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Erasmus atipico


La città scelta

Volando fra campi di specchi, risaie che il treno regionale Torino-Milano attraversa... cerco la giusta ispirazione necessaria per creare una poesia in Italiano.

So che la troverò, anche se fosse tra qualche anno, ma alla fine qualcosa ne verrà fuori. Mentre aspetto questa poesia, comunque, posso scrivere circa l'esperienza che iniziai a Settembre e che finirà in Giugno o Luglio o quando avrò passato gli esami. Meglio il prima possibile, per portare tutti i documenti alla Università, così da poter ricevere il resto della borsa di studio.

Non pensavo fosse possibile che l'unico posto per la Facoltà di Milano me la concedessero così tanto facilmente. Pensavo ci fossero almeno venti persone davanti a me. Pensavo che, al massimo, mi sarebbero state assegnate Pisa o Firenze, compresa Roma.

A quindici anni avevo fatto, con i miei genitori, un viaggio turistico per le principali città d'Italia. Fu un'esperienza unica ed incredibile, che passammo dormendo nelle strade e nei parcheggi. mangiando panini o in Autogrill, grazie al monovolume che fungeva da camper.

Tutte le città mi erano piaciute molto, nonostante le cose che mi avessero affascinato di più erano Venezia e i resti di Pompei. Erano uniche, originali.

Milano era carina, con una preziosa cattedrale, ma niente di così eclatante da impressionarmi per scegliere di recarmi lì per studiare medicina.

La ragione principale era il mio fidanzato, che viveva li vicino, a Torino. E Torino sfortunatamente non aveva la convenzione con Valencia, necessaria per poter studiare lì con la borsa Erasmus. Milano quindi era la città più vicina fra quelle della lista che potevo scegliere.

E questa città era quella che meno aveva attirato la mia attenzione durante il viaggio con i miei. Al massimo, quello che ricordavo era di aver mangiato nella strada in cui passava il tram in maniera molto rumorosa e fastidiosa.

Ad ogni modo, nel momento in cui feci domanda per questa borsa di studio, le conoscevo già abbastanza bene queste città, dovuto alla mia relazione a distanza che continuava da due anni con il mio ragazzo e che mi obbligava a recarmi lì almeno una volta al mese. Arrivavo a Milano e poi prendevo il treno per arrivare a torino. Sfortunatamente, nemmeno Ryanair aveva una linea che connettesse Valencia a Torino, spero non tardino secoli a farla...

Questo fatto implicava un vantaggio per me all'ora di fare l'esame di lingua prima che i candidati fossero scelti; quindi grazie a queste continue visite nel paese alpino, alle volte che ero stata al cinema, ad alcuni libri che mi aveva letto in Italiano, sono riuscita a passare l'esame senza problemi. Mi diedero un generoso otto.

Il Piccolo Principe, un libro sulla Massoneria, il Manifesto Comunista e più avanti Robinson Crusoe, il Nuovo Mondo di Huxley... sono stati i primi libri che provai a decifrare, capendo all'inizio molto poco, ma senza fretta di farlo. Senza fermarmi di guardare nel dizionario ogni volta che trovavo una parola che non sapevo. Leggendoli con tutta naturalezza, come se si trattasse di una lingua che già conoscevo e che dovevo solo ricordare.

A ciò bisogna aggiungerci un po' di Valenciano, che presenta un vocabolario e molti verbi simili all' Italiano.

L'Università stava diventando un peso, visto che stavo frequentando già da sei anni Medicina e lì, mi ritrovai ancora a dover studiare materie appartenenti al terzo e alla metà del quarto anno.

E adesso, volevo anche studiare in Italiano... Alle volte mi chiedo se mi piace farmi soffrire. Perchè devo complicarmi sempre la vita?

E anche se una persona così masochista possa sembrare necessariamente negativa, io credo che invece sia tutto il contrario. Troppo positiva, troppo innocente, fra le nuvole. E per questo che mi imbarcai in tutte queste pazzie senza pensare ai possibili inconvenienti. Con la buonafede che tutto sarebbe andato bene.

I miei genitori non mi hanno mai messo il bastone fra le ruote quando decisi di studiare medicina, nè quando decisi di avere una relazione a distanza e nemmeno quando chiesi la borsa di studio Erasmus.

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Amore mio

Anche il mio ragazzo conobbi grazie all'Università, quando lui viaggiò dal passo dell'Ecuador, nell'isola greca di Mikonos. Ci trovavamo in una spiaggia, al chiosco. E la festa fu lunga, lunghissima, lì c'erano turisti da tutto il mondo. Australiani, Nordamericani, Uruguayani, Spagnoli, tantissimi Italiani... Tutti ballavano al ritmo di Dj Shasha.

"What's your name? Where are you from? " "I'm from Valencia". Poche parole e tanto ballo, tutto precipitò. Mi chiese il numero di cellulare di super fretta e per miracolo anche io glielo diedi, non gli diedi un numero falso perché mi aveva fatto una bella impressione.

Sorprendentemente, continuò a mandarmi messaggi anche quando entrambi eravamo ritornati nei nostri Paesi e poi, passammo alle mail. Abbiamo mantenuto i contatti su Hotmail fino all'estate successiva, quando lui decise di recarsi a Valencia per conoscerci meglio.

E così cominciò la nostra storia, che richiedeva tante andate e ritorni in aereo. Fino al punto di conoscere tutti le hostess e gli hostess di Ryanair.

Nonostante ciò, io all'inizio viaggiavo con Vueling, che era più piacevole per la musica rilassante che mettevano durante tutto il volo. Anche perché è una compagnia spagnola e per la questione di risparmiare un po' e tutte queste cose. Alla fine però, dovuto ai prezzi un po' più abbordabili, passai alla concorrenza, nonostante quella musica orribile che mette Ryanair all'inizio, quando tutti sono ancora in piedi che cercano disperatamente un posto, che sicuro lo fanno perché si siedano in un posto qualsiasi e così possano mantenere alto l'onore della compagnia aerea low cost più "in tempo".

In uno di questi voli ebbi la disgrazia di portare con me un libro di Farmacologia che pesava come un cadavere, sorpassando così la soglia dei 10 kg e dovendo sborsare 35 euro, il che fu un duro colpo per la mia economia "erasmusica". Sto quasi piangendo, ho quasi perso la fiducia che avevo in questa compagnia, che ingiustizia! Ma la necessità mi fece dimenticare quanto successo e continuai a viaggiare con loro.

Nonostante adesso siano aumentate le sanzioni a 43 euro se superi la misura o il peso, mi assumo il rischio. Non ho paura. Sono una professionista ormai. Ho imparato che il giorno del viaggio devo portarmi tantissime borsette. Sono arrivata a nascondermi un grande confezione di cioccolatini sulla schiena, incollati al corpo con la gomma delle calze. Mi sono messa tre sciarpe e due berretti, simulando di non avere caldo. In pieno inverno, mi vestii direttamente con un pupazzo di neve... giallo. Perché dentro la valigia non ci stava. Mi vergognavo a togliermi il giubbotto di pelliccia nera, ma alla fine presi coraggio e mi lanciai e la gente mi guardava preoccupata perché avevo tutta l'aria di essere un idraulico che stava andando a riparare qualcosa nell'aereo.

In inverno comunque, il camuffamento delle cose pesanti era più semplice, adesso che arriva l'estate la cosa si complica. Però, ormai, l'esperienza si fa sentire.

