Sentiero delle Cascate (Val di Genova) Giorno 2 parte 1
Se la quiete viene dopo la tempesta e forse viceversa, dopo la più assoluta tranquillità viene la fatica, parola chiave della seconda giornata, che può essere vista in maniera sia positiva che negativa. Ovviamente la montagna d’estate, al di là del relax che si può ricercare alle terme o nei centri benessere, è sinonimo di escursioni e attività sportiva in mezzo alla rigogliosa natura.
Per una giornata ideale del genere non può che iniziare con una sostanziosa colazione e tutti sapete nel profondo del vostro cuoricino che è il pasto più importante della giornata e che non si deve saltare, ma soprattutto che le colazioni dell’hotel sono uno dei fattori fondamentali di una vacanza, quel momento di puro ozio e sfizio personale che nemmeno a casa propria si trova, quel frangente in cui non ci sono freni inibitori per il quantitativo di cibo e calorie.
Perciò mi concedo un delizioso cappuccino, un succo d’arancia, una brioche di pasta sfoglia ripiena di crema alla nocciola e un panino dolce farcito di formaggio e salame per darmi la carica giusta per un’imminente escursione.
Per affrontare un'esperienza del genere bisogna innanzitutto munirsi:
- Di uno zaino abbastanza capiente e di un materiale esterno resistente all'acqua oppure quelli da viaggio che sono in grado di trasportare casa vostra interamente. Se non lo avete, potete comprarlo nei negozi di articoli sportivi o di montagna. Investite sulla qualità e poco sull'estetica, perché diventerà a dir poco lurido durante le vostre avventure a contatto con la terra è il fango.
- Altro oggetto fondamentale è lo scarponcino da trekking o una scarpa atta per questa disciplina. Ovviamente nessuno si prefigura di andare per le foreste indossando delle infradito o dei tacchi, ma in caso di assenza non ripiegate su banali scarpe da ginnastica, firmate o meno perché rischiate di rovinarle e di rovinarvi i piedi, e a posteriori ve ne pentirete amaramente.
- Con questo non possono mancare i calzettoni di spugna ultra pesanti e ultra imbarazzanti, ma se già avete indossato la vostra calzatura da montagna più di una volta, anche quelle di cotone vanno bene, purchè non si tratti di un collant di 40 denari o di fantasmini.
- Anche se fa freddo e state per salutare i pinguini strada facendo, una borraccia, possibilmente colma di acqua fresca è l'ideale. Al di là di sudore e disidratazione, è un ottimo toccasana per ossigenare il proprio corpo e contrastare l'affaticament che si può presentare durante il tragitto. Può essere anche vuota in partenza, visto che in un ecosistema del genere prima o poi troverete una fonte sorgiva che sgorga dalla montagna.
- I fazzoletti di carta sono sempre utili, anche se non li usate. Quando meno se lo si aspetta, se ne ha bisogno urgentemente e il più delle volte non ci sono.
- Tassativamente il k-way o impermeabile non può mancare alla lista, poiché col suo materiale protegge dalla pioggia e da altre condizioni climatiche. Che sia semplicemente il freddo, funge da ottima barriera. È leggero e compatto, ma non ingombrante quanto un impermeabile oppure quanto un ombrello.
- Se avete la fame fulminante facile oppure per precauzione a svenimenti e simili, aggiungete uno snack sostanzioso e carico di zuccheri per dare energia, non occupa metà spazio.
- Il bastone lo vedo proprio come un optional, specie perché potete trovare dei bellissimi rami nel bosco. Accendino, coltellino svizzero, torcia e altri gingilli da avventurieri si rivelano forse più utili di notte, o in alternativa portateli se volete fomentare il vostro lato di sopravvivenza selvaggia o riempire semplicemente lo zaino.
La sottoscritta si fa prendere facilmente la mano dalla situazione e se il giorno precedente guardavo le informazioni della schermata circa le gite da fare prefigurandomi di fare un cammino dalla durata di 10 ore, stamani fare trenta minuti in salita nella natura più selvaggia ha rischiato di portarmi a una sincope. Il percorso scelto inizia direttamente dall’hotel, partendo da Carisolo, in collegamento diretto col parco naturale Adamello-Brenta che occupa un’enorme fetta delle montagne che circondano la zona di Trento. Strada facendo vi posso garantire che senza un piano definito le indicazioni vi possono condurre ovunque in maniera chiara e concisa, con le varie segnalazioni sulle rocce o tramite i cartelli presenti, indicanti la durata da impiegare per la destinazione scelta. Per inaugurare la mia serie di camminate e il mio nuovo provvisorio stile di vita salutare, dopo l’iniziale fallimento del percorso di tre ore in mezzo al verde per raggiungere un qualunque rifugio, opto per quello da piccolo alpino in erba di un’ora e un quarto, verso la prima tappa del sentiero delle cascate, che si estende per una buona parte della Val di Genova, dividendomi tra sterrato in mezzo ai boschi della montagna, i suoi corsi d'acqua e la strada che conduce alle maestose “cascate Nardis”.
Sulla strada incontro molti corsi d’acqua torrenziale, gelidi, ma comunque un salvavita per idratarsi, nonostante una temperatura al di sotto dei 20 gradi centigradi. Solo nella prima fase d’avventura ho sentito di aver bruciato tutto il carburante nutritivo del mattino, grondando di sudore, fattore alquanto insolito per me, visto che le gocce si intravedono solo dopo il superamento dei 35 gradi minimo. Al di là di ciò mi ero dimenticata dell’improvvisa gentilezza dei passanti in montagna, che anche non conoscendoti, non si fanno nessun problema a salutarti, se ti incontrano sul loro cammino.
A metà percorso individuo una graziosa casetta che funge da centro informazioni del parco e la guardia forestale è molto ben disposta a scambiare qualche parola e dispensare qualche consiglio. Qui vengono venduti anche dei souvenir inerenti questa riserva naturale, ma poiché non ho mai visto un prezzo così gonfiato per le calamite come in Trentino, decido di lasciare perdere per una volta la mia collezione di magneti e di comperare un coltellino svizzero come ricordo della vacanza. Questo acquisto fomenta il mio desiderio d’avventura e la mia anima esploratrice, oltre alla più comune funzione che userei nella mia esistenza, tagliare qualcosa o limarmi un’unghia rotta. Proseguendo noto la presenza dei parcheggi a pagamento non custoditi atti per coloro che intendono semplicemente mangiare all’interno di un rifugio, con la diminuzione del prezzo man mano che si va avanti. In poco tempo raggiungo le cascate, riconoscibili a distanza per la loro dimensione e per la riduzione di temperatura, avvertibile a distanza e anche significativamente visibile, poiché nell’aria si possono osservare delle goccioline emanate da queste e anche vedere un buon numero di persone riunite in un punto. Dopo qualche foto, a dire il vero una semplicissima condivisione su Instagram (non sono così professionale e poetica da non usarlo), cedo al mio desiderio crescente di fame, pertanto mi dirigo al rifugio più vicino, il bar-ristorante cascate Nardis, dove all’esterno si possono mangiare vari panini e snack ai piedi di questo spettacolo mozzafiato della natura, mentre all’interno si effettua il servizio ristorante, con i piatti tradizionali della cucina trentina.
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