Berlino

Durante il mio erasmus a Maastricht (vi rimando al blog internamente dedicato ad esso), ebbi la fortuna di poter viaggiare molto durante i fine settimana, verso città vicina (come Utrecht, Asterdam, Rotterdam, l’Aia, Colonia o Aquisgrana), città mediamente vicine (come Leuven, Bruxelles o Bruges), e città non esattamente vicine (come Praga, Cracovia o Berlino).

Mi trovavo infatti in un’area dell’Europa che non conoscevo bene, e non ero affatto sicura che in futuro mi sarebbe ricapitata l’occasione di poter andare così facilmente in giro fra i Paesi che si trovano in quell’area. Decisi quindi che, se studio, esami ed impegni vari me lo avrebbero permesso, avrei cercato di visitare una città diversa quasi ogni fine settimana. Non volevo assolutamente avere l’impressione, una volta tornata, di aver sprecato il mio tempo.

Ogni settimana quindi cercavo di organizzarmi per lasciare il weekend libero, concentrando lo studio e le altre attività negli altri giorni. All’inizio pensavo che sarebbe stato molto difficile, anche perché il mio professore referente, quello che si occupava del mio scambio con l’università di Maastricht, mi aveva fatto un pesantissimo terrorismo psicologico, tant’è che credevo davvero che mi sarei dovuta dedicare giorno e notte allo studio.

Berlino

In realtà poi, come ho spiegato anche nel blog (“Il mio Erasmus a Maastricht”) riuscii bene a conciliare tutte le attività, comprese anche quelle più ludiche e sociali. Se devo essere sincera, pur senza un momento libero, né durante la settimana né durante i week end, non mi sono mai sentita di poter fare qualunque cosa come durante l’erasmus.

 

Essendo i viaggi una delle mie priorità, alla fine non ebbi problemi ad infilarli nelle mie pienissime settimane. Come ho avuto già modo di spiegare in altri post, tante volte quando programmo un viaggio preferisco aspettare di avere molto tempo e quindi comprare un biglietto aereo per una meta lontana, per poi restarci per settimane. Ovviamente, in questo caso, avendo solo due o tre giorni liberi a settimana più le vacanze di Natale, spostarsi dall’Europa sarebbe stato completamente impensabile. In più spesso finisco per “schifare” l’Europa, perché mi sembra, ovunque si decida di andare una destinazione un po’ mainstream, anche un po’ noiosa se devo essere sincera.

Per questo, pur essendo già stata nella maggior parte dei Paesi Europei, certe capitali mancavano alla mia lista e dovevo rimediare assolutamente. E quale occasione dell’erasmus per farlo, mentre mi trovavo esattamente nel cuore dell’Europa.

Tra le capitali che non avevo visto, quella che mi sembrava davvero assurdo non aver già spuntato era senza dubbio Berlino. 

Quindi all’inizio di dicembre decisi di prenotare due notti in un ostello vicino ad Alexanderplatz, insieme alla mia compagna di stanza colombiana Mariana. Anche lei non era mai stata a Berlino (in realtà era proprio la sua prima volta in Europa), ma perlomeno aveva una giustificazione valida.

Avremmo preso un aereo dall’aeroporto Charleroix di Bruxelles e saremmo arrivate a Berlino la sera del 7 dicembre. 

Nei due giorni che trascorremmo nella capitale tedesca ci imponemmo di fare tutto quello che potevamo e di vedere tutto quello che potevamo, a costo di camminare venti chilometri al giorno al freddo, dormire poco e saltare il pranzo: e infatti così facemmo.

Proprio per questo motivo avrei moltissimo da dire su Berlino (potrei descrivere tutte le piazze, i monumenti più importanti, le chiese e i musei) ma mi limiterò a descrivere alcune delle cose che mi hanno colpito di più e per le quali, almeno per me, vale la pena andare a Berlino. 

 

La prima cosa che ci colpì quando arrivammo a Berlino, ad essere sincera, non aveva niente di particolarmente artistico, e non era neanche così bello a livello estetico: i mercatini di Natale.Erano letteralmente ovunque, ogni piazza o spazio libero ne era invaso. Erano costituiti da un insieme spesso disordinato di casette di legno, tutte decorate nei toni del rosso, del bianco e dell’oro e coperte di lucine colorate. Anche se ce ne erano veramente a decine ed erano praticamente tutti identici gli uni agli altri, ogni mercatino era strapieno di gente, sia tedeschi che turisti. Noi stesse capimmo ben presto il perché di tutta quella fissazione per i mercatini di Natale.

Berlino

Per noi, come sperimentammo nei due giorni a Berlino, erano una vera manna perché potevamo sfamarci gratuitamente. All’interno dei mercatini, infatti, venivano offerti assaggini di prodotti di ogni genere: dalle torte morbide e burrose, ai pezzetti di un dolce simile al torrone, al cioccolato, ai formaggi, il pane ed i salumi. Già con un paio di giri di un singolo mercatino potevamo riempirci la pancia senza spendere un euro. E poi, se ancora gli assaggini gratuiti non ci erano bastati o se al terzo giro i venditori iniziavano a guardarci male, potevamo fermarci un uno delle centinaia di stand dove cucinavano al momento. In questi stand venivano preparati prevalentemente piatti tedeschi tipici, a base di carne, verdure stufate, formaggi e salsette varie.Tutto leggerissimo ovviamente (sono sarcastica, penso sia chiaro) ma di fatto era quello che ci voleva. Infatti faceva veramente freddissimo.

Berlino

Il primo giorno che ci trovavamo a Berlino splendeva il sole ma si gelava. Ci eravamo coperte il più possibile, con tanto di calzamaglie e magliette termiche, ma non era servito a nulla.

La temperatura di per sé non era poi così bassa (poco al di sotto dello zero), ma per qualche motivo entrava nelle ossa: penso di non aver davvero mai patito tanto freddo come a Berlino quei due giorni.

Berlino

Questo richiedeva, oltre che cibo caldo, moltissimo Vin Brulè, che in Germania (ma anche in Olanda) si chiama Gluhwein. Ogni volta che le mani e la faccia iniziavano a congelarsi significava che era arrivato il momento di un altro bicchierone di gluhwein. E procurarselo era tutt’altro che difficile: infatti nel periodo natalizio, in questa zona dell’Europa, si trova praticamente ovunque, soprattutto nei mercatini.


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