L' Italiano

Il mio ragazzo ed io all'inizio parlavamo in Inglese. Né lui sapeva lo Spagnolo, né io l'Italiano. Fu una cosa progressiva la sostituzione dell'Inglese con le nostre lingue materne. Passati circa sei mesi assieme, ognuno parlava la propria lingua nativa e l'altro poteva capire. È stato bello imparare la lingua in una maniera così naturale, senza dover andare in un'accademia o alle lezioni di ripasso. Senza fretta, niente di forzato, niente corsi intensivi.

E, comunque, molto efficace e motivante. Lui imparò abbastanza velocemente il livello base, perchè capriccioso com'è ed impulsivo, all'inizio prese la questione a cuore e s'impegnava tantissimo. Mi chiedeva di correggerlo ad ogni parola che diceva in Spagnolo. Voleva imparare velocemente.

Poi invece, una volta che sono venuta io qui in Italia a settembre, la sua ansia di imparare lo Spagnolo se ne andò poco a poco e se ne fregò, peggiorando anche. Perché adesso non viene quasi mai lui a Valencia.

Il mio ritmo è stato differente. Fu abbastanza difficile arrivare al livello base. Confesso che all'inizio non avevo alcun tipo d'interesse. Io volevo riuscire a comunicare con lui, questo era l'obiettivo. E dei tempi passati o di dove andavano gli accenti non me ne importava tanto. Non li sapevano nemmeno loro, effettivamente.

Ma da quando venni qui in Settembre, a forza di studiare slides in italiano e parlandolo con la gente per necessità, ho finito per parlarlo con maggiore fluidità dello Spagnolo. Fino ad avere anche imparato il vocabolario medico italiano.

Nonostante ciò, credo di avere ancora un livello medio, anche se dipende sempre con chi parlo. È curioso come la mente ti faccia bloccare alle volte, in maniera così stupida. Questo di fatto succede quando parli con una persona che infonde rispetto o, allo stesso modo, paura. Perché pensi che per te non hanno rispetto e che potrebbero offenderti, in questo modo inizi a sentirti inferiore. Inizi a balbettare, ti fai pena da solo e non sai dov'è finito il tuo vocabolario medico.

E succede al contrario con gente tollerante, umile, che sa ascoltare con pazienza e comprensione. Tristezza perché sono rare ormai le persone così a questo mondo.

Non voglio generalizzare, sicuramente ci sono bellissime eccezioni di gente piacevolissima, ma non è nella norma.

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Il carattere

Di norma, sono impulsivi, impazienti, intolleranti, egoisti ed ipocrita. Speravo non essere così dura, ma voglio chiarire che sono mere generalizzazioni.

Allo stesso modo, queste caratteristiche sono presenti nella stessa misura anche in Spagna, ma è probabile che in Spagna abbiano un livello di densità meno elevato. Mmm, Valencia, per essere più precisi. Ho l'impressione che sto divagando un po' troppo, ma è che parlare generalizzando alle volte è davvero difficile, così ambiguo...

Vi faccio un esempio singolare, verificato scientificamente: nella coda che si fa prima di entrare sull'aereo, ok? Ci sono stata moltissime volte e vi posso assicurare che non c'è stata volta in cui un abitante dello stivale non mi si sia appiccicato addosso. Normalmente, sono due o tre quelli che si attaccano, mai uno solo. E se non se n'è incollato nemmeno uno, era perchè per otto o nove posti indietro, non c'erano Italiani. Che faccia... Mamma mia!

In realtà io odio le generalizzazioni. E spero che nessuna persona mi abbia considerata rappresentante del mio Paese, della mia città o del mio quartiere. Però, non credo d'essere neanche una rappresentante lì. Chiaramente, quando vai all'estero, ti esponi obbligatoriamente a questi giudizi perchè la gente vuole conoscerti e vuole conoscere anche le tue abitudini, il perchè di alcuni comportamenti, avere un'idea, dai. Sapere perché parli così, perché ti vesti così, perchè mangi ad un'ora piuttosto che ad un'altra, perché dormi così tanto... E ogni volta che spieghi qualcosa, devi sottolineare che nel tuo Paese generalmente è così, che ti stai semplicemente adattando alla normalità.

È quando sei fuori che ti accorgi di quello che c'è dentro. Solamente da fuori ti puoi fare un'idea della tua identità patriottica. Ed è curioso che certi dettagli che pensavi non avessero alcuna importanza, che davi per scontati, sono più importanti dei comportamenti tipici che tutto il mondo conosce sulla tua cultura. Comprendendo anche me stessa, che mi pensavo tanto strana, mi sono sorpresa di quanto sono legata a questo curioso Paese, o comunità, o quartiere o città.

Ed è proprio quando ti inizi a porre dei quesiti su cosa voglia dire essere Spagnola, che ti leghi ancora di più alla tua terra e capisco cos'è che ti separa dalla gente di terra straniera.

Meno male, mi sono sempre sentita un po' straniera in tutti i luoghi, meno male che ho la mente aperta e sono tollerante a tutte le culture. Chiaramente, se ho questa attitudine, lo devo all'educazione che ho ricevuto nel mio Paese e, soprattutto, a quella ricevuta dalla mia famiglia.

La cultura italiana

Ad ogni modo, non è che uno fa uno sforzo enorme per adattarsi alla cultura italiana, visto che non è così diversa dalla nostra, non esiste una distanza così grande, la nostra da molti punti di vista deriva esattamente da quella. Quindi, ci sono parecchie coincidenze.

Qui alla gente piace molto mangiare bene, parlare tanto, fare festa, il calcio, sposarsi... ed avere figli che si sposino...

In molti aspetti, la differenza qui è che tutti sembrano più conservatori, più puri, genuini, senza strane influenze che corrompano le coincidenze di sempre.

È un po' come se il tempo si fosse fermato o che nel mio Paese, per qualche ragione (chissà se è per l'influenza americana), il tempo abbia accelerato.

In generale, mi sembrano tutti un po' antichi, soprattutto gli adulti e gli anziani. Esistono ancora il razzismo, il classismo, il maschilismo in tutto il suo splendore, molto più evidenti che in Spagna.

La moda milanese

Uno dei segni più evidenti di questa mentalità antica è il modo di vestirsi. Per quanto caldo faccia, non vedrai donne o ragazze giovani per strada senza calze fino ad agosto. Avranno un foulard al collo, non girano tanto scoperte. Non andranno mai a lezione con una camicetta, senza indossare un insulso cardigan che copra loro le intenzioni più maliziose. Se indossano la gonna, questa sarà assolutamente normale, nera e raramente più su delle ginocchia.

Io sono stata vittima degli sguardi accusanti fin dalla prima volta che andai a lezione. Sto imparando adesso a camuffarmi. In realtà, la prima impressione che ho avuto è che mi trovavo ad una festa di lusso. Ho visto ragazze che avevano vestiti azzurri di seta, tutte curate, le scarpe in camoscio, tutto così noioso e montato.

Effettivamente, ho capito dopo com'era la moda, ovvero la tendenza a non avere paura di presentarsi come si è o di più di quanto si ha. Al contrario, quanto più appari ricco, tanto meglio è, in quanto gli altri non si sentiranno offesi, al massimo saranno invidiosi, ma è un'invidia "sana". Ho dovuto portarmi da Valencia solo quei vestiti di cui mi ero praticamente dimenticata e che mia cugina mi aveva regalato, dicendo che erano così eleganti. Tipo giacche maschili, grige o beige, foulard grigi o neri, con meno disegni possibili. Tutte le cose più noiose e spente che tu possa trovare, in breve. E soprattutto giacche pesanti, perché lì si gela...

Non ho assolutamente cercato di attirare l'attenzione. Però un giorno mi dimenticai di mettere le calze dalla fretta e...Nooo! Non c'è stata una sola ragazza di quelle che ho incontrato che non se ne fosse accorta.

