Atene, la grande oliva - giorno uno

Once Erasmus, always Erasmus

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Sono tornata su queste fantastiche spiagge! A quasi otto mesi dal mio ritorno in Italia, torno molto volentieri indietro, per completare questo piccolo resoconto della meravigliosa esperienza che ho vissuto durante il mio periodo di studio in Grecia. Tra tirocinio, laurea e tutte le novità che la mia nuova vita post-erasmus mi ha portato, non avevo avuto il tempo necessario a dedicarmi come si deve a questo mio piccolo angolo, che adoro. Ciò non toglie, comunque, che lasciare a metà la narrazione mi era costata molto fatica: sono una perfezionista e poi, la parte più bella del mio erasmus è venuta dopo - insieme alla prima rata della borsa di studio
Nei mesi successivi ho avuto modo di viaggiare in lungo e in largo, e sarebbe stato un peccato non condividere con i futuri erasmus ioanninesi qualche piccolo consiglio, prendendo spunto da quello che ho vissuto per sapere cosa fare - e non fare! - per vedere il più possibile, immergersi in esperienze fantastiche, imparare a vivere alla greca, senza arrivare, soprattutto, alla fine del semestre con il conto in rosso

In ogni caso, penso sempre che se avessi avuto modo di avere una guida del genere prima di partire, avrei fatto molti meno errori, e vissuto ancora più esperienze, ma probabilmente non mi sarei divertita e non sarei maturata così tanto come ho potuto fare a forza di buttarmi in nuove avventure!

Si parte dunque, spero che i miei futuri post possano risultarvi utili e possano contagiare sempre più persone a mettere da parte ogni tipo di paura e dubbio, per salpare alla scoperta di se stessi attraverso gli occhi più gentili che ci siano al mondo…La Grecia resterà sempre casa mia.

Atene, la grande oliva

Nel precedente post, accennai al fatto che, dopo essere tornata una settimana casa per Pasqua - un obbligo morale che, avrei scoperto in seguito, è una delle cose che condividiamo con i nostri cugini greci, che lo sentono forse anche più di noi! - avevo inaugurato la lunga serie di peregrinazioni in giro per la nazione, passando qualche giorno nella capitale, Atene, “la grande oliva” (mi perdonino i lettori quest’affettuoso appellativo che mi piace dare a una città che ho odiato e amato con tutto il cuore!).
Partiamo dal presupposto che ci sono tornata di nuovo, in un secondo periodo, per cercare di vedere quello che mi ero persa la prima volta, e  in tutto ci avrò passato più o meno due settimane; bene, attualmente sono ancora molte le cose che mi sono persa e quelle che, per la loro bellezza, mi piacerebbe moltissimo rivisitare con più calma.

Atene, infatti, è immensa. Almeno, questo è l’impatto che si ha se vieni da una cittadina piccola e tranquilla come Salerno o Ioannina... È una città piena di contrasti e contraddizioni. È diversa dal resto della Grecia. Andando in giro, soprattutto nel centro, ai piedi dell’acropoli, magari passeggiando di sera tra i tavolini delle taverne e gli scavi oppure curiosando tra le bancarelle sotto il sole estivo di marzo, non potrai non pensare che sia la città più bella del mondo. Spostandoti in qualche altra zona, però, come ti capiterà sicuramente di fare se vuoi visitare, ad esempio, il Museo archeologico e il Ceramico, oppure se devi andare alla stazione degli autobus per visitare qualche altra località dell’Attica, probabilmente vedrai tante cose che ti faranno arrabbiare, e situazioni in cui dovrai stare davvero attento, che ti faranno venire la voglia di prendere un autobus o un aereo per andare via, perchè Atene putroppo è così: o l'accetti così com’è, oppure le brutte cose, in particolare la sporcizia e la criminalità, ti faranno vedere tutto nero, e le meraviglie, i tesori, le bellezze inestimabili e uniche che questa città può dare saranno oscurate e sbiadite.
Non voglio farla tragica, vi dico solo di stare attenti e farvi furbi, come in ogni grande città: non siete a Ioannina, non tutti saranno gentili con voi e, soprattutto in zone come la piazza Omonia, dovrete avere gli occhi ben aperti per evitare spiacevoli incidenti di percorso, tra droga e borseggiatori. Potrebbe capitarvi, inoltre, com’è successo a me, di trovarvi totalmente a piedi, per via di scioperi di metro e autobus annunciati il giorno prima: essendo una grande città questo può essere un grave problema, quindi vi conviene organizzarvi come si deve con la scelta dell’hotel e con i biglietti, per evitare di trovarvi bloccati per questi inconvenienti per cui, comunque, si può fare ben poco.

