Ioannina island, l'isola senza nome

Ho visto per la prima volta l’isola al centro del lago da una delle acropoli del Castello, coperta da un velo di nebbia, impalpabile e misteriosa. In un giorno di sole però è un’altra cosa: dai paesaggi del ciclo di Artù si passa a quelli di un vero e proprio paradeisos dai tratti orientali.

Ma prima, parliamo un po’ del’introduction week organizzata dalla ESN per dare il benvenuto ai nuovi erasmus arrivati per il secondo semestre, evento nell’ambito del quale abbiamo avuto la possibilità di visitare insieme ai ragazzi del posto questa bella isola senza nome.

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Stradine, natura e casette sull'isola

L’introduction week della ESN

È stato davvero carino e inaspettato: dal 22 al 27 febbraio siamo stati catapultati all’interno dell’attivo, allegro mondo della ESN, acronimo di Erasmus Student Network, l'associazione di studenti volontari che in ogni sede universitaria supporta e promuove la mobilità internazionale.

Il primo giorno, nell’ufficio della ESN, dopo il discorso di benvenuto e di presentazione delle attività che l’associazione svolge, a ogni nuovo Erasmus è stato assegnato un buddy, ovvero un punto di riferimento a cui poter in breve rompere le scatole per qualsiasi problema vi si presenterà durante la permanenza in Erasmus.

Un brindisi augurale - ovviamente a base di tsipouro - e si è pronti per la seconda giornata, in cui i ragazzi si sono messi a disposizione per scarrozzare gli erasmus da Ikea e portare alle residenze tutto l’occorrente per le stanze.

Il terzo giorno c’è stato il city tour, ma essendo arrivate in anticipo era rimasto ben poco di sconosciuto da vedere, e quindi in breve ci siamo ritrovati a chiacchierare tutti insieme a casa di uno dei ragazzi (perchè pioveva, come al solito). Sicuramente un occhio straniero enfatizza la cosa, ma la confidenza, la familiarità e il calore con cui si viene accolti a casa di estranei mi colpisce tanto: ti togli le scarpe all’ingresso e scorazzi per casa o affondi nel divano in soggiorno senza sentirti in alcun modo un perfetto sconosciuto, in un paese diverso dal tuo, ma anzi, è davvero come se ci si conoscesse da sempre.

Il giovedì c’è stata, finalmente, la visita guidata all’isola, benedetta da un raggio di sole miracoloso. Il venerdì siamo usciti tutti insieme la sera per imparare a festeggiare come greci, mentre il sabato abbiamo chiuso la settimana in bellezza con l’Eurodinner, un evento davvero davvero piacevole: ognuno dei partecipanti ha portato un piatto tipico della sua terra (noi ed altre ragazze italiane abbiamo invaso la cucina di alcuni dei ragazzi della ESN per preparare lasagne e tiramisù, che hanno riscosso un gran successo) e, durante la cena, a turno siamo stati bendati per assaggiare uno dei piatti greci e tentare di indovinare il maggior numero di ingredienti; questo perchè la ESN di Ioannina è molto attiva e attenta anche alle attività di volontariato e di sensibilizzazione verso le disabilità e ogni tipo di problema sociale, compresa la spinosa questione dei rifugiati.

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Eurodinner: lasagne e tiramisù in incognito, pronti per l'assaggio bendato

La visita all'isola del lago

Ed eccoci finalmente all’isola. Come ho detto, l’isola non ha un nome, ed è conosciuta semplicemente come “isola di Ioannina” o “del lago Pamvotida”. Per raggiungerla abbiamo preso uno dei piccoli traghetti che partono dal molos, nei pressi delle mura del castello, in una zona della città bellissima, con il lungolago e i numerosi bar che affollano la strada con decine e decine di tavolini. I traghetti passano ogni mezz’ora in estate e ogni ora d’inverno, e il biglietto per la traversata, che dura poco meno di dieci minuti, costa solo due euro e può essere preso direttamente a bordo.

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Giornata di sole = traghetto pieno all'andata e al ritorno!

