S01E05 - "La mia zona di comfort"

Pubblicato da flag-it Andrea Metafuni — 8 anni fa

Blog: Erasmuxelles
Tags: flag-be Blog Erasmus Bruxelles, Bruxelles, Belgio

Sapete, i primi giorni di una "nuova vita" sono un po' strani. E' tutto nuovo: la casa, la città, le persone, il cibo. Tutto! Quindi può capitare che all'inizio ci si senta un po' come un'altalena che oscilla tra alti e bassi. Si è eccitati per la nuova esperienza, ma allo stesso tempo mancano i legami che da sempre sono stati presenti, come la famiglia o gli amici. Manca la comodità di casa, della doccia grande, di camera tua. Tutto va a sostituirsi con una nuova casa che spesso non è propriamente vicinissima agli standard della casa dove si è nati e cresciuti. Ma funziona così: "life begins at the end of your comfort zone". E' una cosa verissima. E' in quel momento che ci si mette davvero in gioco, che si lavora per sè stessi. Così la prima settimana avanzava tra lo "sto da Dio" al "che ci faccio qui?". Fortunatamente gli "sto da Dio" erano più numerosi dei "che ci faccio qui?" e questo mi ha consentito di abbracciare appieno l'esperienza nella sua fase iniziale. Insomma, sei a Bruxelles, capitale europea tra le più multietniche. crocevia d'Europa, una bellissima città che offre tantissime opportunità ed esperienze, circondato da persone interessanti provenienti da tutto il mondo, sei residente in una zona comoda e ben collegata, abiti con dei ragazzi che a descriverli oscillano tra il "fantastici" e il "meravigliosi". Andrea, ma cosa vuoi di più?!

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Così il tempo, senza accorgermene, passava velocemente. All'ICHEC continuava la prima settimana intensiva di francese. Le lezioni erano mirate a fornire più conoscenze possibili della lingua, saltando da grammatica a vocabolario, da numeri a lettere. Un giorno i professori ci hanno anche portato al mercato! Sì, vicino all'università, nel quartiere di Woluwe-Saint-Pierre, c'è una piccola piazzetta dove una volta alla settimana viene allestito un mercato di ortofrutta e cibi vari e così, durante una lezione, siamo andati a visitarlo per ripassare il nome delle verdure, della frutta, della carne e quant'altro e per fare pratica con la lingua e le forme di cortesia con i mercanti. Tutto molto interessante. Durante quella settimana ho realizzato che alla fine, il francese, senza che noi ce ne accorgiamo, fa quasi parte dell'italiano.

Alla volta di mercoledì sera, il gruppo ESN (Erasmus Student Network), un'organizzazione presente in molte università europee che si occupa di organizzare eventi per gli erasmus in modo da farli conoscere tra di loro, creare dei legami e offrire bellissime esperienze, ha organizzato una serata in centro città. Così sono andato fuori, assieme a Giacomo, Lucia e Lorenzo. L'appuntamento era a Sainte Catherine, una piazza nel cuore di Bruxelles, situata proprio sotto all'omonima chiesa. Ci siamo seduti sui tavolini fuori e abbiamo ordinato qualcosa da bere. Assieme a noi c'erano tutti gli erasmus che partecipavano al corso di francese ed altri che erano già arrivati in attesa delle imminenti lezioni accademiche. Eravamo un bel gruppo e abbiamo unito molti tavoli tra di loro. Ricordo che fu molto piacevole essere assieme agli altri studenti fuori dalle mura universitarie. Alcuni di loro mi hanno lasciato bellissimi ricordi e sono stati molto presenti all'interno di tutta la mia esperienza. 

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(questi sono solo alcuni degli studenti presenti quella sera!)

