Un’ avventura di nome Tarragona ( Giorno Due )
Quando mi sono svegliata, ho sentito il viso umido e ho avvertito una strana presenza accanto a me. Ho aperto gli occhi e sono praticamente saltata giù dal letto: era Luna, la cagnolina di Kevin, che aveva deciso di darci il buongiorno e mi aveva leccato praticamente tutta la faccia. Dopo aver superato lo spavento iniziale, mi sono messa a ridere e ho iniziato ad accarezzarla. Nel trambusto anche Blanki si era ormai svegliata, così abbiamo deciso di andare vestirci per scendere a fare colazione. La casa di kevin era davvero particolare, con l’arredamento tra l’hippie e il naif e sembrava di stare un po’ in un universo parallelo e un un certo senso mistico. Una volta giù in strada, invece, ci siamo ritrovate nel tipico quartiere spagnolo fuori dal centro città, con vari bar di tapas e un grande mercato di cibo in uno spazio poco lontano. Eravamo rimaste d’accordo la sera prima con Stefanie che avremmo fatto colazione insieme, così, dopo una passeggiata nel grande mercato, ci siamo fermati ad un bar in cui loro hanno preso la tipica colazione spagnola: il pan con tomate con lo zumo de naranja, che non è altro che una baguette con una salsa di pomodoro e un succo d’arancia. Insieme a Stefanie c’era anche un ragazzo francese, che a sua volta aveva conosciuto tramite Couchsurfing. Anche lui si trovava a Tarragona solo per qualche giorno, ed era arrivato in sella alla sua bicicletta, in quanto la città era una tappa del suo viaggio in bici attraverso la Spagna. Dopo colazione, loro hanno deciso di andare al mare, mentre io e Blanki li avremmo raggiunti solo nel pomeriggio, in quanto volevamo visitare la città. Dopo aver aspettato l’autobus per un bel po’, siamo finalmente riuscite a raggiungere il centro città e a cominciare a camminare per le meravigliose vie del centro storico di Tarragona. Ci ricordavano un po’ quelle di Barcellona, e decisamente lo stile era lo stesso, essendo anche questa una città in cui è perfettamente riconoscibile l’impronta Catalana. In poco tempo siamo arrivate di fronte all’enorme cattedrale e, dopo qualche minuto di indecisione, abbiamo deciso di entrare.
Appena dentro, abbiamo capito di aver preso la decisione giusta: lo spazio interno era enorme, di una semplicità ma nello stesso tempo di una magnificenza che ci hanno lasciato per un po’ senza parole (il che è davvero difficile). Abbiamo così iniziato a camminare tra le altissime navate, osservando il fascio di luce che entrava dal rosone e dalle finestre poste sulla navata principale. Dopo aver visitato l’interno della chiesa, siamo uscite nel chiosco della cattedrale e ancora una volta siamo rimaste stupite dalla bellezza di quello che ci circondava: i larghi corridoi laterali erano separati dal giardino centrale da grandi archi, i quali richiamavano lo stesso stile dell’interno della cattedrale e della grande fontana al centro del giardino. L’effetto era davvero bellissimo e siamo rimaste a perlustrare questo luogo per molto tempo.
Quando abbiamo visto che ormai la mattinata stava per finire, abbiamo deciso di uscire e continuare a visitare il centro storico della città, fino ad arrivare alle grandi mura, le quali segnano la fine della città vecchia. Dopo aver pranzato, abbiamo deciso che era ormai ora di andare a vedere un’altra delle cose più importanti e più belle di Tarragona: La spiaggia. Questa si trova più in basso rispetto alla città, infatti per accedervi si deve scendere per una quindicina di minuti lungo la montagna. Una volta arrivate e aver sistemato le nostre asciugamani, siamo corse direttamente a fare un bagno, il quale ci avrebbe ha rinfrescato e salvato dal calore di un sabato d’agosto con 40 gradi o quasi. La spiaggia era bellissima, molto di più rispetto a quella di Barcellona, la quale ormai è diventato un luogo decisamente troppo turistico per i miei gusti. Dopo qualche minuto vediamo apparire Stefanie, che aveva deciso di venire a salutarci, in quanto saremo partite quella stessa sera. Dopo un po’ di tempo trascorso a parlare del più e dei meno, ho deciso di iniziare a prendere il sole e probabilmente mi sono addormentata per qualche minuto perché, non appena ho aperto gli occhi, ho visto Blanki e Stefanie intente a parlare con delle persone che non avevo mai visto prima di quel momento. Si trattavi di alcuni ragazzi Argentini (la stessa nazionalità di Stefanie) i quali erano anche loro in vacanza a Tarragona, e si sarebbero spostati poi a Barcellona per qualche giorno prima di tornare a casa. Ho iniziato a parlare anche io con loro, e ancora non sapevamo che li avremmo poi rincontrati a Barcellona, stringendo una bella amicizia che dura ancora oggi, dopo due anni.
Erano ormai quasi le sei quando abbiamo deciso di prendere le nostre cose e avviarci di nuovo verso il Balcone del Mediterraneo, che riuscivamo a vedere in lontananza al di sopra delle nostre teste.
Abbiamo così salutato Stefanie e i ragazzi, promettendoci di vederci presto. Una volta in cima, era ormai quasi arrivata l’ora di andare a prendere l’autobus che ci avrebbe riportato a Barcellona, ma avevamo ancora il tempo di un altro tramonto quindi, dopo esserci sedute su una panchina che ci permetteva di vedere in una volta sola quella costa bellissima, abbiamo guardato il sole scendere piano in lontananza: tutte le cose brutte successe in quella settimana cominciavano a diventare un ricordo che bruciava ancora, ma un po’ meno. In un secondo, abbiamo realizzato di essere di fronte al mare di una delle città più belle della Catalogna; di aver conosciuto ancora tante persone nuove in soli due giorni, a cui avevamo dato qualcosa e da cui avevamo preso qualcosa, come sempre succede con i nuovi incontri; di avere dentro ancora più vita di quanta non ne avessimo la settimana prima e allora, sempre in quel secondo, abbiamo realizzato che era ormai ora di tornare a Barcellona: eravamo pronte a tornare a casa.
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