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Un giorno invece, hai voglia di metterti un foulard rosa in testa, stile hippie... Ok, però sai già che sicuramente ti guarderanno male, o magari che nessuno ti rivolga la parola direttamente, compreso se stai chiedendo informazioni circa la strada perché ti sei persa. Loro fanno velocemente l'associazione: se porta un fazzoletto rosa in testa sarà per forza una vagabonda, quindi mi chiederà l'elemosina o cercherà di derubarmi.

Ho visto donne in centro a Milano, tantissime, che non è che vadano ad un funerale, ma il nero le fa impazzire, così per non stonare hanno perfino lo smalto nero.

Ma non esageriamo. Alle volte sono arrivate in classe anche con qualcosa di giallo... l'abbigliamento intimo! Ma va bene, riconosco che qualche volta sono anche venute con un vestito più corto, dove si intravedevano le ginocchia e anche un po' scollate, magari con qualche fantasia floreale. Fiori grigi, questo si, ma almeno da qualche parte si dovrà pur iniziare, no?

Se esageriamo troppo, poi finiamo nella stessa trappola in cui sono caduti loro, che credono erroneamente che in Spagna ci vestiamo tutte con Desigual.

Quelli che non sono mai stati in Spagna (che sono pochi) pensano che ci vestiamo con vestiti con stampate rose enormi, di tutti i colori che esistano a questo mondo.

Poi, c'è la moda maschile. Così come nella mia classe in Spagna i più sapientoni, quelli che hanno il posto riservato in prima fila, indossano la camicia, qui fino al più ribelle la indossa. Anche quello che se ne va a metà dell'ora ha indossato, per tre quarti del corso, la camicia. E ben abbottonata, eh?

Così, i sapientoni si vedono obbligati alle volte a mettere anche la cravatta, o la giacca, o la ventiquattrore, per eccedere di formalità. Pantaloni da professore...Incredibile, ma vero.

I professori, ovviamente, obbligatoriamente e senza mancanze, indossano camicia, cravatta ed abito. Se per caso qualcuno si fosse dimenticato uno di questi elementi, era poco maschile. E anche se non hanno la cravatta, certamente hanno la camicia. Non vedrai mai uno in pantaloni, nooo. È quasi una mancanza di rispetto verso gli alunni. Come se stesse facendo lezione in mutande.

Ad ogni modo, io non ho niente contro queste abitudini, non credo bisogna darci troppa importanza. Ma senz'altro sono utili a capire il carattere e la cultura conservatrice.

A Milano ho visto parecchia gente glamour, con tanti stili. Le nonnine negli autobus sono uno spettacolo di buon gusto e amore per i dettagli.

Vestiti eleganti, combinazione perfetta di colori, che sembra che le donne abbiano passato tutto il giorno prima a scegliere il giusto dettaglio per non sbagliarsi e non stonare neanche con una tonalità di trucco.

Sono donna anche io, ma essendo realista, posso riconoscere che ho visto delle ragazze bellissime, che in più avevano questo stile squisito e che, sicuramente, erano anche più intelligenti.

Un giorno mi misi a contare quante borse di Louis Vuitton vedevo per strada ed ho perso il conto (sorpassavano le 10). E a me, per esempio, questa marca non mi attira per niente. È così marrone, con uno stampo bruttissimo e così triste. Mi attira molto di più la marca di Alviero Martini, con i suoi stampi arancioni di mappe antiche... Questo si è originale, di prima classe.

Generalizzare

Ma alla fine, le generalizzazioni sono odiose. Non sarebbe molto d'accordo il mio (possibile futuro) suocero, che parla sempre di loro e non smette di vedermi come una straniera che è nel suo Paese per turismo.

Basta un attimo di silenzio perché se ne venga fuori con la sua solita frase, che io detesto: " E lì in Spagna, come e quando fanno...? ".

Ogni volta che inizia devo prendere aria, contare fino a dieci, pregare perché vada fuori strada e lasci la domanda a metà e che inizi a parlare di altre cose (visto che è logorroico), che lo chiamino al telefono o alla porta...In poche parole, che mi lasci stare. Perché non ne posso più. Per caso ho l'incarico di ambasciatrice spagnola io? Ho scritto in fronte "sapientona della cultura spagnola"?

Non ne ho idea, mi piaceva la storia quando ero ai primi anni di Università, ma feci solo un anno e non arrivai nemmeno a franco... Spesso vorrei dirgli: "Lasciami stare, sono cittadina del mondo e basta! ".

Altre volte, invece, le conversazioni sono interessanti. Ad ogni modo, a me son sempre sembrate interessanti le conversazioni sulle differenze culturali, quando queste vengono effettuate tra persone mature, aperte di mente e coscienti di quello che sono gli stereotipi. Il problema è che, in questo caso, l'interlocutore che mi interroga è anziano, ma non tanto saggio e ha la testa piena di pregiudizi.

Ma va bene, questo è un suo problema, e un po' anche il mio.

Anatomia umana

Credo di dover lasciare un attimo da parte le differenza sull'abbigliamento, per non annoiare il lettore. Adesso mi piacerebbe commentare le differenze anatomiche. Perché io le ho viste, senza ombra di dubbio.

Non è facile, infatti io spesso sono stata confusa per una Milanese di sempre. Milioni di volte mi hanno chiesto dove si trovava una strada, una cattedrale, un museo...Come se avessi vissuto lì da tutta la vita. E molte volte ho fatto da guida turistica, stando al gioco.

Esistono, comunque, piccoli dettagli della fisionomia che ti permettono di identificare un/a Italiano/a, che rimane in silenzio o tranquillo, ovvio. Perché la loro espressione, li svela facilmente... È tutta un'arte a parte.

La differenza anatomica che più ha chiamato la mia attenzione ha a che vedere con questa espressività così colorata che hanno. Non so se sia una causa o una conseguenza, ma una relazione con questo fatto deve averla.

Dunque, quello che ho notato io è che hanno le mani differente. Si, le mani, esattamente il primo dito prossimo al pollice.

È più evidente nelle ragazze, dato che si è abituati a vedere piccole mani in ragazze magre. Nonostante ciò, qui hanno questo dito straordinariamente sviluppato, che provoca un maggiore distanziamento dal resto della mano. Condizione che potrebbe essere causata dal movimento che eseguono quando parlano di qualcosa che sembra loro incredibile. Un'espressione che ha una propria versione in Argentina. Raggruppano tutte le dita della mano e muovono entrambe le braccia dall'alto verso il basso, mentre dicono qualcosa tipo: "Ma scusa, ma com'è possibile? Ma che cazzo dici? ".

Questa attitudine è super frequente e se sono arrabbiati o hanno un bruttissimo umore, non smettono mai di farlo per tutto il giorno e per qualsiasi cosa.

Espressioni

Questa era solo una delle espressioni che fanno con le mani. Hanno praticamente un linguaggio proprio, come i sordomuti.

Quando si sfiorano l'orecchio con un dito, significa "omosessuale". Se girano l'indice nella guancia, vuol dire che quello che stanno mangiando è buonissimo. La parola spettacolare viene accompagnata sempre da un cerchio formato da pollice e indice e un movimento orizzontale con la mano perfetto, verso destra (o sinistra se son mancini).

Raggruppare le dita e lasciarle andare alternativamente, con tutte e due le mani, significa "paura".

Su, che se a un Italiano gli legano le mani finché parla, avrà grosse difficoltà ad esprimersi. Ha bisogno di muoversi, di muovere le mani, le gambe, le braccia, le anche, la testa, i piedi...Necessitano di almeno due metri quadrati attorno per poterti raccontare un film che hanno visto o un aneddoto simpatico.

