S01E04 - "Il mio francese"

Pubblicato da flag-it Andrea Metafuni — 8 anni fa

Blog: Erasmuxelles
Tags: flag-be Blog Erasmus Bruxelles, Bruxelles, Belgio

Luci. 
Motore.
Azione.

E' mattina. Lunedì 8 Settembre 2014, per la precisione. Mi sto dirigendo verso l'Università assieme a Lorenzo e Lucia per partecipare ad una settimana intensiva di francese, così da iniziare a rinfrescare la memoria con questa lingua. Lucia è molto sveglia, mentre io e Lorenzo siamo abbastanza addormentati. Insomma, è mattina e a quanto pare sia io che lui siamo costruiti con un motore diesel. Ci mettiamo un po' ad accenderci, ma quando siamo in funzione poi siamo attivi come tutti gli altri. Anche Giacomo parteciperà a questa settimana intensiva. L'ICHEC dava la possibilità di iscriversi a questo corso di francese prima di arrivare a Bruxelles: entro una certa data, se non sbaglio circa a metà Giugno, bisognava compilare un documento e pagare una somma per poter partecipare. Decisi di farlo perché così avrei avviato fin da subito l'apprendimento della lingua ed in più avrei fatto già le prime conoscenze durante questa settimana che anticipava l'inizio delle lezioni dei corsi accademici. Caso volle che anche Jack, Luci e Lollo si iscrissero. Per arrivare all'ICHEC prendemmo 2 bus: da Place Blyckaerts fino a Sablom e poi da Sablon a Rue au Bois, la via dell'università. Un tragitto di circa 40 minuti. Scoprimmo successivamente che per arrivare all'ICHEC ci sono diversi modi. Quello era il più lento, ovviamente.

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Arrivati a destinazione ci dirigiamo verso le aule e iniziamo a fare conoscenza dei primi studenti, di coloro che partecipavano a loro volta al corso come noi. Qui conoscemmo studenti provenienti da tutto il mondo: inglesi, tedeschi, olandesi, messicani, colombiani, peruviani, romeni, croati,... insomma, from everywhere! Fu lì che ebbi la prima sensazione di essere un cittadino del mondo. Non ero più il ragazzo che abitava in una piccola città in provincia di Modena, che studiava a Ferrara e ogni tanto si concedeva il lusso di andare a Bologna. Ero diventato parte di qualcosa di molto più grande e tutto ciò era bellissimo!

Il corso è strutturato inizialmente in 2 classi. Prima di iniziare ci divisero loro e per puro caso io, Giacomo, Lucia e Lorenzo finimmo in classe insieme. La prima parte della lezione mirava a capire quali erano le nostre basi di francese in modo da fare una divisione successiva delle classi, selezionando gli studenti in base al loro livello iniziale. Tra noi quattro io ero l'unico che aveva studiato francese, ma si parla di preistoria e praticamente ripartivo da zero. Ecco perché, alla fine, rimanemmo ancora insieme quando dividettero le classi: eravamo in quella di livello base, non si poteva di certo parlare di un livello avanzato! La mia unica fortuna fu che in un qualche modo, all'interno del mio cervellino, erano depositate qua e là alcune regole grammaticali di francese, alcuni accenti e sopratutto la pronuncia delle parole (tranne la erre francese, quella non mi veniva proprio più). Iniziò quindi la prima lezione intensiva della settimana e, fidatevi, alla fine della giornata, 8 ore di francese si sentono. Verbi, parole, regole, accenti, pronunce, numeri, date, nomi, direzioni, articoli, paesi, saluti, ringraziamente, cortesie... tutte le basi di una lingua insomma!

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Finita la lezione ci dirigemmo verso una stazione della metropolitana dove era possibile sottoscrivere l'abbonamento mensile ai mezzi di trasporto. Ci spiegarono all'università che le opzioni erano due:

  1. Abbonamento mensile, rinnovabile mese per mese
  2. Abbonamento annuale, direttamente per 12 mesi

Siccome gli studenti entro i 25 anni avevano uno sconto sull'abbonamento annuale, era più conveniente sottoscrivere l'abbonamento per 12 mesi che nè farlo di mese in mese! Io, che avevo 25 anni, dovetti fare quello mensile e pagare di più, mannaggia. Ad ogni modo poco importa, l'ufficio per gli abbonamenti era chiuso e dovemmo tornare un'altra volta durante l'orario di apertura. Decidemmo di andare a fare il contratto telefonico allora e, tra tutte le compagnia, le alternative erano: MobistarBase o Vikings. Alla fine, dopo aver confrontato le varie offerte delle compagnie telefoniche, sciegliemmo tutti Mobistar. Facemmo una carta ricaricabile che con 15 euro al mese ci avrebbe dato 1gb di internet con facebook e twitter illimitati, 150 minuti di chiamate e SMS senza limiti.

Tornati a casa ci rilassammo un po'. Verso ora di cena andai a Porte de Namur a mangiare da Giacomo per stare ancora un po' in compagnia con lui dato che la sua palazzina era ancora abbastanza vuota. Alla sera avevamo in programma di andare in un locale a Cimetière d'Ixelles, così, finita la cena, tornai a casa per prepararmi. Camminai da Porte de Namur fino a casa mia e mentre attraversavo da solo il quartiere di Saint Boniface, con la piazzetta, la chiesa, i bistrot e questa lingua français con cui le persone dialogavano intorno a me, questa lingua a me ancora sconosciuta, così fluida e musicale che aleggiava nell'aria come una melodia, canticchiavo in testa una di quelle canzoncine francesi con la fisarmonica. Una di quelle romantiche che ricordano Parigi, le piazzette, le luci soffuse e le strade ciottolate, il profumo del pane caldo e il sapore del vino rosso. Una tipo questa insomma! E mi sembrava di vivere in un sogno! Ero felice!

s01e04-il-mio-francese-82aee049a8b327d01(fonte: Matonge)

Arrivato a casa salii le scale per andare in cucina, salutai i coinquilini, mi sedetti e parlammo di come organizzarci per uscire. A un certo punto però, toccandomi la tasca dei pantaloni, sento qualcosa che non doveva essere lì.

