercarlo, ma niente, ho un senso dell’orientamento che vacilla tra il perdersi in un bicchier d’acque e far invidia a Marco Polo. Il fortuito giorno cadde nell’ottobre 2015, poiché partecipai a un evento assieme a un’ associazione della zona che avevo organizzato una passeggiata volta alla sensibilizzazione circa il tema immigrazione. Tra una chiacchiera e l’altra, arriviamo alla tappa finale, Campo Santa Margherita, di fronte a questo locale molto piccolo. Oltre ad avere davanti un posto dove si mangia più che divinamente, abbiamo l’esemplificazione di come un gruppo di persone, scappate da una situazione inimmaginabile, rincominciano una nuova vita, facendo confluire in un progetto le loro esperienze e tradizioni culinarie dei loro rispettivi paesi d’origine. Dalla cucina iraniana, afgana fino a quella turca, c’è davvero da sbizzarrirsi, e con la cifra di 10€ si può mangiare un piatto con 3 portate diverse. Se siete stanchi dei soliti sapori e desiderosi di assaggiare qualcosa di inusuale, in tutto e per tutto, sarete accontentati in questo meraviglioso posto. Il sapore dei piatti preparati è trascendentale, vi farà capire che la provvidenza è dalla vostra parte, che siete nel posto giusto al momento giusto, e che il più grande piacere della vita è mangiare, ma non una semplice azione, bensì giocare con le proprie papille gustative. Tutto questo connubio di sapori, dato che lo spazio interno ove mangiare è ristretto e sarete costretti a mangiare fuori, vi farà dimenticare dove vi trovate. Anche con una bufera di neve con 30 gradi sotto lo zero, la vostra mente sarà connessa con il cibo che avete di fronte. E se proprio insistete tanto nel voler stare per forza al chiuso, avrete il ben servito versione d’asporto a partire dai 5€.
Osteria ai Canottieri
L’opzione della seratina con stile sofisticato non può mancare ed eccoci nella zona di Cannaregio vicino il dipartimento di economia, un ristorantino lontano dal viavai incessante dei turisti che ogni giorno infestano la città, con una vista sul canale nel momento in cui decidiate di mangiare nei tavoli fuori. 15-20€ per una portata con una bevanda e il coperto può sembrare tanto e potrebbe anche esse di più nel caso in cui si decida di ordinare porzioni di carne che si mangerebbe un reggimento militare. Il segreto è “meno turisti nei paraggi, più ristoranti buoni e seri”. Non son riuscita a fare la rima, ma il concetto è quello. A meno che vi troviate a Torcello, isola di 10 abitanti, in questo caso niente vale, è governata da leggi a sé stanti.
Agli studenti di Venezia e provincia: Non vi sembra un’opzione fattibile per uno studente fuori sede e non? Siete i primi a spendere 15€ alle serate al Casino Ca’Vendramin Calergi dove non si fa nulla, se non ottenere la delusione di roulette truccate e un buffet che fa ridere i polli. Suvvia.
Chiudendo questa parentesi vi posso assicurare che è fantastico andarci d’estate o in primavera, con quella temperatura caldo-tiepida, che vi permetterà di respirare un’atmosfera magica. Quando son andata l’estate scorsa, da persona con un’ ossessione preoccupante per i carboidrati, ho ordinato un piatto di bigoi con pomodorini e gamberetti, semplicemente squisiti. Serviti da un personale più che disponibile e aperto a chiarimenti. Di certo propone qualcosa di buono, autentico e senza troppi fronzoli che rende soddisfatti al termine del pasto. Se siete disposti a trattarvi bene dando un tocco in più, un calice di vino non guasta mai e vi posso assicurare che è di un certo spessore.
Per giungere al nocciolo della questione: OSATE E SPERIMENTATE! Ma diffidate di imitazioni e di quella scia di ristoranti falsissimi che mi fanno piangere ogni giorno andando a lezione. Perché Venezia può dare molto di più in fatto culinario, ma calunniare i turisti in questo modo è terribile. In particolare quelli che costeggiano Rio dei Tre Ponti, illegali. Piuttosto mangiate alle macchinette dell’università o in mensa, che è un tutto dire.
Alla prossima!
Alcune foto son state prese dal mio profilo Instagram: https://www.instagram.com/garbagnasss/
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