E se prendessimo in considerazione anche tutte le espressioni facciali, non vi dico... sono maghi in questo tema. Sono attori geniali. Immagino che sia per questa ragione che hanno le rughe della faccia così marcate in maniera caratteristica.

Soprattutto sugli uomini si notano le rughe che vanno dalla bocca al naso. Per me è una cosa abbastanza attraente. per questo, li stanno bene i baffi o la barbetta che marchino di più questo gesto.

Parlando di attrazione, riconosco che all'inizio avevo l'impressione che, per regola generale, le ragazze fossero abbastanza brutte, per il fatto di avere il naso grande, o aquilino, le labbra fine e gli occhi all'infuori. Ne vidi abbastanza di questo genere.

Ma poi, vidi anche bellissimi esemplari di genere femminile, che sembravano essere venute fuori da una rivista di moda. All'inizio, pensavo fossero le solite ragazze straniere che non dimostrano il proprio Paese di appartenenza, ma poi mi resi conto che era il fenotipo della bella ragazza made in Italy. Fui colpita in particolar modo da alcuni occhi verdi impegnativi, di lunghe capigliature ricce e more, tutto ciò accompagnato da questo amore per i dettagli e la cura dell'aspetto esteriore.

E poi vi è la questione maschile. Loro mi sembravano solo attraenti, ma lontano da poter dire, in generale, belli o forti. E tutt'ora lo penso.

Ho visto, ovviamente, esemplari interessanti. Ma erano solo eccezioni. Si può dire che nella media hanno una costituzione magra, ossuta, anche rachitica alle volte. In pochi sono in sovrappeso o obesi. Anche se sono adulti, studenti sedentari... è lo stesso. Sarà per quello che mangiano...

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La cucina

La cucina, la cucina italiana è buona e vasta. Sembra il tipico che si dice nelle guide turistiche di qualsiasi posto del mondo, però qui è confermato. Quelli del nord dicono che nel sud si mangi peggio perchè abusano di olio, di grassi, di dolci e di carne rossa.

Io direi che invece piacerebbe ad un Americano per esempio, che mangia assiduamente da McDonald's, abusare di olio o mangiarsi un gelato artigianale, di quelli sanissimi, al giorno.

Si mangia benissimo in tutta Italia, si mangia e si beve "da Dio".

Credo che il cibo sia il più grande piacere per loro. Più del sesso. Perché il piacere di mangiare si pratica e si vive da quando si nasce a quando si muore. Allo stesso modo, il sesso è cosa per adolescenti, giovani e adulti.

In più, non è un taboo, è un piacere del quale poter parlare ore ed ore. Ho capito l'importanza che gli dedicano solo una volta aver conosciuto i genitori del mio ragazzo.

Ci trovavamo in un hotel per una settimana e venivano a trovarci come due o tre volte al giorno. Devo chiarire che lui è figlio unico e, in quanto tale, il papà o la mamma possono apparire in qualunque momento, dunque ci tengono che tutto sia perfetto e queste sono le tipiche cose di genitori super protettori. Soprattutto il padre, potrebbe essere nascosto nel posto più insospettabile. Mi ricordo che la signora delle pulizie ci apriva la porta tutte le mattine, forse perché ci dimenticavamo sempre di mettere il cartello di "non entrare", ma adesso penso che fosse una complice del padre.

Il fatto è che, forse perché non ci conoscevamo così bene, ma non potevamo parlare di tante cose, ogni volta che ci vedevamo, succedevano le seguenti cose: immediatamente dopo il saluto iniziale, eravamo vittime di un interrogatorio su quello che avevamo mangiato. Per la colazione, per il pranzo, per gli spuntini, per la cena... era la stessa cosa. E non era solo tipo: "Ciao, come avete mangiato? "; "Avete cenato bene? ". Domande alle quali si potrebbe rispondere un semplice "bene" o "meglio ieri, ma non era male... ".

No e poi no, erano domande aperte, bisognava fare una composizione formale sui fatti, spiegando ogni piatto (primo, secondo), se avevano messo il pane, di che forma era. Di che marca era il vino, se la pasta era arricciata, lunga o normale, ogni ingrediente, la storia dell'ingrediente.

Senza dimenticarsi del dolce, se il gelato era naturale o artigianale... Meno male che a quei tempi non sapevo quasi niente di Italiano, così ola redazione la faceva lui e io accompagnavo la spiegazione con dei movimenti di testa per annuire e dei sorrisi. Sono sicura che la madre del cuoco non avrebbe fatto di meglio. Dai, una cosa incredibile.

Esperienza Erasmus

Adesso provo a ricordarmi un po' come iniziò la mia esperienza Erasmus. Quella esperienza, quella in cui io credevo che avrei vissuto benissimo, pagando per una continua escursione di un anno, solo in cambio di studiare e passare gli esami. Si supponeva iniziasse a Settembre e così è stato, solo che i soldi arrivarono dopo Natale e io entrai in panico. Mi vedevo già a chiedere l'elemosina per le strade, non mi credevo capace di poter sopravvivere. Sono orgogliosa di aver sopportato quella situazione e di continuare a farlo.

A casa mia avevamo iniziato a risparmiare da quando iniziò la crisi e quindi speravamo vivamente che io riuscissi a pagare l'affitto con i soldi che mi avrebbero dato al mese con la mia borsa di studio. Credevo di avanzarne perfino, e che con quelli avanzati, avrei potuto pagarmi i viaggi in aereo... troppo bello per essere vero. Nessuno mi aveva spiegato che sarebbero arrivati così tardi, come tutte le borse di studio del mondo. Scusate, ma non avevo mai vinto una borsa di studio, era la mia prima volta.

Credevo che, non più tardi d'essere arrivata nella mia città di destinazione e aver certificato che ero arrivata, mi arrivasse il 70 percento del finanziamento. Aspetta e spera... mi ero quasi pentita di essere partita per questo motivo, poi in ripetute occasioni mi convincevo che quello era il momento giusto per farlo, perché le cose potrebbero andare ogni giorno peggio. E in altri momenti, allo stesso modo, non mi lasciavo demoralizzare. Se fossi stata informata correttamente, non sarei mai andata, lo ammetto. Quindi sono contenta che nessuno mi abbia avvisata dei possibili rischi.

Il posto letto

Prima di arrivare, sapevo già che avrei dovuto cercare un appartamento, dunque nelle residenze per 300 euro al mese, avrei dovuto condividere la mia stanza e non avrei potuto portarci il mio ragazzo, sarei stata controllata... anche se finii nella stessa condizione, nonostante non mi trovassi in una di queste.

Pensai alla possibilità di affittare un monolocale o un bilocale. Anche perchè così non avrei avuto nessun problema a rimanere con il mio ragazzo nei fine settimana e in più, avevo conosciuto una ragazza di Barcellona che voleva fare esattamente lo stesso da quelle parti. Ma era carissimo, non potevo permettermelo. O comunque, il più economico aveva solo una stanza, una scatole da scarpe, troppo claustrofobico.

Come trovai l'appartamentino a Milano? Dunque, risulta che viaggiando così spesso a Torino, mi ero già trovata un appartamento condiviso con l'aiuto del mio ragazzo, prima che arrivasse settembre.

Fu un compito più facile di quello che pensavo inizialmente. Troppo facile, effettivamente. Più tardi, mi pentii un po' della mia scelta... Anche se in realtà non mi pento di nulla, perché niente era prevedibile e fu una serie di sorprese che mi fecero imparare molto...