Ora, detto in breve tutto il peggio che potrebbe capitarvi, vediamo l’altro lato della medaglia: in questi quattro giorni passati ad Atene ho visto alcuni dei musei più belli al mondo, alcuni per le collezioni, altri per gli allestimenti, ho mangiato molto bene (grazie ai consigli di una ragazza ateniese conosciuta in aereo sulla via di ritorno, che ha il fidanzato dalle nostre parti ed è stata contentissima di conoscerci e consigliarci, in italiano e greco, i migliori posti da provare: se stai leggendo, grazie mille, Marina!), e ho cominciato a capire meglio come giostrarmi nell’organizzazione dei futuri viaggi, che da questo momento in poi saranno sempre un tour de force tra mattine scandite da corse senza sosta, visite lunghissime che non mi lasciavano comunque mai sazia e pranzetti al volo, e pomeriggi passati tra rilassanti passeggiate e cenette alla greca, con ritmi molto più calmi, concessici, anche un po’ forzatamente, dai sempre stretti e un po’ assurdi orari di chiusura di musei e siti archeologici, aperti solo al mattino, almeno nel periodo in cui noi abbiamo visitato la città.

Giorno uno

Arrivate all’aeroporto, su consiglio di Marina ci siamo dirette dritte verso una biglietteria, senza dar troppo retta ai taxisti che ad Atene hanno fama di essere un po' truffatori, per comprare il biglietto dell’autobus X95 (prezzo 6 euro), che in un’oretta ci ha portato alla piazza Syntagma. A più o meno cinque minuti a piedi (sembrati molto di più, con la valigia da portarsi dietro…), proseguendo per la via principale su cui l’autobus ferma, si arriva in uno dei tanti, splendidi parchi archeologici della città, quello dell’area del tempio di Zeus Olimpio. Appena al di fuori dei cancelli, l’acropoli, splendida, è inquadrata dalla scenografia meravigliosa dell’arco di Adriano, che si staglia sul cielo azzurro di una bella giornata estiva. Ecco, è quest’immagine è stato il primo benritrovato che la Grecia mi ha dato, e vi assicuro che mi ha colpito il cuore e l’ha marchiato per sempre.

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Arco di Adriano e, sullo sfondo, l’acropoli



Il Dioskouros Hostel si trova a pochi passi dall’arco di Adriano, non sulla strada principale, ma in una delle prime viuzzole interne, verso l’acropoli. Lo specifico in quanto la prima volta ci abbiamo messo un po’ per trovarlo, grazie ai giri strani di Google Maps...

Quest’ostello è sicuramente uno dei più economici (abbiamo pagato circa 60 euro a testa per tre notti) e per la posizione è uno dei migliori: nei quattro giorni di permanenza, per vedere tutto abbiamo sempre camminato a piedi, potendo passeggiare giorno e notte nella bellissima zona centrale che regala splendidi scorci di vita, colori, profumi, suoni miscelati sotto l’onnipresente visione paradisiaca dell’acropoli, che dall’alto tutto sorveglia. Di notte è illuminata, e guardandola mi convincevo spesso che Parigi non potesse competere con una visione così romantica, capace di stregare con un solo sguardo.

Riguardo l’ostello, lo stile un po’ vintage, colorato, “homemade” e giovane mi è piaciuto molto, anche se la stanza che ci è stata data non era delle migliori, e la struttura è un palazzo molto vecchio che non dava proprio grandi sicurezze. Il bagno in comune non era il massimo ma, insomma, era pulito e disinfettato, e questo basta. Considerate che non hanno il phon, quindi se non volete restare giorni con il dubbio se lavarvi i capelli e uscire per Atene con i capelli bagnati oppure evitare di lavarli per qualche giorno, beh, vi conviene portarlo (i problemi causati dai tabù culturali italiani, sigh...).

La colazione ci è stata gentilmente offerta ogni giorno, nonostante non l’avessimo pagata su Booking, e nella sua semplicità ci è stata di grandissimo aiuto per le lunghissime giornate che ci aspettavano. La signora che si occupava di cucinare ogni mattina, nella cucina in comune, affacciata sul giardino/sala relax della struttura, era molto garbata, e c’erano dei gatti che gironzolavano. Ogni mattina mangiavamo queste buonissime fette di pane impanato e fritto nell’uovo, su cui spalmavamo miele, marmellata, burro o cioccolata, il tutto accompagnato da latte, tè o succo. Sarà stata la fatica che sapevo ci avrebbe aspettato per tutta la mattinata e l’impossibilità a fermarsi a pranzare come si deve, ma vi assicuro che io quella colazione me la sogno ancora la notte!

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Cucina in comune del Diskouros Hostel e uno dei "coinquilini" con cui condividevamo la colazione


Lasciamo i computer nelle cassette di sicurezza in corridoio e partiamo, zainetto in spalla, all’avventura.
Il primo giorno, affamatissime, ci siamo subito dirette verso quello che resterà sempre il mio posto preferito ad Atene, non tanto per il cibo, che era comunque molto gradevole, quanto per lo stile del locale: Γιασεμί, piccolo locale consigliatoci dalla nostra amica di aereo, situato nella zona più bella di Atene, perchè conservata e presentata come una piccola, colorata bomboniera perfettamente pensata per i turisti: Plaka.

