Parentesi a Busan!

L’estate si sta avvicinando ed io non so ancora che fare, tranne passare il mese di giugno post esami al Lido di Venezia spiaggiata in riva al mare. Ma al di là dei programmi che si faranno, è inevitabile pensare a cosa ho fatto l’estate scorsa, cercando invano di replicare la grandiosità degli anni passati o superarla. Perciò in un alone temporaneo di luglio, mi sento in dovere di parlare della mia parentesi a Busan, nel mio mese in Corea del Sud, trascorso prettamente a Seoul.

Dalla capitale a Busan ci sono diversi modi per raggiungere la città. Se ve la volete prendere con calma e viaggiare in generale per la penisola con gli orari che volete, noleggiate un auto, qualora siate possessori di una patente internazionale. Se rientrate in questa categoria, ma avete del buon senso, non fatelo, anche se vi sapete orientare a pennello e avete un livello di coreano avanzato. I coreani non sanno guidare, dal mio punto di vista da italiana. Sappiate soltanto che in media impiegano meno di un mese ad aver la licenza di guida e non esiste il cambio manuale. Più facile di così, no? ASSOLUTAMENTE NO. Se prendete un taxi qualunque, dato il loro prezzo super economico, o un bus, comincerete a sudar freddo. Vi potrei riportare aneddoti altrui, ovvero conducenti di pullman che fanno inversione in una mega strada di 5 corsie. Con questo ho detto tutto e vi faccio i miei auguri. Metodo alternativo è il treno, il meraviglioso KTX che in poche ore vi porterà dalla parte opposta della nazione. Ma voi avete visto quel capolavoro della cinematografia coreana, ossia Busanhaeng (부산행, Train to Busan) di Yeon Sang-ho, e temete di incappare in un’invasione zombie, e seguite il mio esempio, il mirabolante bus. Il viaggio di andata e ritorno è venuto a costare 48,000 won, 40€ e qualcosa, niente in confronto dei 31,50€ che pagherei con il Frecciarossa nel tragitto da Milano a Venezia, benché io abbia una Cartafreccia Young che mi “dovrebbe” fare degli sconti. Si parte da un terminal di bus di Seoul e si arriva in 4 ore e mezza, inclusa la tappa nell’autogrill, a Busan. Arrivati, la metro vi porterà dove volete, senza problemi, in quanto ben collegata quanto Seoul, ma meno confusionaria, dato il minor numero di linee. 

In due giorni cosa si può vedere?

Tanto o poco, a seconda del ritmo che volete avere. Essendoci andata ad agosto con un caldo torrido talmente torrido, che al solo pensiero di Dubai di giorno, vi mettereste un giubbotto, ed essendo arrivata a destinazione a metà giornata, ho ripiegato sulla spiaggia, conosciuta come “Gwangalli [광안리 해수욕장]”. È molto bella come atmosfera, piacevole e guardandomi attorno, mi sembrava di essere in un film. Vedere degli enormi palazzi a pochi passi dalla spiaggia, mi ha alquanto suggestionata, diametralmente opposto il panorama di gente vestita, o meglio bardata. Capisco che all’ombra la temperatura può essere sopportabile, ma le magliette accollate e le tute termiche da sub con più di 35C° in riva al mare, mi hanno traumatizzata. È risaputo che i coreani abbiano un’ossessione per la pelle candida, perciò creme con protezione 50k e sbiancanti, ma per lo meno speravo in un’eccezione qualora li avessi visti fare il bagno. Scusate la battuta, ma mi son sentita “un pesce fuor d’acqua” in mezzo a tutta quella calca, tra l’esser in costume da bagno, benché intero, straniera, con una carnagione abbronzata, nonostante i miei tentativi di fuga dal sole. Se dovessi giudicare il mare, devo dire che son rimasta più che soddisfatta, non aspettatevi i Caraibi o Costa Smeralda, ma l’acqua era piuttosto pulita, un terreno sabbioso, il quale generalmente ha la tendenza a diventar subito profondo. 