Guardammo un po' gli appartamenti in Internet, eravamo rimasti d'accordo con quattro persone e ci recammo un giorno a Milano per vedere in quale sarei rimasta. Non avemmo bisogno di nessun giorno in più.

Non è difficile scegliere. Uno di questi, si trovava vicino al Naviglio, era in una zona un po' nascosta, poco trafficata e molto lontano e mal comunicante con l'Università.

E il colmo, nell'appartamento c'erano solo ragazzi (il mio ragazzo è leggermente geloso, quindi col cavolo che mi avrebbe fatta restare lì). peggio ancora, la ragione principale che convinse immediatamente tutti e due era la seguente: i cinquecento euro che bisognava sborsare al mese, più le spese per una semplice stanza con letto proprio.

La stanza, per dirla tutta, non era male, ma una volta usciti da quest'ultima, sembrava fosse passata una burrasca per di là: un disordine totale, tutto sporco, il tavolo della cucina era nell'entrata (diciamo che dopo aver mangiato, potevi letteralmente uscire correndo perché mangiavi di fianco al citofono), (non potevi usare la scusa con le persone che non avevi sentito il citofono perché ti trovavi in cucina a mangiare, impossibile). Anche l'armadio della mia camera era nel corridoio, il bagno era solo per anoressici, strettissimo... Niente, uscimmo fischiettando da quel porcile di lusso.

Ci recammo in un altro appartamento dove mi davano l'opzione di dormire con due ragazze nella stessa stanza. Per il modesto prezzo di 275 euro al mese più spese, avrei potuto dormire in quella gabbia per topi. Da un lato bene, perché non c'erano ragazzi, ma quella stanza era disumana. Tra i etti non c'era praticamente spazio. Dovevi quasi toglierti le scarpe per entrare nella stanza e camminare su quel tri-letto comune.

Dunque, salutammo cortesemente Roby, la ragazza così gentile che aveva provato a convincerci di restare (che sicuramente stava già accusando gli effetti di dormire in una gabbia per topi e aveva una faccia allarmante da ratto) e alla fine ci recammo in quella che poi sarebbe stata la definitiva.

In una grande strada vicino al Politecnico, zona trafficata e ben collegata a metro, autobus e tram. La zona era geniale, anche se era abbastanza contaminata perché vi era un continuo traffico. La ragazza incaricata di fare l'agente immobiliare era una Portoricana molto educata che doveva lasciare quell'appartamento perché andava in Germania per studio. Quindi, stava cercando una ragazza che la sostituisse nel suo "posto-letto".

L'offerta includeva nei trecento euro al mese più le spese, una stanza condivisa con un'altra ragazza e, nell'appartamento ci abitavano altre tre ragazze; l'entrata molto ampia, un bagno, una cucina, uno sgabuzzino e un balconcino. Era al secondo piano.

Quando aprimmo la porta dell'ingresso, ci saltò addosso un enorme cane nero, bellissimo, che era contentissimo. Saltò addosso a tutti e due ed era alto come me quando stava su due zampe. Ho preso uno spavento. Allora il mio ragazzo stava per aprire la porta ed uscire un'altra volta, ma per fortuna non lo fece, perchè quello era un abitante dell'appartamento, Smart.

Spiegando i saluti, apro una parentesi per spiegare che questa è un'altra differenza importante. Quando non vi conoscete, che sia un ragazzo o una ragazza, vi danno la mano. E quando vi conoscete invece, alle ragazze danno due baci e ai ragazzi continuano a dare la mano, come qui all'inizio. Anche se anche i ragazzi quando sono molto amici si salutano con due baci, più che in Spagna. I due baci, inoltre, iniziano sempre dalla guancia di sinistra, allo stesso modo di come in Spagna invece si inizia dalla parte destra. Io mi complico la vita perché lo faccio al contrario. in Spagna porgo la guancia sinistra, mentre qui quella destra e rimango sempre con una faccia da tonta...

Questo indica una certa freddezza perché si distinguono i saluti tra chi si conosce e chi non si conosce.

Però, allo stesso tempo, fra ragazzi c'è una complicità maggiore rispetto al mio Paese, dato che per due ragazzi che si danno due baci, non serve che siano proprio taaaaaanto amici. Tra padre e figlio, o tra fratelli, anche questo ho visto... Ma se sono due amici a farlo, inizia a girare la voce circa che siano omosessuali molto facilmente.

Bene, andando avanti con la spiegazione dell'appartamento scelto, rimasi lì dunque. Mi piaceva la stanza perché, anche se dovevo condividerla, era molto luminosa, enorme e aveva il balcone. Questo era dovuto al fatto che in passato quello ero il salone ed era poi stato disposto così.

In più, aveva un grande tavolo, con una sedia per studiare e un armadio tutto per me. Il pavimento era in pessime condizione. Mi ricordo sempre quel cigolio fastidioso che mi svegliava alle sette della mattina e che erano i passi della mia coinquilina che si svegliava così presto per andare a lavorare.

Mi mette un po' di malinconia pensare a quel posto, in cui ho passato dei momenti bellissimi, bruttissimi e normali. Soprattutto, la cosa che mi dispiace di più è il fatto che non potrò tornare lì. E non ho nemmeno una foto.

La ragazza mi sembrava onesta e umile, mi stette subito simpatica. Tristezza perché se ne sarebbe andata ancor prima che io arrivassi là.

In realtà, tutti quelli che affittavano una stanza lì, dovevo compilare un contratto legale molto lungo e corposo. Meno male che io non ho dovuto mai firmare niente, perchè in realtà io stavo solo sostituendo temporaneamente l'altra ragazza. Io semplicemente stavo completando il contratto di quest'ultima, rimanendo lì fino a maggio.

Così, le diedi solo un affitto in anticipo alla Signora Proprietaria (Signora P. ).

Dovetti pagare la metà di agosto senza essermi tuttavia trasferita, perché la ragazza portoricana se ne andava per quella data e mi avrebbe lasciato le chiavi sul tavolo.

Nella questione della caparra sono stata ancora una volta molto fortunata. Dunque, mi avevano avvisata che la proprietaria mi avrebbe chiesto o seicento euro o novecento euro di caparra una volta arrivata. Ma invece non fu così. Può essere che la Signora P. era abbastanza vecchia e perdeva già la memoria, può essere che le avevo fatto una bella impressione, che aveva visto la mia faccia da angioletto o che aveva una bella giornata. Fatto sta che non mi chiese un bel niente, né quel giorno, né le altre volte nelle quali ci eravamo viste.

La Signora P. era una signora ricchissima. Viveva al settimo piano dello stesso edificio. Ogni mese salivo io per darle in mano i 300 euro e lei dopo tornava per darmi la ricevuta per certificare che l'avevo pagata. Casa sua era bellissima. Vidi solo l'ingresso e il salotto, ma si vedeva che apparteneva a una razza superiore...mobili antichi stile barocco, le pareti piene di quadri enormi, vasi in ceramica pregiata, argenteria, orologi dorati... tutto uno spettacolo.

Mi resi conto che affittava perfino il ristorante che c'era sotto, al pieno terra dell'edificio. Dal secondo piano dove stavo io, quando era completo, riscuoteva circa milleottocento euro. Visto che la mia compagna ed io pagavamo 600 euro per quel salone diventato camera da letto e vi erano altre tre stanze con letto matrimoniale, ognuno individuale. Ed ognuna delle quali costava ben quattrocento euro.

La cosa negativa era che bisognava pagare anche se non si era presenti in un dato momento. Io, per esempio, che passavo quasi tutti i fine settimana a Torino e che una settimana al mese tornavo a Valencia, mi fermavo effettivamente la metà del mese e dovevo comunque pagare la cifra completa. Mi dava sui nervi...

