Maggi Ioanninesi - la "Notte delle belle parole"

Viaggi in cantiere

 

Maggio è stato sicuramente il mese più piacevole di tutto il semestre.

Se è vero che a Ioannina piove una volta sola (comincia a settembre e finisce a marzo), la bella stagione permette alla cittadina di dare il meglio di sé in fatto di bellezza e attività all’aria aperta, per regalare una botta di vita finale agli studenti in procinto di partire dopo aver concluso la sessione d’esami.

Io e la mia collega, tornate da poco dal Corfu trip, tra la stesura di un saggio e l’altro stavamo già organizzando i nostri futuri viaggi, che avevamo deciso di raccogliere in due grandi tappe itineranti, una in Macedonia e una nel Peloponneso settentrionale, cercando inoltre, in un modo o in un altro, di infilare tra questi due viaggi anche una capatina a Creta, purtroppo alla fine affondata a causa di mancanza di fondi. 

Nel mentre, dall’Italia stavano per arrivare grandi novità per noi. Da una parte, verso la fine del mese la famiglia della mia amica sarebbe venuta a trovarla a Ioannina, per passare per lei una decina di giorni; avrebbero visitato i dintorni i primi giorni, per poi trascorrere tutti insieme il resto della settimana a Salonicco. 

Nello stesso periodo io, invece, avrei voluto partecipare ad un viaggio organizzato dalla nostra università italiana per gli studenti della scuola di specializzazione, avente come obiettivo la visita dei siti principali dell’antico Epiro, sparsi tra l’attuale regione greca e la parte meridionale dell’Albania

Il mio povero professore dovette avere molta pazienza, perché non riuscii ad assicurargli la mia presenza fino a pochissimi giorni prima del loro arrivo, a causa del fatto che io ed Elena avevamo “scoperto” di aver inconsapevolmente dato, settimane prima, la disponibilità per partecipare allo spettacolo di fine anno con gli altri studenti dello Stavros Niarchos, il centro di studi di lingua neogreca dell’Ateneo, di cui non conoscemmo però la data precisa fino all'ultimo.

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La locandina dello spettacolo.

Il Βραδιά όμορφων λέξεων (la “Notte delle belle parole”)

Come ci era saltato in mente una cosa del genere, direte voi. Non ci era saltato in mente affatto, vi rispondiamo.

E vi consigliamo anche - cosa ovvia, per i più svegli di noi… - di non dire mai di sì a domande che non avete capito del tutto, postevi in una lingua che non padroneggiate, basandovi sul confortante cenno d’intesa di un sorridente coinquilino bulgaro di nome Nenko. MAI.

In breve: durante una delle nostre prime lezioni di neogreco, la nostra bellissima, giovane, simpatica insegnate Alexandra ci aveva chiesto di assistere, durante il break, a una riunione degli studenti che si sarebbe tenuta in una delle aule adiacenti alla nostra.

Arrivammo ovviamente in ritardo, a riunione quasi conclusa, ma tanto si era parlato in neogreco, e quindi non ci avremmo capito niente a prescindere. Io, la mia collega e un altro paio di ragazze rumene eravamo le uniche “principianti” del centro durante quel semestre.

Alla fine del discorso, Alexandra cominciò a chiamare tutti gli studenti uno ad uno, ponendogli una domanda, ovviamente in neogreco, a cui quasi tutti (studenti cinesi, per lo più) risposero affermativamente. 

Arrivato il nostro turno, cademmo dalle nuvole; guardammo Nenko, il mio dirimpettaio nelle residenze del ST, che con tutto l’entusiasmo di questo mondo negli occhi ci fece cenno di dire di sì. Non parlava per niente bene l’inglese, ma con qualche parolina in greco da parte nostra, e qualche parolina (per lo più parolacce) in italiano da parte sua, eravamo già riusciti a diventare molto amici, quindi ci fidavamo di lui...Non lo conoscevamo ancora bene, povere noi. :p

Alexandra si mostrò oltremodo entusiasta delle nostre risposte affermative, e ci ringraziò con tutto il cuore, una volta tornate in aula. Ci sarebbe dovuto venire qualche dubbio a quel punto, ma avevamo chiesto spiegazioni agli altri ragazzi bulgari del ST, che capivano il greco meglio di noi e parlavano un po’ di più d'inglese rispetto a Nenko, e da quel che c'era stato detto, avevamo semplicemente dato l’adesione per assistere a uno spettacolo in neogreco. ASSISTERE.

Pensammo che “vabbeh, non capiremo niente, ma facciamo un’esperienza nuova, dai”, ma non avremmo mai immaginato che, invece, la riunione era per l’organizzazione del saggio di fine anno della scuola, che sarebbe stato registrato e trasmesso anche sulla tv locale.

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Una scena dello spettacolo (chiedo scusa per la qualità). Fonte: https://issuu.com/helas-uoi/docs/____________________________________e79342ec67c169


In sostanza, quando il fantasma della nostra scelta avventata si riversò come una doccia fredda su di noi, era troppo tardi per tirarsi indietro. Con una superentusiasta Alexandra a sostenerci e invogliarci, non me la sentii proprio a dire di no.

Per fortuna, sia a me che alla mia collega era già capitato di calcare le scene di un palco e non ci era dispiaciuto, quindi alla fine accettammo la sfida.

In più, Alex ci aveva chiesto di scegliere e tradurre in neogreco il nostro brano preferito che avesse come tema l’amore, filo rosso dello spettacolo, in versi o in prosa: scelsi il frammento 31 Voigt di Saffo, anche noto come Ode alla gelosia, e alla fine decidemmo di dividerlo in due parti, tradurlo e portarlo insieme in scena.

