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Vivendo nella splendida cittadina di Odense, in Danimarca!


La mia prima esperienza in Danimarca

L’esperienza che ho avuto presso l’Università del Southern of Denmark è stata davvero molto singolare. Giunta qui per seguire un tirocinio a scelta, ancora una volta per il Master europeo che sto seguendo presso l’Università di Roma "Foro Italico", ed essendo rimasta in Danimarca per un mese esatto, mi sono, fin da subito, catapulta nel mondo universitario, essendo arrivata soltanto un giorno prima dell’inizio dei corsi.

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Come muoversi in Danimarca?

E’ stato bello raggiungere l’università a piedi perché, fortunatamente, le condizioni climatiche me lo hanno consentito.

Che aria tira?

Soffermandomi a pensare a questo aspetto, sono rimasta, tutto sommato, molto colpita dal “bel tempo” che, sebbene non paragonabile al clima mediterraneo, mi ha comunque “pazzamente consentito” di andare a fare jogging per le strade della piccola quanto sorprendente Odense. Considerate però, questa informazione, come non obbligatoria da seguire. Ho semplicemente seguito l’istinto di fare un po’ di sport nel momento in cui si è presentato qualche ritardo nella consegna delle tessere di identificazione studenti che ci avrebbero dato accesso alla palestra. Ero, infatti, un po’ contrariata da questo, ed ecco perché ho compiuto questo coraggiosissimo atto che anche i miei colleghi ed amici hanno condannato.

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“Non è stato poi così folle? ”, direte voi. Forse è così, ma se a questo aggiungete il fatto che sia stata talmente impavida da farlo in t-shirt, probabilmente rivedrete meglio, anche voi, la vostra domanda. In realtà anche io avevo paura all’inizio, di questa scelta, ma l’ho fatto semplicemente perché sapevo che, se avessi avuto più freddo, avrei allora dovuto correre con maggiore intensità e costanza per evitare di percepirlo.

Fortunatamente, alla fine, la mia corsa si è rilevata soltanto salutistica, visto che, nonostante le condizioni climatiche fossero serenamente accompagnate da un leggero, ma impossibile da non notare vento del Nord, non abbia riportato alcun problema di respirazione o raffreddore. In ogni caso, non voglio essere responsabile di un vostro probabile non uguale adattamento al clima di Odense. Per questo, non fatelo!

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Andiamo all'Università!

Escludendo la corsa o la lunga, ma non troppo, passeggiata necessaria per arrivare all’università, è possibile arrivarci, in alternativa, anche attraverso dei pullman, ma il mezzo più usato, anzi obbligatorio qui per la vita sociale, sembra essere confermato nella bicicletta. La maggior parte degli studenti, infatti, utilizza questo simpatico, divertente e sportivo mezzo di trasporto per raggrupparsi, uscire insieme ed anche per divertirsi e tenersi in forma.

Senza bici non si va da nessuna parte!

Così, il primo giorno dei corsi, insieme agli altri colleghi del mio Master, siamo andati alla ricerca di questo fondamentale “strumento di sopravvivenza” ad Odense. Devo ammettere che era un bel po’ di tempo che non toccavo una bicicletta (circa 4 anni). Nonostante la fatica percepita (solo inizialmente) ed un po’ di paura per le dimensioni delle strade (più grandi di quelle che sono solitamente abituata a vedere), le corsie specifiche per le biciclette, mi hanno subito dato coraggio e stampato un meraviglioso sorriso sul viso, che voleva già dire che avevo iniziato ad ambientarmi in un paese così tanto nuovo quanto meraviglioso per me.

Emozionante, si o no?

Non era la mia prima volta fuori dall’Italia, eppure questa esperienza mi stava già regalando delle nuove piccole emozioni.

E lo studio?

Purtroppo per me, i ritmi devastanti e troppo intensi di studio, mi hanno subito smorzato questo entusiasmo appena creatosi.

Spiacevoli eventi!

