L'arrivo
Dovrò parlare al passato.
Purtroppo il mio erasmus nelle fredde e ventose Fiandre si è concluso ormai da più di tre mesi. Tengo però a raccontare la mia magica esperienza a chi verrà dopo, a chi è un po' titubante se muoversi o meno o per chi non sapesse dove andare. Andateci! Ovunque voi andrete l'importante è muoversi e sarà meraviglioso!
Torniamo indietro. Prendiamo la macchina del tempo della memoria, accendiamola, aspettiamo si riscaldi, osserviamo le luci lampeggianti e i suoni che rimbombano nel caos quotidiano, impostiamo "Settembre 2016", si parte. Le luci viaggiano veloci tutto attorno a noi mentre spazio e tempo si deformano: stiamo immaginando. Non siamo più qui, ma nel passato!
Sono ancora nella mia città natale, Vicenza, fa molto caldo e io è da una settimana che cerco una casa a 1.100 Km di distanza con il solo ausilio dell'internet. La mia scarsa conoscenza dell'inglese e il mio conseguente imbarazzo nel parlarlo non aiutano. Il risultato fu pessimo. Solo dei poveri ragazzi, con una casa molto figa, ma che cercavano un contratto annuale, mi hanno preso a cuore. Gli feci probabilmente pena dopo averli implorati per giorni offrirono un divano, gratuito, da cui poter cercare casa. Conoscenza molto imbarazzante tra l'altro: sconosciuti, skype, inglese e millemila chilometri di distanza non mettono propriamente a tuo agio.
Dopo giorni passati tra ansia e depressione avevo finalmente un posto dove andare! A solo una settimana dalla partenza. Gioia!
Ci ho messo tre giorni per riuscire a fare la valigia e mi hanno anche dovuto aiutare la notte prima del volo. La mia parte femminile si dimostra nei modi più strani e scomodi.
Il viaggio è stato fantastico! Biglietti a poco da Venezia a Brussels Zaventem ringraziando Ryanair che sembra fare un pieno con 15€. Avrà aerei a GPL.
Mentre sorvolavo quello che avevo deciso fosse il Belgio mi sentivo una bambina a cui hanno appena regalato il giocattolo che voleva da anni. Era tutto verde, casine sparse a spruzzo qua e là tra boschi, fiumi e foreste, solo qualche bassa nuvoletta intralciava la vista di quelle belle villine monofamilari alla The Sims. Il verde, incorniciato da rigagnoli diffusi, si distendeva a perdita d'occhio fino all'orizzonte.
L'euforia scende in fretta quando devo portare il mio valigione di 20Kg fino al treno e sbaglio ascensore. Eh sì perchè dovete sapere che se siete a Zaventem e volete arrivare ai treni non potrete prendere un ascensore qualsiasi. Nono! Nossignore! Voi dovrete prendere quello esattamente preposto a portarvi al 3o piano che dovrete anche aspettare per tre quarti d'ora visto la celerità dell'aggeggio. Vedremo poi che essere precisi sarà una peculiarità belga.
Dopo essere salita e scesa un paio di volte perchè ci piace così ai belvegesi provo a prendere il treno. Ero pronta. Avevo il treno da prendere, avevo il biglietto e avevo il telefono da avvisare la tenera ragazza che mi avrebbe ospitato. Ah no. Il treno l'alvevo perso, il telefono era inutile oltre che scarico e io avevo chiesto che treno prendere alle persone sbagliate: turisti.
Tra le sfortune non ho perso la calma, mi sono seduta tranquilla aspettando che le 2h tra me e l'arrivo del treno passassero, ma sono impaziente. Alla prima signora che mi si è seduta di fianco spiego la situazione e le chiedo di poter scrivere un messaggio ad Emily, la ragazza che mi aspettava a Ghent. La signora titubante all'inizio mi ha poi preso a cuore, indicandomi il giusto treno, lasciandomi chiamare Emily fino a portarmi al binario giusto. Adorabile vecchina resterà sempre nel mio cuore, lei e il suo cappellino alla pescatore.
Emily mi dice che non ha molta voglia di venirmi a prendere in stazione alle 11.30 di notte. Mentre piove. E tira vento. Mi chiedo, davvero, come mai. Mi assicura che però un taxy mi costerà molto poco: 10€ per arrivare fino a quel gran portone verde pisello/fluo che sarà la mia prima casa per i prossimi dieci giorni.
L'unica cosa che constato in tutto questo è stato il fatto che non sapessi assolutamente relazionarmi con la lingua inglese. Al tassista ripetei più volte, sapendo di sbagliare, "fifteen" anzichè "fifty" e quando Emily mi accolse, con un bicchiere di vino bianco in mano sulla soglia di casa, scoprii che avevo il terrore di parlare a lei (tedesca) e alle sue amiche di madre lingua inglese. La lingua si attorcigliava su se stessa e la bocca si seccava. Rinunciai in fretta alla conversazione vista la stanchezza.
Il mio primo giorno belga si era concluso così: tra le emozioni di gioia, ansia, noia e terrore per la nuova lingua. Andai quindi a dormire sul mio materasso gioendo del poter almeno avere un tetto sopra la testa.
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