La nostra traduzione, neanche a dirlo, faceva davvero pena, e Alexandra, con molto garbo, ci inviò via mail una versione riveduta, con in più alcuni audio registrati da lei che ci permettessero di memorizzare per bene la giusta pronuncia e cadenza da dare ai versi.

Le prove furono tragicomiche. Il nostro caro amico Nenko non faceva che ridere per tutto il tempo, felice di essere riuscito a coinvolgerci in quella situazione assurda (Non temete, ho avuto modo di vendicarmi in ogni modo durante il resto del semestre).

A recitare durante lo spettacolo, infatti, saremmo state principalmente noi due, una signora russa, Nenko e poi una marea di studenti della comunità cinese che abitava e studiava presso lo Stavros Niarchos. Tutti forniti di nomi greci di circostanza sempre uguali (ricordare tutti i loro nomi originale sarebbe stato troppo difficile per tutti noi, poveri cervelletti occidentali), e tutti perfettamente in grado di comprendere e parlare il neogreco, seppur con quell’adorabile accento e cadenza cinese che adoravo.

Non avrei mai potuto immaginare quanto potesse essere bello assistere al dialogo tra Elisabeth Bennet e Mr. Darcy in neogreco con accento cinese, fino a quando non me lo sono trovato davanti!

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Alcune scene dello spettacolo. Fonte: 

Fonte: https://issuu.com/helas-uoi/docs/____________________________________e79342ec67c169

L’attrice che venne a coreografarci e sistemare le nostre interpretazioni con illuminanti accorgimenti teatrali parlava ovviamente solo in greco, anche con noi, pur avendo capito perfettamente che non comprendevamo quasi nulla di quello che voleva facessimo…

Alla fine, riuscì così bene nel suo lavoro che la nostra interpretazione sembrava una perfetta dichiarazione d’amore omosessuale: del resto, Saffo canta l’amore omoerotico che provava per le fanciulle del suo tiaso, e Nenko non faceva che ripetere che avremmo dovuto concludere la performance con un bacio (e solo uno sguardo al tritolo di Alex, alla fine, riuscii a zittirlo una volta per tutte...).

Su indicazione di Alexandra, che ci aveva detto di vestirci come volevamo, purché indossassimo qualcosa di bianco, nero o rosso, comprammo dei semplici abitini rossi, niente di troppo elegante ma adatto all’atmosfera romantica della scena. Perchè sono dell'opinione che se proprio uno deve fare una cosa, bisogna farla bene, insomma. E poi era una scusa per fare shopping...

Finalmente ci fu comunicata la data, a pochissimi giorni di distanza dallo spettacolo. Le tirocinanti di Alexandra, Dafni e Vania (quest’ultima, tra l'altro, dopo un erasmus a Padova, parlava anche molto bene l’italiano), ci aiutarono moltissimo a prepararci anche con prove extra, durante le lezioni di neogreco che per tutto l’ultimo periodo furono tenute da loro, visto che Alex era troppo impegnata per lo spettacolo e gli esami di fine anno. Avevano la nostra età ed erano fantastiche, per cui diventammo subito molto amiche.

Ed ecco, questa è la storia di come diventammo paladine dell’amore omosessuale.

Sotto le luci del palco, davanti all’affollata platea del Παλιά Σφαγεία (letteralmente, il “Vecchio mattatoio”: che nome poetico per un teatro), con i nostri romantici abiti rossi che ci facevano sembrare, a detta di amiche, rispettivamente una fanciulla greca e una egiziana (promoter anche dell’amore interraziale, non ci facemmo mancare nulla insomma), martoriammo il povero brano di Saffo con la nostra tragicomica performance.

Ma fui molto felice del fatto che, alla fine, tutti i ragazzi dello spettacolo e tutti i nostri coinquilini erasmus che vennero a vederci conoscessero a memoria i primi versi della poesia: l’Anonimo del Sublime sarebbe così fiero di noi! Sublimiamo il mondo, yeah!

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Noi, gli studenti, gli insegnanti e tutto il resto dell'entourage dietro la realizzazione dello spettacolo. Fonte: http://hellenic-center.uoi.gr/index.php?option=com_content&view=article&id=199:vradia-omorfon-lexeon1&catid=32:draseis&lang=el-GR&Itemid=300

Piccola nota comica finale. Le adorabili signore addette alla pulizia delle residenze ci fermarono pochi giorni dopo, facendoci capire, nel linguaggio fatto di sguardi affettuosi e accenni base di neogreco con cui comunicavamo da mesi, di averci visto per caso in tv, e di aver adorato la nostra performance.

È NATA UNA STAR, GENTE!


Solo una serata al Rakoumel avrebbe potuto cancellare l’onta della vergogna di quella serata. Girammo un po’ per tsipouro con Dafni, Vania e le sue amiche, e poi passammo anche al ristorante cinese di Ioannina per mangiare la torta di compleanno di due ragazzi cinesi dello Stavros Niarchos.

Per l’occasione imparammo a cantare la canzone del compleanno in cinese e in greco, e io riuscii anche ad insegnare all’allegra combriccola greco-orientale il nostro Tanti auguri.

Si era fatto tardi, e quindi tornammo in taxi al campus insieme ad alcuni di loro, che furono così gentili e galanti da insistere per pagare loro il taxi. Se avrete occasione di frequentare la comunità cinese che studia allo Stavros sarete davvero fortunati, perché sono persone stupende.


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