Un pomeriggio a Larissa - il Diachronic Museum
Larissa, parte due
Alla ricerca del museo perduto
Menhir, III millennio a.C., Museo Diacronico di Larissa
Ci siamo lasciati al nostro ritorno nella piazza centrale, per procacciare cibo, biglietti e informazioni sui mezzi di trasporto. Dopo il momento d’estasi dovuto alla scoperta di quel bel locale pieno di meraviglie, ci dirigemmo alla casetta-biglietteria proprio di fianco la fermata dell’autobus.
Chiedemmo quale fosse il metodo migliore per raggiungere il Museo Diacronico di Larissa, e dalle reazioni un po’ perplesse forse avremmo dovuto prevedere quello che sarebbe successo dopo…
Ma andiamo con ordine. Per raggiungere il Museo bisogna prendere un autobus, di cui purtroppo non ho segnato il numero, che in una ventina di minuti porta nelle vicinanze della meta. Il biglietto urbano a Larissa costa 1,20 €, anche se non ricordo se fosse un prezzo unico o quello ridotto per studenti.
Non dovemmo aspettare molto e, una volta salite sull’autobus, cominciammo a procacciare informazioni anche dall’autista, chiedendogli quale fosse la fermata più vicina, che strada fare una volta arrivate lì, dove fosse la fermata per il ritorno e quali fossero gli orari. Un po' burbero ma gentile, seppe più o meno spiegarci tutto in inglese.
L’autobus era strapieno, e una signora, attaccando bottone con noi, volle sapere cosa facevamo lì: una volta saputo del Museo, ci disse seraficamente che, pur essendo di Larissa, non aveva mai sentito parlare di quel Museo dallo strano nome…Ancora più sconfortate, scendemmo alla fermata indicataci dall’autista, che ci rispiegò per bene che strada fare da lì. Cosa inutile, visto il senso dell'orientamento di una trottola impazzita.
Atterrammo in una zona della città abbastanza anonima e desolata, anche se forse sarà stato l’orario (era quasi ora di pranzo), nei pressi di un supermercato. Nonostante le indicazioni e nonostante avessi segnato l’indirizzo, vagammo per un po’ senza successo nei meandri del deserto quartiere residenziale, con villette e piccoli palazzi con giardino tutti uguali.
Stance e sconfortate, individuammo una panchina all’ombra dove rifocillare corpo e anima con il panino magico di cui ho già parlato anche fin troppo nel post precedente…
La magia del panino sortì il suo effetto: al confine del quartiere residenziale c’era una zona non molto invitante, costituita da cantieri e limitata da una grande superstrada, ma al di là da quella svettava una collinetta verde, tra i cui alberi s’intravedeva forse una struttura…Attraversammo la super strada facendo lo slalom tra le macchine in corsa (diamo un tocco di pathos, un po’ all’Indiana Jones, a questo racconto tragicomico), scalammo la collina e finalmente, giunte ai cancelli di una struttura gialla, individuammo un cartello con il nome della nostra meta.
Tutto molto bello, ma qualche segnaletica lungo la strada vi faceva così schifo?!
Mosaico di epoca romana da Kalo Nero e supporti multimediali, Museo Diacronico di Larissa
Il Museo Diacronico
La struttura è nuova, realizzata appositamente per accogliere questo progetto ambizioso, alla cui ideazione lo zio archeologo del nostro amico aveva preso parte pochi anni prima, ottenendo, alla conclusione della sua realizzazione, vari tipi di riconoscimenti ed elogi alla carriera.
Come ho detto, è stata costruita su una collina chiamata Mezourlo, in mezzo a un suggestivo bosco di pini, e l’ideale, vista la zona isolata, l'accesso dallo stradone e la possibilità di parcheggiare, sarebbe quindi di raggiungere il Museo in macchina.