Abbiamo visitato un solo villaggio abitato sull’isola, ricco di casette dall’architettura semplice e caratteristica, di negozi di cibarie prelibate, ristorantini, gioiellerie. C’è una meravigliosa, surreale assenza di inquinamento sonoro: niente macchine, sull’isola è solo la natura a parlare.
Camminando per le strade ho assaggiato (sarà che non siamo di queste parti, ma ci offrono gratuitamente assaggi di cibo ovunque!) alcuni dei dolci tipici della zona, come i Loukoumi. Sono simili a quadratini gelatinosi di diverso colore e sapore, con zucchero a velo sopra. Li avevamo già assaggiati a Perama e ci avevano traumatizzato perchè avevano uno strano retrogusto di sapone... Quelli assaggiati sull’isola erano migliori, ma in generale trovo che i dolci locali siano davvero troppo dolci per i nostri gusti, tra miele e latte ovunque e ingredienti a cui non sono abituata, come fichi e acqua di rose.
Pare che tra le specialità dell’isola, comunque, ci siano anche le cosce di rana.

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I monasteri

I ragazzi, una volta arrivati, ci hanno fatto da guide raccontandoci un po’ la storia del posto. L’isola è famosissima per i suoi sette monasteri, tre dei quali dedicati a San Nicola. Questo perchè i primi abitanti dell’isola furono proprio monaci, che nel XIII secolo fondarono uno dei più antichi e più importanti monasteri del posto, quello dedicato a Agios Nikolaos Filanthropinon. L’abbiamo visitato, ma non mi è stato possibile scattare fotografie al ciclo pittorico con scene di martirio, risalente al XVI secolo, che decora tutto l’interno della chiesetta, ancora utillizzata in alcuni ricorrenze specifiche dell’anno. Lo stile qui è ancora marcatamente bizantino, ma mi ha molto emozionato, anche per via dello stato di conservazione perfetto, sebbene alcune delle figure siano state volontariamente sfregiate nei volti.
Davanti l’ingresso vigila un serio, ma gentile vecchietto che aprirà per voi le porte di questo piccolo gioiello da non perdersi assolutamente.

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Scorcio del villaggio, con la sua architettura caratteristica e i suoi locali dai tratti orientali

Il museo

Continuando a visitare il villaggio, che dall'alto offre viste mozzafiato sul lago, arriviamo ad un altro dei monasteri dell’isola, dedicato ad Agios Panteleimon, oggi adibito a Museo dedicato al periodo pre-rivoluzionario, in quanto nel 1822 fu lo scenario dell’assassinio di Ali Pasha. Quando i ragazzi mi hanno detto che all’interno era stato persino musealizzato il punto preciso in cui questo leggendario personaggio fu ucciso, con tanto di pallottole e buchi nel pavimento, non potevo non precipitarmi a visitarlo! Il biglietto tra l'altro costa davvero poco (60 centesimi) e la visita è abbastanza breve...Credo che non impieghi più di mezz'ora.
All’interno sono conservati oggetti risalenti all’epoca della dominazione turca, con armi, costumi tradizionali, oggetti della vita quotidiana e documenti e quadri che ritraggono Ali Pasha. Visto che pare che per un periodo questo losco personaggio fece della struttura la sua residenza, è possibile vedere anche la camera delle torture in cui venivano tenuti i prigionieri, con catene e strumenti vari per la tortura: da brividi.

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Camera delle torture con tutto l'equipaggiamento originale che qui veniva utilizzato

Kyra Frosini

Il pezzo di storia locale che mi è piaciuto ascoltare più e più volte è stato quello che ha come protagonista una figura leggendaria indissolubilmente legata al lago, Κυρά Φροσύνη. Si tratta di una giovane donna del posto, bella e intelligente, diventata in breve uno dei simboli della indipendenza greca in Epiro.
Ci sono varie versioni della storia. Moglie di un mercante che viaggiava forse troppo spesso a causa del suo lavoro, ebbe una relazione con il figlio di Ali Pasha, Muhtar Pasha, oppure, secondo altri, con lo stesso Ali Pasha, che s’innamorò profondamente di lei.
Quando la moglie di Muhtar, figlia di un importante esponente politico all’interno del territorio, scoprì la relazione, pretese la morte della giovane donna. La fama della donna all’interno della comunità greca, dovuta alla sua particolare bellezza e intelligenza, scatenò una reazione popolare che portò Ali Pasha a temporeggiare, ma alla fine Kyra Frosini venne arrestata e, insieme ad altre 17 donne accusate di adulterio, processata facendola affogare nel lago Pamvotida.
Sono state scritte poesie e canzoni su di lei, in quanto la sua morte divenne il simbolo di una donna cristiana uccisa ingiustamente da un dominatore turco.

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Il molo sull'isola, che si affaccia sul lago dove Kyra Frosini e le altre donne trovarono la morte


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