Una mattina a Larissa - il Teatro

Larissa, parte uno

Lo zio archeologo

L’ultima gita fuori porta fatta durante la settimana della Pasqua ortodossa ci portò a Larissa, ridente cittadina nell’entroterra della Tessaglia.

I biglietti del treno mi riportano la data del 27 maggio: fu una toccata e fuga piacevole, in una fresca giornata di sole, che ci permise di dedicarci un po’ alle nostre visite archeologiche e museologiche, lasciando tempo libero a Sotiris e alla sua famiglia.

Uno degli zii del nostro amico, come ho accennato in altri post, è un famoso studioso di archeologia preistorica ormai in pensione, che abita in una deliziosa casetta bianca a Portarià proprio a pochi passi da quella in cui alloggiavamo noi. Ci capitò dunque di andarlo a trovare per conoscerlo e scambiare con lui delle chiacchiere “archeologiche”. Una persona assolutamente adorabile, gentile, pacata, educata…A ripensarci avrei voluto passarci molto più tempo insieme!

La prima volta che lo andammo a trovare a casa sua, ci deliziò, in un perfetto inglese, con preziosi consigli su cosa dovevamo assolutamente visitare nei dintorni, conditi dagli aneddoti interessanti di chi ha assistito e lavorato personalmente alla crescita culturale della sua terra d’origine (oltre che da un ottimo ellinikos preparato dalla moglie e servito in veranda).

Nonostante avesse insistito molto perché il nipote appuntasse tutta la lista di nomi su un foglio di carta, non potemmo visitare neanche la metà delle località che ci aveva suggerito, più per mancanza di tempo che di volontà. A Larissa, però, non volemmo assolutamente rinunciare: decidemmo quindi di dedicare un’intera giornata all’esplorazione del teatro e del nuovo museo, entrambi definibili in qualche modo “creature” del nostro amico archeologo.

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Foto d'epoca che ritrae i primi scavi casuali che portarono alla riscoperta di parte delle gradinate del Primo Antico Teatro di Larissa. Fonte: http://www.larissa-theatre.com/en/works/1910-1985/

Verso Larissa

Ma andiamo con ordine. Ovviamente, arrivammo tardi alla stazione e perdemmo il primo treno utile per arrivare a Larissa, perché Sotiris aveva il sonno pesante e solitamente non si alzava neanche dopo un bicchiere d’acqua fredda versatogli sulla testolina ancora nel letto (*risata malefica*)...C'è da dire, comunque, che anche noi ormai ci eravamo molto rilassate e abituate ai ritmi vacanzieri.

Poco male: con il biglietto (andata e ritorno 5,40 € con lo sconto erasmus del 25%) potemmo prendere tranquillamente l’autobus, che in circa 45 minuti ci portò dritto nella piazza principale di Larissa. 

Non ho potuto girare granché per questioni di tempo, ma da quel poco che ho visto mi è sembrata una città assolutamente piacevole. Direi che la prima impressione è stata migliore di quella avuta di Volos. Sarà che Sotiris ci aveva preso in giro dicendo che Larissa non poteva certo competere con la sua città per bellezza e attrazioni, ma non mi aspettavo davvero di trovare un posto così vivace, colorato, pulito, pieno di locali, di piazze e di verde!

Google Maps alla mano, ci dirigemmo, non senza i soliti fraintendimenti tra me e le indicazioni del navigatore, verso il teatro di Larissa, incappando lungo la strada anche in altri resti della città antica sparsi qui e là e integralmente inseriti nel contesto urbano, forse fin troppo bene…Mancava poco che la gente si sedesse sulle fondazioni murarie, e le aree archeologiche non erano recintate a dovere, lasciando quindi alla mercé delle corse dei bambini e delle passeggiate dei cani le rovine. Non che abbia visto qualche danno palese, ma insomma, queste sono cose che fanno rabbrividire un archeologo!

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Teatro di Larissa

Il Primo Antico Teatro di Larissa

Accenni veloci di storia

Scusate la modalità Alberto Angela, ma credo che senza fare un po' di ricerca e approfondimenti, prima o durante la visita, non si possa rendere giustizia alla storia del posto, comprendendone e apprezzandone appieno la natura. Una visita inconsapevole e superficiale non ti arricchisce e non ti cambia dentro, lasciandoti solo vaghe impressioni che sbiadiscono sempre di più con il tempo.

Il teatro è solo la più famosa ed evidente testimonianza dell’importanza e della bellezza attribuibili all’antica città di Larissa, che sin dal VII secolo avanti divenne una delle principali realtà della Tessaglia.

Dopo essere stata sede centrale della confederazione tessalica, da Filippo II in poi, e fino all’arrivo del nostro amico romano Tito Quinzio Flaminino, la città rimase nelle mani salde della dinastia ellenistica di Macedonia. Sebbene sotto i Romani avesse inizialmente mantenuto, ed anzi, potremmo dire accresciuto il suo prestigio, venendo addirittura nominata città “Augusta” da Ottaviano, in seguito Larissa cadde progressivamente e inesorabilmente verso un periodo di declino

È all’età ellenistica, comunque, che si data il magnifico Primo Antico Teatro di Larissa. Realizzato intorno al III a.C., sotto il regno di Antigono II Gonata, in una zona alle pendici dell’acropoli della città, cadde in rovina in seguito a due terremoti, avvenuti nel III d.C. e nel VII d.C.

