Il Lungotevere d'estate

Pubblicato da flag- Giulia Bonsignore — 7 anni fa

Blog: Roma Romae
Tags: flag-it Blog Erasmus Roma, Roma, Italia

Una tappa fissa per chiunque voglia trascorrere del tempo a Roma è indubbiamente il centro città, e con esso tutte le tipicità che l'estate porta agli angoli, nelle stradine, o in bella vista. 

Una mia esperienza recente è stata quella sul lungofiume, passeggiando in compagnia di amici, senza una meta precisa ma facendoci portare da ciò che ci suiggerivano le voglie ed i profumi. 
Siamo partiti dalla stazione Metro B di Circo Massimo, attorno alle 19. Facilmente raggiungibile con i mezzi, questo punto è in effetti uno dei migliori per gustare il tramonto del sole sulle antiche rovine del Palatino e sui resti di quella che era un'attrazione fondamentale ai tempi dell'Impero. Camminando al centro di quell'antica, dismessa, verde arena per le corse dei cavalli, ci si lascia circondare da un sole abbondante mentre ai propri lati scorrono la statua dedicata a Mazzini, Patris Patriae, sonnolenta e maestosa nell'obliquità della luce, e dalla parte opposta le rovine di uno dei sette colli Romani, col tempio di Apollo e la casa di Augusto
La parte piacevole è che il Circo Massimo rimanga una sorta di minuscolo giardino, di cui implicitamente si riconosce il ruolo nell'antica Roma, ma che non è stato sottratto alla quotidianità rituale dei Romani, che qui intorno a noi correvano, portavano cani a spasso, parlavano con gli amici.

Subito dopo Via dei Cerchi siamo arrivati in Piazza Bocca della Verità, e anche qui l'occhio è attratto da così tante cose che sarebbe difficile darne una spiegazione esaustiva. Quasi nascosta dal porticato della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin, la bocca della verità mi ricordava vecchi film e un'idealizzazione della città che, anche se un poco perduta, rimaneva nelle piccole cose, come i due innamorati che, non potendo entrare a fare una foto, facevano mostra si sporgersi per infilare la mano nella grande bocca indagatrice. 
Di fronte alla Chiesa, la fontana dei Tritoni operava placida, e alle sue spalle un tempio a base circolare, che ho scoperto in seguito essere dedicato a Ercole Vincitore. 
Seguendo la strada, e guidati dal traffico già imbottigliato a quell'ora, abbiamo proseguito arrivando finalmente in vista dell'Isola Tiberina
Immersa nella sera, pareva stiracchiarsi come un gatto, pronta e affamata a inghiottire decine e decine di persone che come noi cercavano qualche svago per la sera, e un posto in cui mangiare. 
A partire da Giugno, e ogni anno, qui viene ospitata "L'Isola del Cinema", un'iniziativa che unisce proiezioni di film più o meno conosciuti, accompagnate da dibattiti o altre attività. All'esterno della "sala", che è invero all'aria aperta e il cui schermo proietta verso il ponte che viene dalla Sinagoga, si trova qualche pizzeria e qualche locale, in modo da poter accompagnare la cena con qualcosa da mangiare. In quel momento, essendo presto per la proiezione, trovammo qualche poeta (davvero!) che, accompagnato dai compagni, utilizzava la scena per declamare i propri versi. Anche questa è un'iniziativa annuale, che si svolge almeno una volta a settimana, e si chiama "Isola della Poesia". 
Al centro dell'Isola si trova anche un posto culinariamente molto interessante, in cui non ci siamo fermati, ma che ho sentito magnificare dai miei amici quando ci siamo passati accanto: è la locanda di sora Lella, personaggio cinematografico e non solo, emblema della Romanità, che vantava un ristorante nel pieno centro di Roma, ora gestito dalla famiglia.


Attraversata la tenue lingue delll'isola, siamo passati al ponte successivo per raggiungere le scale che conducevano al lungofiume, già illuminato e pieno di persone. Alla nostra sinistra, ciò che rimaneva di un antico ponte romano si stagliava nel cielo, quasi gareggiando col ponte nuovo, in ferro, che permette il passaggio delle macchine. Il lungofiume dell'Estate Romana è un'iniziativa tanto bella per alcuni aspetti quanto deludente per altri. Cercherò di darne un resoconto quanto più completo possibile, in modo che ognuno sia in grado di formarsi una opinione in merito. Io credo sia una di quelle attività da fare, almeno una volta, ma forse non più di una volta o due. Capirete perchè tra poco.


Siamo dunque scesi, e abbiamo cominciato il giro alla ricerca di un posto in cui mangiare. Il fatto che il lungotevere sia molto visitato da turisti e da locali non giova molto alla qualità della cucina: dopo un po' di giri ci siamo accontentati di un hamburgeria, non molto Romana, solo per evitare di spendere troppi soldi nell'avvicinarci a qualche fraschetteria tipica che probabilmente non sarebbe riuscita a saziarci con un piatto unico. Questo è forse il primo neo dell'iniziativa, che al momento affianca le necessità dei locali e la loro voglia di novità (come i pub, la cucina del tipo "fast-food gourmet") con il desiderio di attrazione dei turisti, e prezzi comunque correlati.


Tolta la cena, abbiamo fatto un giro per le bancarelle, constatando però, a detta dei vari compagni locali, che gli stand sono praticamente gli stessi tutti gli anni. Questo può probabilmente pesare a chi vive qui, e nel mio caso però non ha colpito tanto quanto il vedere una sorta di generalizzata tendenza alla compravendita di paccottiglia. Mi spiego meglio: tolti gli stand che si dedicano alla ristorazione, e quelli che offrono bar e narghilé (anche questa un'attrazione opinabile), rimane poco per gli avventori del lungofiume, che si trovano in ogni caso tra angoli non proprio degni di un mercatino tipico romano. Dopo quell'esperienza, e a dire il vero tutt'oggi, mi domando quale sia effettivamente (oltre alla cucina) la vera tradizione romana per quanto riguarda la profuzione tessile, l'oggettistica, o tutte quelle piccole cose che comunque fanno la storia di una città, e della comunità che vi vive. Questo è probabilmente l'aspetto che più mi ha deluso della esperienza del lungofiume, che invece dal punto di vista scenografico non ha mancato di riservare altre meravigliose sorprese: il Tevere di notte è abbacinante nella suo cupo splendore, e camminando abbastanza a lungo si può arrivare a vedere Castel Sant'Angelo e il ponte degli Angeli, preambolo della Basilica di San Pietro. Subito dopo la fine delle bancarelle, inoltre, l'opera contemporanea "Triumph and Laments" descrive le tappe più importanti della storia di Roma e del mondo utilizzando la patina di polveri sottili che naturalmente si forma col traffico come pennello "in negativo". Una presenza atipica ma preziosa in un contesto che altrimenti non parrebbe troppo interessato alla propria autopromozione.


Nel complesso, direi che la passeggiata è stata una bella esperienza, da rifare appunto ma non troppo spesso; i ristoranti sono meglio altrove, e l'aria della Roma dei Papi e dell'Impero, pur attirando i passanti, stenta a mio parere a trattenerli, quando questi si confrontano con un'iniziativa così "migliorabile". 
L'Isola del cinema, in ogni caso, pareva interessante, e conto di tornarci.
Per ora da Roma è tutto, appuntamento alla prossima!


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