Atmosfera sabauda
Le gite fuori porta, anche di una sola giornata, sono sempre un qualcosa di edificante, soprattutto perché si cerca di concentrare ogni attività il più possibile e viversi l'esperienza pienamente. In questa estate 2017 che non prevede un'avventura da tutt'altra parte del mondo come l'anno scorso, ho deciso di focalizzarmi sulla mia madrepatria, rendendomi conto di non avere visto molto dell'Italia. Questa sete di evadere viene soppiantata, se si riflette bene, come si può apprezzare l'altro quando non si apprezza se stessi. E da qui la mia scelta di andare a Torino. Le opzioni per recarsi in questa città sono molteplici: per quanto riguarda il treno potete effettuare una corsa di due ore tramite regionale veloce alla cifra di 12,45€ oppure un frecciarossa 1000 che porta a destinazione in soltanto 45 minuti pagando 24,50€. 50€ circa per andata e ritorno, conviene decisamente andare in macchina, visto che Trenitalia costa più di una classe business di Emirates.
Ad ogni modo abbiamo ripiegato su Flixbus, che regala grandi emozioni a tutti gli europei con i suoi viaggi per tutto il continente a prezzi stracciati, ma con un servizio ultra efficiente. Andata e ritorno alla modica somma di 15,80€.
Purtroppo pianificare all'ultimo comporta alcune incertezze, ma tutto sembrava filare liscio stamani, fino alle 9, quando il pullman per Milano non si decideva ad arrivare. I mezzi pubblici della provincia di Milano ovest, gestiti dalla compagnia di trasporti Movibus, è di una tale incompetenza confronto all'efficienza di Milano città. Prezzi assurdi per ritardi di quasi mezz'ora che hanno rischiato di fare saltare la mia giornata. Dopo essere arrivata a pelo a Molino Dorino per prendere la metropolitana, compro il biglietto in fretta e furia, ma non faccio in tempo a obliterare e giungere in fondo alle scale e le porte della metro si chiudono davanti ai miei occhi. La sfortuna vuole che manchi un quarto d'ora, ma l'attesa per l'arrivo della prossima carrozza è di circa 10 minuti, quindi o si corre alla velocità della luce o si vola. Riusciamo a raggiungere la fermata e il marciapiede e grazie al cielo l'autista di Flixbus ha la gentile accortezza di aspettare qualche minuto in più vedendo qualche passeggero mancante.
La giornata non è delle migliori considerando la pioggia imminente, ma tutto sommato arriviamo con soltanto un cielo coperto. La fermata è Vittorio Emanuele II, di fronte al palazzo di giustizia torinese. Non ho un programma definitivo, se non coronare uno dei miei sogni di sempre, ovvero visitare il Museo egizio, il più grande al mondo dopo quello del Cairo, appena ristrutturato in questo periodo. Imbocchiamo il percorso proposto dal navigatore, ossia la lunga via Principe d'Acaja, una qualunque strada tappezzata da bar e negozi comunissimi, ma la svolta arriva letteralmente quando alla mia sinistra mi imbatto in una piazzetta ospitante un mercato. All'apparenza nulla di diverso dai soliti organizzati nel nord Italia, fino a quando mi rendo conto dei prezzi stracciati della merce in vendita. Ebbene sì, il mio lato da shopaholic non può che manifestarsi davanti a cartelli che vendono bigiotteria a un euro. Se avete le mani bucate questo posto fa per voi, però oltre a ciò troverete prezzi più elevati e altre tipologie di stand che propongono abiti, calzature, accessori, ortofrutta, panetteria e prodotti per la casa. I commercianti sono alquanto disponibili e i frequentatori si aggirano attorno a una media d'età di 50-60 anni. Non è di elevate dimensioni, azzarderei una permanenza di 30 minuti circa, ma se vi trovate ad avere il tempo contato, non andarci non sarà un peccato.
Alla fine della via inizia Corso Francia, che percorrendolo fino ai palazzi più alti vi porterà all'inizio del centro, che comincia da Piazza dello Statuto, caratterizzata da portici come le parti più significative del capoluogo piemontese. C'è un via vai continuo di macchine per le strade, ma il tutto sia acquieta in questa zona.