Tanto che, già il terzo giorno di lezione, per aver dimenticato, la sera prima, di mettere, come si dovrebbe fare, il lucchetto alla mia bici parcheggiata opportunamente, per via della troppa stanchezza e dei troppi pensieri che quel giorno mi avevano coinvolto, mi sono vista, anzi, non mi sono vista più la mia bici! Esatto. Qualcuno me l'aveva presa. Non voglio scoraggiare nessuno con la mia testimonianza, al contrario, voglio soltanto riportare la mia esperienza in maniera veritiera, così per come lo è stata. Fu un dramma per me. Potete immaginarlo. Soprattutto, venni tagliata quasi completamente fuori dalla vita sociale per non averne più preso in prestito nessuna. Questo è accaduto perché, purtroppo, ero talmente arrabbiata per quello che era successo, che non mi sono resa conto che riprovarci ancora sarebbe stata la cosa migliore da fare. Mentre, infatti, il gruppo dei miei colleghi usciva spesso per visitare la città e fare shopping, io rimanevo da sola, oppure facevo le stesse cose, ma, essendo costretta a prendere i pullman oppure camminare a piedi per spostarmi, perdevo sempre dei momenti importanti da vivere insieme agli altri.

Nonostante questa inconvenienza, non ci fu niente che riuscì ad aprirmi la mente. Ero troppo delusa per rischiare di prenderne e di perderne un’altra. Ad essere sincera, ci avevo provato una volta. Eppure, in quel solo momento in cui volevo “riprovarci”, essendo entrata in un negozio per affittarne un’altra, il commesso del negozio mi ha gentilmente risposto che avrebbe potuto seguirmi quando avrebbe finito con il cliente prima di me, per il quale stava riparando una bici. Dopo aver atteso per circa tre quarti d’ora, allora, ho pensato che il mio destino fosse un altro ed ho così, altrettanto gentilmente, rifiutato l’offerta di attendere ancora per qualche ora.

Torniamo a noi!

Tutto sommato, non è stato poi così tanto male camminare e prendere il pullman viaggiando comodamente quando la pioggia si abbatteva pesantemente su quella terra. Arrivando finalmente, in un modo o nell’altro, alla tanto ambita università, si capisce perfettamente, però, che il viaggio ha valso la pena.

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La mia nuova università!

Meravigliosa, anche se molto grigia, è stata l’impressione che ho avuto salendo le scale che mi hanno permesso l’accesso ad essa tramite l’ingresso principale.

Alla mia destra si trovava quella che in futuro ho scoperto essere una libreria piena di testi interessantissimi e dalla quale ho dovuto fuggire per non spendere troppi soldi in libri, che pure sarebbero stati spesi bene.

Ma andando un po’ più avanti, ho scoperto, altrettanto sorprendentemente, alla mia sinistra ed a quella dei passanti, un caffè che mai avrei pensato di poter trovare addirittura dentro una università: Starbucks! Potete immaginare il sorriso che mi si è stampato in viso nel momento di una tale visione, tanto piacevole, quanto proibita. Proibita? Vi starete chiedendo. Proibita, rispondo con spregiudicatezza, perché i ritmi incessanti delle lezioni da seguire sono stati, a dir poco, estenuanti.

Come sono le lezioni?

Ho apprezzato moltissimo le lezioni ed i nuovi professori che ho conosciuto. Eppure, essendo italiana, mi sono sentita come un piccolo pesce fuor d’acqua. I miei corsi hanno avuto un programma intensivo, ecco perché, nel caso in cui ci si voglia approcciare al pensiero di far parte di questa università, consiglio vivamente di fare in modo di cercare ulteriori informazioni riguardo l’organizzazione dei corsi specifici. Le mie lezioni erano strutturate in un’intensità variabile, ma molto simile, dal Lunedì al Venerdì, dalle 9 alle 18, con una breve pausa pranzo di una sola mezz’ora. E’ proprio questo che mi ha reso più nervosa in quei giorni, ma ancora una volta questa mia considerazione prendetela come molto personale. Anche le pause tra una lezione e l’altra erano velocissime, tanto che addirittura, poiché la mia aula si trovava alla fine del lungo corridoio che conduceva da Starbucks, non riuscivo mai ad arrivare a prendere un buon caffè.

A che ora si cena?

Avrei potuto farlo con tutta calma appena finite le lezioni, alle 6, se non fosse stato per il fatto che qui si cena addirittura alle 5 del pomeriggio e quindi, per rispettare le buone usanze del posto, anche io correvo a casa, come tutti gli altri.

