Un Erasmus nei Musei di Lione

Ciao a tutti!!

In questo post vorrei parlarvi di alcuni eventi artistici i quali hanno decisamente dato un’impronta significativa al mio terzo Erasmus a Lione. Questa bellissima citta’ francese, di cui vi ho raccontato in numerosi post scritti un po’ di tempo fa, e’ sede di numerosissimi musei e luoghi in cui vengono allestiti molto spesso degli eventi culturali di elevata rilevanza artistica.  Ho avuto la fortuna di assistere a moltissime di queste esposizioni, che per me rappresentano motivo di ispirazione oltre a costituire alcuni dei ricordi piu’ belli di questa magnifica esperienza. Un’altra nota positiva e’ che ho assistito alla maggior part di questi eventi con Daniela, la ragazza della Repubblica Ceca di cui avete sentito parlare numerose volte, e che condivide le mie stesse passioni per l’arte.

Vi descrivero’ di seguito alcune delle piu’ belle esposizioni a cui abbiamo assistito insieme nel meraviglioso Musee de Confluence (il Museo Nuvola) di Lione.

1 Hugo Pratt - Linee d’orizzonte

In questa esposizione, ho potuto vedere con i miei occhi e apprendere la storia di uno dei piu’ grandi fumettisti di tutti i tempi: Hugo Pratt, ed e’ italiano (ne vado molto fiera).

Questo e’ l’artista dietro il quale si celano storie di avventure e di viaggi in luoghi sconosciuti, meglio note con il nome del loro protagonista: Corto Maltese. Quest’opera è stata classificata come una vera e propria serie di fumetti “letteraria” ed e’ sicuramente l’opera di maggior successo di Hugo Pratt. Essa mostra come l’eroe giramondo creato da Pratt abbia influenzato i viaggi dello stesso artista. A proposito di questo, infatti, nella mostra si trovano anche numerosi reperti collezionati da Pratt nel corso dei suoi numerosi viaggi, incluse armi, ornamenti e lavori artistici.

Linee d’Orizzonte si e’ presentata come un’esposizione abbastanza inusuale, storica e moderna allo stesso tempo. Il suo punto focale non era un pittore, uno scultore, o un altro genere di artista “tradizionale”. Al contrario, essa prendeva in esame un personaggio molto attuale e originale, il quale è stato il pioniere e uno dei maggiori sostenitori di un mezzo che ha poi spopolato nei decenni a seguire: il fumetto.

Scrivendo delle storie “letterarie”, egli ha disegnato su storie e romanzi di una tradizione antica centinaia di anni, mantenendo uno stile visibilmente storico, e quindi per certi versi diverso dai moderni supereroi della Marvel o della DC Comics. Tutti coloro i quali non erano troppo entusiasti di visitare una tradizionale mostra fotografica sono stati piacevolmente sorpresi da questa esposizione, in quanto essa è stata impostata in maniera tale da non risultare troppo pesante e, anzi, scoprirsi addirittura divertente.

Dopotutto, inoltre, una volta usciti dall’esposizione , tutti avevamo voglia di andare a leggere la storia di colto maltese, e questa si e’ rivelata possibilità in più di riflettere su cosa avevamo visto, ed era una possibilita’ che non avremmo potuto cogliere cosi’ semplicente a seguito di un’esposizione di dipinti o di sculture.

2 Fêtes himalayennes les derniers Kalash, Esibizione, Museo delle Confluenze, Lione: 23 Gennaio 2018-18 Dicembre 2019

Questa e’ stata, in assoluto, una delle mie esposizioni preferite, in quanto grazie ad esse ho potuto fare un lungo salto nella cultura del popolo dei Kalash di cui, prima di quel momento, conoscevo poco o nulla.

Questa esibizione, risultato di un lungo periodo di ricerca condotto da due etnologi e un fotografo di Lione,  presentava questa popolazione che io definirei quasi una tribu’, un gruppo di 3000 persone che vive in una relazione sacra con la natura nel cuore delle tre vallate dell’Himalaya, nel lontano Pakistan del nord ovest. 

Questa società, composta da pastori di capre e produttori di cereali, continua a mantenere i dogmi e le tradizioni tramandate da generazioni di sciamani e crede di condividere la sua terra con spiriti invisibili, che onora e prega in ogni stagione per ottenerne la protezione.