Sotto questi portici sono presenti molte caffettiere e punti di ristoro, ma anche librerie che vendono libri a un buonissimo prezzo. Un dettaglio che mi ha colpito, senza offesa per coloro che sono passati al lato oscuro della lettura digitale, è catturare l'attenzione del passante con degli slogan molto curiosi circa la natura del cartaceo, anche lui compatto, portatile e graficamente apprezzabile, come un tablet. Una scelta da apolide della tecnologia, che non può che destare un sorriso, in senso positivo, ma sia chiaro, non sono qui per fare propaganda, almeno, non ancora. Ad ogni modo proseguiamo dritto per entrare nella via dei negozi, una delle aree più vivaci, dove non è possibile non girarsi, specialmente in periodo di saldi e fuori tutto, dato che siamo ad agosto.
Per percorrerla tutta impiegherete 20 minuti senza fermarsi, per poi alla fine terminare in una vastissima piazza, alla cui sinistra troverete il Palazzo Reale.
Il suo ingresso è a pagamento, ma può essere gratis per tutti coloro che sono studenti di una determinata facoltà (generalmente Architettura, Belle Arti, Filosofia e Lettere) hanno la tessera dei musei di Torino o sono membri di qualche associazione culturale, agevolazioni presenti in quasi tutti i musei della città. I giardini però sono gratuiti, ma malauguratamente, essendo in via di risistemazione in questo periodo, vedo soltanto la fontana e ai lati una recinzione di ferro, dietro le quali lavorano ruspe e giardinieri.
Uscendo da qui, mi dirigo verso piazza San Carlo, la più celebre della città, dove pullulano i bar storici, affascinanti per i loro interni, con maestosi lampadari e un arredamento sulla stessa lunghezza d'onda, dando quella sensazione di compiere un tuffo nel passato, tornando indietro di qualche secolo. Qui effettuano anche servizio ristorante, ma anche la vendita di caffè provenienti da ogni parte del mondo e del tanto amato gianduiotto, originario di questo posto e allo stesso modo la cioccolata in tazza. Benché sia in agosto, non la disdegnerei con questo cambio repentino di temperatura che si è abbassata di almeno 10 gradi, accentuato dalle pioggerella fastidiosa che va e viene. Prima di entrare in un luogo del genere, consiglierei di controllare il costo del coperto, che può raggiungere i 3€ e di capire se i prezzi del servizio caffetteria sono quelli al banco o meno, perché la potrebbe raddoppiare inconsapevolmente. Vivendo a Venezia ci si fa l'abitudine a questo parametro, ma in certe zone d'Italia, che sia città o paese di provincia, non esiste come sovrapprezzo. La piazza è molto gradevole esteticamente e architettonicamente parlando, ma la si può ammirare anche da un locale all'angolo, tale John Toast, che pare essere una catena che serve toast in svariate versioni, a un buon prezzo.
Dal francese Croque-Monsieur all'inglese Club Sandwich, con farciture nostrane e non, per vegetariani e onnivori. L'unica pecca è la sproporzionata numerosità della clientela nei confronti delle sedie disponibili. Una trovata geniale, che fino ad ora ho visto soltanto in Corea del Sud e da Mama Burger a Milano, è l'utilizzo di un dispositivo elettronico che suona una volta pronta l'ordinazione, col fine di smaltire la fila e non creare sovraffollamento, così i clienti possono già rilassarsi e prendere posto. Non stupitevi se i piccioni saliranno sul vostro tavolo, anche qua sono senza pudore, ma mai come quelli di piazza San Marco a Venezia. Dopo pranzo, mi intrufolo in qualche via è inconsapevolmente mi trovo davanti al Museo Egizio, dove vedo una fila lunghissima per l'ingresso della biglietteria, considerando l'attesa stimata di un'ora e mezza e la stima internauta di minimo 3 ore per la visita integrale, aggregarsi alla coda ed entrarci avrebbe costituito mettere a rischio la possibilità di prendere l'autobus, esperienza che preferirei evitare date le corse da podista del mattino. Faccio dietrofront e subito dopo passo davanti a Palazzo Carignano, e catturata dal suo splendore, non posso che entrare e cedere alla tentazione di fare foto in maniera maniacale. I prezzi per la visita del museo, ossia quello del Risorgimento Italiano, sono molto buoni, ma prima di comprare il biglietto preferisco continuare il mio giro di perlustrazione. Non poteva mancare la Mole Antonelliana, il più famoso simbolo di Torino, dove è possibile salire e godersi il panorama della città. Strada facendo, seguendo le indicazioni del navigatore, compare sulla schermata "Oggi è chiuso", ma a metà dell'opera, decido comunque di andarci per fare qualche scatto, benché a malincuore. Visto che le app sono solite a fare cilecca, già all'inizio della strada che porta al monumento, intravedo ancora una volta una cosa consistente solo per l'ascensore e calma piatta per quanto concerne il Museo del Cinema. Non essendo in giro da sola, ma con due mie amiche, decidiamo se entrare o meno, ma poiché non convince tutte, optiamo per ritornare sui nostri passi per ripiegare sul Museo Nazionale del Risorgimento.