Come sono i danesi?

Una delle cose molto positive, invece, è stato sicuramente il modo in cui le persone qui si pongono. Professori, studenti e popolazione generale.

Brutte esperienze!

Hanno le loro abitudini, diverse dalle nostre, per cui non si meravigliano tanto a dare buca all’ultimo momento ad un’amica alla quale avevano dato appuntamento per una serata di ballo, non preoccupandosi del fatto che resterà da sola, di notte, in un posto che non conosce, come è successo a me, ma è nella loro natura non pensare a tutto ciò che non li riguarda personalmente.

Il bello dei danesi.

Di positivo c’è che sono molto comunicativi. E’ una delle cose più belle, se non la più bella dei danesi tutti (oltre alla simpatia e all’immancabile ironia che li contraddistingue), non soltanto per quanto riguarda i professori, che sono molto espansivi ed accoglienti e differenti da altri stati, ma anche nella popolazione della quotidianità.

Lo studente è tutto!

La considerazione che hanno degli studenti, poi, è davvero sorprendente. Ho scoperto qui, per la prima volta realmente, anche se avevo già sentito delle voci al riguardo, che davvero qui gli studenti iscritti vengono pagati e considerati come dei veri e propri professionisti e questo non può non essere un fattore molto positivo per tutte le persone interessate a costruire un proprio bagaglio culturale, sia in relazione alla propria cultura specifica che alla propria vita lavorativa.

Ops! Dimenticavo. Se qui sei uno studente, stai già lavorando! Non sono una persona banale, che pensa soltanto ai soldi, ma sono consapevole che questi sono necessari per poter assolvere le mansioni di tutti i gironi. Eppure, sono molto colpita, più che per il concetto di lavoro a cui un qualsiasi studente viene qui associato, dal fatto che ci sia una retribuzione per tutti coloro che seriamente si applicano a meditare, migliorare e sviluppare un percorso di studio. Sono più colpita, dunque, dalla considerazione che si ha qui dello studente e dall’apprezzamento legato a questa figura, in Danimarca.

Nonostante ciò, non nego che, se anche mi fosse possibile, un giorno, non escluderei di studiare qui anche per la possibilità di ricevere un sussidio economico “in più” che mi permetta di approfondire i miei studi e, perché no, magari avere anche la possibilità di fare ricerca grazie a quel sussidio economico ricevuto. La prima e più grande fetta verrebbe comunque attribuita al mantenimento, ovviamente, ma purtroppo è molto presto per pensare a tutto questo, perché non sono ancora una studentessa della Univesity of Southern Denmarck. Ma che dico? Lo sono a tutti gli effetti! E’ solo che per questo tirocinio non è previsto alcun un pagamento, in quanto dipendente dall’università di Roma. Che peccato!

Dove si mangia, se non in mensa?!

Un altro degli ottimi servizi che questa università offre è la mensa. Si tratta di una “Canteen” molto grande ed accogliente, disposta in diversi locali, purtroppo, o per fortuna, sempre molto affollata, tanto che qualcuno, o per ricerca di un po’ di tranquillità, o per paura di non trovare posto, resta volentieri in classe per consumare il pranzo che ha laboriosamente preparato a casa.

Le offerte culinarie sono, però, invitanti e sempre nuove. Lo spazio disposto con le sembianze di un piccolo buffet, con servizio self-service, offre infatti piatti caldi per un prezzo davvero non molto alto.

La cosa “più costosa” qui, invece, sembra essere anche quella più consumata: il caffè. “Costosa” lo affermo pensando alla frequenza con cui questa bevanda paradisiaca viene richiesta da ogni studente.

Sarà forse per rendere meno dolorosa e faticosa la routine giornaliera? Io credo di si!

Conclusioni accademiche. Ne vale la pena?

“Noiosa”, e sicuramente ripetitiva, è, per forza di cose, l’organizzazione delle lezioni, che invece, di noioso, non hanno proprio nulla. Ciascun professore ha, infatti, sempre predisposto ed interessato gli studenti (interessati! ) ad esplorare degli argomenti completamente diversi tra di loro, seppure legati tutti insieme da un unico filo comune.


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