Il Teatro è chiamato “Primo”, perchè sotto i Romani fu riconvertito ad arena, e i cittadini iniziarono, dunque, la costruzione di un “Secondo” teatro di cui sono visibili poche labili tracce, collocate in un’altra parte della città, non troppo distante dal Primo. Pare infatti che i due teatri fossero collegati da una strada che partiva direttamente dall’ingresso del teatro.

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Teatro di Larissa, decorazioni architettoniche

La visita al teatro

Non mi stancherò mai, mai e poi mai di dirvelo: controllate sempre bene gli orari di apertura!

Per via del treno perso la mattina eravamo arrivate a mattinata inoltrata, e una volta raggiunto il teatro trovammo una guardia, all’ingresso dell’area recintata d’accesso al teatro, che stava proprio per chiudere tutto - tra l’altro in anticipo rispetto all’orario scritto sui cartelli - per andarsene beatamente a casa. 

Quando ci vide arrivare, si affrettò ad avvisarci di tornare l’indomani, ma a suon di sorrisi e spiegazioni lo convincemmo a concederci pochi minuti per visitare l’area archeologica, per fortuna non molto vasta: si tratta infatti solo del teatro, abbastanza grande (poteva ospitare 10.000 persone), letteralmente riemerso nel bel mezzo della città. 

Lo zio ci ha raccontato che sopra il teatro, negli anni ’80, c’erano vari palazzi moderni, e l’area era inoltre tagliata in quattro parti dall’intersezione di due strade principali di Larissa. Alcune parti della struttura avevano iniziato a riemergere sin dagli inizi del secolo, ma non si avevano certezze di alcun tipo.

In breve, decisero di espropriare e demolire tutto, senza sapere con certezza cosa e quanto si fosse conservato del teatro. Man mano che, gradino dopo gradino, il teatro emergeva, danneggiato ma pur sempre in piedi, il famoso archeologo era lì, a raccogliere il frutto della speranza, della passione e dello studio che aveva messo in quell’impresa. Il racconto è stato a dir poco emozionante: gli brillavano gli occhi per l'orgoglio!

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Teatro di Larissa, skenè

Nonostante i danni causati dal terremoto, la struttura è rimasta per gran parte in piedi, ed è quasi perfettamente leggibile in tutte le sue componenti principali. In loco trovate un'adeguata cartellonistica corredata di foto che spiega in maniera puntuale e dettagliata le fasi costruttive, la struttura e la storia della riscoperta del teatro.

A colpirmi, in particolar modo, è stata la conservazione delle strutture della skenè, con gli ambienti adibiti a camerini per gli attori e l’architettura che doveva fungere da fondale scenografico allo spettacolo messo in scena nello spazio dell’orchestra, insieme ad alcune decorazioni architettoniche ai lati della cavea e alle varie iscrizioni dedicatorie realizzate lungo i blocchi delle gradinate, a cui non è possibile accedere.

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Teatro di Larissa

Cavolo, non ricordo il nome del locale…

Abbiamo avuto davvero troppo poco tempo per la visita, ma tant’è. Approfittando della concessione fatta a noi, si erano intrufolati durante la visita anche altri due turisti, che dopo pochi minuti sono stati costretti, come noi del resto, a salutare velocemente questa splendida struttura e ad uscire, per permettere all’addetto di chiudere tutto ed ottenere finalmente la sua meritata pausa pranzo.

Affamate e curiose di visitare il Museo Diacronico di cui tanto ci aveva parlato lo zio archeologo, ci siamo dunque affrettate a tornare alla piazza principale, per cercare cibo e un periptero da cui reperire biglietti dell’autobus e informazioni su come raggiungere il museo.

Su questa piazza si affaccia un bellissimo locale su due piani, con il piano terra ricoperto da banconi straripanti di bellissime, appetitose ed economiche delizie dolci e salate di ogni tipo, e un piano superiore con i tavolini, sia all’interno che all'aperto, su una graziosa terrazza che affaccia sugli alberi della piazza.

Per quanto ami il cibo greco, mi ero un po’ stufata dell’assenza di varietà nella scelta, e la voglia di qualcosa di diverso da una tyropita o da un souvlaki mi attanagliava da tempo.

Quel locale è stato un fulmine a ciel sereno per me. Ho mangiato il panino più buono del mondo. Mortadella, feta fresca, pomodoro, insalata e tanto origano. Ho ancora l'acquolina se ci penso...

Sì, lo so, vi sembrerò esagerata, ma il mio amore per il cibo dovrebbe esservi ormai noto :P e gli ingredienti erano ben mixati e di qualità, freschi e saporiti, quindi la pausa pranzo consumata su una panchina sperduta in mezzo al nulla mi è sembrato il paradiso.

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Signori e signore, il panino più buono al mondo. 

Ma come siamo finite in mezzo al nulla (tanto per cambiare)?

Prendendo un autobus per raggiungere un museo, come nostro solito... Il Museo Diacronico è davvero molto bello, e vale la pena visitarlo, ma non è collegato molto bene, o meglio, come per altri musei costruiti exnovo che ho visitato in Grecia, è posizionato in una zona periferica della città, poco popolata di strutture, che spesso, soprattutto d’estate, può assumere le sembianze di un desolato deserto più o meno urbanizzato, senza un’anima che possa darvi indicazioni utili nell’affannosa ricerca: ad esempio, mi è capitata la stessa identica esperienza sia a Patrasso, in Peloponneso, che a Pella, in Macedonia Centrale.

Il mio intento non è assolutamente quello di spaventarvi: armatevi di acqua, spirito d’avventura, umorismo e caparbia e vedrete che ce la farete, soprattutto se avete un senso dell’orientamento migliore del mio (e ci vuole davvero poco)!

A presto, per la seconda parte!


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