Sentiero delle Cascate e ristoranti Giorno 2 parte 2
Rieccoci qui!
Riconosco di avere molte lacune sul versante gastronomico, perciò o conosco l’aspetto di un piatto e il nome, oppure gli ingredienti non sapendo i premiassi. Infatti alla domanda “che cosa sono i canederli?”, la cameriera sbianca.
Per chi non lo sapesse come la sottoscritta, onde evitare una figuraccia in un eventuale viaggio in Trentino, sono delle polpette di pane raffermo intinto nel latte e con l’aggiunta all’impasto di formaggi regionali e speck, oltre a delle spezie e delle erbe aromatiche per dare qualche tocco in più. Visto che io e le pietanze in brodo viaggiamo su due binari paralleli, opto per la versione col burro versato e salvia. Non voglio pensare ora alla sproporzionata quantità di calorie, 3 pezzi, ossia tre canederli sono più che sufficienti per saziarvi, ma sono qua per commemorare il tripudio di sapori. Il luogo ha un aspetto molto gradevole alla vista e i prezzi sono nella norma. Al di là delle poche portate di pesce, prettamente si servono piatti a base di carne, polenta e funghi. Il personale è molto giovane e cordiale nei confronti della clientela.
Verso le due e mezza di pomeriggio finisco di mangiare e scelgo di continuare il percorso, con destinazione le Cascate Laris, ma a metà strada, dopo una quarantina di minuti, con l’aumentare dell’altitudine e il freddo, comincia a piovere. Francamente non mi faccio fermare da condizioni climatiche ostili, ma avendo guardato il meteo e avendo previsto temporali, faccio dietrofront e non mi abbatto con la speranza di intraprendere un’altra escursione il giorno seguente. Anziché scegliere la stessa strada, prediligo passare nei boschi, per rendere più piacevole l’esperienza, tra radici imponenti, alberi verdeggianti, rocce gigantesche e scoiattoli.
Nel giro di due ore faccio ritorno all’alloggio, decisamente stanca e spompata di ogni energia e non appena tocco il letto, mi addormento in un sonno profondo per poi svegliarmi per l’ora di cena. Tenendo in conto del considerevole peggioramento del tempo, mi rendo conto che portare cappotti imbottititi usati nel mese di dicembre è stata una decisione più che ragionevole.
Il sabato sera in una zona del genere, trovare un posto a sedere in un ristorante senza la prenotazione è come cercare un ago in un pagliaio. Nonostante i consigli dell’albergo, e onde evitare di ripiegare ancora un’altra volta sul punto ristoro di ieri, faccio quattro tentativi. I primi due sono i due ristoranti consigliati, uno che si trova in un paese chiamato Giustino, l’altro in un altro sotto il nome di Bocenago. Il terzo ad essere scartato dalla lista è un bar-panetteria sotto l’insegna ristorante, fregando in pieno gente come la sottoscritta. Dopo mezzora di ricerche, “il vaso venne portato in salvo, i nostri eroi ce l’avevano fatta”, citando la pubblicità di un amaro. A Bocenago, un cartello illuminato ci conduce a un ristorante/pizzeria, tale “Casa Ferrazza”, ampio locale con tavoli sia dentro che fuori grazie al tendone. Con un freddo del genere è inevitabile tenere i soprabiti, però per lo meno un posto per mangiare è stato trovato. La mia scelta è una pizza coi finferli, una qualità abbastanza rara di funghi, ma considerando di essere in Trentino, non sono così tanto ricercati, anche se non hanno lo stesso valore sul mercato dei comunissimi funghi champignon. Alle otto il locale è più che pieno e i camerieri non sanno più dove girarsi per poter servire le persone. Ammetto di avere una pazienza limitata, specie per quanto riguarda la tempistica del servizio dei ristoranti, e sono rimasta alquanto irritata dai quaranta minuti di attesa per una semplice pizza, ma concedo loro più magnanimità, dato che è divinamente deliziosa, al pari della sua presentazione. Insomma, un minimo riscatto sulle sentenze che avrei lanciato. Il personale è gentile, ormai lo è ovunque, conteggiando le volte in cui ho usufruito di vari locali.
Visto che è sabato sera e rincasare presto mette solo un senso profondo di tristezza, decido di ritornare a Pinzolo per bermi qualcosina, optando per una birra media Kronenbourg, risultando all’interno della situazione un po’ il bastian contrario, visto che il resto della clientela si trova all’interno a sorseggiare tè caldo e cioccolata in tazza, mentre io sono fuori a farmi cullare dalle grosse gocce del temporale e dalla musica dal vivo della piazza principale del paese. Intorno ad essa, i pub e simili hanno prezzi abbordabili e il luogo in cui scelgo di andare si chiama “Carpe Diem”, che fornisce anche un servizio da pasticceria.
Nonostante il pisolino del tardo pomeriggio e le energie presumibilmente assunte tramite la pizza, fallisco miseramente nel mio intento festaiolo e rientro all’hotel poco dopo le 23, addormentandomi in pochi minuti, sperando di essere ancor più produttiva il giorno dopo.
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