La croce di Roma
Roma città eterna, piena di bellezze artistiche, storiche e culturali. Dovunque ci si giri c’è del bello. Città che rapisce. Questi e molti altri stereotipi sono solitamente usati per descrivere la capitale di Italia. Ma quanto di tutto ciò è effettivamente fruibile dagli studenti? Quanto conta vivere in una città così magnifica, specialmente in confronto alla routine quotidiana? Certamente il centro storico di Roma è davvero una miniera a cielo aperto di tesori artistici e architettonici senza uguali, che impreziosiscono le serate passate con gli amici.
Il problema dei problemi
Tuttavia, Roma è anche una città dai mille problemi. Molti di questi impattano sulla vita dei giovani studenti universitari, in misura variabile. Uno, invece risulta davvero preponderante rispetto a tutto il resto: il trasporto pubblico. Roma ha più di due milioni di abitanti, e nonostante questo ha solamente due linee della metropolitana (tre se consideriamo la linea C, che non arriva però in centro e obbliga a un “trasbordo” sulla linea A a San Giovanni). La “croce di Roma è porprio la sua mappa della metropolitana: due linee che si incontrano a Termini, a formare una gigantesca X. Di conseguenza, il traffico è congestionato e l’ora di punta spesso si tramuta in una “mattina di punta”, nel senso che il traffico rimane costantemente intenso per molte ore, rendendo i bus e le auto private scomode e stressanti per raggiungere le università centrali (Sapienza e Roma3).
La metropolitana è salvezza
Se si è molto fortunati da avere ampie finanze personali, o una borsa di studio abbastanza ricca, si può decidere di vivere in centro. Nulla da obiettare in questo caso, esprimo solamente un pizzico di invidia verso coloro che possono permettersi di vivere al meglio la città. Ma se - come la maggior parte degli studenti - so è alla ricerca di un po’ di convenienza negli affitti, probabilmente si cercherà una sistemazione leggermente più periferica. E allora il consiglio è sempre, soltanto uno: cercate un alloggio vicino a una stazione della metropolitana. Sopra è ancora meglio. Ho passato circa due anni di vita universitaria facendo da pendolare dal quartiere Don Bosco, nella zona sud-est, fino al campus centrale della Sapienza, in pieno centro, e ora vi racconto la mia esperienza.
L'inesperienza che trae in inganno
Per raggiungere il centro dovevo percorrere metà della linea A, fino a Termini. Il campus poi era a 15 minuti di “passeggiata” (per modo di dire: a passo sostenuto!). Ma non erano tanto i pieni stracolmi della metropolitana che mi uccidevano - spiritualmente parlando - ogni mattina: era piuttosto il quarto d’ora abbondante che dovevo percorrere in periferia per raggiungere la stazione. Inevitabili, perché se per la tratta finale avevo la possibilità di evitarmi la scarpinata prendendo un tramo oppure due diverse linee di bus, quando uscivo di casa ero da solo con le mie gambe.
Aspettando "Godot"
In periferia, non si ha troppa scelta. O si cammina, o si aspetta l’unica linea del bus che passa. Quando passa. Nei giorni di pioggia si sacrifica una buona mezz’ora di sonno per evitare che l’attesa per la “linea fantasma” faccia fare tardi a lezione (oppure si decide che si rischia il ritardo, dipende dai punti di vista). Una volta superato il primo scoglio, era tutta discesa. Ho maledetto molte volte la mia scelta di vivere a due chilometri dalla fermata metro per un piccolo risparmio - quasi simbolico - sul canone di affitto, e riconosco che se tornassi indietro non rifarei la stessa scelta. Il mio consiglio? Venti euro di affitto in meno ogni mese non valgono venti muniti di cammino ogni mattina.
Poi finalmente, ho convinto i miei genitori e ho risolto il problema in via definitiva.Come? Ve lo racconto nel prossimo post!
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