Il quinto giorno alle Lofoten
La giornata era dedicata alla visita di alcune delle più belle località delle Lofoten. Il meteo, ancora una volta, purtroppo non era favorevole ma partimmo fiduciosi, sperando che più tardi ci avrebbe riservato buone sorprese. Percorremmo la strada panoramica per raggiungere la prima tappa, Nusfjord, un piccolo porticciolo di poche case incastonato in uno scenario fiabesco.
Pioveva e nevicava molto per cui non potemmo apprezzare a meglio la pittoresca cittadina. Dall'altra parte, tuttavia, le condizioni atmosferiche proibitive l'impressione avuta fin da subito sulla potenza della natura, mentre la neve ricopriva velocemente i tetti appuntiti delle case.
Proseguimmo verso la famosa Reine, ma il tempo ancora non migliorava. La cittadina si trova al di sopra del circolo polare artico ed è posta ai piedi di ripidissime scogliere.
Poi poco dopo, mentre mangiavamo frettolosamente un panino seduti in un bar vuoto, notammo un raggio di sole farsi largo fra la spessissima coltre di nuvole. Rischiando che i nostri panini con la maionese ci andassero di traverso corremmo fuori, nel disperato tentativo di catturare qualche scatto in quello scenario unico e particolare. Come a farlo apposta, pochi minuti dopo aver messo piede fuori dal bar dove stavamo pranzando, cominciò a grandinare: minuscole sferette dure ci sferzano il viso e ci colpivano gli occhi, ma non ci impensierivano affatto, tanto eravamo eccitati.
Ormai completamente inzuppati ripartimmo in direzione aeroporto; il programmma prevedeva la possibilità di fare tappa in numerose, spettacolari spiagge sull'atlatico, e avremmo avuto altri due giorni interi per goderci le Lofoten.
Lungo il percorso il tempo migliorò, e le nuvole, fino a quel momento fittissime, lasciarono spazio ad alcuni squarci di cielo azzurro e alla luce violenta del sole. Decidemmo di approfittare di quel momento fermandoci nelle spiagge di Skagsanden e Uttaklien che, nonostante il vento che sferzava la sabbia ad oltre cento chilometri orari, si rivelarono magnifiche. La luce del sole colpiva le nocce trasportate ad alcuni metri dal mare, che erano state rese liscissime dal vento, simili a delle opere di arte moderna.
La sera era prevista una cena a base di farro poco condito.
Poco convinto da questo menù Mirko, unodei nostri compagni di viaggio, uscì di casa in pigiama per ammirare il cielo, che nel frattempo si era del tutto liberato dalle nubi. Invece, lo spettacolo che si manifestò davanti ai suoi occhi lo lasciò di stucco: un'aurora boreale potentissima, verde, che si muoveva rapida sopra la sua testa.
Noi altri eravamo impegnati in quel momento a rivedere le foto di quella incredibile giornata, della quale eravamo già pienamente soddisfatti. Fummo scossi dalle grida di Mirko, che ci spinse a guardare fuori dalla finestra. Sapevamo esattamente cosa aveva appena visto.
Iniziammo a fotografare dapprima dall'area attorno al nostro appartamento, per poi spingerci pochi minuti dopo verso le rastrelliere dove erano appesi i merluzzi. Qui realizzammo scatti originali, che rimangono tutt'ora fra quelli che rivedo con più orgoglio. L'aurora era quasi completamente verde, luminosissima e si muoveva a grande velocità. I merluzzi appesi per le code penzolavano dalle rastrelliere di legno, tutte illuminate: in questo modo, il cozzare delle luci naturali dell'aurora con quelle artificiali delle rastrelliere creava un quadro unico e spettacolare.
Ancora una volta, la notte non chiudemmo occhio.
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