Anche i miei genitori affittano delle stanze a Valencia agli studenti ed è per questo che sono ben informata di quanto costa lì. Per centocinqua euro puoi affittare una stanza individuale, con balcone e vicina al mare. Invece dei quattrocenti che ti costa a Milano e non ci sono né mari, né fiumi vicino.

A Valencia, con quei soldi, ci affitti l'appartamento intero... mi sembrava una rapina, ma non c'era assolutamente nulla di più economico negli annunci, era tutto in questo stile più o meno a Milano.

Le coinquiline

Era un po' strana la ragazza che era apparsa solo tre pomeriggi in tutto il tempo in cui io restai lì. Una certa Vanessa. Diceva sempre che sarebbe venuta presto e che si sarebbe fermata, ma niente, passavo i mesi e non arrivava. Ma lì aveva la sua preziosa stanza che si stava riempiendo di polvere, con il suo lettone e il balconcino. Un po' cara, ma alla fine...

Vanessa non stava lì, ma pagava, però esistevano altre forme di stupidità. Un'altra delle mie coinquiline, Silvia, si recò due mesi a studiare in Moldavia e ovviamente, continuava a pagare i quattrocento euro mensili. Ma quando tornò, passò comunque sei mesi a non fare assolutamente niente tutto il giorno. Ok, magari niente no. La poverina aveva il duro compito di portare a passeggiare Smart, fumare tutto il giorno come un camionista e cercare un'altra ragazza che avrebbe affittato la sua stanza, mentre lei non ci sarebbe stata.

Si dedicava anche a fare supporto morale agli altri, che ogni volta che tornavano a casa se la trovavano a fumare in cucina, così potevano parlare con lei e piangere le loro disgrazie.

Mezza Polacca, mezza Italiana, era molto delicata lei e non trovava mai il lavoro adeguato. E siccome la sua mamma era medico di famiglia ed endocrinologa, non credo avesse problemi a pagarle l'appartamentino. Su, che non aveva tanta fretta. Personaggio minuto. Era sempre vestita di nero, assomigliava esattamente al cane, il quale era più simpatico di lei con me, sicuramente. E io che credevo che saremmo andate d'accordo, visto che di solito funziona così per me con le persone strane. Allo stesso modo, sembrava solo strana, perchè poi di strano non aveva niente.

Quando arrivai in Settembre, Silvia e Smart non c'erano ancora. Il pomeriggio in cui entrai in casa per sistemarmi lì, conobbi Marica (non era un ragazzo omosessuale, da "maricòn", ma una ragazza che si chiamava Marìa). Mi spiegò un po' le regole della casa, sembrava simpatica. Mi ricevette in una maniera molto naturale, come se fosse abituata a dare il benvenuto a gente nuova. È ovvio che era abituata, visto che aveva accolto tutti quelli che erano arrivati nei tre anni in cui lei viveva lì, più quelli che le mancavano.

Anche lei pagava una stanza con letto matrimoniale, individuale. Ma almeno la ammortizzava di più, perchè non si assentava più di una settimana per recarsi nella sua città (Palermo) ed anche raramente, visto che il viaggio le costava il doppio di quello che pagavo io per andare a Valencia, dovuto al fatto che non c'erano voli Ryanair diretti. Inoltre, portava molto spesso il suo ragazzo a dormire nell'appartamento, per questo mi sembrava una ragazza intelligente.

Marica era molto forte, si vedeva che era del Sud. Parlava a voce alta e in maniera sicura. Senza peli sulla lingua, capace di dire cose che potevano offendere. Credo fosse la più valorosa e la più sincera.

Le raccontai che avevo il ragazzo e che alle volte sarebbe venuto lì con noi e mi rispose che non c'era nessun tipo di problema, dovevo solo mettermi d'accordo con la mia compagna di stanza. Che bell'atmosfera sembrava esserci tra di noi, poi, da quando le presi un trasformatore elettrico, aveva iniziato a pensare che fossi una ladra e che volessi prendere tutto per tenermelo.

Ed essendo l'unica impegnata, credendo fosse quella che mi avrebbe capito di più, ci fu un "prima" e un "dopo" la prima volta che il mio ragazzo venne a casa.

Mi resi conto solo guardandola in faccia, entrò in cucina tutta seria, io pensavo le fosse successo qualcosa di grave.

Mi ricordo che la prima settimana, lei e il suo ragazzo mi invitarono a mangiare con loro una bella bistecca di filetto con funghi e carote, buonissimo. Sembravano così gentili, mi avevano parlato dei loro piani per il futuro, volevano trasferirsi assieme a Londra e restare lì. Riconosco che io non li ho mai invitati. Ma davvero i primi mesi io avevi grossi problemi di sopravvivenza. Avevo i soldi contati per il mangiare e inizia a mangiare cibo base e ad evitare i capricci. Non comprai nemmeno lo zucchero. In quei periodi non compravo nemmeno il latte. Se non ne avevo quasi neanche per me, come potevo averne per loro...

Il problema è che io sono una ficcanaso e non c'è stao cassetto o armadio in cui io non abbia guardato. Ispezionavo tutto il cibo che avevano le altre e mi sembrava tutto così buono rispetto a quello che avevo io. Spesso prendevo qualcosina dalle loro dispense, come per esempio la Nocilla, visto che non ci badavano nemmeno. O le salse, come il pesto, verde e rosso... Quanto buono era. O un po' di latte quando lo finivo... olio d'oliva... marmellata, queste cose.

Mi sarei quindi sentita ridicola a far loro un piatto, cucinato con i loro stessi ingredienti... Mi sarei sentita come regalare un torrone zuccherato a Fidel Castro. Il massimo che potevo offrire era un bicchiere d'acqua, del rubinetto.

Il fatto è che si aspettavano qualcosa che non arrivò mai. Anche se sapevano perfettamente che le mie economie erano in crisi. Infatti, alla prima cena le raccontai che stavo cercando un lavoretto e di indicarmi un bar nel quale avrebbero avuto bisogno di una cameriera. Me ne raccomandarono uno nel quale Marica lavorò un paio di mesi. Il Chius. Sicuramente la questione di non parlare perfettamente l'Italiano non era un problema, visto che assumevano gente straniera in continuazione lì, soprattutto Brasiliani. Così, decisi di portare il curriculum, ma quando mi chiesero delle esperienze, lì mi infastidii, perchè fui sincera e gli dissi che non avevo... Quanto ho imparato da tutto ciò.

Fino a quando non passò la prima settimana nell'appartamento, non conobbi la ragazza del "posto-letto" di fianco, Cristina. Da quanto avevo capito, se ne era andata in vacanza alle Isole Canarie.

Quando tornò, mi disse che aveva imparato la parola "doscientos cuarenta y tre", che era il numero della sua stanza. Era una ragazza dolcissima, ordinata a modo suo, parrucchiera, la parrucchiera più seria che io abbia mai conosciuto. Le mancava il valore di Marica, ma almeno era più sensibile. Non aveva tutta questa voglia di aprirsi la mente, un peccato perchè sembrava così intelligente.

La cultura che lei amava era composta da serie televisive abbastanza idiote, sfilate di moda, accessori, trucco, pettinatura e poco altro. Non voleva complicarsi troppo la vita. Aveva sicuramente dei complessi di sovrappeso, anche se in realtà era solo un po' robusta. Ma si vedeva perchè mangiava male e poco. Spesso mangiava un pacchetto di biscotti al cioccolato e nient'altro. Non credo che la sua dieta fosse molto efficace.