La struttura fu conclusa nel 2006, anche se le prime iniziative volte alla sua realizzazione risalgono agli anni ’70, e gli inizi dei lavori agli anni ’90; l’inaugurazione del percorso espositivo, finanziato con fondi UE, ha avuto luogo alla fine del 2015. Si tratta dunque di un museo molto moderno, realizzato seguendo tutti gli aggiornamenti recenti dal punto di vista delle norme museologiche, del linguaggio adottato, dell’utilizzo delle nuove tecnologie.
L’ingresso è monumentalizzato da una lunga scalinata d’accesso, che introduce nella spaziosa hall. Dopo aver fatto il biglietto gratuito per gli studenti e ritirato il depliant con la cartina del museo, ci siamo rinfrescate nei bagni prima di cominciare la deliziosa visita del percorso, che è situato al piano inferiore.
Mi rincresce tantissimo dover ammettere che, nonostante si tratti di un museo davvero interessante sia per la natura dei reperti, sia per la modernità della struttura e le peculiarità del percorso museale, durante la nostra visita abbiamo incontrato solo un altro paio di visitatori. Si tratta di un museo che vale assolutamente la pena visitare, a mio avviso, e mi è dispiaciuto vederlo così “abbandonato” a se stesso. Spero fosse solo per via dell’orario pomeridiano e per il periodo.
Il personale, poi, è stato di una gentilezza unica! In particolare, una delle maschere di sala, sentendoci parlare in italiano, è stata così contenta di saperci italiane da volerci accompagnare per quasi tutta la visita, con sorrisi e chiacchiere basilari nella nostra lingua riguardo la collezione e le sue vacanze nel nostro paese.
Una (buia, pardon) visuale di una sezione del Museo Diacronico
Il percorso espositivo
L’esposizione è realizzata su un unico piano abbastanza vasto (occupa circa 1500 metri quadri), suddiviso in aree da infrastrutture decorate che danno un bel ritmo alla visita.
La particolarità di questo museo va ricercata nella presentazione delle collezioni, che non si limita ad “elencare” in ordine cronologico oppure tematico i reperti, ma ambisce a delineare un quadro completo del territorio di Larissa, dal Paleolitico fino all’epoca moderna, in una narrazione cronologica basata sia sulla distribuzione geografica dei reperti che sull’individuazione di tematiche generali, che acquisisce in tal modo un carattere “intertemporale”: le undici sezioni mettono in scena, in questo modo, un interessante e continuo dialogo tra oggetti e storia del luogo, oggetti e tematiche, oggetti ed altri oggetti, tematiche generali e tematiche specifiche della storia locale…
Dialogo tra reperti e supporto multimediale, Museo Diacronico
Il tutto è presentato con un corredo d’informazioni scritte, rappresentazioni visive multimediali e perfino facilitazioni e strumenti pensati per i fruitori con disabilità, come i percorsi tattili appositamente realizzati per implementare l’accessibilità della collezione anche ad un pubblico ipovedente o non vedente.
A differenza di altre località in cui ho potuto constatare la presenza di questa tipologia di supporto multimediale, si è scelto di utilizzare reperti “reali” da poter maneggiare, invece di riproduzioni multimediali in gesso.
Io credo che questo espediente, utilizzando le dovute misure di sicurezza, possa essere efficace per avvicinare e coinvolgere “emotivamente” anche tutte le altre diverse fasce di pubblico a cui il museo moderno si rivolge, non relegando il reperto archeologico al ruolo quasi di “icona” sacra e proibita, lontana, polverosa, misteriosa...
Percorsi tattili e cartellonistica in braille per i visitatori ipovedenti o non vedenti, Museo Diacronico
Per quanto riguarda i reperti esposti, le collezioni archeologiche provengono dal vecchio Museo archeologico della città, precedentemente alloggiato in una moschea del XIX secolo, e comprendono interessanti raccolte di utensili, figurine e vasellame che si datano dal Paleolitico all’età geometrica, ritrovamenti funerari di epoca arcaica provenienti da Agios Georgios, sepolture del periodo classico, sculture ellenistiche, un bellissimo mosaico romano da Kalo Nero e, infine, i ritrovamenti della fase bizantina di Larissa.