Giunta a destinazione, mi imbatto in una scalinata adornata da un tappeto rosso, da sculture neoclassiche e un soffitto decorato dalle bandiere delle varie repubbliche e dei vari regni presenti nello Stivale, prima ancora di diventare una nazione unificata. L'ingresso costa 5€ per gli universitari, e, nonostante qualche difficoltà nel trovare la tessera per certificarlo, mi fanno la riduzione senza troppi problemi. La visita offre quadri, istallazioni e cimeli di quel periodo, il tutto accompagnato da musica classica, tra cui marce e inni. Di stanza in stanza sono presenti anche dei grandi televisori mostranti dei video circa il tema della sala in cui ci si trova. Particolarmente coinvolgenti e per nulla noiosi, da come ci si può aspettare. Gli spazi più meritevoli, a mio gusto personale, visto che non sono un'accademica, sono quello dedicato alle conquiste napoleoniche, di cui ho apprezzato le illustrazioni satiriche sul conquistatore, quella inerente i moti rivoluzionari del 1848 e quella riguardante le guerre d'indipendenza italiane, permeate dal sentimento mazziniano di patriottismo.
Essendo entrata alle 4.30 e dovendo fare tutto rapidamente entro le sei, non mi sono goduta pienamente la mostra, ma anche per i guardiani della sala, che in procinto d'orario di chiusura, chiudono ogni sala appena varcata, al di là del loro mancato savoir-faire. Se passa un visitatore per lo meno si saluta o si dà informazioni accennando un sorriso, non si ha quel volto da pessimismo cosmico leopardiano. Siamo in uno dei posti lavorativi che dovrebbe infondere energia, non le pompe funebri.
Terminando la visita, incomincio a dirigermi con calma alla fermata del pullman, a mezz'ora di strada a piedi, fermandomi qua e là. Sul tragitto mi fermo due volte: la prima sosta per entrare in una libreria, Libreria Luxembourg, dove è possibile comprare una vasta scelta di libri in lingua straniera, dall'aspetto più accogliente rispetto alle solite che si presentano in maniera asettica. La seconda invece è dovuta da un semplice brontolio di stomaco, in una gelateria sotto un portico, il cui nome è Abela.
I gusti scelti da me sono mandorlato al pistacchio e biscotto della casa, precisamente la qualità Meliga, a dir poco sublimi, ma anche quelli presi dalle mie amiche sono di gran lunga meritevoli, ossia nocciola, pistacchio di Bronte e limone di Sicilia, più un sorbetto che un gelato, ma indipendentemente da ciò delizioso. Mi sento in vena di consigliarveli.
In questa giornata ho sfacchinato abbastanza, ma qualora voi siate pigri potete adagiarvi a pullman cittadini o tram.
Giunta nel punto in cui tutto è iniziato, aspetto il pullman, circondata da coppie strazianti che si dicono addio tra fiumi di lacrime e da persone che cercano di capire quale bus prendere, visto che ce ne passano a bizzeffe. Alle 8 di sera sono già a bordo diretta verso casa, tirando le somme finali della giornata, ripensando a come avrei potuto arricchire il mio tour mordi e fuggi. La soluzione per il futuro, che sia un'altra gita a Torino oppure altrove, è la prenotazione su internet di quasi ogni attività praticabile e consigliata dalle recensioni, onde evitare di rimanere tagliata fuori. Non seguite il mio esempio di andare alla cieca, ve lo dico di cuore.
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