Da un solstizio all’altro, attraverso una serie di fotografie ad alta definizione, le stagioni si alternano lungo i percorsi della sala espositiva, secondo la concezione che hanno i Kalash dello scorrere del tempo.

Appena arriva l’inverno e il sole perde la sua intensità, infatti, essi si dedicano intensamente alla celebrazione del solstizio d’inverno, che chiamano Chaumos. Questa è una festività che viene celebrata ancora oggi, in quanto i Kalash la considerano essenziale per la loro sopravvivenza e sono convinti che, senza tutta questa serie di rituali, il sole non potrebbe ricominciare il suo viaggio verso il solstizio d’estate.

Per un mese intero, allora, essi danzano, cantano, pregano, bevono vino e fanno offerte di cereali, formaggio e “cascate di latte” alle divinità, per invocarne la protezione.  Inoltre, al fine di disperdere l’oscurità e di “risvegliare il sole”, conducendolo verso la primavera, accendono fuochi e lasciano alle fiamme tutti i pensieri e i sentimenti negativi, per non doverli portare con sé nel nuovo anno.

Camminando nell’atmosfera quasi mistica della sala, ci e’ stato mostrato anche il ruolo delle donne in questa comunità. Esse sono considerate “impure” a causa del ciclo mestruale, e questo status condiziona la loro libertà di movimento e ne determina l’esclusione dalle cose sacre, non potendo avvicinarsi ai santuari, né prendere parte ai rituali o mangiare carne di capra.

Anche se culturalmente e geograficamente molto lontana da noi, è stato interessante, attraverso le foto e i video-documentari di questa esposizione, tuffarsi in una cultura completamente diversa e sentirmi parte, per alcuni minuti, di quelle tradizioni che ormai da centinaia di anni continuano a vivere nella comunità dei Kalash.

Un Erasmus nei Musei di Lione

3 Yokainoshima, L’isola degli spiriti

Eccoci arrivati alla terna esposizione di cui devo assolutamente raccontarvi. Quando ho saputo che allestivano una mostra dedicata esclusivamente al Giappone, ero curiosissima e impaziente di potervi assistere, in quanto da sempre la cultura e le tradizioni di questo popolo mi affascinano in maniera particolare.

Questo pero’ non vale solo per me, in quanto il Giappone occupa un posto speciale nell’immaginario occidentale. Infatti, pur essendo un Paese ricco e moderno come uno Stato occidentale, non ha mai abbandonato la sue antiche tradizioni per certi versi a noi estranee.

Inoltre, nonostante rimanga geograficamente e simbolicamente molto distante da noi, molti elementi della cultura Giapponese si sono aperti la strada anche in Occidente, come ad esempio tutto ciò che riguarda il mondo spirituale e di “armonia con la natura”.

Il fotografo Charles Fréger ha pertanto racchiuso nella sua mostra fotografica a Lione le tradizionali caratteristiche di questo Paese, e ci ha presentato il Giappone come un luogo a cui siamo connessi e da cui spesso siamo affascinati.

Yokainoshima, tradotto letteralmente come “l’isola degli spiriti” o “l’isola dei mostri”, mostrava infatti il popolo giapponese attraverso gli occhi di un artista occidentale e l’obiettivo della sua fotocamera. Entrando nella sala espositiva, mi sono ritrovata  infatti completamente proiettata nella cultura asiatica, con musiche orientali, fotografie, maschere e costumi utilizzati negli antichi rituali.

Ma la collezione Giapponese esposta nel Museo delle confluenze non è solo un’esposizione storica, in quanto c’erano anche elementi della cultura giapponese contemporanea e meno intellettuale, come i manga, i cosplay e i videogames, molto diffusi anche nella nostra cultura.

Anche se potrebbe sembrare strano esplorare la cultura Giapponese, piuttosto che quella francese, durante un viaggio in Francia, ho voluto vedere Yokainoshima sotto un altro punto di vista: lo sforzo di un artista francese nel capire e conoscere un Paese straniero, studiando a fondo ed esplorando una delle culture più affascinanti del mondo. 

