Conosci Santa Fe ?
-Vado sei mesi a Santa Fe, in Argentina-, sorrisone, - Ah wow!-, - Ah si?La conosci ? - silenzio imbarazzato. Nessuno conosce la Santa Fe argentina. E un motivo c'è.
A Santa Fe, in apparenza, non c'è nulla. Una distesa di case spalmate lungo il fiume Paranà. Chilometri e chilometri di strade che si intrecciano perpendicolarmente, sensi unici e incroci pericolosi dove passa per primo chi dimostra di avere più fegato.
Se cercate immagini di Santa Fe in internet, vedrete solo acqua e un ponte. Un ponte stile Brooklin, che la notte offre piacevoli spettacoli di luci e parecchi romantici tramonti.
Come avrete senza dubbio intuito, Santa Fe non è una meta turistica, ma io mi sono profondamente innamorata di questa città, perchè la gente che ci vive la rende un luogo unico.
Forse per via dei quasi tre milioni di immigrati italiani che hanno invaso l'Argentina per più di un secolo, ma io mi sono subito sentita a casa.
La prima cosa che ho imparato è stata non chiamare mai uno statunitense, americano, bensì, yankee, estadounidense o norte americano. Americani sono tutti gli abitanti del continente, non solo una privilegiada porzione. Questo semplice e giusto concetto ha cambiato in maniera considerevole il mio punto di vista. Non mi ero mai resa conto di quanto la mia visione fosse limitata ed eurocentrica.
La seconda cosa che mi ha piacevolmente stupito, è la capicità straordinaria che questa gente ha di condividere. Il mate è il custode e difensore di questa magnifica tradizione. Gli argentini condividono davvero molto. Dalla hierba che fluttua in acqua quasi bollente ad una birra gelata o un fernet con cola. Mi è capitato più volte a cene o feste in casa, che una persona mai vista o quasi sconosciuta mi offrisse il suo bicchiere, sorridente. Forse è per questo motivo chi ci sono solo bottiglie di birra da un litro (eheh). Personalemente amo questo aspetto della cultura argentina, soprattutto detto da una piemontese che a stento tollerava il contatto fisico.
In fine, gli argentini, o per lo meno i santafesini, hanno dei ritmi di vita estremamente rilassati. Quando il mio coinquilino argentino esce di casa, passano in media dai trenta ai quaranta minuti dal momento in cui mi dice che sta per uscire, a quando effettivamente, richiude l'uscio di casa alle sue spalle ( per poi rincasare pochi istanti dopo perchè ha sicuramente dimenticato qualcosa). Per non parlare del "si cena alle 21.30" che puntualmente diventa le 23, mentre cerco di tenere a bada i crampi e non ruggire contro la prima persona che cerca di rivolgermi la parola. Per me, che sono una persona tendenzialmente puntuale e precisa, questa concezione tanto elastica del tempo ancora mi sfibra, non è facile uscire dai propri schemi. Mio nonno cenava tassativamente alle 19, alle 23 già dorimiva da due ore, ce l'ho nel sangue.
Vivo a Santa Fe da due mesi ormai e non c'è giorno che non sorrida pensando alla fortunata casualità che mi ha portata a poter conoscere un posto apparentemente banale, ma che se osservato con attenzione ha davvero tanto da dare e da insegnare.
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Commenti (2 commenti)
Francesca De Marca 6 anni fa
Ciao Elisa, grazie per aver condiviso questo pezzetto della tua esperienza che mi ha molto rincuorata, io arriverò verso metà agosto,tu sarai ancora lì?
Daniele Pozzi 6 anni fa
Ciao Elisa, grazie per aver raccontato la tua esperienza! Ciao anche a te Francesca che in teoria dovresti essere a Santa Fe ora quindi buon Erasmus! Io sto avendo qualche difficoltà nel cercare una sistemazione, avreste dei consigli da darmi? (siti, vecchi coinquilini, agenzie immobiliari) Grazie mille!