Era una sprecona, santo cielo se sprecava. Quando passava per Corso Buenos Aires radava al suolo qualsiasi cosa. Vedevo scarpe nuove, magliettine, un sacco di creme e prodotti di tutti i tipi carissimi che si comprava nei fine settimana, visto che aveva del tempo libero e in maniera compulsiva.

Mi ricorderò sempre il tavolo che aveva nella sua metà della stanza. Così come la mia era piena di libri e penne, la sua era un salone di bellezza. Lasciava tutti gli ombretti aperti, astucci pieni di rossetti, rimmel, smalti, creme idratanti... Anche specchietti di tutte le misure.. Alla fine, cedetti alle tentazioni, visto che volevo provare qualcosa. Che felicità avere i trucchi della Kiko Milano gratuiti, questo sì, sempre li lasciavo esattamente come li metteva lei, cosicchè non potesse avere sospetti.

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I genitori di questa ragazza sembravano non essersi preoccupati per niente di trasmetterle dei valori di cultura generale, come l'alimentazione, il risparmio... Però furono molto duri nel dirle cosa fare per essere una ragazza normale. Le devono aver detto che le cose più importanti sono non alzare troppo la voce, vestirsi alla moda, come il resto dei comuni mortali, dire quello che dice la gente in generale, pensare poco per non impazzire e condurre una vita semplice. Che curioso che una ragazza così semplice venisse dalla città più originale che io conoscessi, Venezia. A lei non piaceva per niente, diceva che puzzava.

Non m'immaginavo una possibile sintonia con lei, almeno in questa vita...Chissà, forse qualche anno prima sarebbe stato possibile, quando anche io conducevo uno stile di vita consumista ( anche se non lo sono mai stata così esageratamente). Mi piaceva andare in via Colombo a comprarmi delle magliette o dei sandaletti, o un braccialetto... Ma quelle cose bellissime appartenevano ormai al mio passato, visto che allora non avevo più soldi per poterlo fare.

All'inizio non sembrava andare poi tanto male con lei, arrivò anche ad offrirmi del vino, dei dolci che faceva lei, mi chiedeva che musica mi piaceva. Mi spiegò le differenze tra "tempesta" e "temporale", mi chiese dove vivevo e guardammo le foto di Valencia assieme sul computer. Un giorno mi augurò buon viaggio quando dovevo prendere l'aereo... È che io non le capisco le ragazze, un giorno sono super simpatiche e il giorno dopo non ti salutano nemmeno. Ti guardano male e non capisci cosa hai fatto loro.

Il primo mese pensavo ancora che saremmo andate d'accordo, una volta che ci sarebbe stata più confidenza fra di noi. Per questa ragione, cercavo di parlare con loro ogni volta che le vedevo, ad interessarmi un po', ma è pur vero che sono stata un po' fredda nel non chiedere mai loro qualcosa circa i loro sentimenti, cosa che ti fa conquistare le donne!

Ma non fu tutta colpa mia. Loro erano chiuse e avevano già socializzato prima che io arrivassi lì. Si conoscevano da più tempo e sembrava non volessero conoscere più nessuno. Sembrava non avessero voglia di fare lo sforzo di parlare con una ragazza straniera. Così, poco a poco, divenne sempre più fredda la nostra relazione.

Lavoretti

Influiva anche il fatto che io ero molto stressata per trovare un lavoro. Non mi sentivo né compresa, né accettata. Non eravamo sulla stessa linea d'onda, neanche nello stesso mondo credo.

Avevo portato il mio curriculum in diversi bar, mettendo l'annuncio di "lavapiatti" in Internet... Però niente, niente di niente. Fino a che persi le speranze.

Pensai ad un piano, a qualcosa per ottenere dei soldi. Mi chiesi: "In che maniera potrei servire io alle persone? ". Ero una ragazza spagnola in una città italiana, quindi, potevo dare ripetizioni di Spagnolo. Così, misi gli annunci, chiaramente. Ma niente, non ricevetti risposta alcuna.

Mi chiamarono solo dei pazzi pervertiti che cercavano delle prostitute o cose strane. Uno mi chiese addirittura di andare a letto assieme per telefono. Mi ricordo quanto ci rimasi male. Perchè si impegnò a chiamarmi in notte fonda, quando ero da sola nell'appartamento e fuori c'era un forte vento. Un vento che muoveva le porte e le finestre, provocando dei rumori davvero inquietanti.

Avevo paura perché non sapevo se potesse localizzarmi attraverso il numero di cellulare, credo si possa fare solo con il numero fisso, ma in quel momento non ci pensai molto. Mi chiusi perfino a chiave nel bagno. Che momenti...

In questo modo mi tolsero la voglia di mettere degli altri annunci e perdetti la speranza di continuare.

Mi proposi anche di aiutare bambini o anziani, o anche portatori di handicap. Arrivai a mettere annunci anche come dog-sitter o accompagnatrice di gatti, o qualsiasi altro animale domestico che ne avesse avuto bisogno.

Qui ebbi un po' di successo, ma nulla di regolare. Ricordo che mi proposero di badare ad una anziana i fine settimana, rimanendo a dormire lì, per seicento euro al mese. Ma rifiutai, perchè il fin settimana lo volevo passare con il mio fidanzato. Sarebbe stato davvero deprimente andare lì a studiare un anno per poter vedere il mio ragazzo e poi abbandonarlo per stare dietro ad una vecchietta.

Per fare la baby-sitter mi chiamarono in molti, ma non riuscivo mai a fare coincidere niente. Alle volte perchè magari avevano già trovato un'altra persona, altre perchè magari erano anziani e quindi avevano bisogno di qualcuno che facesse anche le pulizie, quindi una persona che sapesse l'Italiano anche meglio di loro...

Ma ero vicina all'avere una soluzione. Arrivai a parlare con due donne. Feci il colloquio a casa loro. Conobbi i bambini che avrei dovuto tenere, ma la promessa si fermò solo a questo, visto che non mi richiamarono per dirmi che mi avevano scelto fra tutte le altre candidate.

Un'altro impegno lavorativo lo trovai per strada. Un uomo che stava andando in moto si fermò per chiedermi dov'era il veterinario perchè il suo cane non stava bene. Poi, mi chiese se fossi interessata a lavorare nell'agenzia pubblicitaria della quale era membro.

Avevo già provato un paio di volte a Valencia a distribuire pubblicità per strada e pensavo si trattasse di qualcosa del genere. Così, ci incontrammo in una grande piazza con tanta gente e lì mi spiegò bene in che cosa consisteva. In questa occasione, il problema diventò il mio ragazzo, quindi era totalmente vietato.

Non potevo mentire al suo capo, che era molto sveglio. Alle volte aveva avuto a che fare con problemi ben più gravi. Come un ragazzo geloso che gli aveva sparato ad un piede. Povero capo. Così niente, mi salutò con un "Arrivederci, o a quando lascerai il tuo ragazzo" e non lo vidi mai più.

Personaggio piccolino e anche lui molto strano, mi sarei voluta mettere un po' in gioco quella volta. Comunque, non mi interessava quel tipo di lavoro visto che avrei dovuto sempre viaggiare, cosa che non potevo fare se volevo studiare tranquilla... e questi furono i miei frustanti tentativi di trovare un lavoro a Milano.

Motivazioni

I lettori adesso si staranno chiedendo, ok, lei è andata li per stare più vicina al suo ragazzo, ma poi sembra che la cosa più importante sia divenuta trovare un lavoro e in più iniziò anche a non andare più tanto d'accordo con le coinquiline... Dove sono finiti i normali obiettivi dell'Erasmus? Che sono imparare la lingua, fare festa, conoscere nuove persone, e ogni tanto, studiare...