Suspense. Infilo la mano nella tasca e...

*suono drammatico*

Le chiavi di casa di Giacomo.

"Porca miseria!, le chiavi di Giacomo! Le ho tenute io" *facepalm*

Sì, perché andò così. Da camera sua prendemmo tutto ciò che ci serviva per farci da mangiare e lo portammo nella cucina del suo palazzo, uno degli spazi in comune assieme al giardino ed ai bagni. Quindi ci caricammo di buste, ingredienti e tutto il necessario e chiudemmo la porta di camera sua a chiave (non conosceva ancora i coinquilini e non poteva fidarsi lasciando aperta la sua stanza), ma siccome Giacomo non aveva tasche perchè era in maglietta, pantaloncini e ciabatte, le diede a me. Così me le misi in tasca, scendemmo, mangiammo in fretta e ci salutammo poiché entrambi dovevamo prepararci per a andare a Cimetière d'Ixelles. Una volta realizzato di avere io le chiavi corsi fuori e rifeci il tragitto al contrario il più veloce possibile per riportargliele. Riattraversai Saint Boniface, con la sua bellissima chiesa, la piazzetta ciottolata, i bistrot e la boulangerie, ma questa volta la musica era tipo questa. Insomma, avevo fretta! Giacomo chiuso fuori da camera sua! Voi direte: "ma scusa, chiamarti sul telefono?". Eh, la fate facile. Il telefono di Giacomo era in camera! Quindi non potevamo sentirci. E lui? Lui è uscito di casa, chiudendo anche la porta del palazzo, tendando di inseguirmi invano, dato che io ho fatto una strada diversa da quella che lui ha fatto per raggiungermi. Tutto questo in ciabatte, maglietta e pantaloncini, vorrei ricordarvelo. A settembre non c'è ancora freddissimo, ma stiamo parlando del Belgio e le temperature, sopratutto verso sera, erano comunque "fresche". Ad ogni modo arrivo sotto casa sua e qui, colpo di genio (in senso ironico, ovviamente), inizio a urlare "Giacomooooo! Giacomoooo!", nella speranza che lui da dentro mi sentisse e uscisse. Non so perché, nel bel mezzo di Rue de Berger, iniziai a urlare il nome di Giacomo per farmi sentire da lui in modo che potesse uscire così da dargli le chiavi. Cristo santo Andrea, hai tu le chiavi: entra, razza di uno stupido! Appena me ne resi conto mi sentii molto rétro, mettiamola così, va. Poco prima che infilassi la chiave nella serratura sento: "Ecco dov'eri! Maledetto!". Giacomo spunta da un angolo della via! Era venuto a cercarmi ma non mi aveva trovato, così era tornato indietro ed era andato da una ragazza che avevamo conosciuto all'ICHEC e che abitava vicino a lui, ma non trovando neanche lei era tornato verso casa sua, senza sapere più cosa fare. Fortunatamente ero arrivato io. Gli chiesi scusa e gli ridiedi le chiavi. Ridemmo, ci abbracciammo e ridemmo ancora. "Se al secondo giorno di erasmus succede già questo, cosa deve capitare nei prossimi 6 mesi?!?".

Terminata questa storia, ritornai di nuovo verso casa mia con passo veloce perché dovevo ancora prepararmi per la serata. Quindi passai di nuovo per Saint Boniface, e mentre riattraversavo di gran fretta lasuabellissimachiesa,lapiazzettaciottolata,i bistrotelaboulangerie,eccetteraeccetteraeccetera, ora la canzone che avevo in testa era questa! Sempre bello passarci eh, però ero di gran fretta!

s01e04-il-mio-francese-c756d0a9e4096edac(fonte: msgtoelina)

Arrivato a casa mi preparai. Giacomo venne da noi e uscimmo io, lui, Lucia e Lorenzo. Andammo al Kings of Comedy Club, un locale che organizza anche serate di cabaret. Quella sera, però, c'era una festa per gli studenti della ULB, l'Université Libre de Bruxelles. Lì ci avrebbe atteso Federica, l'altra italiana che viveva con noi. Ebbi l'occasione di conoscere persone con cui successivamente ebbi il piacere di dondividere parte del mio erasmus, come Marco, Alessandro e Francesco. Anche loro, come Federica, erano studenti di architettura e anche loro erano in erasmus a Bruxelles. Ricordo che la serata fu piacevole. Finalmente un locale dove la musica non era la solita disco/house tamarra che passano nel 99% delle discoteche italiane. Musica che io non gradisco troppo. Anzi. Questa cosa mi fece molto piacere: c'era musica funky, afro e altri generi. Mai banale. Assistetti anche alla mia prima dance battle tra ragazzi e ragazze, così, improvvisata per caso in quell'istante! 

La serata si concluse intorno all'una, quando decidemmo di tornare a casa dato che il giorno dopo avremo avuto ancora una lezione intensiva di francese. Così, dopo una bella camminata di 40 minuti, rientrammo a la maison.

À demain!


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