Dopo esserci bevuti una birretta belga, il gruppo ESN ci ha portati verso la Grand Place. Io non avevo ancora visto il centro della città ed ero curiosissimo di scoprire tutto di questa Bruxelles che mi avrebbe ospitato per i prossimi 6 mesi. La scena è questa: telecamera fissa su di me che, mentre parlo con studenti provenienti da tutta Europa, non posso fare a meno di guardarmi intorno ed esclamare "wow!" ogni volta che qualcosa suscitava in me interesse o richiamasse bellezza. Ero un paio di occhi vuoti che avevano fame di nuove immagini. Volevo vedere, scoprire, conoscere, sapere! "Chissà di che anno è quella chiesa?", "Che stile architettonico prevale di più qui?", "Ma questa piazzetta è fantastica, devo tornarci di giorno!". Insomma, ogni via era una novità! Poi: la Grand Place. Ho questo ricordo: cammino in una via abbastanza stretta (poiché per entrare nella Grand Place ci si accede solo da via non troppo larghe), parlo con un ragazzo finlandese quando a un certo punto... BOOM. Un insieme di luci e palazzi storici ricoperti di ornamenti dorati, una grandissima piazza pedonale tutta ciottolata e la town hall, con la sua torre altissima! Stupendo, stupendo! L'impatto fu emozionante! E quante cose ancora avrei avuto modo di vedere! 

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Finita la settimana arrivò il weekend. Venerdì, serata tranquilla: cenetta fuori con gli studenti e poi di nuovo in centro. Sabato, invece, era tutto organizzato per andare ad una fiesta a casa dei nostri amici e compagni di corso messicani. Una festa in casa stile americano, nel quartiere di Montgomery, dove alcuni di loro abitavano. Ovviamente tutto era in stile Mexico: c'era musica latina, guacamole, nachos, salsa chili, tequila e mescal (sì, proprio lui, quello con il verme dentro la bottiglia). Ci siamo divertiti molto e lì abbiamo conosciuto gente nuova che non avevamo avuto modo di conoscere fino a quel momento. La festa stava andando benone quando a un certo punto qualcuno bussa alla porta in maniera abbastaza violenta. TUM-TUM-TUM! Daniela, la messicana che viveva lì, va ad aprire e... la polizia!

"Chi cristo santo ha chiamato la polizia?!". Molti di noi hanno pensato: "ok, fine delle danze. Non sono nemmeno iscritto ancora al comune, adesso mi multano di migliaia di petroldollari e mi cacciano dal Belgio!". Nemmeno io ero ancora iscritto al comune e un po' temetti per la mia situazione. Ad ogni modo funziona così: la polizia viene una volta, ti avvisa che i vicini si sono lamentati della confusione (Montgomery non è proprio un quartiere festaiolo, quindi la cosa deve averli un po' alterati), se non si abbassano i volumi e non si sta un po' più tranquilli, forse forse, se quel giorno si sono svegliati bene, ti avvisano una seconda volta, ma alla terza hai chiuso. Quindi, dopo essere stati avvisati decidemmo di ridurre l'asticella dei decibel senza interrompere la festa. Filò tutto liscio e la serata risultò davvero piacevole e divertente! 

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(sembro un nano ma in realtà sono solo giù da uno scalino :-D)

Tornammo a casa non troppo tardi. Sia perché la festa iniziava alle 19 (manco i compleanni delle medie iniziano alle 19 in Italia, ma va beh), sia perché dovevamo prendere un autobus notturno che da una certa ora in poi non sarebbe più passato per Montgomery. Ci lasciammo con la promessa di farne un'altra ancora più bella e... beh, questo lo scoprirete soltanto se rimarrete sintonizzati!

Viva Mexico!

Mentre tornavo a casa, seduto su quel bus notturno assieme ai miei coinquilini e a Giacomo, stanco ma con gli occhi aperti per ammirare qualsiasi dettaglio mi circondasse al di fuori di quel vetro che mi separava dal freddo e con destinazione una cameretta nel sottosuolo di un vecchio palazzo bruxellese, pensai che è esattamente così: è vero che la Vita, quella con la V maiuscola, inizia al di fuori della propria zona di comfort.


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