Il locale, delizioso anche all’interno, era strapieno, e ci siamo quindi sedute fuori, dove i tavolini e i cuscini per sedersi in terra erano disposti lungo una scalinata. Una cosa impensabile per i nostri standard, normalissima invece ad Atene, e vi assicuro che a parte qualche problemino - come il fatto che ho per sbaglio innaffiato le vicine che sedevano al gradino sotto il nostro - la collocazione è deliziosa e la vista stupenda.
Oltre ad essere un bar, Giasemì prepara anche insalate e altri piatti, freschi e invitanti. 

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Γιασεμί, locale situato nel quartiere Plaka


Dopo aver riempito le nostre pance, a mente fresca, ci siamo dedicate a un giro della zona, volto ad orientarci per i giorni successivi e alla volontà di cercare di riempirci gli occhi il più possibile di tutti i bellissimi scorci che il centro di Atene può offrire.
A parte il fastidio che può creare la diffusissima consuetudine di disporre, davanti ai ristoranti sparsi ovunque, persone che in maniera insistente t’invitano ad entrare, il giro è stato piacevolissimo. Abbiamo iniziato a scoprire Monastiraki, il quartiere che sarebbe diventata la nostra meta serale quotidiana per shopping e cena, dedicato a un grandissimo mercato, in realtà oggi costituito più che altro da una fila interminabile di negozi di souvenir di ogni tipo. Ciò nonostante, la piazza principale, in cui è situata la fermata della metropolitana, è molto pittoresca con la sua moschea, e di sera spesso ci sono artisti di strada a riscaldare l’atmosfera.
Abbiamo fatto qualche piccolo acquisto, prese dall’ebbrezza di avere finalmente la borsa di studio e considerando il fatto che, a parte i soldi spesi per albergo e mangiare, non avevamo nulla da pagare, grazie al PASO che ci dava accesso gratuito a tutto (il mio non era ancora arrivato, ma nella maggior parte dei musei mi hanno creduto praticamente sulla parola…Ne parleremo meglio in seguito) e all’ostello che ci dava la possibilità di raggiungere qualsiasi posto a piedi.

Nel pomeriggio, volendoci sedere e rilassare in uno dei tanti posti carini di Plaka, decidiamo di entrare in una creperie, un locale esteticamente gradevole, ma dai prezzi a dir poco assurdi, frequentato perlopiù da tanti ragazzi greci ben vestiti. Niente di notevole nè per il servizio, lento e impreciso, nè per il cibo.

La sera ad Atene, rispetto all’afa estiva del giorno, era abbastanza fresca. Prese di nuovo dalla fame e dal freddo, ci siamo rifugiate in uno dei locali di monastiraki, niente di tipico, stavolta, ma ahimè, nella vita tocca provare tutto: l’Hard Rock di Atene, un locale tutto sommato carino ma costoso per gli standard greci. 
Vado in bagno, Infilo il pantalone blu e bianco appena comprato, di quelli un po’ larghi e in tessuto leggero, con gli elastici alla fine della gamba, che diventeranno da ora in avanti un must per tutto il resto dei miei viaggi in erasmus - sì, li trovi comodissimi, bellissimi e ne sono follemente innamorata, li consiglio a tutti, davvero - e ordino la specialità del locale, il panino a tema grecia, il Local Legendary, ovviamente con feta. Le patatine erano accompagnate da una salsina alle erbe. Il tutto, ovviamente, innaffiato da una bella Guinness: l’Hard Rock è stato uno dei pochi posto dove non sono mi sono sentita sbagliata nel bere finalmente un po’ di birra, invece del solito tsipouro...

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Hard Rock Cafè Athens, Local Legendary

Assieme al conto, il cameriere si è spontaneamente offerto per una chiacchiera alla greca e per farci addirittura da guida della città... E chi glielo spiega che, nonostante il mio pessimo senso dell’orientamento, non sono certo scema e giravo, tra l’altro, con la mia compagna di sventure che ha il gps integrato nel dna? Visto che avevamo declinato l’offerta, il poverino ci ha chiesto se saremmo almeno tornate, ma gli abbiamo gentilmente detto che il panino non era stato di nostro gradimento e avevamo tanti altri posti da provare.

Se siete ragazze e siete in due o più, preparatevi: i ragazzi greci, almeno secondo la nostra personale esperienza, sono stati generalmente molto generosi e genuinamente gentili e disponibili, a volte così tanto da sembrare inquietanti, ma ciò non toglie che essere fanciulle erasmus all’estero significa essere una preda ambita per la maggior parte del popolo maschile! Abituatevi a tante attenzioni di questo genere, che possono essere divertenti e piacevoli, anche se non sempre. A voi sta giudicare come giostrarvi in queste situazioni.

Dopo questo primo impatto, ci era venuta una grandissima voglia di esplorare: a letto presto, dunque, preparato tutto per l'indomani, che sarebbe stato ovviamente dedicato innanzitutto alla volta dell'acropoli.


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