Pra Rodont (parte 1)

Pubblicato da flag-it CHIARA GARBAGNATI — 6 anni fa

Blog: House of memories
Tags: flag-it Blog Erasmus Trento, Trento, Italia

Avete presente quelle mattinate che proseguono in tutta tranquillità, prendendo la propria vita con estrema calma? Ecco perché io no, visto che la mia quarta giornata in montagna comincia con una colazione ultra abbondante con lo scopo di carburarmi con carboidrati, zuccheri e proteine, e ovviamente una dose ben consistente di caffeina per affrontare la giornata. Formaggi, salumi, brioche, succo di frutta, caffellatte, cereali e yogurt sono il mio salvavita per un imminente escursione, anche se la sensazione iniziale è solo una pienezza tale da voler ritornare a letto a dormire. Solo in un secondo momento ne sarò assolutamente grata, ma niente spoiler per adesso. Verso le 10.30 esco dall'hotel, dopo la preparazione dell'equipaggiamento per fare trekking. L'abbigliamento di oggi, nonostante il freddo, consiste in pantaloncini corti, maglietta a maniche corte e cardigan, congeniale considerando l'imminente attività fisica. Ad ogni modo il punto di partenza è Pinzolo, dove comincia l'impianto della funivia/cabinovia/ovovia, francamente la differenza non la conosco, quindi scegliete il nome che più vi aggrada. Ad ogni modo compro un biglietto considerando le varie ore da impiegare per il sentiero, onde evitare di ritrovarmi alla fine del percorso con l'acqua alla gola per poi ritornare col cielo buio. Allo sportello c'è pure la possibilità di noleggiare le biciclette sportive per poter fare delle piste Perciò salgo su per partire da Pra Rodont, sempre sotto Pinzolo, dove è presente il primo "rifugio", che sembra più un mini ristorante misto a un parco giochi, con tappeti elastici, altalene e compagnia cantante. Sono molto delusa per il limite di età a dieci anni, pertanto mi consolo al bar con un altro caffè, da vera adulta e dura.

Pra Rodont (parte 1)


Verso le undici inizia la camminata, facendo riferimento ai segni sugli alberi e facendo affidamento alle affermazioni del barista, che rassicura con un semplice "non c'è da preoccuparsi, l'escursione dura approssimativamente due ore e tutte le strade conducono all'altro rifugio collegato con l'altra cabinovia". Con la stessa sicurezza di come tutte le strade portano a Roma, seguo i segnali, ma dopo dieci minuti un albero al centro di tutti gli altri segnato bianco e rosso, come se fosse una bandiera polacca, mi manda abbastanza in confusione. Prendo una delle vie disegnate dalla natura e mi ritrovo in uno spiazzo, dove sì, si intravede il rifugio finale, ma pare essere soltanto una pista sciistica svuotata in attesa della prima neve dell'inverno. Facendo dietrofront, bruciando una mezzoretta di tempo, per poi imboccare una delle altre strade segnate da tracce di civiltà umana, una maleducazione sotto forma di un fazzoletto usato e abbandonato.

Pra Rodont (parte 1)


Il lupo perde il pelo ma non il vizio, come anche il disorientamento, pertanto sbaglio per una seconda volta la strada, ma non appena accenno a ritornare sui miei passi, una famiglia di escursionisti poco sopra, mi fanno ritrovare il giusto tragitto. Effettivamente loro seguono un terreno ben spianato, con tanto di panchine in legno e tronchi scavati a mo' di sedia. Da lì non ci sono intoppi, tra rami e ramoscelli, radici, terra e sassi, ma soprattutto scenari mozzafiato, con vista sulla valle e infinite praterie. Appoggiandomi qua e là, è inevitabile sporcarsi o rovinarsi le mani o la pelle, pertanto inauguro il mio coltellino svizzero, facendomi la manicure con le forbicine e il lima unghie al suo interno nel bel mezzo della natura selvaggia. Dopo un'ora abbondante entro in una distesa verdeggiante, facendo un entrata di scena con un sottofondo musicale carico di gloria e muggiti. All'orizzonte, c'è una casetta e una fattoria, ma ancora niente cartelli. Di tanto in tanto nel bosco ho visto dei segni blu, rossi e bianchi, ma francamente con o senza, la strada da fare è unica, in questo caso. Insomma su questo sentiero le indicazioni ci sono quando non servono e viceversa.
Il cammino sembra lanciare un segnale, diventando una sorta di asfalto, che fa prevedere molto probabilmente la vicinanza della tappa tanto agognata. Pensiero più sbagliato non poteva sorgere, visto che mi ritrovo ancora a camminare per trenta minuti in mezzo alle mucche che pascolano beatamente. 

Pra Rodont (parte 1)

Le risorse d'acqua stanno per finire e già mi immagino a dormire in questo ambiente bucolico divorata attaccata dagli orsi e comparire il giorno seguente nei telegiornali nazionali col titolo "ventenne trovata morta sulle Dolomiti in ipotermia dopo grave scontro con un orso bruno".

Pra Rodont (parte 1)


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