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Trascorso il pomeriggio, la sera potrete trovare bizzeffe di ristoranti nelle vicinanze, dal pesce crudo, e vi invito calorosamente a dimenticare ciò che definite sushi in Italia, alla carne alla griglia. Il mio stomaco sta sussultando. Io ho optato per la seconda opzione e sono uscita circa 2 ore dopo a malincuore, visto che solitamente mangio velocemente e in tal caso sarei riuscita a mangiare non-stop. Ad ogni modo, il pesce è comunque un po’ caro, ma vale la pena spendere. Come alternativa, se siete fanatici delle portate fredde, io personalmente mi riempio subito, c’è il Naengmyeon [냉면] , lunghissimi tagliolini freddi piccanti con verdure o carne. Ve li servono con un paio di forbici di fianco alla ciotola, invitandovi a tagliarli. Per un italiano è come commettere un omicidio di primo grado, dandogli una pistola in mano. Io li ho mangiati prima di andare in spiaggia, anziché la sera, e tra lo scombussolamento del bus, il caldo e il fatto di non esser abituata a mangiare in grandi quantità “primi piatti freddi”, mi è venuto uno sfogo sul braccio. 

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Per quanto riguarda l’alloggio, il modo più economico, e oserei dire rilassante, è la Jjimjilbang [찜질방], in parole povere, un centro benessere dove spendi circa 12€ e hai accesso a bagni caldi e freddi e le saune, oltre a un salone comune in cui dormire. Non aspettatevi letti, ma dei teli su cui sdraiarsi, con tanto di cuscino e coperta. Oltre alla terrazza e alcuni piani, è uno degli unici posti in cui maschi e femmine stanno assieme, dato che i bagni sono divisi per sesso, non andandoci in costume da bagno, ma prettamente nudi. La nudità non è un concetto così tabù quanto lo è per noi in occidente, per lo meno in posti simili, al contrario, se azzarderete un topless in spiaggia, non pensate di trovare indifferenza nelle persone, date le usanze comuni. Tornando a prima, questi luoghi son frequentatissimi da chiunque; famiglie, coppie e amici e il posto da me scelto si trova di fronte all’imponente ponte Gwangandaegyo. Precisamente, si trattava di un hotel, e come altri alberghi che ospitava all’interno questa opzione.

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Il mattino dopo, per quanto riguarda il fattore colazione, gli store 24/24h sono l’ideale, se cercate qualcosa di frugale, oppure recatevi a una di quelle catene simili a Starbucks. 

In una giornata, dal mattino al pomeriggio, son riuscita a vedere il mercato del pesce Jagalchi [자갈치시장], con ogni sorta di specie ittica commestibile e un sacco di signore di mezza età o anziane pronte a fare acquisti in ogni angolo e altrettante donne pronte a vendere. L’odore che si respira è molto pungente, quindi preparatevi psicologicamente e se siete curiosi, ma non apprezzate il pesce, non so quanto sia prudente farci un giro. A pochi passi troverete le vie principali della città, tra negozi e bancarelle di ogni tipo, perciò se dovete fare i regali per tutti i vostri amici e parenti fino al quarto grado di cuginanza, siete capitati nel posto giusto. Di ristoranti ne incontrerete un sacco, ma il cibo da strada è per me uno dei maggiori punti deboli, ergo non mi sono scomodata nell’andare a cercare un locale nelle zone centrali. Proseguendo in giro, mi son imbattuta nel complesso del parco di Yongdusan [용두산공원], dove è possibile fare piacevoli passeggiate e vedere il panorama della città nella zona della torre, con tanto di miriadi e miriadi di lucchetti di innamorati, perchè le coppette di Verona non bastavano. 

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Ad ogni modo son partita da Busan circa alle 7 di sera e son arrivata a Seoul per le 11, tornando nell’appartamento sana e salva e usufruendo del servizio metro, aperto fino a mezzanotte. 

Col senno di poi, affermo che avrei potuto vedere di più, ma mai dire mai nella vita, perciò attendo il giorno in cui potrò ritornarci, godendomi tutto ciò che mi sono persa e con molta più calma.


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