Bilancio di fine Erasmus: il laboratorio

E così sono arrivata alla fine di questo stupendo periodo passato in Svezia, ed è il momento dei bilanci. Comèplessivamente l'esperienza è stata molto positiva, una delle cose più belle che abbia mai fatto nella mia vita: a parte qualche problema burocratico (con gli uffici italiani) l'erasmus è proceduto senza intoppi, e ho imparato veramente molto da questa esperienza. 

Il mio erasmus si è svolto in un laboratorio di ricerca del BMC, il centro biomedico della facoltà di Lund. Ho avuto la fortuna di trovare un gruppo di lavoro molto amichevole e disponibile ad aiutarmi in ogni momento, nonostante a volte fossi davvero "un peso" perchè non sapevo fare molte cose.

Bilancio di fine Erasmus: il laboratorio

Il progetto che ho seguito, e che userò (a meno di altri intoppi burocratici italiani) per la mia tesi di laurea è uno studio sul Parkinson, che da anni una dottoranda del gruppo sta portando avanti. In questo modo ho potuto fare la mia parte e contribuire al lavoro, e questo mi ha dato veramnete una grande soddisfazione.

Bilancio di fine Erasmus: il laboratorio

Il contrasto tra l'ambiente italiano, dove sei trattato alla stregua di reggi-muro quando svolgi i tirocini, e meno disturbi meglio è perchè tutti sono troppo impegnati per occuparsi di te, e quello svedese, dove ognuno è una risorsa e l'insegnamento è un valore imprescindibile, è stato immenso. Già fin dai primi giorni mi venivano affidati lavori impegnativi che non avevo mai fatto nella vita e che dovevao svolgere da sola, con la possibilità di chiedere aiuto ovviamente in caso di bisogno: in questo modo ho imparato a sbrigarmela da sola, a risolvere i problemi, a fare caso a un sacco di piccoli accorgimenti che finchè sono gli altri a fare le cose al tuo posto non noti neanche. Quello da sottolineare però è che l'impegno ci va messo. Loro ti aiutano, ma si aspettano anche tu lavori come uno di loro, quindi otto ore al giorno di sicuro, poi se c'è necessità di lavorare nel finesettimana o fino alle otto la sera non ci si può certo tirare indietro.

Io frequento la facoltà di medicina, quindi dal punto di vista pratico forse non userò più le cose che ho imparato, ma se qualcuno studia biologia e vuole imparare come ci si miove in un laboratorio vada lì!! Tra l'altro, la facoltà di Lund è tra le prime 100 al mondo come prestigio, e la fila per fare un dottorato in uno dei gruppi di ricerca è chilometrica. 

Avendo frequentato dìestate il alboratorio non era così pieno come d'inverno: la "capa" del mio gruppo di ricerca per esempio è stata via per un mese in ferie. Ma questo non le ha impedito di informarsi costantemente sui miei progressi. Rispetto all'Italia in cui devi ricordare ai tuoi responsabili in reparto il tuo nome ogni 10 minuti o addirittura presentarti più volte perchè si sono persino scordati il tuo volto non c'è proprio paragone. 

Un'altra cosa che forse può fare gola a molti è che in Svezia vanno molto di moda le lettere di referenze: quando fai domanda per un dottorato e presenti una lettera di referenze, soprattutto se firmata da un collega, sei visto molto di buon occhio. Non ho ancora provato a chiedere se posso averla anche io ma penso non ci siano proprio problemi

Dal punto di vista organizzativo, gli ambienti di lavoro sembrano delle case. Il concetto base è quello di accoglienza: più ti senti a tuo agio meglio svolgi il tuo lavoro. Ognuno di noi aveva una scrivania personale (ai dottoranti viene riservato anche un computer portatile, a me ovviamente no) in uffici condivisi (fa sempre piacere avere qualcuno vicino per scambiare due chiacchiere ogni tanto) e al centro della struttura c'è una cucina attrezzata con tutto quello che serve.

Bilancio di fine Erasmus: il laboratorio

Ognuno di noi si portava un ciottolino con il pranzo da riscaldare nel micronde e pranzavamo seduti al tavolo oppure fuori. Essendo il sole qualcosa di abbastanza raro, ogni volta che c'era una giornata soleggiata centinaia di dipendenti si riversavano nel cortile a mangiare. La frutta era offerta da un albero di mele carico all'inverosimile! L'orario mensa non esiste: quando hai fame, mangi. In questo modo sei libero di organizzarti la giornata e il lavoro come meglio credi. 

Bilancio di fine Erasmus: il laboratorio

Una tradizione particolare della Svezia è la fika. Fika significa merenda, colazione in compagnia: ogni giovedi mattina ci riunivamo tutti in cucina a mangiare pane, burro e marmellata (non ho mai capito chi li comprava) e a chiacchierare per circa un'oretta. Un ottimo esercizio per l'inglese anche, visto che gli svedesi erano soltanto due. La nostra capa ci ha raccontato che la vera fika va fatta con sette tipi di biscotti diversi sul tavolo, ma insomma anche al nostra versione ridotta era molto carina.

Ogni martedi mattina invece era il momento del meeting: noi del nostro gruppo ci riunivamo in una sala e presentavamo il lavoro svolto nella settimana alla capa e agli altri e discutevamo dei problemi sorti nel frattempo. Ho avuto quindi modo di fare anche io la mia piccola presentazione, in inglese: mi sono sentita un po' come nei film americani, lo ammetto!

La internazionalizzazione è un altro aspetto di Lund: anche solo passeggiando per la città si vedono migliaia di studenti provenienti da tutto il mondo, e la lingua che si sente spesso parlare in giro è proprio l'inglese! D'altronde, neanche chi vive da anni in Svezia si degna di imparare lo svedese in modo decente, visto che gli svedesi parlano inglese perfettamente... Molti corsi di laurea sono offerti in inglese, e da questo anno il loro numero sta aumentando sempre di più per richiamare ancora più studenti.

Insomma, il bilancio è che tornerei subito indietro! Una delle esperienze più belle che abbia mai fatto e, se penso che ho trovato la mail del gruppo quasi per caso spulciando su internet, ringrazio di avere avuto così fortuna!


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