Un Erasmus nei Musei di Lione

4 Coleotteri:insetti straordinari

Quando Daniela mi ha chiamata chiedendomi se volessi andare con lei a questa esposizione, devo ammettere che ero molto scettica. Diciamo che i coleotteri, ma gli insetti in generale, non solo proprio la mia passione. A Lione, pero’, quel giorno era davvero brutto tempo e un museo sarebbe stata la perfetta alternativa per non restare a casa, e ho cosi’ deciso di andare. Devo dire, pero’, che nonostante avessi delle aspettative molto basse, sono stata piacevolmente stupita dalla qualita’ di questa mostra.

All’inizio dell’esposizione, infatti, mi sono fatta un’idea dei diversi significati attribuiti ai coleotteri nelle varie parti del mondo. Ho scoperto che questi insetti sono stati protagonisti di stupefacenti scoperte scientifiche e hanno rappresentato una  fonte di ispirazione per miti e leggende in tutto il mondo. Basta pensare che gli Egizi consideravano gli scarabei come vere e proprie divinità, simbolo di rinascita; mentre in Asia le lucciole simboleggiano la fugacità della vita, proprio in quanto vivono solo qualche giorno o qualche settimana.

Non è raro, inoltre, che in Giappone i coleotteri vengano considerati come animali da compagnia o giochi per bambini, o utilizzati in Cina come ingredienti principali per moltissime ricette. Non ci credi? Beh, in questa esposizione ho scoperto che, ad oggi, per circa due miliardi di persone è normale mangiare larve o insetti occasionalmente o quotidianamente.

Continuando a camminare nell’atmosfera ombrosa della sala, tra le musiche gli schermi esplicativi, ho trovato coleotteri di varie forme e dimensioni e  ho potuto apprendere molte delle molteplici  abilità e dei comportamenti sorprendenti di questi insetti, i quali hanno sviluppato una capacità di adattamento tale da resistere alla maggior parte degli ambienti e a raggiungere un notevole successo ecologico.

Un Erasmus nei Musei di Lione

5 Le bellezze dell’Africa

All’ultimo punto, vorrei descrivervi un’altra mostra, la quale ha decisamente catturato il mio cuore. Si tratta di un’esposizione in cui, per la prima volta, viene messa a disposizione del pubblico la vastissima collezione di oggetti africani di una coppia francese che ha fatto dell’Africa la propria passione.

In un arco di tempo di oltre 50 anni, Ewa e Yves develon hanno raccolto un’incredibile collezione di oggetti africani, e in particolare un alto numero di statue e maschere nigeriane. In questa esposizione al Museo delle Confluenze abbiamo infatti potuto ammirare 40 oggetti della collezione di Develon, oltre a 20 prestiti eccezionali. L’intento di questa mostra era quello di focalizzarsi, oltre che sugli oggetti stessi, sullo spirito che ha condotto allo sviluppo di questa collezione e alle motivazioni per cui i due collezionisti hanno deciso di donare parte di essa al Museo, nate proprio dalla loro passione e dal loro amore per l’Africa.

Il fatto che qualcuno abbia generosamente donato tutto il lavoro di una vita ad un museo è notevole, ma notevole è anche la stessa collezione.

Camminando tra le varie Statue e maschere Africane, ho riscoperto infatti quelli che sono le tradizioni e i costumi seguiti tutt'oggi da molte culture in quei territori.

Uno dei punti più interessanti della collezione, è il “punto relax”. E’ stato bello poterci sedere comodamente su un divano e guardare un film documentario sulla collezione di Develon -  e quali sono stati gli ostacoli alla sua riuscita. Yves Develop, nello stesso documentario, si descrive come un amante dell’arte, piuttosto che un collezionista. Con riguardo alla sua grande passione egli dice semplicemente: “ Per me, così come per tanti altri, l’ apertura e il forte interesse verso un’altra cultura si sono tradotti in un’enorme crescita personale. Il lavoro che noi stessi abbiamo fatto, partendo dalle sculture, è ciò che realmente ha guidato il mio gusto per l’arte africana.”

C'è da dire, inoltre, che la mostra è perfettamente adatta anche ad un pubblico più giovane, in quanto anche i bambini potrebbero essere affascinati dalle forme e dai colori etnici che troveranno nel corso dell’ intera esposizione.

D’altra parte, e ancor piu’ dopo questa mostra, io e Daniela non eravamo mai state cosi’ d’accordo: non c’e’ niente di meglio di trascorrere un pomeriggio di pioggia al Museo delle Confluenze.

 

Un Erasmus nei Musei di Lione


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