Vi lascio con i nomi delle sale e delle sezioni del Museo, sperando possano incuriosirvi e invogliarvi alla visita di questo vero e proprio gioiellino culturale:
- Introduction to the exhibition
- 1 By the banks of the river Peneios (età Paleolitica, circa 2.500.000-10.000 a.C.)
- 2 The memory of the stone (età Neolitica, 6500-3200 a.C.)
- 3-4 From myth to reality (età del Bronzo, 3200-1050 a.C.; età del Ferro/periodo geometrico, tardo XI-VIII secolo a.C.)
- 5-6 When power was based on land and horses (periodo arcaico, VII-VI secolo a.C.; età classica, V-IV secolo a.C.)
- 7-8 Political (in)stabilities (età ellenistica, IV-I a.C.; epoca romana, I secolo a.C.-IV secolo d.C.)
- 9 New religion, new institutions (età paleocristiana, IV-VIII secolo d.C.)
- 10-11 Continuities and discontinuities (epoca bizantina, IX-XIV secolo d.C.)
- Dialogues
Un raro esemplare di medievista. Sezione bizantina del Museo Diacronico
I nostri sempre rocamboleschi nòstoi
Finiamo la visita verso le quattro, appena in tempo per raggiungere nuovamente la fermata e prendere l’autobus che ci avrebbe riportato nella parte centrale della città.
Avevamo segnato gli orari per tornare a Volos: l’unica soluzione era il treno e le corse erano pochissime.
Non riuscimmo a trovare un autobus che potesse portarci in tempo alla stazione per prendere il primo treno utile, quindi cercammo qualcosa da fare in attesa del prossimo, che sarebbe passato un paio d’ore dopo. Avevamo già contattato, nel frattempo, la mia “buddy" dell’ufficio ESN di Ioannina, una tra le ragazze più dolci e simpatiche che io abbia mai conosciuto durante l’erasmus.
Olga era di Larissa, era tornata a casa in quel periodo per passare le feste con la sua famiglia, e aveva potuto liberarsi solo a quell'ora. Dopo un fantastico pomeriggio passato a chiacchierare sul terrazzo fiorito del nostro locale preferito di Larissa (abbiamo così sperimentato che oltre ai superpanini, anche le torte e i gelati sono buonissimi), arrivata l’ora di dirigersi verso la stazione, perdiamo un po’ di tempo a chiacchierare, lungo la strada, con il padre medico di Olga e la sua combriccola di amici, tutti con una storia da raccontare su quella volta in cui erano stati in Italia per studiare o per lavorare…
Il tempo di salutare la nostra amica, e ci accorgiamo all’improvviso di essere tremendamente in ritardo per il treno, senza sapere neanche bene dove fosse la stazione. Seguendo le istruzioni dateci al volo da Olga prima di andare, e chiedendo a dei bambini indicazioni per strada nel nostro peggiore greco stentato, sudato, agitato e sgrammaticato, riusciamo ugualmente a trovare la stazione e a prendere al volo il treno, partito per fortuna in leggero ritardo.
Durante la corsa avevo urtato, come mio solito, un cartello pubblicitario metallico, tagliandomi il braccio. Ho ancora la cicatrice, e ogni volta che la guardo mi viene ancora da ridere per la scena tragicomica!
Il caso ha voluto, tra l’altro, che sul treno potessimo godere della compagnia di una simpatica signora che attaccò bottone con noi, e metà in greco, metà in inglese, ci chiese dove alloggiassimo, scoprendo che non solo era di Portarià anche lei, ma che conosceva anche la famiglia che ci ospitava: infatti la rincontrammo al battesimo della cugina di Sotiris, il giorno prima di partire per Atene.
Una piccola, grande famiglia: la Magnesia mi è rimasta nel cuore!
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