Grotte di Stiffe, Navelli, fiume Tirino, Orfento e Eremo di San Bartolomeo

Pubblicato da flag-it Chiara Menghetti — 5 anni fa

Blog: Abruzzo
Tags: flag-it Blog Erasmus L'Aquila, L'Aquila, Italia

La mattina decidemmo di andare a visitare le grotte di Stiffe.

 Per raggiungerle da Santo Stefano a Sessanio sono circa 30 km da fare in mezz’ora. Le Grotte di Stiffe sono, tecnicamente parlando, una risorgenza, cioè il punto in cui un fiume torna alla luce dopo un tratto sotterraneo.  All’interno sono visibili ampie grotte con stalattiti e stalagmiti e un vero e proprio corso d’acqua con piccoli bacini e cascatelle. Il percorso all’interno ha una durata di circa un’ora e si è condotti da una guida, che spiega caratteristiche, qualità e storia del luogo.

Nel nostro caso il tempo necessario alla visita fu molto di più, perché mio padre si trattenne a lungo a fotografare l’ultima, più alta cascata presente nelle grotte, costringendo la guida ad aspettarlo, non poco infastidita.

 A fine mattinata, dopo il pranzo ci spostammo verso i bellissimi borghi di Bominaco e Navelli. 

A Bominaco in particolare merita una visita dell’oratorio di San Pellegrino con stupendi affreschi. L’oratorio fa parte di un complesso monastico la cui costruzione risale al 1263 (come appare da una iscrizione posta sulla parete di fondo dell’oratorio) da parte dell’abate Teodino. E’ dedicato a San Pellegrino, un martire venerato nella zona. L’oratorio è un piccolo ambiente, con un’unica navata sormontata da una volta a botte. La principale caratteristica è che le pareti di questo apparentemente modesto edificio, sono completamente coperte da uno straordinario ciclo di affreschi: sulla vita di Cristo, sulla sua passione, sulla vita di San Pellegrino e di altri santi, sul giudizio universale ed una serie sui mesi del Calendario. Sembra che per ultimare un tale capolavoro sia stato necessario l’intervento di ben tre artisti rimasti anonimi, ma oggi conosciuti come Maestro della passione, Maestro dell’infanzia e Maestro miniaturista. L’oratorio viene aperto al pubblico solo su richiesta. Bisogna infatti telefonare per richiedere la visita guidata ad opera di personale molto preparato.

Quando arrivammo all’oratorio non sapevamo che fosse necessario telefonare, per cui credevamo che fosse semplicemente chiuso. Chiedendo nell’unico ristorante presente sul posto ci fu detto che, dato che la zona non è particolarmente frequentata dai turisti, si effettuano esclusivamente visite su richieste. Quindi decidemmo subito di chiamare il numero che ci avevano indicato e di attendere l’arrivo della guida, che fu rapidissima. 

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L'antichissima Navelli (i primi insediamenti sul territorio risalgono al VI sec. a. C.) sorge, ad una altitudine di 760 m. slm., sull’ altopiano chiamato appunto "Piana di Navelli”.

Il borgo, recentemente inserito nel prestigioso club de "I Borghi più belli d'Italia",mostra una struttura adagiata su un colle piramidale, con le case sovrastate dal cinquecentesco Palazzo Baronale Santucci, edificato sulle rovine di un più antico castello medievale. La parte più antica del paese è caratterizzata da una ripida e scenografica scalinata sulla quale confluisce una fitta rete di vicoli di straordinaria bellezza, arricchiti dalla presenza di palazzi, archi, piccole cappelle, loggiati rinascimentali, e residue porte di accesso al borgo.  Diverse sono le case /mura erette a scopo difensivo lungo il confine esterno del paese. Oggi la piana di Navelli è famosa per la produzione di una eccelsa qualità di zafferano che da secoli, nei mesi di ottobre e novembre, riveste l’altopiano di un fantastico colore viola.

 

A fine giornata ci spostammo verso Capestrano per il pernottamento.

 

 

01-08 

La giornata iniziò con una bella gita in canoa sul fiume definito il più bello d’Italia: il Tirino.Personalmente, non credevo che l’acqua di un fiume potesse assumere il colore che aveva il Tirino quella mattina, ed è indubbio che meriti il titolo di fiume più bello d’Italia.

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L’escursione è il modo migliore per rilassarsi con la mente ed il corpo. L’acqua del fiume è di un colore che varia tra il blu ed il verde, trasparente e molto, molto fredda. Cominciammo il nostro percorso in canoa con due persone oltre l’accompagnatore che svolge il ruolo di guida e di “pilota”. Io ero insieme a mio padre e ad un giovane ragazzo del luogo, che parlava del Tirino come se fosse il suo migliore amico. Facemmo diverse soste nei posti più suggestivi e ci fermammo a fare quello che doveva essere un bagno rigenerante dove il fiume diventava più largo e l’acqua più bassa. In realtà il bagno era veramente solo per i più temerari, e non adatto affatto ai freddolosi come me. Provai a mettere metà del corpo in acqua ma subito ebbi la sensazione che migliaia di aghi mi stessero punzecchiando piedi e gambe, e quindi pensai che fosse più saggio tornare nella canoa. Al ritorno le guide ci chiesero di non parlare, per  non turbare la quiete di quel meraviglioso ed incontaminato luogo. 

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 02-08 

La mattina era prevista un’escursione con bagno ai Luchi

Si tratta di una serie di tomboli scavati dalla forza del fiume Orta. Questo percorso, da farsi rigorosamente a piedi, è veramente incredibile perché offre la possibilità di ammirare gli enormi torrioni di roccia che si ergono imponenti in questa bellissima piana. Il fiume inoltre scava la nuda roccia a formare splendide vasche in cui rinfrescarsi nelle limpide acque. 

Nel pomeriggio ci spostammo verso il vicino fiume Orfento, a partire da cui avremmo fatto l’ultima escursione del nostro breve soggiorno in Abruzzo, verso l’eremo di San Bartolomeo. La struttura, costruita da Pietro da Morrone (il futuro papa Celestino V), ha visto nei secoli successivi una frequentazione costante da parte dei pellegrini.  Si trova nel comune di Roccamorice, ed è perfettamente conservato, tant’è che all’ingresso è ancora visibile un affresco che raffigura Cristo e la Vergine Maria.

Probabilmente l’aspetto più suggestivo dell’eremo è la sua collocazione. Si raggiunge attraverso un percorso di circa un’ora attraverso la Valle della Giumentina, in cui i pascoli si alternano agli speroni rocciosi.  L‘eremo di San Bartolomeo si trova arroccato in una compatta parete rocciosa, che si apre alla sinistra del sentiero, sotto alla quale scorre il fiume Orfento.  

Entrammo all’interno dell’eremo dalla cosiddetta “Scala Santa”, che si discostava dal sentiero che avevamo percorso fino a quel momento per condurre al portale d’ingresso. Nel primo locale che costituisce la piccola chiesa si trova un antico altare, alla cui sinistra si apre una porticina che dà accesso a quella che fu la cella destinata agli eremiti.

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Uscendo dalla struttura dall’altro lato arrivammo al fiume, dove restammo alcuni minuti a rinfrescarci per poi risalire lungo lo stesso sentiero dell’andata.  

Una volta tornati al parcheggio ci togliemmo le scarpe infangate e ci dirigemmo verso Siena.

 

 

 

 


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