Per questo in nessun momento del mio soggiorno mi ero sentita davvero in Erasmus. Non era mai stato il mio obiettivo principale imparare l'Italiano, o migliorarlo. Se avessi voluto migliorarlo, o imparare una lingua nuova, avrei scelto senza dubbio l'Inglese o il Cinese.

È pur vero che a Valencia ci sono tantissimi turisti italiani ed ogni volta sempre di più. Quindi, questa lingua sì, mi sarebbe un po' servito nel caso avessi voluto lavorare con il pubblico. Ma questa lingua si parla solo in questo Paese, non è molto importante. Ed inoltre, la maltrattano continuamente, mescolandola con l'Americano...Secondo me avrà poco futuro, in qualche decada sarà una lingua morta, come il Latino. Perchè sono tanto stupidi e non hanno rispetto della loro lingua, sono completamente convinti che la lingua da sapere è l'Inglese e una volta messo il più alto numero di anglicismi nella loro lingua, si sentono bene. È molto carino quando pronunciano in Inglese i nomi di film, libri, luoghi...

Mi sembra ottimo che la gente sappia diverse lingue e che le pronunci bene. Ma provo pena per quelli che pensano che l'Inglese sia superiore ad altre lingue o che sia il linguaggio della gente colta o della gente mondana. Bisogna riconoscere che è la lingua più parlata al momento. Però non mi piacciono gli anglicismi, o i mix strani che si impegnano a creare con l'Italiano e l'Inglese. Quando parli Italiano, parli Italiano punto. Non si rendono conto che così disprezzano la loro lingua e, allo stesso tempo, il resto delle lingue latine e del mondo. Hanno poco orgoglio per la loro lingua. Nonostante siano molto orgogliosi del loro Paese.

Dunque, saper parlare l'Italiano era una mia curiosità, ma non l'obiettivo principale.

Allo stesso modo, non venni qui nemmeno per fare festa, nel senso di andare in discoteca tutte le sere, ubriacarmi, andare con tutti i ragazzi che conoscevo. E nemmeno per farmi degli amici. Non ho tante amiche, ma sono contenta e soddisfatta di loro, così non mi interessava particolarmente conoscere nuove persone, ma anzi continuare con quelle che già avevo. Né più, né meno. Non mi entusiasmava l'idea di conoscere delle nuove persone che tanto da maggio avrei perso di vista per sempre.

È pur vero che al giorno d'oggi grazie a Facebook quelle amicizie non le avrei perse completamente, ma generalmente la nostra relazione, a partire da settembre, avrebbe consistito nel vedere le reciproche foto che ognuna avrebbe caricato in facebook e una volta dimenticata di loro, nemmeno questo. Alla fine non evitavo completamente di conoscere gente, se nascevano bene, è sempre interessante, utile e divertente.

Sono fortunata ad avere il fidanzato qui perchè non immagino quanto sarebbe stato pesante essere venuta qui da sola, a prendermi cotte e poi a farmi spezzare il cuore e a svendere il mio orgoglio fino alla morte, con bambocci frustati che ti considerano un pezzo di carne, di quelli che vanno particolarmente di moda oggi... Sì, è vero, ci sono anche quelli un po' più seri che cercano qualcosa di impegnativo, chiaro, chiaro, non lo posso negare. Tutto è possibile a questo mondo. Avrei potuto anche trovare l'amore... Ma il mio cuore era già impegnato e tranquillo, meglio così. Se no avrei studiato davvero poco.

Non mi interessava nemmeno ubriacarmi, visto che amo avere cura di me stessa e ho già abbastanza problemi d'insufficienza renale, visto che mi diagnosticarono un po' tardi una stenosi pleuritale congenita. Per non parlare del prolasso della valvola mitrale che mi diagnosticarono qui a Milano. Guarda un po' cosa mi hanno tenuto nascosto della mia vita. Solo un medico del pronto soccorso si accorse di un soffietto, quando gli chiesi di visitarmi la gola, che mi faceva male ed avevo la tosse.

In più, quando bevo mi viene sonno... Questo sì, mi piacerebbe andare un po' a ballare. Mi sarebbe senza dubbio servito ballare per sfogarmi un po'. Mi sento un po' vecchia al pensiero che non sono mai uscita una singola volta a far festa. Non ho conosciuto le notti milanesi. E le opportunità non sono state poche, perchè bastava solo iscriversi all'ufficio Erasmus perchè ti facessero arrivare tutti gli inviti della settimana per aperitivi o uscite di tutti i tipi... anche se pagando, ma in qualche posto avrei potuto davvero andare. Fu dovuto anche al fatto che mi iscrissi tardi, nel secondo quadrimestre, come se fossi appena arrivata.

Non solo ti invitavano ad uscire in città, ma organizzavano anche escursioni in altre città, potevi entrare gratis in alcuni musei o mostre di ogni tipo, teatri... Sicuramente è stato abbastanza stupido da parte mia non sfruttare queste opportunità di conoscere a fondo la città. Se mi fossi iscritta prima, forse sarebbe servita un po' di più questa tessera Erasmus, ma mi iscrissi già quando non vivevo più a Milano.

Quindi, se non sono venuta qui per le motivazioni che mobilitano i normali studenti Erasmus, dovrei iniziare a preoccuparmi. Perchè se una cosa è certa è che io non sono una Erasmus normale. Non sono la "tipica". Ma non mi preoccupo adesso, l'ho superato.

Soruce

L'Università

Senza ombra di dubbio, una cosa che devo fare come tutti gli altri è studiare, passare gli esami, andare a lezione.

Si, questo è quello che feci e fu molto interessante. Il coordinatore mi lasciò indicato un piano del Policlinico, che era il luogo dove andavo a studiare e mi fece impazzire perchè io mi aspettavo che le lezioni fossero all'Università, un edificio speciale per studenti, diciamo. Però no, non esisteva niente di simile per gli studenti di medicina dell'Università pubblica. Chissà se lo facevano per inserire lo studente già nell'ambiente ospedaliero o chissà per la mancanza di fondi ed organizzazione, gli studenti andavano a studiare direttamente all'ospedale. Era letteralmente un ospedale universitario. Cercando le lezioni potevi capitare nella sala dei cadaveri, la sala parto o ti facevano una radiografia senza volere.

L'edificio delle segretaria faceva pena, era antico, in pessimo stato. Sembrava stesse per crollare da un momento all'altro. La stessa cosa valeva anche per le segretarie che ci lavoravano dentro, che erano sempre di malumore e sembrava non fossero così entusiaste di parlare con una studentessa straniera. L'incaricato di spiegare un po' il corso agli studenti internazionali era un po' più simpatico, menomale.

Il giorno che ci andai io, ero da sola e questo mi fece emergere dei dubbi. Diciamo che Milano non è la città preferita dagli studenti Erasmus, perchè fa freddo, c'è tanta nebbia, non ha né spiagge, né fiumi, è carissima, piena di smog... Parecchie ragioni.

Però c'erano sicuramente altri studenti Erasmus di Medicina, sì. Si trattava di un gruppo di quattro o cinque ragazze di Madrid, che avevano sbagliato ad inserire sicuramente la destinazione o al massimo, era la loro seconda o terza opzione che avevano scelto. È possibile che nel primo quadrimestre ci fosse anche un ragazzo polacco o tedesco e un'altra ragazza straniera, ma nessuno di più. Con le ragazze di Madrid non ho avuto chissà che relazione, da una parte vivevano in una residenza ed uscivano molto (le tipiche Erasmus) e dall'altra, non avevamo gli stessi corsi. Non le vedevo sempre in classe.


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